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Autore: IMmatura    18/08/2014    2 recensioni
"Anno 5099
Dopo un disastroso terzo conflitto mondiale, gli esseri umani superstiti sul pianeta Terra hanno convenuto sulla necessità di riunirsi in un’unica Società, per evitare nuovi conflitti. A capo di questa Società, affinché la corruzione non ne rodesse le fondamenta, è stato posto un grande computer, detto “La Macchina”. La Macchina determina in base ad algoritmi i provvedimenti da prendere per garantire a tutti gli esseri umani il miglior tenore di vita possibile. Esecutore delle volontà della Macchina, ed allo stesso tempo figura istituzionale con ampio potere decisionale, è il Governatore. Esso ha assoluto arbitrio su tutte le questioni “minori”, compreso il potere di vita o di morte sui singoli cittadini. Due soli obblighi lo vincolano: non andare contro un ordine della Macchina e, al centesimo anno d’età, abbandonare la sua carica per lasciarla al suo Successore..."
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Storia a tema distopico, accetto tutti i pareri purchè costruttivi...
Genere: Generale, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris McLean, Topher, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Il Destino del Successore

 

Capitolo primo

Le persone comuni chiamavano spesso il Palazzo Governativo “ragno d’acciaio”. Esso infatti aveva tutto l’aspetto di un aracnide: sei colonne, che andavano leggermente allargandosi in ascesa, facevano salda presa sul terreno, mentre un sistema di travi e cavi in fibra di carbonio sosteneva il corpo centrale, sopraelevato. Si favoleggiava che, all’occorrenza, esse potessero sradicarsi dalle fondamenta e spostare l’intero edificio, come un vero e proprio ragno meccanico. In realtà mai e poi mai quegli artigli si sarebbero staccati dal suolo, dato che proprio da essi si diramavano i cavi della rete sotterranea. L’invisibile ragnatela della Macchina sul mondo. Il massimo movimento era quello del sistema interno di argani, che poteva far scorrere le travi di sostegno per isolare il centro, un globo di acciaio e vetro, dalle scosse sismiche. All’interno di quella luccicante sfera sarebbe stato facile immaginare ampi saloni ricchi di arazzi e mobili austeri, dove i membri dell’Alta Corte si dilettavano nella conversazione lanciando occhiate distratte alla terra sotto di loro, da ampie e lucide vetrate. In realtà oltre il vetro vi erano, semplicemente, i laboratori di ricerca. Dietro spesse lastre antisfondamento lavoravano coloro che, per necessità, non potevano rischiare di affaticare i propri occhi: scienziati e intellettuali della Bassa Corte, che accedevano per merito ai piani bassi del Palazzo. Essi si impegnavano in meccanica di precisione, o nell’esame di documenti storici (i pochi sopravvissuti alla Terza Guerra Mondiale). In nome di questi servigi, potevano accedere al privilegio della luce solare. L’Alta Corte, invece, era rinchiusa nel nucleo più interno dell’edificio. Più sicura, ma completamente blindata. Regnava sovrana la luce artificiale, e solo in rari momenti di svago i suoi membri si concedevano uno sguardo al cielo, salendo sulla cupola superiore, o uscendo. Altrimenti conducevano un’agiata vita da reclusi, strano paradosso, in stanze non anguste, ma neppure immense, e grigie.

In una di queste stanze, alle sei del mattino, il neon si accese con un lieve ronzio. Tanto bastò, in quell’ambiente insonorizzato, perché Topher si svegliasse. L’abitudine a quella vita aveva reso quell’impercettibile e freddo buongiorno un qualcosa di familiare, e quasi piacevole. Ancora immerso nei suoi sogni di gloria (aveva sognato di nuovo la sua cerimonia di Ascesa), il ragazzo si stiracchiò, alzandosi. Gli occhi socchiusi, in attesa che si abituassero all’illuminazione violenta e improvvisa, non gli impedirono di trovare a memoria la strada della porta scorrevole del bagno. Uscito di li, complice un getto d’acqua fredda in faccia, era ormai completamene sveglio. Battè le mani un paio di volte e, accanto alla scrivania, lo schermo incorporato al muro di accese. Il computer era aperto dalla sera prima sul suo account personale. Ciascun membro dell’Alta Corte aveva infatti un computer in camera, il quale era collegato direttamente alla Macchina e ne sfruttava una specifica, piccola, quantità di memoria, dietro concessione diretta del Governatore.

