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Autore: Someone_    18/08/2014    1 recensioni
Questa valigia non vuole chiudersi!' sbuffò Flavia per la centesima volta.
Si gettò sconsolata sul grande letto dall'albergo a cinque stelle che la produzione le aveva pagato: era ad a LA da solo due giorni, ma già si sentiva presa dall'euforia che tutti sembravano respirare insieme all'aria. Il suo sguardo volò alla poltrona, dove aveva ammucchiato tutti i copioni che Ryan le aveva dato circa qualche ora prima, e che aveva dovuto imparare alla perfezione.
Infondo, essere l'unica new entry straniera nella serie era abbastanza frustrante. Avrebbe dovuto seguire lezioni di pronuncia e grammatica inglese, e soprattutto fare esercizio come se non ci fosse un domani. Eppure, Flavia non era mai stata così felice in vita sua.
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Spero vi piaccia, è un'idea un po' strampalata :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The kids are old, now.
I ragazzi stanno bene.

 
'I got you under my skin, and i love you under my skin.'
Frank Sinatra, under my skin.




 
Ogni tanto, nella testa di ognuno, fa capolino l'impellente esigenza di scrollarsi di dosso tutta la tristezza, le delusioni che la vita porta con sè, i piccoli motivi che ci fanno sembrare il mondo un posto freddo, troppo grande e spoglio per sembrare accogliente.

C'è chi lo fa leggendo un libro, chi ci riesce correndo, e chi, come Flavia, si chiudeva in una stanzetta e prendeva a pugni un sacco più grosso di lei. Molti, nel corso della sua adolescenza, l'avevano criticata per quella scelta: 

'Sei una signorina, perchè non fai qualcosa di più femminile?'

'A cosa ti serve saper tirare i pugni?'

Ma non capivano, forse non avrebbero mai capito.

A volte Flavia aveva semplicemente bisogno di arrabbiarsi, e invece di tirare pugni ad uno specchio che rifletteva la sua immagine, decideva di accanirsi contro un saccone imbottito di gomma.

Quando aveva quindici anni e la vita le appariva come una gigantesca ombra, si ritrovava in palestra ad orari insensati, rincasava a notte fonda con le mani completamente martoriate.

Da lì, i genitori capirono che qualcosa non andava. Aveva provato a parlarne con la figlia, ma lei ripeteva che non era nulla, le sarebbe passato presto. Ma cosa sarebbe passato? Si chiedeva spesso Flavia, nel buio della sua stanza. La depressione? l'insicurezza che la opprimeva? 

Sinceramente aveva smetto di crederci da tempo.

Ma tutto cambia: il nostro piccolo mondo personale è sempre in movimento, anche se noi non possiamo prevederne gli sviluppi.
**
 
'Vorrei che, almeno una volta nella vita, tutti avessero la possibilità di salire su un palco e di capire davvero cosa si prova.' 

Flavia rise, subito dopo aver detto quelle parole.

Ma Peter, il regista che l'aveva diretta in tutti i suoi spettacoli scolastici, non stava ridendo. La osservava, pieno di curiosità.

'Tu cosa provi quando sei lì sopra?' le domandò poi, lanciando un'occhiata allusiva al palco, che si trovava alle loro spalle.

Flavia esitò: 'Sul palco ho la possibilità di essere chi non sono, pur mettendoci tutta me stessa. Cerco di dare il meglio di me ad ogni personaggio che interpreto, e la possibilità di lasciare un segno nella vita delle persone... non è data a tutti. E' inebriante e in un certo senso inibitoria, ma è quello per cui sono nata.'

Ovviamente, parlava un po' per esperienza, anche se negli spettacoli di Peter non aveva mai rivestito il ruolo principale. 

La loro chiacchierata fu interrotta da un gruppetto di ragazzi piuttosto rumorosi: 'Scusa Peter, dobbiamo riprovare il secondo atto.'

L'uomo annuì, per poi continuare a guardare la ragazza che aveva di fronte.

Lei lo guardò, confusa: 'Non vai da loro? Hanno bisogno di te.'

'Ho deciso di mettere in scena una mia produzione di 'Grandi speranze' al Globe, quest'inverno.'

Flavia sgranò gli occhi: Peter era un famosissimo attivista e diplomatico, oltre che un regista davvero promettente. Aveva contatti con il Governo Britannico e Americano; tutti lo bramavano, che fosse per una campagna elettorale o per uno spettacolo teatrale. Perciò non era molto sorpresa, sapeva che prima o poi sarebbe successo.

 'Dici sul serio? Peter, è fantastico! Sono felicissima per te, davvero..'

'E voglio affidarti il ruolo di Miss Havisham.'
**


Il caso volle che un certo Ryan Murphi, con un'altamente conosciuta ossessione per i cappellini da baseball, e il suo amico Brad Falchuck, si trovassero nel posto giusto al momento giusto.

Ryan amò la Miss Havisham di Flavia Saggi, e decise di proporle il ruolo di Ambra Rosa, non appena avesse terminato la sua tournee con Peter.

