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Autore: CassandraBlackZone    18/08/2014    1 recensioni
[sequel de A person to remember]
Qualcosa nel mio petto inizia a pulsare violentemente, e un caldo tepore si espande in tutto il mio corpo, raggiungendo subito il cervello. Fa quasi solletico, ma fa anche terribilmente male. E ancora non riesco a muovere nemmeno un dito. Sento i neuroni che esplodono uno dopo l’altro, le cellule che muoiono e rinascono simultaneamente, e il sangue ribolle nelle vene. Pian piano una luce dorata inizia ad avvolgermi leggera e, con un piccolo sforzo, decido in fretta il colore dei miei capelli.
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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“Mark, Martin, Matthew, Merlin,Merrick ,Merton, Merv, Meyer, Micah…”
“La vuoi piantare?”
No. Milburn, Miles , Milford, Millard, Milo, Milton, Mitch, Mike, Michael…”
“Gli ultimi due sono la stessa cosa.”                                                       
Eh no. Il primo ha quattro lettere e il secondo ha sette lettere. Magnus, Malcolm, Maitlan, Malachi, Manfred,Marty, Marvin, Marshall… potresti almeno aiutarmi, no?
“Scordatelo.”
Oh, andiamo. Qui dentro non possiamo poi fare molto. Possiamo magari…. Arredare questo questo posto, che dici?”
“Dico che devi tacere”
“Allora continuiamo a cercare un nuovo nome per te, vuoi?”
“Ho detto di no.
Uffa… quanto sei noioso.”
“E tu sei fastidioso.”
Pazienta, amico mio. Fra poco lo potrai incontrare, se è quello che stai pensando da più di duecento anni.
“Duecentodiciotto. Per essere precisi.”
Oh, finalmente dici qualcosa di diverso da ‘taci’ o ‘finiscila’.”
“Te l’ho detto. Sei fastidosio.”
E io te l’ho detto e te lo ripeto: pazienta. Dopo entrerai in azione anche tu.”
“Scordatelo.”

“…”
Allora?
“Allora cosa?”
Ti decidi o no?”
Decidere cosa?!”
Scegli un nome tra quelli che ti ho appena elencato, e ti lascerò stare.”
“… Davvero?”
Davvero.
“…”
Or dunque?
“…Marvin. Vada per Marvin.”
Bene, Marvin. Ti va una tazza di tè?”
“Assolutamente no.”
 
La lingua sfiorò a mal appena la crema al limone, accennando alle papille gustative  il retrogusto acidulo del frutto. In un attimo gli occhi di Matt passarono dalla fetta di torta alla luce abbagliante della lampada del salotto: qualcuno lo aveva tirato da dietro prendendolo dal bavero della giacca.
“Chiudi gli occhi,” gli disse una voce femminile da dietro, “ora!”
Matt ubbidì subito senza tante pretese , e non curandosi del dolore alla nuca si portò velocemente le mani agli occhi.
“Bene, ora a noi due.” Continuò la voce.
Matt poté distinguere lo scatto di una sicura e d’impulso si raggomitolò su se stesso, mentre la donna si preparò a sparare il colpo dritto sulla fronte di Mrs. Peaches.
“Bel travestimento, te lo concedo, ma resti sempre un fantoccio di cattivo gusto.”
“Vuoi anche tu una torta, cara?” disse l’anziana sorridendo e allungandole la fetta sbriciolata.
“No, grazie” e sparò.
Il colpo fece trasalire Matt che era rimasto con gli occhi chiusi, fino a quando la donna non le diede il permesso di riaprirli. Rimase per un po’ con lo sguardo basso cercando di non vedere il corpo di, se poteva chiamarla ancora così, Mrs. Peaches.
Quella dolce vecchietta che tanto reputava innocua, gentile e sempre sorridente, era in realtà qualcuno o qualcosa, che voleva fargli del male.
“Stai bene, Matt?” lo riportò alla realtà la sua salvatrice. “Niente di rotto, spero” gli allungò una mano guantata di nero, mentre lui l’afferrò dopo tre ripensamenti.
