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Autore: DulceVoz    18/08/2014    6 recensioni
Un’ ex truffatrice che vuole cambiare totalmente vita, una ragazza ambiziosa ma dall'animo troppo fragile per realizzare le sue aspirazioni, un uomo che vive in un doloroso passato non riuscendo a superarlo e suo figlio, erede viziato e sicuro di sé che fugge dalle sue sofferenze con una vita fin troppo sregolata. Quattro cuori, quattro menti, quattro destini molto diversi… cosa accadrebbe se le vite di questi quattro personaggi si incrociassero? Cosa celerà villa Galindo? E se, una nota di sovrannaturale sconvolgesse ancor di più il tutto, proponendosi sotto forma di sogni più o meno inquietanti? Misteri, amore, inganni, passioni e segreti. E una donna che, in fondo, c’è sempre stata.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Leon, Pablo, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“- Per me un frullato alla pesca, grazie!” Angie annotò quell’ennesima ordinazione sul suo taccuino e si diresse dietro al bancone con aria affranta, pronta a ripetere quel gesto per l’ennesima volta… era come se il mondo, in quel bar, fosse limitato a quei soli pochi movimenti: servire, pulire, lavare, incassare e da capo. Era da appena una settimana che aveva finalmente trovato un lavoretto, da quando il matrimonio di Pablo e Jackie era saltato e lei si sentiva un po’ meglio… eppure, evitando di darlo a vedere, soffriva e anche molto. Il sorriso solare che sempre l’aveva caratterizzata era sparito dal suo volto e sentiva che mai e poi mai sarebbe riuscita a recuperare l’amore di Galindo senior come avrebbe voluto.
Si voltò distrattamente verso il calendario e notò che giorno fosse, quasi come se potesse esserne dimenticata: primo luglio del duemilaquattordici e… no, non poteva passarle di mente. Violetta le aveva parlato tanto di quello che sarebbe accaduto quella mattina e lei ne era tanto orgogliosa quanto agitata: Leon, finalmente, era stato ammesso agli esami di maturità e in quella data avrebbe dato l’orale per riuscire a diplomarsi. Angie non poteva essere più fiera del suo allievo che, seppure negli ultimi tempi, quelli più impegnativi, avesse proseguito a studiare da solo per il susseguirsi della serie d’eventi accaduti, alla fine, era riuscito a raggiungere la sua meta o meglio, c’era quasi.
“- Bambolina, i frullati vanno al tavolo cinque, sbrigati!” Rafa Palmer, il suo datore di lavoro, la richiamò, seppur garbatamente, a continuare a servire gli ordini ma la donna, fin troppo nervosa e con la testa altrove, stava già slacciandosi il grembiule che portava alla vita su una divisa ben poco sobria, di un blu elettrico che non passava di certo inosservato, il quale comunque riusciva a far risaltare magnificamente tutta la sua bellezza. “- Devo andare… mi… mi sento poco bene.” La Saramego, aggirando il bancone, si ritrovò davanti al suo capo che la  squadrò prima dalla testa ai piedi, estasiato, per poi accigliarsi nervoso. “- Cos’hai, piccola? Se vuoi ci penso io a farti sentire subito meglio…” Sentenziò maliziosamente il bruno, posandole prontamente una mano sulla fronte che poi fece scivolare giù sino alla guancia, sfiorandogliela lievemente con la punta delle dita, gesto che per poco non fece aggrovigliare le budella alla bionda per il disgusto: Palmer era fatto così, ormai purtroppo lo conosceva bene, seppur da poco tempo. “- No, mi rimetterò presto ma, per favore… mi serve il giorno libero.” L’uomo la osservò ancora con attenzione soffermandosi sulle sue curve perfette, e poi, finalmente, decise di non opporsi più di tanto, palese che fosse interessato all’avvenente bionda, ultima arrivata nel suo locale come cameriera.  “- D’accordo, ma domani fai il turno doppio!” Sbottò distrattamente, guardandola allontanarsi di fretta verso l’uscita, senza staccarle lo sguardo di dosso neppure per un attimo. “- Doppio? Ma…” Provò a ribattere la Sarmaego, voltandosi di nuovo verso il bruno che si affrettò a farle l’occhiolino. “- Nel senso che dopo il turno, verrai a cena con me!” Spiegò continuando ad ammiccare, sotto lo sguardo sconvolto di Angie, Palmer. “- Piuttosto apro io il locale e resto fino alla chiusura… ciao Rafa!” E, con quelle parole, la donna fuggì via senza permettere all’uomo alcuna replica… si, forse di lì a poco avrebbe perso quel lavoretto ma al momento le importava solo una cosa: raggiungere Leon al liceo e sapere come si sentisse prima dell’esame. Lei gli avrebbe dato coraggio, lo avrebbe sostenuto insieme a Violetta che era già lì e, forse, anche insieme a… Pablo. Il pensiero di poterlo rivedere le attanagliava l’anima, eppure sapeva che, evidentemente per loro non c’erano più speranze… si era comportata male con Galindo occultandogli la verità sul suo passato e non riusciva nemmeno a dargli tutti i torti. Ogni fibra del suo cuore però gli continuava a gridare che lo amava, lo amava ancora con tutta sé stessa, come non aveva mai amato prima in tutta la sua esistenza e, almeno un ultimo tentativo sentiva che doveva farlo… lei non si arrendeva mai senza combattere, non l’aveva mai fatto e non intendeva iniziare proprio in quel momento, per una causa a cui teneva anche troppo.