'Perchè proprio io, Peter? Hai scelto me, che non sono nè la più brava, nè famosa. Perchè hai scelto me, tra tante?' gli domandò Flavia, mentre le lacrime di gioia le inondarono i grandi occhi da cerbiatta.

Peter la fissò, commosso. 'E perchè non tu, bambina?'
**

Flavia sorrise, mentre rispondeva al messaggio che il suo vecchio regista le aveva mandato.

'Buon Natale, bambina. Anche fra mille impegni ci si ricorda sempre di te. Peter.'

'Buon Natale a te, Peter. Senza di te, questo Natale sarebbe stato veramente triste. X'

Posò il cellulare con poca grazia sul divano e si apprestò a chiudere l'ennesimo scatolone. Aveva quasi finito di portare la sua roba nel nuovo appartamento, quello che aveva scelto per lei e suo fratello poco tempo prima.
Non era grandissimo, ma a Flavia era piaciuto subito, anche perchè era vicino a Chris e al resto dei suoi amici. Non che avesse in programma di assillarli, ma non conosceva nessun altro lì ad LA, e in caso di necessità non si sarebbe fatta scrupolo a chiamarli. E a Flavia piaceva pensare che anche gli altri avrebbero seguito il suo ragionamento.

Prese fra le braccia l'ultimo dei pacchi e aprì la porta del suo van, afferrando al volo le chiavi della macchina sul comò più vicino. 

Passò il suo pomeriggio a sistemare le ultime cose nella nuova casa e preparò la valigia che avrebbe portato in Italia. Sarebbe partita quella sera stessa, dopo la festa con la crew, per arrivare a casa dei suoi genitori il 23, giusto in tempo per i soliti pranzi con i parenti che generalmente, a casa Saggi, portavano via l'intera giornata.
Controllò di aver spento luce e gas, per poi chiudere a chiave e raggiungere Darren, che la stava aspettando in macchina.

Entrando, Flavia notò con piacere che il ragazzo aveva azionato il riscaldamento: nonostante portasse la sciarpa che le aveva regalato, tremava per il freddo. Ma poi pensò che a Roma probabilmente l' avrebbe accolta la neve, perciò decise di godersi gli ultimi momenti di 'caldo'.

'Ciao.' la salutò Darren, sorridendole leggermente. 

'Ehi.' 

Flavia ricambiò il sorriso, mentre si sistemava la cintura.

'E' da molto che aspetti?' chiese poi, guardandolo meglio.

Nel voltarsi verso di lei, un ricciolo solitario, evaso dalla matassa di gel che Darren si ostinava a mettere anche fuori dal set, gli cadde proprio in mezzo agli occhi.

Flavia dischiuse inpercettibilmente le labbra, lasciando che un sospiro mesto ne uscisse. 

Era davvero stressante essere così timida. 

In una situazione analoga, qualsiasi altra ragazza avrebbe colto la palla al balzo: le sarebbe sembrato scontato spostare delicatamente la ciocca ribelle dalla fronte del suo amato. Magari ne sarebbe seguito un bacio, come succedeva sempre in tutti quei libracci rosa che Flavia leggeva durante il suo periodo di 'confusione adolescenziale'.

La ragazza, al solo ricordarsene, metteva su un'espressione schifata. 'Come potevo leggere quella roba... bah.'

'Fla? Non mi ascolti.' 

L'interpellata si accorse di aver vagato nei meandri della sua memoria troppo a lungo, e il suo interlocutore doveva essersene accorto, visto che ora alternava lo sguardo tra la strada davanti a loro e il suo viso, mentre sul suo vi era dipinda un'espressione esplicitamente divertita.

'Guarda la strada.' bofonchiò lei, scuotendo bruscamente la testa.

Cercò di concentrarsi sul paesaggio che sfrecciava fuori dal finestrino, ma la strada non era illuminata bene e le sembrava di stare facendo la figura della cretina.

Così prese a torturarsi le mani.

'Seriamente? E' questo sarebbe il tuo misero tentativo di cambiare argomento?' 

Flavia si ostinò a non rispondere.
'Sei arrabbiata con me?'

'No, sono solo stanca. E nervosa. E nevrotica. E lunatica. In sostanza, sei tu quello che dovrebbe essere
arrabbiato con me. Anzi, più che arrabbiato. Furioso.'

Lei sperò che questo suo sproloquio fosse stato abbastanza fuori luogo e che il ragazzo non avesse voluto proseguire con quel discorso senza un senso. 

'Okay, mi sono decisamente perso qualcosa.' riprese lui, lanciandole uno sguardo preoccupato. 

Flavia scosse la testa, imbarazzata.

'Non sforzarti di capirmi, ti verrebbe solo un tremendo mal di testa.' bofonchiò, a denti stretti.

In realtà, non ci riusciva neanche lei, a capirsi, perciò non si aspettava che ci provassero gli altri, specialmente Darren. 

