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Autore: nonezero    17/08/2014    2 recensioni
Raccolta di one shot dedicate ad Asahi e Nishinoya per la "AzuNishi week" proposta su tumblr:
Day 1: Cuddle ✓
Day 2: Nervous ✓
Day 3: Height difference ✓
Day 4: AU ✓
Day 5: First time in a love hotel / Concubinage
Day 6: Crossover / Jealousy
Day 7: Ice cream / Stuff with lover
Dall'ultima one shot:
["In qualunque circostanza, la presenza di Nishinoya dissipava ogni timore."]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Asahi Azumane, Yuu Nishinoya
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cuddle, il luogo a cui appartengo. 

Ogni individuo ha un luogo al quale sente di appartenere, nel quale può rilassare i nervi e liberare la mente da tutti i pensieri che la affollano durante le giornate. Per alcune persone quel posto speciale è la propria stanza, per altri e il bancone di un bar, per altri ancora è quella panchina nel parco che attorno alle quattro del pomeriggio è sempre all'ombra di un grande abete, indipendentemente dalla stagione.
Ci sono occasioni però in cui è davvero difficile comprendere in quale luogo si possa trovare la pace, soprattutto quando si è sopraffatti dallo stress giornaliero, dalle tensioni, dalle paure e Asahi lo sapeva bene.

Aveva creduto di appartenere al campo da pallavolo, ma il muro di ferro della Datekougyou gli aveva fatto cambiare idea in modo violento, quasi cattivo.
Lo aveva fatto arrendere alle proprie debolezze e lì, dove si sentiva più forte, aveva capitolato deponendo a terra tutta le sue armi. Neanche il campo da pallavolo era il luogo per lui, anche quello poteva essere colmo di paure e di dolore come tutti gli altri posti nei quali doveva fare i conti con le insicurezze che talvolta gli rendevano anche le piccole cose difficili da affrontare.
Se ripensava a quel momento, l'unica immagine che gli appariva nitida di fronte agli occhi era quella delle mani avversarie che sormontavano la sua testa e gli impedivano di fare punto, il suono della palla che violentemente sbatteva contro quelle braccia impenetrabili e poi il tonfo di Nishinoya che si buttava a terra nel tentativo vano di impedire che la palla rovinasse sul suolo a loro assegnato, erano la colonna sonora degli istanti in cui si era reso conto che la pace non poteva essere trovata sul campo da gioco.
Asahi era lieto di non ricordare bene lo sguardo colmo d'ira che il numero 4 della Karasuno gli aveva rivolto dopo quella partita e si augurava di non dare mai più motivo all'altro di rivolgergli uno sguardo simile.
Gli occhi di Nishinoya avevano un potere immenso su di lui. Così come furono capaci di farlo logorare nei sensi di colpa per non essere riuscito a superare il muro della Datekougyou, erano riusciti a dargli la forza di tornare sul campo e ricominciare ad essere l'Ace della squadra. Non si spiegava come facesse quel ragazzo ad avere così tanta influenza su di lui, era così e basta.