Svoltò l’angolo appena fuori al “Palmer’s bar” e si ritrovò catapultata su un marciapiede alquanto affollato: la scuola di Leon era nella zona alta di Buenos Aires e l’avrebbe raggiunta in breve tempo proseguendo per quella via, sperando di arrivare in tempo per fare sentire il suo appoggio al giovane allievo.
 
 
“- Leon, calma! Tra poco ti chiameranno, stai sereno!” Violetta era seduta su una cattedra fuori dal corridoio che dava sulle classi del piano terra del liceo più importante di Buenos Aires. Tutte una lunga sfilza di porte erano chiuse ma lo sguardo di Galindo era fisso sulla prima, dalla quale non proveniva neppure un suono alle loro orecchie. “- Non ce la farò mai…” Sibilò sottovoce lui, sperando di non essere sentito e continuando ad andare avanti e indietro come un’anima in pena in attesa della sua condanna. “- Tu che non ce la fai? Ma smettila, Galindo! Sta volta non hai scelta, o passi o passi!” La voce divertita di Federico si fece sempre più vicina, risuonando insieme ai suoi passi nel corridoio con un rimbombo potente, e in poco tempo, il ragazzo avanzò fino ad arrivare accanto alla La Fontaine, insieme a Francesca, Diego e Ludmilla che subito sorrisero allegramente al giovane sotto esame e alla sua fidanzata. “- Ehi! Vi avevo detto che non volevo che venisse nessuno! Sono troppo nervoso per sopportarvi!” Sbottò acidamente Leon, avvicinandosi alla scrivania dove gli amici erano riuniti, prendendo a fissarli con aria stizzita. “- Sì, sì… volevi solo la tua Vilu, lo sapevamo e ti abbiamo ignorato di proposito!” Rise la Ferro, dando una pacca sulla spalla alla ragazza che rispose con un sorriso. “- In realtà siamo qui per coprire ogni via di fuga, così non potrai scappare. Ecco, l’ho detto.” Diego, rimasto in silenzio fino a quel momento, fece qualche passo avanti fino ad avvicinare Leon che, finalmente, si sciolse un po’ in un ghigno divertito a quella battuta del solito e ironico Dominguez. “- Lo vedi? La nostra presenza aiuta sempre! Mi sento offeso del fatto che non volessi tuo fratello qui con te!” Sorrise il giovane spagnolo, dandogli un piccolo pugno sul braccio con fare affettuoso per richiamare l’attenzione del tesissimo amico. “- Dai, ci siamo passati tutti! E’ anche ora che superi quest’ostacolo!” Lo rincuorò ancora il bruno, facendogli l’occhiolino con un mezzo sorrisetto stampato sul volto e scuotendolo per una spalla. “- E se va bene, perché così sarà, stasera tutti a festeggiare!” Si apprestò a mettere in chiaro poi, facendo esultare anche Federico, rimasto più dietro, accomodatosi accanto alla Cauviglia la quale subito sottolineò: “- Sì, ovvio! E poi non dimenticate che dobbiamo ancora festeggiare la laurea di Luca! Finalmente abbiamo un filosofo a tutti gli effetti in famiglia!” Sorrise la mora, tutta orgogliosa del suo fratellone, rimasto al bar del Country con Camilla. “- E forse, se si decidono a chiamarlo, tra poco si unirà al gruppo un ragazzo maturo…” Sentenziò Violetta, scendendo con un balzo dalla cattedra e raggiungendo Leon, ancora in compagnia di Diego che ormai, faceva avanti e indietro insieme a lui. “- Vieni con me, devo parlarti un attimo, prima che tu vada...” La voce melodiosa della La Fontaine riecheggiò in quell’ambiente e lo spagnolo, con un ghigno furbo, subito tornò a sedersi accanto a Ludmilla, osservando i due fidanzati andare a fermarsi davanti ad un finestrone luminoso che dava sul cortile esterno dell’istituto, da cui proveniva una calda luce solare.