Lo stesson Darren che aveva fermato la macchina sul ciglio della strada più vicina, e che ora stava sfilando con aria beffarda le chiavi dalla serratura apposita, ma non prima di aver spento i fari. Se le mise in tasca e guardò l'amica, che si lasciò sfuggire uno sbuffo a metà fra l'esasperato e il divertito.

'Cosa fai? Faremo tardi!' 

'Dopo quasi quattro mesi, dovresti aver capito che so essere testardo. Persino più di te. Perciò, rimaniamo qui finchè non mi dici cos'hai.' 

Flavia strinse le braccia al petto e abbandonò la schiena sul sedile, le labbra erano costrette in una posizione del tutto innaturale e dolorosa.

'Non credo ti interessi quello che ho da dire.'

'Ti sbagli.' rispose lui, scuotendo la testa. 'se questo ti farà sentire meglio, mi interessa davvero che parli.'

'Ne dubito. Parlare non mi fa mai bene.' insistette lei, testarda.

Questo sembrò destabilizzare il ragazzo, che rimase in silenzio per svariati istanti, tanto che Flavia pensò erroneamente di essere riuscita a togliergli dalla testa quella stramba idea di giocare allo spicologo.

'Okay.' sentenziò il riccio, alla fine. 'A te piace ascoltare, giusto?'

Flavia annuì, confusa. 'Sì, direi che sono piuttosto brava in quello.'

Darren sorrise: 'Sì, lo sei.' ammise, arrossendo.

E la ragazza aveva imparato che no, quando il riccio sorrideva era scientificamente impossibilitata nel non fare lo stesso.

'Ho letto un libro, quando avevo circa quattordici, quindici anni al massimo.' continuò lui.

Lei immaginò un Darren meno spavaldo e sicuro di sè, chiuso a chiave nella suo stanza e intento a leggere. Poteva vederlo mentre metteva su la sua espressione corrucciata e spingeva indietro gli occhiali spessi, forse con un po' troppa foga.

'Parlava... beh, parlava di un ragazzo davvero singolare. Lui amava leggere e teneva questo diario. All'inizio della storia non ha amici, e quando finalmente conosce altri ragazzi lui è sempre lì, pronto ad ascoltarli. E tutti gli vogliono bene.'

'Gli vogliono bene perchè ascolta i problemi degli altri?' domandò Flavia, scettica. Era sinceramente confusa, e non aveva la minima idea di dove quella conversazione sarebbe andata a parare.

Darren scosse la testa, in segno di diniego.
'Gli vogliono bene perchè si rendono conto di quanto lui sia profondo e sincero, e di come per lui la vita sia tutta una scoperta.'

La ragazza fissò le proprie mani, indecisa su cosa dire: aveva capito cosa voleva dire l'amico. 

'Vuoi sapere come si intitola, quel libro?'

'Sì.' assentì lei, tornando a guardarlo.

Lui sorrise, ma non aggiunse altro. Si allungò verso il cruscotto davanti alle gambe di lei: 
'Beh, speravo davvero di trovare il pretesto giusto per dartelo. Cioè, non è proprio il contesto che speravo, visto che siamo in mezzo ad una strada e.. ma sono contento di farlo, infondo.'

Le mise fra le mani una scatola quadrata, drappeggiata di rosso e con le bordature dorate. In cima, dava bella mostra di sè un pomposo fiocco ambrato.

'Buon Natale.' le augurò Darren, sorridente. 'L'ho incartato io.'

Flavia ridacchiò, ma poi tornò seria: 'Non dovevi farmi nessun regalo.'

'Infatti. Ma, come ti ho detto giorni fa, a volte faccio quello che faccio semplicemente perchè voglio.'

Lei lo guardò: sì, era davvero frustrante. Tutta quella situazione, a dire il vero, la mandava in bestia. Voleva stringerlo a sè, accarezzarlo e dirgli che era sempre, costantemente nei suoi pensieri. E che ci sarebbe rimasto, perchè nessuno si era mai sognato di fare qualcosa del genere per lei. E non si trattava certo del regalo.

'Forza, aprilo.' la incitò lui, dandole un buffetto sulla mano.

Sciolse delicatamente il fiocco e lo infilò in tasca, per poi sollevare il coperchio vero e proprio. Sei lettere stampate in un bel carattere troneggiavano davanti ai suoi occhi.

The perks of being a wallflower

'Sai, tu sei un po' una ragazza da parete. Proprio come Charlie. Siete più simili di quanto tu non creda.' riprese Darren, mentre Flavia accarezzava la copertina. 

Non era nuova, perchè in alcuni punti la rilegatura era rovinata e una c'era anche una piccola macchia di caffè, ma a la ragazza piacque lo stesso. Anzi, le piacque ancora di più. 

'Questa.. è la tua copia, vero?' chiese lei, alzando finalmente lo sguardo dalle pagine consumate.

Il riccio annuì: 'Spero non ti dispiaccia..'

Non ebbe il tempo di finire la frase, perchè si ritrovò schiacciato fra il finestrino e il petto morbido di Flavia, che lo stringeva forte. Gli fece il solletico con i capelli, sfuggiti dalla morsa del fermaglio. 