“Come se un Governatore si occupasse davvero di queste quisquiglie” pensò tra se e se Topher. Era evidente che si trattava di una formula esclusivamente formale, e che all’atto pratico erano gli Informatici della Bassa Corte a sistemare tutte quelle questioni da nerd. All’angolo dello schermo le informazioni su data, ora e clima esterno. Non era in ritardo, per fortuna. di solito impiegava sempre troppo tempo, in bagno, alla cura della sua persona. Non era semplice rendere così splendidi i suoi capelli tutte le mattine. Più semplice era la scelta del vestiario. Si apriva lo scomparto armadio, e le grucce scorrevano su un meccanismo girevole. Bastava pescare la tenuta giusta tra formale e informale, estiva o invernale. A questo punto, lui si concedeva sempre un piccolo vezzo, pescare più di una gruccia e poi modificare le divise standard. Di solito indossava la casacca grigia della divisa invernale, con i pantaloni color sabbia di quella estiva, così che la sua mise somigliasse, nei colori, alla divisa del Governatore. A volte faceva scelte più creative, per le occasioni informali. Quel giorno però non poteva permetterselo, dato che era sarebbe stata la sua prima lezione dentro la Macchina. Era un’occasione speciale. Lucidò con cura la sua spilla, un luccicante cerchio d’oro con un asse centrale, che lo qualificava come Successore. Senza sedersi alla scrivania, controllò gli impegni della giornata: la lezione con il Governatore Mc Lane sarebbe iniziata non prima delle dieci, ma era comunque un programma piuttosto pesante di studi. Soprattutto per la sua vista. Spense il computer e, approfittando del riflesso sullo schermo ormai scuro si sistemò di nuovo i capelli, controllò l’aspetto della sua meravigliosa faccia e mise due gocce del suo collirio. Gli era stato prescritto circa un paio di anni prima, quando il ritmo dei suoi impegni era aumentato così tanto da non permettergli quasi più di stare alla luce naturale. Quel collirio limitava gli effetti negativi dell’esposizione quasi perenne ai neon, e degli sforzi visivi che gli studi richiedevano. Erano praticamente indispensabili, per lui. Tuttavia odiava da morire questa pratica, quasi quanto la scansione retinale. I suoi occhi erano molto sensibili e la sua faccia rischiava spesso di essere deturpata da residui di congiuntiviti. Odiava doversi preoccupare di questo, avrebbe voluto avere sempre un aspetto impeccabile.

Uscì, iniziando a percorrere il corridoio candido, intervallato da porte automatiche con chiusura a scheda magnetica. Aveva la sua con se? Controllò le tasche della casacca. In quel momento sopraggiunsero due ragazze bionde praticamente identiche. Le due candide figure, avvolte nella tenuta informale rossa (femminile), erano quelle di Amy e sua sorella. Topher si affrettò ad offrire il braccio alla prima, con cui era formalmente fidanzato da pochi mesi.

-Tenuta da grandi occasioni, oggi?- chiese lei, carezzando con la mano la manica grigia della giacca.

-Oggi avrò la prima lezione all’interno della Macchina.- spiegò con orgoglio.

-Oh, ma è fantastico!- mormorò, dietro di loro, Sammy.