“- Tu ce la farai, capito? Non provare a fare scena muta, non ci provare! Hai passato gli scritti con ottimi voti ed ora riuscirai anche a dare un orale magnifico, forza!”  Il tono di Violetta ora era quasi severo ma prese le mani del ragazzo teneramente, con aria serissima, fissandolo con una grande dolcezza e intensità dritto negli occhi. “- Ti amo… adoro quando mi incoraggi così. Sei la mia forza, Vilu e sempre lo sarai.” Soffiò lui contro la sua bocca, accostando la fronte a quella della giovane e specchiandosi nel nocciola del suo sguardo. “- Sempre, Leon, sempre.” Sorrise la giovane, prima che lui le sfiorasse piano quelle labbra così delicate e tanto dolci che, in tutto quel tempo in cui erano stati distanti, gli erano mancate come l’aria che respirava. Fu un bacio breve perché furono costretti a staccarsi da una voce proveniente dall’aula nella quale il ragazzo avrebbe dovuto fare l’esame.
“- Leon Galindo!” Un uomo alto, dalla folta chioma riccia e corvina, che indossava una camicia verde pisello la quale non passava inosservata, per poco non inciampò sui suoi stessi piedi per annunciare poi, con tono solenne, il nome del prossimo esaminato. Il professor Roberto Benvenuto era il presidente di commissione e, da quanto ne sapeva il figlio di Pablo, era tanto imbranato quanto severo su ciò che riguardava le sue materie, quelle scientifiche. “- In bocca al lupo, amore mio!” Sussurrò Violetta, lasciandogli le mani e facendo sì che lui si avvicinasse alla porta, sotto la quale Beto lo fissava con aria interrogativa, quasi come se già sapesse chi fosse quel giovane e, evidentemente, avesse saputo dei suoi “successi” scolastici.
“- UN ATTIMO!” Una voce di uomo, interruppe il ragazzo prima che entrasse nella classe: Pablo era fuori la scuola da un bel po’ ma, quasi più in ansia di Leon stesso, non aveva voluto metterci piede per non far perdere sicurezza al ragazzo, mostrandosi così teso com’era. “- Papà, che ci fai qui? Non avevi detto che…?” Sorrise il ragazzo, mentre l’uomo lo stritolò in un abbraccio da cui il figlio tentò di divincolarsi, in imbarazzo. “- Ero… beh, io… volevo vederti prima dell’esame.” Sentenziò l’uomo, in ansia come mai. Erano giorni che quasi non dormiva per la maturità di Leon e temeva che, come l’anno precedente, venisse irrimediabilmente bocciato proprio all’esame di diploma. “- Tranquillo, stavolta ce la devo fare. Ho studiato con la migliore istitutrice del mondo per quasi tutto l’anno e non puo’ andare male.” Leon quasi ci si metteva d’impegno a ricordare al padre che se fosse arrivato sin lì il merito era gran parte anche di Angie e sperava quasi di smuovere qualcosa nel moro, tanto da ripetergli con ogni scusa quel nome ogni volta ne avesse l’occasione. “- Ora vai e buona fortuna,” Sorrise l’uomo, osservandolo camminare di nuovo verso la porta e chiudersela alle spalle, preceduto dall’insegnante.