Lo stava abbracciando. 

Delicatamente, con quell'aria timida che solo lei poteva avere.

'Grazie.' gli sussurrò lei, direttamente in un orecchio. 

E Darren seppe che non stava parlando solo del regalo.

Quando si separarono, Flavia notò qualcosa fra le pagine del libro. Infatti, quando lo riprese in mano, ne sfilò una fotografia. Era anch'essa un po' vecchiotta, ma il ritratto che offriva era perfettamente visibile.

'Questo sei tu!' esclamò poi, avvicinandosi la foto agli occhi.

Vi era un bimbo che dimostrava non più di cinque anni. 

Indossava una salopette di jeans, sopra ad una maglietta a righe con le maniche corte; aveva i capelli scuri disposti disordinatamente sulla fronte, e poco più sotto facevano bella mostra di sè gli occhi ambrati, incorniciati da adorabili fossette.

'Già. Mi ero dimenticato fosse lì dentro.' mentì Darren, imbarazzato.

Si era pentito di averla messa fra le pagine del libro non appena aveva chiuso la scatola: che idea assurda!

Perchè mai le sarebbe potuta piacere una sua vecchia foto?

'Che carino!' esclamò Flavia, addolcita da quella visione.

'Beh, tienila, se ti fa piacere.'  replicò Darren, cogliendo la palla al balzo ed evitando l'ennesima figuraccia.

Flavia ripose la foto all'interno del libro, e fece per rimettere anche quello a posto, quando notò un'altra piccola scatolina, coperta da uno strato di velina azzurra.

'E questa?'

'Oh, quello è il pezzo forte.' rispose il riccio, eccitato.

Aveva passato ore con Naya in quella gioielleria super fornita in centro, cercando disperatamente qualcosa di carino da includere al libro. Dopo varie ricerche, erano riusciti a trovare il regalo perfetto: un paio di brillantini quadrati semplicissimi, ma che faceva lo loro figura.

'Ma per chi sono?' aveva chiesto Naya, mentre se li provava nel grande specchio del negozio. 

'Ehm... per mia madre.' aveva borbottato lui, ma doveva essere stato abbastanza convincente, perchè l'ispanica non sospettò nulla.

'Le piaceranno sicuramente.' gli aveva detto lei, sorridendo.

'Tu sei decisamente pazzo!' esclamò Flavia, tenendo in mano la scatolina.

'Me lo dicono in molti.' 

'Sono bellissimi, Darren. Grazie.'

'E' un piacere. Mettili, così vediamo come ti stanno.'

Ma quando si girò verso Darren e gli chiese un parere, quello non potè che farfugliare un commento traballante, perchè si era perso ad osservare il suo viso e non aveva neanche sbirciato gli orecchini.

'Ehm... ora faremo meglio ad andare, altrimenti faremo troppo tardi.'

'Okay.' rispose lei, sorridendogli.

Una volta giunti a destinazione, Flavia fece scivolare fuori dalla borsa un piccolo pacchetto e, cercando di non farsi vedere dall'altro, tolse il bigliettino che l'accompagnava. Lo rilesse un'ultima volta, piena di incertezza:

'Per tutte le volte che sentirai freddo, e io non sarò nei paraggi :) 
Buon Natale,
Flavia.'

'Fla, andiamo!' la incitò Darren, aprendole la portiera.

'Sì, certo.' 

Si rimise il bigliettino in tasca e spinse il pacchetto verso l'amico: 'E' una sciarpa. L'ho fatta io. Ah, e ti ho
preso anche del burro di cacao, perchè Chris mi ha detto che hai sempre le labbra secche.'  

'Wow, grazie. Dovrò fare una chiacchierata con quel nanerottolo.'

'A me risulta che sia più alto di te.' borbottò Flavia, per poi scoppiare a ridere. 

'Di pochissimo!' si indignò il riccio. 'E poi non è vero che sono secche. E' solo che rido molto, quindi...'

'Basta parlare di labbra, andiamo a sbronzarci!' lo esortò l'altra, prendondolo sotto braccio e accellerando il passo.

'Non eri stanca?' la scherzò Darren, curioso.

'Avrò tempo di dormire in aereo.'
**

Era da un quarto d'ora che Emanuele se ne stava seduto con la schiena appoggiata alla porta della stanza della sorella, che stava ronfando beatamente, ignorandolo del tutto.

'FLAAAAAAAAAAAA! Hai dormito abbastanza. Devi renderti presentabile, tra poco arrivano i nonni e il resto dei parenti.'

Non c'è bisogno di dire che si ritrovò a pancia all'aria in meno di un nano secondo, perchè Flavia aveva spalancato di scatto la porta, e ora lo fissava minacciosamente.

'Ma che problemi hai, si può sapere?'

'Mi sei mancata, sorella ingrata.' 

'Hai già usato questa carta. Dillo che vuoi il tuo regalo in anticipo.' rispose la sorella, per poi andare in bagno a lavarsi, sbattendo la porta in faccia al povero Ema.