-Smettila di intrometterti nelle conversazioni altrui, Samey!- protestò la sorella, mettendo la maggiore acidità possibile in quel soprannome. Constatò poi, con sollievo, che l’attenzione del futuro Governatore era ancora completamente rivolta verso di lei.

-Quindi smanetterai con la Macchina, interessante...- mentì. In realtà ciò che trovava interessante era soprattutto ciò che questo implicava nel suo futuro. Ci si vedeva benissimo, moglie del Governatore. Inoltre Topher era un ragazzo sufficientemente affascinante. Alto, slanciato, attento al proprio aspetto, con un profilo ed un portamento che non sarebbero sfigurati nelle parate militari dell’Alta Corte. Nessuno avrebbe potuto immaginare che le sue origini affondassero nei piani della Bassa. In fondo, doveva pur esserci qualcosa di eccezionale in lui, se la Macchina l’aveva selezionato...

-Ti pregherei di non usare questi termini approssimativi. Stiamo parlando del fondamento della nostra Società, tesoro.- la redarguì lui, facendosi perdonare col vezzeggiativo quel fastidioso tono saccente. Amy gli concesse un sorriso leggermente forzato, mentre il ragazzo indietreggiava per lasciarle varcare per prima la porta del refettorio.

-Dunque...vogliamo accomodarci, signorine?- chiese con spavalderia, posizionandosi ad uno dei tavoli. Con la coda dell’occhio sbirciò un paio di altri ragazzi in sala. Alejandro Burromuerto, stratega di secondo grado, raccolse la sfida, sorridendo con fascino disarmante ad un paio di ragazze al tavolo di fianco, che subito emisero insistenti gridolini. Era sempre così...da talmente tanto non si svolgeva una guerra al mondo, che la vita militare era diventata più che altro uno stile di vita buono per avere un bel fisico allenato, una abbronzatura frutto delle esercitazioni esterne, che conferiva quell’aria un po’ più selvaggia...insomma, armi per conquistare solo e soltanto belle donne. Topher a volte si pavoneggiava, approfittando della presenza costante al suo fianco di entrambe le gemelle, per semplice spirito di emulazione, o per non sentirsi sminuito. Del resto, se voleva essere considerato a tutti gli effetti degno dell’Alta Corte, doveva adeguarsi ai suoi costumi, no?

Sammy non riuscì a trattenere un sorriso, quando si rese conto che il ragazzo aveva scostato le sedie per entrambe. Era stato così gentile a ricordarsi anche di lei, che istintivamente lo ringraziò. Amy l’incenerì con lo sguardo. Mentre il ragazzo si apprestava a sedersi a sua volta, Sammy avvertì un dolore improvviso alla gamba sinistra, segno che la sorella doveva aver tentato di conficcarvi il tacco dello stivale bianco, laccato. Non si scompose, abituata a quei piccoli dispetti, ed anche a cattiverie peggiori. Rimase ad osservare il loro accompagnatore, senza particolare timore che Amy intuisse i suoi veri pensieri. Era sicura, per esperienza, che non si sarebbe neppure accorta dell’imporporarsi delle sue guance. Pensò che Topher era davvero bello, e lo pensò senza particolari sensi di colpa. In fondo Amy aveva già vinto, diventandone la fidanzata ufficiale. Lei non aveva neppure tentato di mettersi in competizione, abituata a considerarsi la “brutta coppia” dell’affascinante e popolare sorella. Già, Amy era così sicura di essere “quella carina” che se avesse scoperto i suoi sentimenti non sarebbe stata comunque TROPPO gelosa...al massimo l’avrebbe derisa per aver osato fantasticare qualcosa a riguardo.