“- Leon è già entrato?” Una voce, quella voce… Pablo si girò di colpo e subito rimase incantato dalla visione celestiale davanti ai suoi occhi: Angie si rivolse a Violetta che annuì di fretta, mordendosi nervosamente un labbro per la tensione. La Saramego, evidentemente stanca per la gran corsa e ancora con il fiatone, nemmeno fece caso a Galindo senior che invece, quasi imbambolato di fronte alla classe in cui era entrato il figlio, la fissava estasiato: come era possibile che la donna fosse diventata anche più bella di quanto la ricordasse? Scosse il capo come per realizzare che, dopo quel periodo nel quale, scoperto l’inganno di Jackie, avesse voluto restare da solo, ora non poteva più sopportarlo e avere a pochi metri di distanza la donna che amava con tutta l’anima gliene fece prendere atto. Angie alzò lo sguardo e, finalmente, si accorse che davanti a lei ci fosse l’uomo che ancora le faceva battere il cuore ma, sentendosi tuttavia in imbarazzo e in colpa per avergli nascosto del suo essere stata una truffatrice, si limitò a salutarlo da lontano, con un cenno della mano a cui lui rispose con un del capo, ancora con gli occhi fissi nei suoi. “- Io vado fuori, non riesco a stare qui, mi viene ansia!” Ridacchiò rivolgendosi a Violetta che annuì, condividendo il pensiero, eppure non avendo intenzione di muoversi: doveva essere la prima a sapere tutto dal fidanzato non appena fosse uscito dall’aula e per farlo doveva restare esattamente dov’era.
Mentre Angie si avviava fuori, senza sapere perché di preciso Pablo sentì l’impulso di seguirla e, senza neppure pensarci, si ritrovò a passare davanti ai ragazzi che attendevano Leon all’inizio del corridoio, e a seguirla a passo svelto per non perderla di vista: doveva parlarle, seppure non sapesse ancora come avrebbe fatto di preciso… però sentiva che era arrivato il momento.
“- Hai capito Galindo senior!” Scherzò prontamente Federico, seguendo con lo sguardo il moro fuggire verso il cortile. “- Mica scemo, eh! Buon gusto il paparino di Galindino!” Sentenziò Diego, beccandosi uno scappellotto abbastanza forte da Ludmilla, tanto che gli lasciò un segno rosso dietro al collo per poi voltarsi piccata dal lato opposto al suo con il naso all’insù, evidentemente stizzita. “- Dite che Leon ce la farà?” La La Fontaine, ancora gli occhi fissi sulla porta della classe del giovane, fece quella domanda quasi di getto, seppure sapesse che il suo ragazzo fosse abbastanza preparato e in grado di affrontare quell’ostacolo. “- Non ha molte chance. Ce la deve fare per forza.” Sentenziò seria Francesca, facendo annuire anche gli altri amici che, ormai, erano diventati tutti tesi come delle corde di violino.
 
 
Angie era seduta sugli scalini fuori dall’ingresso principale e osservava con aria assorta l’orizzonte: il cancello esterno era semichiuso e un piccolo gruppetto formato da circa tre o quattro ragazzi stava uscendo proprio in quell’istante dal cortile, festeggiando e saltellando intorno ad uno di loro al centro, evidentemente colui che aveva appena fatto un buon esame di diploma. Chissà come stava andando Leon… non era neppure riuscita ad augurargli buona fortuna essendo arrivata troppo tardi, eppure ormai lo conosceva ed era sicura che avrebbe dato il meglio di sé per raggiungere quel traguardo, per rendere felice e orgoglioso le persone che lo amavano, soprattutto suo padre. Già, Pablo… lo aveva visto e, senza neppure il coraggio di avvicinarlo era fuggita via, mettendo ancor più distanza tra loro. Quando si era ritrovata con lui in quel corridoio era stato come se una parete di vetro li avesse divisi, un muro di paura, orgoglio… e faceva male, molto male che fosse tutto finito così, che un amore grande come il loro si fosse sgretolato come neve al sole. “- Sei qui…” Mai e poi mai si sarebbe immaginata quello che era accaduto: Galindo senior, teso ma con un bel sorriso stampato sul viso, l’aveva raggiunta e, piano, si sedette sul