'Smettila di sbattermi le porte in faccia!' si indignò, assumendo un'espressione offesa.

'MAMMA! Tuo figlio mi stalkera.'

'PAPA'! Tua figlia mi ignora. Hai finito in quel bagno?'

Dopo una ventina di minuti si ritrovarono in camera della ragazza, con una scatola di biscotti al cioccolato che Emanuele aveva sottratto di nascosto dalla cucina.

'Sono nuovi quelli?' chiese quest'ultimo, indicando con la mano gli orecchini che facevano bella mostra di sè ai lobi della sorella.

Flavia annuì, quasi senza alzare lo sguardo dal libro che stava leggendo: Darren aveva ragione, si rivedeva molto in Charlie e in tutte le sue stranezze.

'Sono un regalo di Natale.' rispose lei, girando pagina.

'Da parte di chi?' la importunò ancora il fratello, sorridendo maliziosamente. 'Per caso te li ha regalati un certo riccio sexy di nostra conoscenza?'

Dopo aver chiuso il libro di scatto, Flavia lo incenerì con lo sguardo, per poi rubargli il succulento biscotto che si apprestava ad addentare.

'Oppure di questo delizioso cupcake qui ritratto?' continuò Emanuele, estraendo dalle pagine del romanzo, ora abbandonato sul cuscino accanto a loro, la foto che la sorella aveva messo a piè di pagina, come segnalibro.

Pensava che l'altra gliel'avrebbe strappata di mano, ma andò diversamente: Flavia gliela sfilò delicatemente con
la punta delle dita, per poi appenderla al muro, vicino al suo letto.

'Sì, sono tutti regali suoi.' ammise poi, sorridendo sorniona, riafferrando il libro.

'Wow, hai fatto colpo, sorella! Racconta tutto.' esordì il fratello, prima di impadronirsi dell'ennesimo biscotto.

'Non c'è proprio nulla da raccontare.' lo liquidò lei, facendogli la linguaccia.

'Potresti cominciare da quel gigantesco succhiotto che hai sul collo.' 

Flavia spalancò gli occhi e arrossì vistosamente: l'aveva colta sul fatto.

'Senti, non è come pensi. E' successo ad una festa con quei matti dei miei colleghi, e Chris mi aveva anche avvertita, ma...'

'Che santo, quell'uomo.' la interruppe Ema, ridendo di gusto.

'Uomo? Abbiamo pochi mesi di differenza. Ragazzo, semmai... comunque, io non mi sarei lasciata abbindolare, ma Darren ci è cascato con tutte le scarpe, perciò posso affermare che non è stata assolutamente colpa mia.'

Gli occhi del fratello erano scintillanti per la curisità: 

'Raccontami tutto.'
**

I tasti in mogano erano un richiamo troppo forte per Emanuele e Flavia, e tutti in famiglia ne erano a conoscenza. Ma mentre Emanuele si era sempre sentito indirizzato verso il canto e la musica, Flavia non aveva mai preso veramente in considerazione la prima di queste due discipline.

Beh, almeno prima di Glee.

'Ema, mi canti qualcosa?' gli chiese Flavia, sedendosi sul panchetto, pronta a far suonare di nuovo quel vecchio strumento.

Il fratello la osservò scettico, prima di scuotere la testa. 

'Non ci penso neanche. Mi faresti solo sfigurare.' 

'A volte mi chiedo come faccia la tua stupidità a rasentare in maniera così palese il ridicolo.'

'Dovrei ridere?'

'Grace Kelly, che ne dici?' lo incalzò Flavia, sorridendo. 'Voglio davvero sentirti cantare. Se lo farai, ti darò il tuo regalo.'

'Mi avevi convinto a Grace Kelly, zucchero.' esclamò Emanuele, prima di posarle un sonoro bacio sulla guancia.

'Bleah.'

'Pensa a far muore quei tasti, tu!'


Do I attract you?
Do I repulse you with my queasy smile?
Am I too dirty?
Am I too flirty?
Do I like what you like?


Emanuele era cresciuto con la certezza di essere nato per interpretare un ruolo, in quella commedia fantastica che qualcuno si divertiva a chiamare vita. 

I could be wholesome
I could be loathsome
I guess I'm a little bit shy
Why don't you like me?
Why don't you like me without making me try?


E, arrivato a quel punto della sua vita, non capiva proprio dove poteva aver mai sbagliato.

I try to be like Grace Kelly
But all her looks were too sad
So I try a little Freddie
I've gone identity mad!


Essere così diverso non era proprio parte del suo piano, e tutto ciò che aveva architettato con tanta cura faticava a realizzarsi.

I could be brown
I could be blue
I could be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like
Gotta be green
Gotta be mean
Gotta be everything more
Why don't you like me?
Why don't you like me?
Why don't you walk out the door!


Ergo, qualcosa doveva pur essere andato storto, senza che però lui se ne accorgesse. O forse, aveva deciso che non gliene importava più niente.

How can I help it
How can I help it
How can I help what you think?
Hello my baby
Hello my baby
Putting my life on the brink
Why don't you like me
Why don't you like me
Why don't you like yourself?
Should I bend over?
Should I look older just to be put on your shelf?