 

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Il Magazzino centrale era quanto di più caotico e peggio pensato potesse esistere, almeno secondo Scarlett. Unica stanza blindata accessibile alla bassa corte, ospitava alla rinfusa materiale di ogni tipo, nel quale la ragazza si affannava a rovistare da ore. Si sentiva già nelle orecchie le lamentele di Max per il tempo che stava impiegando. Quest’ultimo pensiero le fece salire i nervi, tanto da rischiare di spezzare l’asticella dei suoi occhiali, mentre tentava di tirarli su. Tirò un respiro profondo, cercando di ricomporsi. Nessuno doveva capire cosa pensasse veramente di quell’inetto del suo presunto superiore, della Macchina e della Società, altrimenti sarebbe finita. Controllò che i capelli fossero ancora raccolti in uno chignon mentre, con delicatezza estrema, prelevava un microchip, nascondendolo tra le pinze di precisione la scatola delle bielle. Assottigliò lo sguardo, per verificare che nessuno si fosse accorto della manovra. Sarebbe stato praticamente impossibile, con la scarsa illuminazione del luogo, ma bisognava stare sempre all’erta. Quello che stava facendo era letteralmente illegale.

Come Ricercatrice Meccanica non aveva titolo per appropriarsi di materiale della sezione Informatica. Poteva essere accusata di “contaminazione di ricerche”, un fantomatico reato inventato dalla Macchina per chiunque, tra i ricercatori della Bassa Corte, andasse al di fuori del proprio ambito di studi, dimostrando una qualsivoglia forma di genialità o semplicemente spirito critico. Ridicolo, ecco come lo trovava la rossa. Aveva sgobbato sui banchi da sempre, per poter accedere per merito alla Bassa Corte, e non l’aveva certo fatto per ritrovarsi come un pesce in una boccia, a nuotare sempre attorno allo stesso rametto di corallo rinsecchito. Lei voleva di più, sapeva di avere capacità superiori, e di non meritare un posto di second’ordine come “assistente” di un incapace piazzato a capo della sezione Meccanica grazie a chissà quale bug nella Macchina.

Era una cosa sbagliata, ma le piaceva farlo. Costruire in segreto congegni che coniugassero l’intelligenza artificiale e la meccanica di precisione. Per ora erano solo microscopici esperimenti, relegati in un cassetto, ma quello che le si era aperto davanti era un mondo di possibilità che avrebbero potuto migliorare anche la Società, se essa non fosse stata così ottusa. Quella Società faceva schifo, non la meritava, e la costringeva a fare tutto in segreto, per non rischiare di essere radiata. Sarebbe stato tremendo, tornare alla vita da persona comune, senza più nessuna possibilità di creare o, più semplicemente, di accedere al sapere. Il cervello di Scarlett era potente, ma era anche vorace, aveva bisogno di difficoltà, problemi, sfide. Era insaziabile, e proprio per questo la ragazza era spinta sempre più spesso a succhiare come un vampiro quel che non le veniva concesso, andare al di la delle briciole di conoscenza che il sistema le concedeva. Tanta rabbia e tanta genialità si nascondevano dietro l’aspetto apparentemente anonimo di un topo di biblioteca, con indosso abiti comuni (non come quel patetico di Max, che si era fatto cucire una specie di divisa bianca, simile a quelle dell’Alta Corte...).

Uscendo dal magazzino dovette sforzarsi un attimo, per sopportare l’impatto con la luminosità dell’ambiente. Davvero credevano fosse riposante per gli occhi, quello sbalzo continuo? O semplicemente quei bivaccatori di professione, ai piani alti, non potevano immaginare la frequenza con cui un Ricercatore poteva aver bisogno di materiali? L’ennesima cosa stupida in quel sistema evidentemente non tanto perfetto. Sospirò, avviandosi lungo il corridoio. Le ampie vetrate rivelavano l’attività che si svolgeva nei vari laboratori. Dietro le vetrate alla sua destra i Ricercatori Informatici smanettavano su schermi, progettando chissà quale altra avanzatissima e superflua arma di distrazione di massa. A quanto pare le ricerche erano al momento concentrate sulla progettazione di un riproduttore di odori e profumi, per arricchire la fruizione di materiale di intrattenimento. Dopo il fallito tentativo di conferire una quarta dimensione alle immagini cinematografiche, bisognava ricominciare da capo a cercare il modo di rendere la TV interessante...