gradino accanto a lei, in silenzio. Se avesse potuto, Pablo avrebbe fermato il tempo in quel preciso istante: solo stando accanto ad Angie, seppur non proferendo parola, era felice come lo era stato sempre troppe poche volte in vita sua. La Saramego si voltò il giusto per riuscire a specchiarsi negli occhi neri dell’uomo e sentì la stessa bellissima emozione di quando lo aveva fatto in passato, ovvero una serenità inspiegabile accanto a lui che sperava di non perdere mai più. “- Scommetto che sei nervoso per Leon.” La donna, senza mezzi termini, esclamò quella frase con una naturalezza tale da colpire il moro che abbassò lo sguardo, ridacchiando. “- Certo che mi conosci bene, eh?!” Balbettò in imbarazzo, risollevando gli occhi e perdendosi nuovamente in quelli verdi di lei che sorrise debolmente. “- Già. Pablo, io...” Voleva parlargli, voleva dirgli che le dispiaceva, che era stata una stupida a mentirgli sul suo passato che mai e poi mai, in alcun modo, avrebbe voluto ferirlo. “- Aspetta, fa’ parlare me.” Sentenziò lui, appoggiando, tremante, una mano su quella della donna che sentì il cuore accelerare di cento battiti al solo contatto con l’uomo. “- Prima di tutto devo ringraziarti per avermi salvato da quelle nozze… so che tu, Leon e Vilu avete fatto di tutto per trovare qualcosa che incastrasse Jackie e ci siete riusciti… quando mio figlio mi ha raccontato di quell’ultimo sogno che vi ha riuniti, inizialmente non ci ho creduto.” Angie sentì avvampare… possibile che l’uomo, ancora una volta, se la sarebbe presa con lei a causa di quei lavori onirici riguardanti Clara? “- Poi però mi sono dovuto ricredere, per quanto potesse sembrare surreale.” Pablo, con quelle parole, tentò di concludere la frase precedente e la Saramego, sempre più confusa, continuava ad ascoltarlo, pendendo dalle sue labbra. “- La notte prima del matrimonio l’ho vista anch’io e ho continuato a pensare che fosse tutto paradossale anche al risveglio, fino a quando… fino a quando non è riuscita a mandarmi anche dei segni, e da lì non ho più potuto credere altro se non che si trattasse sul serio di lei, di mia moglie.” Pablo riabbassò lo sguardo, prendendo un profondo sospiro, per poi proseguire: le spiegò tutto, dell’arcobaleno nella camera, della coroncina… e la donna lo ascoltava con attenzione sempre maggiore, fino a quando lui le parlò della scatolina dell’anello, poi scomparsa nel nulla insieme all’oggetto prezioso. “- Questo io non l’ho mai tolto dal dito, neppure quando ero a casa di Mati… com’è possibile che…?” Angie, sollevando la mano che il bruno non le teneva stretta come l’altra, mostrò ancora il gioiello in bella mostra al suo anulare, splendente come quando l’aveva ricevuto. “- Lo so, non ricordavo infatti che me lo avessi restituito. Tu mi credi, vero? Credi che io abbia trovato quella scatolina con l’anello in camera mia quel giorno? I sogni, l’arcobaleno sull’acqua quando ci baciammo per la prima volta, ricordi? E’ tutto merito suo! Tu non… non mi reputi un... un pazzo, vero?” A quelle parole la Saramego non poté far altro che sorridere… quante volte Pablo le aveva chiesto se lo reputasse folle, ad esempio per il suo legame con la soffitta o con la vicenda dell’1:15? “- Non ti ho mai reputato matto, perché dovrei iniziare a farlo ora?” Per tutta risposta, la donna con quella domanda ottenne che anch’esso iniziasse a ridacchiare a sua volta. “- Pablo io non so come, però Clara ci ha voluto sempre aiutare, sin dall’inizio, da quando ho messo piede in questa casa mi è apparsa per dirmi di salvare te e Leon. Ci sono passata anch’io in prima persona, è ovvio che ti creda e poi… e poi non ti ho mai raccontato di una volta che mi preannunciò un ostacolo e poco tempo dopo, al nostro fidanzamento, Jackie ti raccontò tutto di me, di quella che ero in passato…” A quel ricordo la donna si incupì e abbassò lo sguardo, serissima, come se con quelle parole riuscisse a rivivere quel momento anche