Era davvero un bel piano: vivere di musica, magari comprarsi una bella casa con vista mare, sistemarsi vicino alla sorella e godersi tutti i bei momenti che la vita decideva di offrirgli.

I try to be like Grace Kelly
But all her looks were too sad
So I try a little Freddie
I've gone identity mad!


Eppure eccolo lì, venticinquenne che viveva ancora in mezzo al traffico e allo smog, in una città dove gli artisti venivano considerati pazzi screditati, mentre la sorella stava conquistando il suo posto nel mondo. Ma la cosa che più lo faceva soffrire, era che lui non era accanto a lei per gioire delle sue conquiste e confortarla in caso di scontitta.

I could be brown
I could be blue
I could be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like
Gotta be green
Gotta be mean
Gotta be everything more
Why don't you like me?
Why don't you like me?
Walk out the door!
Say what you want to satisfy yourself
But you only want what everybody else says you should want


Erano sempre gli stessi pensieri, le stesse sensazioni, racchiusi in ogni canzone che cantava.

I could be brown
I could be blue
I could be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like
Gotta be green
Gotta be mean
Gotta be everything more
Why don't you like me?
Why don't you like me?
Walk out the door!


Perchè sì: anche in una canzone allegra, Emanuele riusciva ad esprimere tutta la sua tristezza.

'Allora, mi trovi arruginito?' domandò il ragazzo alla sorella, che lo osservava. Dietro di lei, c'erano anche i loro genitori. 

'Sei stato fantastico, tesoro.' rispose la madre, mettendo in mostra un paio di adorabili fossette che entrambi i suoi figli avevano ereditato. 

'Proprio bravo. ' si complimentò il papà, grattandosi la nuca, 'se solo ci avessi capito qualcosa di quello che hai detto.'

'Grazie, grazie.' ridacchiò Ema, facendo un mezzo inchino. 'Il mio pubblico va allargandosi sempre di più!' esclamò, quando Burro si fece strada tra la famiglia per correre tra le braccia del padrone. 

'Burro, patatone peloso! Così mi lusinghi.'

Si sedettero sul divano, tutti insieme, ma Emanuele fremeva di impazienza.

'Posso avere il mio regalo?'

Flavia annuì, sorridendo. Gli porse una busta bianca.

'Aprila. Voglio vedere la tua faccia.'

'E' una foto di Mark autografata?'

'No, aprila e basta. Salling non si presta per queste cose.' rispose Flavia, facendo ridere la madre e beccandosi un'occhiata confusa del padre.

'Dopo ti spiego, Marco.' lo consolò la moglie.

'Secondo me neanche glielo hai chiesto.' replicò Emanuele, ridendo.

Ma poi si decise finalmente ad aprire la busta, per poi infilarci dentro una mano. Ne cavò fuori un biglietto aereo e un paio di chiavi.

'Cosa..'

'Tu vieni in America con me.' disse la sorella, sorridendo. 'Abbiamo l'aereo prenotato per il 29 sera, e ho trovato un appartamento carinissimo in centro. Possiamo pagare mese per mese e non preoccuparti per l'università, torneremo insieme per fare gli esami quando sarà necessario. Ah, e poi...'

Emanuele l'abbracciò, impedendole di continuare il suo monologo: aveva le lacrime agli occhi, ma
naturalmente erano di felicità.

'Grazie.' sussurrò poi, stringendola un po' di più.

'Ringrazia anche mamma e papà. Senza di loro sarei impazzita, con tutti quei contratti e licenze. Erano troppe anche per me!'

Emanuele si buttò fra te braccia dei genitori, che l'accolsero felici, riempiendolo di carezze e coccole.

'Infondo, anche se mi costa ammetterlo, siete diventati grandi.' disse il padre, osservando i due figli con una punta di malinconia.

'E bellissimi.' aggiunse la madre, sorridente.

I fratelli arrossirono.

'Potete cavarvela da soli.' concluse poi l'uomo.

'Ma non saremo soli.' lo corresse Emanuele, stringendo la mano alla sorella. 'Lei ha me ed io ho lei.'

Flavia sorrise: era esattamente così.
**
 
'Hai capito benissimo, nonna.' replicò Emanuele per la duecentesima volta. 'Me ne vado in America.' 

'Mi ricordo quando ci andò tuo nonno.' sospirò Nonna Pia, strapazzando per bene il suo nipotino. 'Vedi di trovarti un bel ragazzo, già che sei lì. E, se ci scappa, trovane qualcuno anche per la tua vecchia.' 

'Ma nonna!' esclamò il ragazzo, contrariato. 'Siamo entrambi impegnati. Sarebbe indecoroso.'

'Se tu non lo dici a nonno, io non lo dirò di certo al tuo amoroso.'

Flavia rise, osservando la scena da qualche sedia più in là. Il vestito che le zie l'avevano costretta ad indossare le dava qualche problema, ma per il resto le sembrò tutto perfetto.

