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Autore: olly polly    18/08/2014    2 recensioni
Un ragazzo, innamorato di lei da ormai anni, ha la sua grande occasione che però lo poterà alla scelta finale.
Una storia senza eroi o vincitori.
Io, io? Io sono uno qualunque
...merda è in anticipo, quando mai lo è stata, perché proprio questa sera?...
...lei sul pianerottolo con la porta chiusa non riuscii a capire se aveva fatto la cosa giusta...
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Io, io? Io sono uno qualunque, mi sono appena laureato al Politecnico di Torino, ho 24 anni da poco, sta sera devo preparare cena per due.
Da quando vivo da solo questa casa mi è sempre sembrata vuota, non che io abbia mai fatto nulla per riempirla, da quando ci sono arrivato ho aggiunto solo l'indispensabile per i miei studi.
La tavola, maledizione, sembra essere arrivata direttamente dagli anni '70 e l'unica tovaglia che ho e riesce a coprirla del tutto è di una plastica scadente, di quelle che compri per pochi euro dai cinesi, ha già gli angoli distrutti.
Comunque non importa ora devo concentrarmi sulla cucina, la salsa è quasi pronta, tutto sommato lo sfrigolio dell'olio non è male come rumore, prima di avvicinarmi però è meglio che mi metta il grembiule, non voglio sporcare il vestito decente.
Non avrei mai detto di essere capace d indossare dei pantaloni lunghi e una camicia per una cena che non fosse quella di laurea, eppure sono qua a farlo per lei, sorrido ancora a pensarci, sono io a dover preparare cena a lei, certo che mi sono innamorato di una strana.
Con questo grembiule comunque sembro davvero mia madre, mi ricorda tutti quei giorni a casa mia quando lei era sempre intenta a sfornare torte per le feste dei miei parenti, e mio padre che si arrabbiava perché per lui erano solo risorse sprecate quelle, non ci facevo molto caso all'epoca ma ora mi mancano quei momenti.
Bene dai è ora di tirare fuori i piatti e le posate, quando ero arrivato in questo buco di alloggio avevo portato in un intero set per famiglia, poi con il tempo mi sono reso conto che metà di quella roba non sarebbe servita, ora restano giusto le cose per due persone, quasi come ci sperassi un giorno di poterla invitare.
Già, quasi ci avevo perso la speranza di rivederla single, l'ultima volta che lo è stata era nell'estate dei suoi 18 anni, io però avevo delle sessioni di esami e non la vidi fino a quando era troppo tardi, mi presentò il suo nuovo ragazzo Andrea, vorrei tralasciare chi sia o cosa pensi di lui, sarebbe solo un'insieme di gelosie.
Ora però pensiamo a questa sera, sono quasi le 22, l'appuntamento è tra 20 minuti, non sono neanche abituato a mangiare cena così tardi, ma per lei questo e altro.
Il cibo è quasi pronto, in tavola mancano solo più le bevande, sono indeciso tra un vino o l'acqua, che poi a me non importa molto, sono astemio, solo per lei ci sto pensando, però dai, mi butto, prendo il vino che mi ha consigliato Alessia, la sua migliore amica.
Il campanello di casa ha suonato, merda è in anticipo, quando mai lo è stata, perché proprio questa sera? Non importa, accellero l'ultima fase di cottura, mi tolgo il grembiule e le vado ad aprire.
Quando apro la porta la luce delle scale quasi mi stordisce, ma nel buio del controluce riesco comunque a vedere il suo volto, quel sorriso che mi ha fatto perdere la testa da quando ero in quarta superiore, vestita come sempre impeccabilmente, giacchetta di pelle nera con sotto una maglietta, una piccola pochette nera, pantaloni neri in pelle neri attillati e dei tacchi stratosferici.
Cavolo anche quando è senza tacchi siamo alla apri, ora mi sento un nano, la guardo dal basso, lei lo sa ma non mi importa, non mi è mai importato di sembrare basso.
Basta con le squadrature e le seghe mentali devo accompagnarla in cucina, o merda mi sono scordato di accendere la luce del corridoio, meglio che vada per primo, non la sento seguirmi però.
Mi giro lei è ancora lì sul ciglio della porta sembra avere qualche dubbio.

Qua il suo cervello si spegne, sarò io a raccontare il resto della storia, chi sia io? Ah...anche io sono uno qualunque, immaginatemi come volete, chiedetevi come possa sapere tutto o magari lasciatevi solo trasportare da quest'ultimo pezzo di storia.
Dicevo, subito dopo essersi reso conto dell'esitazione di Camilla sul ciglio della porta le fece un sorriso, quasi come intendesse che in realtà lei non voleva andarci a quella cena, lei lo sapeva che lui era innamorato, lo sapeva da molto e non voleva illuderlo.
Indeciso su cosa farsi camminò indietro strinse le sue mani intorno alle sue braccia un bacio sulla guancia, un ciao detto da entrambi sottovoce e la lasciò andare, lei sul pianerottolo con la porta chiusa non riuscii a capire se aveva fatto la cosa giusta, ma decise comunque di tornare a casa.
Lui senza neanche accendere la luce del corridoio lo percorse fino al fondo, entrò nella sua stanza, accese una luce da studio, aprì il cassetto più basso della sua scrivania, prese quel pezzo di metallo freddo che ci custodiva dentro, poi seduto sul suo letto lentamente lo poggiò sulla sua tempia e poi solo più il calore del suo sangue sparso sulla parete e sul letto.

Grazie per la lettura, sono stato in parte ispirato dalla canzone "Let her go" dei Passenger, ogni critica o commento costruttivo è sempre benvenuto.
Cordiali saluti, Oliver.
   
 
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