in quello stesso istante. “- Però sai cosa ti dico di quell’ostacolo? Beh sì, è stata la tua ex a raccontare tutto ma, in effetti, il problema vero e proprio sono stata io e non sai quanto sia stata male per averti mentito e poi perso così…” La voce della bionda si strozzò in un singhiozzo che riuscì a stento a trattenere e decise di mettersi in piedi, con l’intenzione di rientrare nella scuola per evitare lo sguardo di Pablo, sentendo i suoi occhi farsi sempre più lucidi, sapendo che, di lì a poco, sarebbe scoppiata a piangere. “- Angie…” La voce dell’uomo la bloccò sull’ultimo gradino e, nel voltarsi, notò come lui l’avesse quasi raggiunta così che decise di attenderlo fino a che non fosse stato accanto a lei. “- Non mi importa… io non posso stare senza di te e credimi, ci ho provato e mi sono sentito morire ogni giorno di più… tu mi hai mentito ma lo hai fatto per paura e la paura non è un qualcosa di cui vergognarsi...” Galindo, arrivatole ormai di fronte, le asciugò con i pollici alcune lacrime che avevano preso a scivolarle sul viso e poi continuò: “- Come non hai nulla di cui vergognarti dell’essere stata una truffatrice, perché hai voluto cambiare vita e diventare una donna nuova, migliore… e questo puo’ solo farti onore.” Quel sussurro, quel tono dolce e quelle parole così belle dette mentre le teneva il volto tra le mani e i suoi occhi erano incatenati ai suoi… Angie credé di svenire al solo sentire l’uomo che amava così preso da lei, così vicino… “- Perdonami, ti prego.” Balbettò la Saramego, non sapendo neppure da dove avesse trovato la forza per parlare. “- L’ho già fatto da tempo. Hai cambiato la mia vita, mi hai reso un uomo migliore e mi hai fatto capire che stavo perdendo Leon con il mio comportamento erroneo. Avevo bisogno di una persona come te accanto, che mi aprisse gli occhi… e ne avrò sempre la necessità perché non sono affatto perfetto, e lo so bene. Ti amo, Angie…” Quel sussurro, quella dichiarazione così speciale, quell’amore che leggeva sul suo viso, tutto per lei…  la donna non riuscì davvero a dire altro ma Pablo, fece qualcosa che sognava di fare ormai da tanto tempo: in un secondo che sembrò eterno ad entrambi, fece combaciare le sue labbra con quelle di Angie che, se prima rimase sconvolta dal gesto, subito riuscì a chiudere gli occhi per lasciarsi travolgere da quell’enorme turbinio di emozioni. Era come se baciasse Galindo per la prima volta e, prontamente, gli gettò le esili braccia al collo, sentendo che quel bacio da dolce e delicato, stesse diventando sempre più passionale. Sentivano di essere finalmente completi, l’uno era la metà perfetta dell’altro e si staccarono solo quando rimasero senza un filo di fiato. “- Sei un angelo, Angeles Saramego, il mio angelo caduto dal cielo.” Pablo, ancora con la fronte appoggiata a quella della bionda, sarebbe rimasto per un tempo infinito a specchiarsi in quegli occhi limpidi e luminosi che aveva sempre amato, dal primo istante che l’aveva incrociati. “- Non ho fatto nulla di speciale…” Mormorò umilmente lei, mordendosi il labbro inferiore, restando ad un millimetro dal volto  di lui. “- Ci sei sempre stata, Angie, sempre.” “- E sempre ci sarò. Se tu vorrai, ovviamente…”. A quelle parole, l’uomo le sfiorò piano una guancia con le dita, desideroso di accarezzare ancora e ancora quella pelle tanto delicata e morbida. “- Sarei un folle a non volerlo!” Rise, mentre lei, accigliandosi, gli puntò un indice al petto. “- E abbiamo già appurato che tu non lo sia, dunque lo prendo per un sì!” Scherzò la bionda, con uno splendido sorriso che stordì l’uomo come una padellata in pieno cranio. “- Ti amo da impazzire…” Angie, improvvisamente, tornò seria e soffiò quelle parole con una dolcezza tale che Pablo pensò di svenire istantaneamente: quella volta fu la donna ad accorciare le distanze, stampandogli prima dei baci a fior di labbra per poi riprendere con un altro, appassionato anche più del primo.