Rodolfo non si era fatto sentire, nè tanto meno vedere, eppure Ema non sembrava farci caso, perciò neanche lei decise di recriminare.

Controllò l'ora sul suo cellulare, e vide che qualcuno le aveva mandato un messaggio.

'Senza la tua sciarpa sarei decisamente morto di freddo, quindi... GRAZIEEEEEEEE! :)  D.'

'Non dimenticare di mettere il burro cacao, altrimenti poi chi lo sente Chris! E poi che ci fai fuori, a quest'ora? Non state cenando?'

'Ho convinto mia madre a fare un pupazzo di neve. Ti mando la foto su whatsapp :) !'

Infatti, dopo pochi secondi, Flavia aveva già scaricato il file sul proprio telefono. Il pupazzo non era troppo grosso, e al posto del naso aveva mezza carota.

'Mamma non mi ha voluto far usare una carota intera :( dice che non si gioca con il cibo!'

'Come darle torto :P ho dato la busta a mio fratello, ora saltella per casa urlando a tutti che andrà in America.... inquietante.'

'E' solo molto eccitato, capiscilo!'

'Spero che si faccia presto degli amici e che dimentichi quel cretino di Rodolfo.'

'Ci sono novità?'

Flavia sospirò, appoggiandosi meglio sul divano. Alzò lo sguardo per controllare se il fratello la stesse guadando, ma appurato che quello non si trovava nella stanza, rispose al messaggio:

'Lo ha invitato a casa per la cena della Vigilia, ma lui non ha neanche telefonato per disdire. Ora credo stiano parlando al telefono'

'Perchè spreca tempo con quel tipo?'

'Pensa di amarlo, ma io sono convinta che non voglia perderlo. E' grazie a lui che ha capito di essere come è, quindi penso si stia autoconvincendo di aver bisogno di lui e delle sue stranezze.'

'Plausibile. Vedrai che cambiare aria gli farà bene. E farà bene anche a una certa persona...'

La ragazza aggrottò le sopracciglia: a chi si riferiva Darren?

'Dovrei sapere di cosa vai blaterando?'

'Naaah, credo di no. Hai già aperto qualche bel regalo?'

'Ma quanto sei bravo a cambiare argomento :)'

Burro ebbe la brillante idea di saltarle addosso, richiedendo la sua dose giornaliera di coccole. Flavia fu ben felice di accontentarlo, per poi scattarsi una foto insieme al suo cucciolone e inviarla all'amico.

'Ti presento il mio ragazzo. Non trovi sia molto fotogenico?'

'Chi è il cucciolo fra i due?' 

'E' una dura lotta, ma lo lascio vincere volentieri. Si chiama Burro!'

'E' stupendo, davvero. Un giorno me lo farai conoscere.'

'Certo, anche se non posso portarlo con me quando viaggio :( mi manca sempre tanto... Tu hai animali?'

'Sicuro! Ti mando una foto.'

Attese pazientemente una risposta, che si rivelò essere un'immagine buffissima: Darren abbracciava un ragazzo poco più alto di lui, che gli somigliava molto, anche se la sua carnagione era decisamente più chiara.

Ma l'impronta era quella, e Flavia lo notò subito:

'Awww, ma tu e tuo fratello siete identici! Mi sembra di capire che lui è più grande di te, altra cosa in comune :D'

'Io sono più bello di Chuck.'

'Ahahah, sicuro. Ehi, ma tu mio fratello non l'hai mai visto!

'Vedi di rimediare allora :P'

Flavia si alzò, scrollandosi dolcemente il cagnolone di dosso, per poi dirigersi spedita verso la stanza del fratello: non aveva foto recenti insieme a lui, quindi doveva rimediare subito.


Così aprì la porta che dava sul corridoio, richiudendosela poi alle spalle, ma notò subito che qualcosa non andava. Poteva sentire la voce del fratello molto chiaramente: stava litigando con qualcuno al telefono.

'Senti, l'ho saputo solo stamattina, perchè pensi che te lo abbia tenuto nascosto? Insomma Rodolfo, lo capisci che sto male, qui? Questa non è una fuga da te, ma da tutto il resto. Io ti amo, e il solo pensiero di te che interpreti i miei sentimenti come un tradimento mi uccide.'

La ragazza trattenne il fiato, una stilettata di sofferenza le attraversò violentemente il petto. Rodolfo gli stava tarpando le ali in maniera talmente palese... ma Flavia sapeva perchè suo fratello si stava comportando in questo modo. L'amore, e anche qualsiasi cosa che sembrasse amore, non erano poi così facili da trovare.
Dunque, lasciarseli scappare non sembrava proprio il massimo.

'Io andrò con Flavia. Tu mi mancherai ogni giorno, conterò le ore che ci separano. Ma credo sia arrivato il momento di vedere quanto siamo disposti a rischiare per amarci. Se tu ne avessi bisogno, io ti lascerei andare. Ti sto chiedendo se sei disposto ad aspettarmi.'

Emanuele stesse per qualche istante in silenzio.