“G-grazie, io…”
“Sei sotto shock, lo so, ma credimi. Ti aspettano cose ben peggiori di questo, Matt Smith.”
Occhi color cenere, capelli raccolti in treccine, pelle pallida e rosea, naso piccolo e appuntito,  orecchie tempestate di piercing, il tutto in un corpo robusto, ma che manteneva la sua femminilità,e  rivestito da una tuta aderente mimetica munita di una cintura porta armi.
“Ma si può sapere cos’era quello spa-… Oddio!!” lasciate cadere le scarpe, Laura urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, avendo visto distesa a terra Mrs. Peaches ”Matt!! Che cosa è successo??!! Lei… lei non è mica la padron-….  Oddio!! E lei? Chi è?!”
“Ehi ehi, Laura! Ora calmati, ok? È tutto a posto” cercò di tranquillizzarla il fratello.
“Non è affatto ok! La tua padrona di casa è stata appena uccisa!”
“No, ti sbagli sono appena stato salvato! Salvato!”
Tra un singhiozzo e l’altro, Laura si avvicinò piano a Matt stringendosi al suo braccio sinistro “M-Mrs. Peaches… era…era…”
“Una piccola trappola per tuo fratello” intervenne fredda la donna “Ma è una fortuna che sia arrivata in tempo. Era solo una cavia, una creatura nata in laboratorio usata per distrarre il nemico o, come in questo caso, come trappola. A proposito di trappola,” da una tasca della cintura tirò fuori una pillola ovale rossa e la lanciò a Matt “prendi questa.”
“Eh? Cosa? E perché?”
“Niente domande e mandala giù.”
“O-ok.” Al primo contatto con la lingua il sapore della capsula era metallico. Senza pensarci due volte la ingoiò rapidamente, e pochi secondi dopo si ritrovò piegato in due urlante “Ah!”
“Matt, che hai?! Che cosa ti succede?!”
“Io… io non lo so… ah!”
“Che cosa le hai dato?!” ruggì Laura in lacrime.
“Calmati, sono solo sonde.”
“Sonde?”
“Esatto. Per eliminare le cimici.”
“Ci-… che vuoi dire con cimici?!”
“Nella torta che la cavia offriva a Matt abitualmente c’erano delle cimici di localizzazione, e quelle sonde servono per distruggerle. Vedi di resistere,” disse a Matt ormai in ginocchio “senti dolore per via delle loro scariche elettriche, dopo di che se ne andranno facendosi sciogliere nei succhi gastrici.”
Con entrambe le braccia al ventre, Matt annuì e tenne duro stringendo i denti.
“Coraggio, Matt,” lo incoraggiò Laura stringendogli un braccio “resisti!”
Il dolore di ogni singola scarica elettrica equivaleva ad un centinaio di denti che rosicchiavano lo stomaco e l’intestino di Matt; un’immagine che preferiva dimenticare prima di vomitare l’anima.
“Ok, sette secondi. Sei. Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno. Le sonde hanno finito.”
All’ultima scarica elettrica Matt poté finalmente rilassare i muscoli, e quindi tirare un profondo sospiro di sollievo “Sono… finiti? Sono finiti sul serio?” chiese affaticato.
“Lo spero proprio” disse a denti stretti Laura.
“Sì. Puoi pure stare tranquillo.”, rispose la donna, “In quanto a te,” si avvicinò a Laura “tu ci sarai di peso. Non ci servi.”
“C-che cosa?! Che cosa vuoi dire con questo?!” si oppose lei.
“Vuol dire, che puoi anche dimenticare.” La sua mano fu così veloce, che entrambi i fratelli non videro cosa saltò fuori da una tasca della cintura.
“Ah!” urlò d’istinto Laura, proteggendosi con le braccia.
“Laura!”
La donna prese al volo un cuscino dal divano e lo lanciò sul pavimento ancor prima che Laura toccasse il parquet “Ecco. Così dovrebbe andare. L’ha toccata due volte, giusto?”