Sul portone principale, un movimento rapido del braccio di Leon fece indietreggiare gli amici che, alla vista di quella scena, rimasero a bocca aperta. Lui neppure sapeva che l’istitutrice fosse lì e ne rimase felicemente sorpreso, e inizialmente i ragazzi presero a ghignare divertiti mentre le fidanzate fissavano Pablo e Angie con aria sognante, mentre il giovane Galindo prontamente li invitò ancora a tacere e a non disturbarli, venendo però ignorato da Diego e Federico che, non appena i due si staccarono da quell’ennesimo bacio, presero a fischiare e ad applaudire soddisfatti. “- Complimenti, Galindo senior!” Esultò Bianchi, beccandosi una pacca sulla spalla da Dominguez. “- Dovevamo tacere ma era impossibile! Auguri e figli maschi!” Sentenziò lo spagnolo, che si apprestò ad aggiungere, divertito: “- …E cercate di non mettere in cantiere il primo già qui fuori!”. Violetta sorrise in direzione dell’istitutrice e del padre del fidanzato e applaudì anche lei soddisfatta, stringendosi a Leon che non poté far altro che esultare a sua volta. “- Non… non è come sembra!” Pablo, divenuto ormai rosso quanto un peperone, tentò di giustificarsi, beccandosi un coro di disapprovazione e incredulità da parte dei ragazzi. “- Com’è andato l’esame?” Angie, sperando di togliere l’uomo e sé stessa da quell’imbarazzo, subito cambiò discorso, avvicinandosi ai giovani lentamente insieme a Galindo senior che, ancora paonazzo, teneva lo sguardo basso sul pavimento ma stringeva una mano alla donna. “- Non poteva andare diversamente…” Quella frase così criptica del figlio di Pablo, detta con aria rammaricata, fece sbiancare sia l’istitutrice che il padre il quale, sentendo quelle parole, si apprestò a risollevare gli occhi e a fissare il ragazzo. “- In che senso?” Domandò titubante la Saramego, sperando di aver capito male. “- Nel senso che… mi hanno fatto i complimenti e intendevo che non sarebbe potuta andare diversamente avendo avuto una prof come te, Saramego!”. Il sorriso di Leon subito fece sì che anche il moro e la donna gli corressero incontro per abbracciarlo, euforici per quel traguardo finalmente raggiunto. “- Sono fiero di te, ragazzo mio! Congratulazioni!” il padre, finalmente ripresosi dal senso di vergogna provato qualche secondo prima, non la smetteva di stritolarlo a sé, fino a quando fu lo stesso giovane ad allontanarsi. “- Papà, io mi sono appena diplomato! Lasciami respirare!” Ridacchiò Leon ironicamente, venendo però poi stritolato da Angie che si era persino commossa per le parole dette poco prima dal giovane, riguardanti i suoi insegnamenti. “- Che bello! Sono così felice per te!” La bionda, a differenza dell’uomo, abbracciò più rapidamente il giovane perché gli amici iniziarono poi a salutarlo per andare via. “- Ci vediamo stasera al Club! Bisognerà festeggiare!” Esclamò Federico, dandogli una pacca sulla spalla per poi stringersi di nuovo a Francesca che annuì soddisfatta. “- Ciao Vilu, a stasera!” Salutò la Cauviglia, facendo annuire l’altra. “- Andiamo anche noi, ho un trattamento alla SPA e l’ho rinviato solo per te, amico!” Borbottò Ludmilla, facendo ruotare gli occhi al cielo al fidanzato. “- Capirai, lo ha spostato solo di qualche ora…” Spiegò, beccandosi un altro scalpellotto dalla bionda, già il secondo della giornata. “- Ahi, ma… ma è la verità!” Ridacchiò ancora lo spagnolo, prendendo a correre giù per le scale, seguito dalla Ferro che ancora inveiva contro di lui per aver rivelato quel piccolo segreto. “- Che amici che mi tocca avere!” Sbraitò divertito Galindo junior, stringendo per la vita Violetta che gli poggiò la testa sulla spalla, soddisfattissima del suo amore.
“- Quindi ora… verrai di nuovo a vivere con noi Angie, vero papà?” Quella domanda spiazzò Pablo e la stessa bionda, mentre la La Fontaine fissava curiosa e soddisfatta nella direzione della coppia ritrovatasi dopo tanto tempo. “- Beh, ecco… se vorrà noi ne saremmo molto felici.” Il bruno, ancora una volta in imbarazzo, fece quella proposta alla donna che, con un sorriso, annuì. Certo che voleva! Lui era l’uomo della sua vita, l’unico per la quale il suo cuore avesse mai battuto e non vedeva l’ora di diventare sua moglie. “- Certo che voglio! Sarebbe fantastico!” Esclamò la Saramego, mentre il fidanzato la cinse la vita con un braccio, al settimo cielo: non era molto abituato a vivere momenti di serenità, non ricordava quasi come  ci si sentisse ad essere felici, eppure Angie riusciva sempre a fargli ritrovare quella gioia perduta da tempo. “- Andiamo tutti a mangiare qualcosa, forza! Vi porto in un ristorante bellissimo!” Sorrise Pablo, dopo aver consultato l’orologio e aver notato che ormai fosse ora di pranzo. “- Ma io sono vestita in questo stato orribile!” Protestò la Saramego, scendendo piano le scale accanto all’uomo, seguiti dai due ragazzi che risero a quell’obiezione. “- Ma sei meravigliosa sempre e comunque… amore mio!” Pablo sussurrò quelle due ultime parole al suo orecchio, facendola rabbrividire per l’emozione, tanto che, bloccandosi su uno degli ultimi gradini, la donna si voltò e gli schioccò un dolce bacio sulla guancia, lasciandolo di sasso ma contento.