L’inutilità che si respirava in quel posto era palpabile, così Scarlett preferì rivolgere la sua attenzione al reparto Ricerche Storiche. L’unico ricercatore ancora incaricato, stava analizzando un oggetto cartaceo, che un tempo veniva classificato come libro. Notò il suo passaggio, quasi avesse avuto una specie di presentimento. Lo vide alzare la testa, farle un cenno e dirigersi, senza troppa fretta, verso la porta scorrevole.

-Cosa vuoi?- chiese acida, squadrando il ragazzo di fronte a lei.

Noah Dasari non mostrò alcun fastidio per l’occhiata saccente dell’altra, si limitò a ribattere con aria annoiata:

-Il Generale Hatchet sta passando in ispezione...-

-Dovrebbe importarmene qualcosa?- chiese Scarlett.

-Occhio a quello che fai. Tutto qui.- Disse, richiudendosi la porta alle spalle, mentre l’altra si affrettava a raggiungere il suo laboratorio.

L’indiano tornò al suo tavolo ma, anziché riprendere la lettura, si passò una mano sul volto, risalendo poi tra le ciocche castane. Per quanto Scarlett riuscisse a dissimulare, aveva capito subito cosa stava facendo. Ed era probabilmente l’unico a saperlo in tutta la Bassa Corte. Quella ragazza era una delle menti più ribelli e geniali che avessero mai attraversato quei corridoi. Aveva sostenuto fino all’ultimo il suo sguardo, senza neppure ribattere alla sua velata insinuazione. Probabilmente sapeva che non l’avrebbe mai denunciata. In fondo Noah l’aveva sorpresa a leggere uno dei suoi documenti almeno un anno prima, e non era giunto neppure un misero reclamo.

Senza sapere come, il ragazzo si ritrovò a torturare la manica della maglietta ricordando. Ricordando l’unica persona che, prima di Scarlett, aveva visto procedere in maniera così incosciente e meravigliosa. Troppo spesso il ricordo di un’altra chioma rossa si sovrapponeva all’immagine della nuova arrivata del reparto Meccanica. Scostò il libro, non potendo permettersi di rovinarlo con una stupida lacrima. Si prese un attimo per riordinare le idee, e tentò di riconcentrarsi di nuovo sulla lettura. Il volume in questione era, guarda caso, proprio quello che aveva spinto quella nuova mina vagante su un percorso pericoloso. L’argomento era qualcosa denominato come “robotica”, che a quanto pareva una scienza volta a produrre congegni che agissero senza l’intervento umano. Noah non aveva le conoscenze tecniche per sapere se ciò fosse realmente attuabile, ma gli venne il sospetto che qualcun altro stesse cercando di scoprirlo...

 

 

 

Angolo di IMma

Ed eccomi a voi con il primo capitolo. Come vedete l’atmosfera per ora è ancora relativamente tranquilla, anche se iniziamo a scoprire le prime contraddizioni di questo mondo distopico. Innanzi tutto a vita vanesia dell’Alta Corte non è poi così idilliaca, anzi, sembra studiata più che altro per tenere gli individui il più possibile all’oscuro di cosa accade all’esterno. In più, l’accesso al sapere è strettamente limitato e sembra quasi temuto. In particolare, incredibilmente, in questo mondo futuristico, per qualche motivo sembra completamente assente l’elemento robotico. Addirittura ne sono scomparse le tracce...

Teorie a riguardo? Ipotesi su cosa succederà?

Quanto ai personaggi non sono sicura che siano tutti IC, diciamo che stò ancora facendo pratica nel collocarli in questo universo...quindi fatemi assolutamente sapere cosa ne pensate.

Saluti

IMmatura

  
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