Quando si brama disperatamente di trovare qualcosa spesso non ci accorgiamo di averla proprio di fronte agli occhi, così come era accaduto ad Asahi: si era chiesto quale fosse il posto perfetto per lui così tante volte senza trovare una risposta, che la sua fede nell'idea di riuscire a trovarlo aveva cominciato a vacillare. Aveva pensato di arrendersi di nuovo e di accettare tacitamente l'idea di essere un ragazzo dall'animo in costante subbuglio, martoriato dai pensieri e dalle ansie, senza neanche il diritto di avere un posto, quel posto speciale, nel quale poter dire: “qui sì che tutto va bene”.
Fu lo sguardo di Nishinoya, ancora una volta, ad innescare in lui la miccia che gli permise di agire.
Quel venerdì sera nel quale si trovarono a casa di Asahi, come ogni venerdì sera da almeno un anno a quella parte, incrociare per una manciata di secondi lo sguardo di Yuu, fece comprendere ad Asahi quanto il luogo in cui erano fosse perfetto e come fosse la presenza del Libero a renderlo tale.
La camera di Asahi era la stessa da anni, da quando era solo un bambino. Era una stanza piuttosto scarna, con una scrivania, un letto (che era l'unica cosa che era cambiata nel corso del tempo, dal momento che Asahi era cresciuto a dismisura durante le medie) e un mobiletto sul quale erano appoggiati una tv e qualche DVD. Sulle pareti solo dei ritagli di giornale relativi alla Karasuno e a delle foto di qualche giocatore di pallavolo che Asahi ammirava particolarmente. Ma nonostante quella, talvolta opprimenti semplicità, la presenza di Nishinoya riusciva a dare all'ambiente un'aria del tutto diversa dal solito, o almeno così Asahi credeva.
Seduti sul letto, quel venerdì sera -come almeno un centinaio di altri venerdì- con la schiena appoggiata alla parete, guardavano pigramente un film commentando di tanto in tanto le scene, ma quando Asahi si voltò verso l'amico e i loro occhi si incontrarono, qualcosa di diverso dal solito accadde.
 Ogni ansia abbandonò il suo corpo, sentì tutti i muscoli più rilassati e il petto più leggero, come se il peso che fino a qualche istante prima gravava su di lui si fosse volatilizzato nel nulla.
Non disse niente, anche se avrebbe voluto descrivere a parole che cosa provava. Nishinoya gli rivolse un sorriso e in tutta risposta Asahi arrossì.
Il Libero si appoggiò al braccio di Asahi sbadigliando, mosse la testa un paio di volte come a voler trovare la posizione più comoda nella quale fermarsi e per quanto si stesse sforzando di non farsi sopraffare dai sentimenti, Asahi si irrigidì leggermente.
Quello era ciò che cercava, quello era il luogo a cui voleva appartenere, quello era il posto in cui anima e corpo riuscivano a trovare un'equilibrio speciale, impagabile.
Con la mano che tremeva in modo più che evidente, tanto che si trovò a pensare che anche volendo non sarebbe mai potuto diventare un chirurgo, Asahi cominciò ad accarezzare lentamente i capelli dell'amico temendo che l'altro potesse girarsi di scatto ed urlargli contro un sonoro “Oi! Che diavolo vuoi da me?” Ma ciò non accadde.
Sembrava proprio che Nishinoya stesse continuando a guardare il film come se nulla fosse, ma se la luce della stanza fosse stata accesa e lo schermo della televisione non fosse stata l'unica fonte di illuminazione, Asahi avrebbe potuto notare il volto paonazzo dell'altro.
Con la stessa lentezza con la quale poco prima si era mosso l'Ace, Nishinoya spostò la testa posando le labbra sul braccio al quale era appoggiato e timido, tra i suoni che provenivano dalla televisore, si fece strada lo schiocco di un bacio.

Il battito del cuore di Asahi accelerò, ma nonostante il principio fisico in atto nel suo corpo fosse simile a quello degli attacchi di tachicardia che gli arrecava l'ansia, la sensazione che stava provando era decisamente, decisamente più piacevole. Mosse il braccio che stava sorreggendo Nishinoya mettendoglielo attorno alle spalle e costringendolo ad appoggiare la testa al suo petto:
«Che cosa stai facendo?» Il tono di Yuu era insolitamente calmo, tanto che parve aver solo dato voce ad un pensiero piuttosto che aver avuto reale intenzione di fare quella domanda, ma nonostante questo Asahi, per un attimo, sembrò sulla buona strada per andare nel panico.
«Io n-non lo so, non vole-volevo scus-» balbettò in risposta indeciso sul da farsi. Ma prima che potesse spostarsi, che potesse rimpiangere ogni singolo pensiero e ogni singolo gesto fatto fino a quel momento, Nishinoya riprese a parlare, questa volta in tono più aggressivo:
«Oi! Se provi sono a muovere un muscolo, Asahi-san, ti mangio una mano. Restiamo così».
Azumane non poteva che essere felice di sentire quelle parole. Se solo avesse potuto, sarebbe rimasto in quel luogo per sempre.
Nella sua stanza, lasciando fuori tutte le preoccupazioni, con al suo fianco Nishinoya che era la sua roccia. Ecco il luogo al quale sentiva di appartenere, nel quale sapeva di potersi liberare da ogni paura e da ogni frustrazione. Per quanto quel posto fosse sempre stato così vicino, paradossalmente, era stato costretto a fare una lunga ricerca prima di trovarlo, ma ne era valsa la pena.
In quella stanza, col favore del buio che scacciava parte dell'imbarazzo, l'unico peso che Asahi sentiva era quello del corpo di Nishinoya contro il suo. Lo strinse. Non sapeva se, arrivati alla fine del film, sarebbero potuti rimanere così o se si sarebbero scambiati uno sguardo imbarazzato cominciando a dire cose insensate solo per smorzare la tensione, l'unica cosa che sapeva era che quel luogo, con quella persona tra le braccia, era ciò a cui voleva appartenere.





Note, saluti e pannocchie: non so come mi sia venuta l'idea malsana di partecipare alla AzuNishi week. Non riuscirò mai a scrivere una one shot al giorno senza farmi venire mille paranoie prima di pubblicare e tutte quelle cose belle che scrivere comporta. Ma io ci provo comunque, male che vada questa e la prima e l'ultima cosa che scrivo e tanti saluti. Avrei dovuto chiamare questa raccolta "Maledetta OTP cosa mi fai venire in mente di fare, ti odio" e invece no.
  
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