“- Sono così felice! Penso che sia il giorno più bello della mia vita!” Sorrise Leon, intrecciando le dita con quelle della sua Violetta, che annuì allegramente. “- Finalmente sei riuscito a diplomarti, è un gran traguardo devi essere fiero di te stesso.” Sottolineò la giovane, facendogli scuotere il capo in segno di disapprovazione. “- Nah, non intendevo solo l’esame… quello è il minimo! Papà ed Angie sono tornati insieme e poi… beh, e poi ho te, la cosa più bella che mi sia mai capitata, ed è questo che conta davvero.” Quella frase quasi sussurrata per poco non fece svenire la ragazza che sentì la terra tremarle sotto i piedi e si ancorò al braccio di lui con la mano libera, sperando di non cadere al suolo, priva di sensi per la gioia di quel momento. “- Sono stato troppo sdolcinato?” Sbottò lui, voltandosi verso di lei, una volta terminata la gradinata e fermandosi a fissarla con aria attenta. “- Un po’! Però mi piaci sdolcinato, sai? Dovresti esserlo più spesso!” Ironizzò Violetta, perdendosi in quegli occhi verdi e profondi come l’Oceano. “- Nah! Resterò il solito, mi riesce meglio… ma se ho qualche sprazzo di romanticismo lo dedicherò sempre e solo alla mia amata principessa!” Sorrise con aria furba il giovane, attirandola a sé per la vita e facendo combaciare le loro labbra in un delicato bacio. “- Ti amo tanto…” Violetta, dopo che si staccarono, non riuscì a dire altro, era come se specchiarsi in quello sguardo limpido le facesse perdere ogni barlume di lucidità e non potesse neppure parlare, aggiungere di più… lo amava, lo amava con ogni fibra del suo essere. Sapeva che non sarebbe mai e poi mai stato il principe azzurro perfetto… ma in fondo non voleva neppure qualcuno di quel genere: lei amava Leon  Galindo con gli innumerevoli difetti e i pochi, ma fondamentali, pregi che aveva… lo amava con il suo sarcasmo, le sue battutine pungenti, la sua testardaggine… ma anche con la sua dolcezza celata da un sorriso astuto e il sentimento forte che provava per lei.  “- Non sai quanto ami sentirtelo dire, piccola mia…” Soffiò Leon, fissando ancora la bocca di lei, prima di coinvolgerla in un secondo e più passionale bacio.
Il sole dell’una era cocente e i suoi raggi splendevano su Buenos Aires, su quel cortile, su Leon e Violetta e sui, da poco riavvicinati, Pablo e Angie che già in auto ripresero a coccolarsi teneramente, attendendo i ragazzi per partire alla volta del ristorante, senza volerli interrompere e disturbare. Quello era l’inizio di una nuova vita per i Galindo, un’esistenza finalmente felice insieme alla Saramego e alla giovane La Fontaine, una serenità ritrovata grazie alla loro voglia di andare avanti, al loro amore e… sì, anche ad una donna, la quale non sarebbe mai potuta andare via senza vedere i suoi amori sereni e che, in fondo, c’era e ci sarebbe sempre stata per proteggere tutti loro.
 
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The end! *Piange commossa* Piaciuto questo finale? *___* Pangie e Leonetta con accenni Fedencesca e Diemilla… belli loro! *___* Lascio a voi i commenti, vi dico solo che ci attende un commovente epilogo… prepariamo i fazzoletti, io vi avverto… :’) E tenetevi pronti anche a sclerare… *___* Grazie a tutti sul serio, siete stati gentilissimi! :3 Alla prossima, ciao! :)
  
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