“Cos-… che vuoi dire?!” avvicinatosi alla sorella, Matt notò un piccolo essere strisciante vicino ai suoi piedi: era un grosso verme grosso quanto un salsicciotto, con due denti a tenaglia. “Oddio, che cos’è?!”
“Buffo che me lo chiedi. Eppure lo hai usato un paio di volte, no?”
“Eh? D-davvero?”
“Verme della memoria. Ti dice niente?”
Matt ci penso su, tenendo gli occhi sulla lampada ovale che fu costretto dalla sorella a comprare e si ricordò; lo usò con Jenna durante lo speciale The Snowmen “Ah, sì! Me lo ricordo!” disse alla fine quasi urlando.
“Perfetto. Una cosa in meno” sorrise la donna.
“Un tocco equivale a un’ora. Con due… fanno due ore?”
“Esatto. Centoventi minuti sono sufficientia farle dimenticare  questa sera. Non voglio avere altri esseri umani tra i piedi.” Sistemato il verme in un’ampolla di vetro, la donna prese Laura in braccio senza fare alcuna fatica e la sdraiò sul divano “Quando torneremo le dirai che dopo cena si è addormentata. Se la berrà sicuramente. Dov’è lo scricciolo?”
“Lo… scricciolo?” chiese Matt confuso.
“Si, lo scricciolo,” ripeté lei spazientita “ non abbiamo molto tempo. Ci starano sicuramente osservando, anche se ho eliminato le tue cimici.”
“Scricciolo… Scric-… intendi Asia?!”
“Bingo. Ci sei arrivato. Allora, dov’è?”
“E’ in camera mia.”
“Ok, allora sbrighiamoci ad andarcene.”
“A-aspetta!” nonostante fosse insicuro, Matt riuscì a prendere il polso nudo della donna “Ma tu chi sei?”
“Non mi pare il momento, sai?” rispose lei a denti stretti “Devo risponderti davvero ora?”
“Sì”
La donna si guardò l’orologio, o almeno così sembrava a Matt, sul polso e sbuffò “Beh, abbiamo giusto tre minuti; due per farti capire chi sono, e uno per lasciarti scioccato. Sei pronto?”
Matt deglutì un paio di volte e annuì.
“ In buona sostanza, io sono quella con cui hai parlato dei tuoi problemi giusto… tre ore e mezza fa. Hai afferrato?”
“Cos-.. cosa?”
“Andiamo. Puoi fare di meglio. Hai ancora un po’ di tempo” lo incitò lei.
“Tu… tu … sei la dottoressa Miller?!” Matt iniziò a balbettare indicando dalla testa ai piedi quella che doveva essere la dottoressa Miller; dov’erano finito il lungo camice bianco, il classico tailleur nero, i capelli grigi raccolti in uno chignon e gli occhiali a mezzaluna? Non poteva credere ai suoi occhi.
“Sì, ero la dottoressa Miller, ma da come avrai potuto constatare, in questo momento non lo sono.”
“Ma tu.. cioè.. lei non dovrebbe essere…”
“No. Ero solo travestita. Io non ho affatto una sessantina d’anni o più, come pensi. Ok, ora il tempo è scaduto. Ne parliamo dopo, vuoi?”
Afferratolo per il braccio destro, Matt venne trascinato in camera sua, dove Asia ancora dormiva tranquillamente, ignara della sgradevole visita.
“Bene. Prendi in braccio Asia e stammi vicino.”
“U-un momento dottoressa…”
“Dalila.”
“Eh?”
“Non chiamarmi dottoressa. Mi chiamo Dalila.”
“D-Dalila…” ripeté Matt.
“Bravo. Ce l’hai?” chiese Dalila indicando Asia.
“Si!”
“Perfetto. Astrid, inizio teletrasporto” disse lei al quadrante circolare che Matt scambiò per un orologio.
“Astrid? E chi è?”
“Il mio TARDIS d’emergenza.”
“Il tuo cosa?!”
   
 
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