'Lo sapevo. Beh, forse stare lontani per un po' mi farà bene. Magari imparerò a non struggermi per uno così egoista. Ciao, Rodolfo.'

Non lo avrebbe aspettato.

'E' meglio darci un taglio.' pensò Emanuele, mentre Flavia sgattaiolava via dalla stanza.
 
**
 
La ragazza si ricordò della sua conversazione con Darren solo a notte fonda, quando tutti i parenti se ne erano andati e lei si era infilata sotto le coperte, stanca morta e piena di pensieri, tutti riguardanti gli sprazzi di telefonata rubati al fratello.

'Scusami, mio fratello non era in vena per la foto. Conto di fartelo vedere di persona molto presto. Buonanotte, e scusa se ti ho svegliato. P.S: mi confermi che sei a Londra con i tuoi? Perchè altrimenti sarebbe strano dire 'buonanotte' :) '

Non si aspettava le rispondesse: lì da lei era circa l'una, quindi da lui doveva essere mezzanotte.

'Certo, sono a Londra dai miei nonni. Hai mai provato ad ascoltare la musica con le cuffie mentre tutti gli altri dormono? E' una delle cose più belle del mondo! :D'

'Musica tranquilla, mi auguro..'

'Quello sta a te deciderlo, io di solito ascolto un po' di tutto. Provaci!'

'Mhm.. okay :)'

Aveva lasciato le cuffie sul comodino accanto a letto, perciò le bastò allungare un braccio per afferrarle. Le collegò al telefono e fece partire l'album dei Beatles.

'Sto ascoltando Something. Hai ragione, è piacevole, dovrei farlo più spesso!'

'Something è perfetta per fare bei sogni :)'
**
 
Il viaggio di ritorno fu molto silenzioso. Emanuele e Flavia avevano salutato i genitori prima di imbarcarsi, tra lacrime e mille raccomandazioni. Fu compito della ragazza rassicurarli:


'Ci penso io a lui.'

Emanuele era troppo occupato nel cercare Rodolfo fra la folla, stringendo forse troppo forte la maniglia della sua valigia.

In compenso la sorella gli aveva permesso di sedersi dalla parte del finestrino, prestato le sue amatissime cuffie e fatto vedere qualche foto di Mark per tirargli su il morale. Non che quelle piccole consolazioni potessero ridargli indietro la fiducia del suo ragazzo, ma Flavia pensò che la situazione potesse migliorare, anche se di poco.

L'atterraggio non fu problematico, anche se ci misero un po' per recuperare le valigie; Emanuele aveva deciso di portare pochissimo con lui, se non qualche maglione e vecchi cd. Voleva lasciarsi la sua vecchia vita alle spalle:perchè non cominciare dalle cose inutili?

'Chiamiamo un taxi?' chiese alla sorella, una volta giunti fuori, nello spiazzo riservato alle auto. Flavia, nel frattempo, aveva inforcato occhiali e cappello: 'No, abbiamo un passaggio. Seguimi!'

Pochi metri più in là, c'era un ragazzo molto più alto rispetto alla media, con la faccia simpatica e occhi vispi.

Emanuele dovette ammettere che, pur non essendo il suo tipo, lo trovava molto carino.

'Cory!' esclamò sua sorella, abbracciando l'amico. 'Grazie per essere venuto.'

'E' stato un piacere, davvero.'

Flavia sorrise, per poi afferrare il fratello per il braccio.

'Questo è Emanuele, mio fratello. Lui invece è il mio amico Cory.'

'Wow, ma siete uguali!' commentò quest'ultimo, stringendo la mano all'altro. 'Ma non pensavo foste gemelli!'

'Non lo siamo, infatti.' replicò Emanuele. 'Io sono più bello di lei.'

'Sì, come no, carino.' lo liquidò la sorella, facendo ridere Cory.

'Andiamo, dai, vi porto a casa.'
**
 
'Dio, penso che morirò di stanchezza. Esattamente adesso.' esclamò Flavia, affondando sempre di più nel divano color crema che avevano appena portato nel salotto.

'Non c'è bisogno di chiamarmi Dio. Chiamami semplicemente Emanuele.' scherzò il fratello, porgendogli un bicchiere di Coca Cola Light.

'Mi spieghi perchè mi hai fatto comprare solo la light? Guarda che è calorica allo stesso modo di quella normale.' esclamò poi, esasperato.

'Me l'ha consigliata Chris, e io di lui mi fido.' borbottò la sorella in risposta.

Emanuele decise di lasciar perdere e prese il cellulare dal tavolino da caffè: sperava che Rodolfo gli avesse lasciato un messaggio, una mail o fatto una chiamata. Ma dopo aver controllato per la centesima volta tutti i suoi social media, si era davvero scoraggiato.

'Domani è Capodanno.' constatò poi, a voce alta. 

Flavia alzò la testa dal cuscino del divano e lo osservò. Era palesemente triste: 'Vuoi andare ad una festa?' gli chiese, scrollando le spalle.

Lui annuì.
**
 
'Wow, devo ricredermi, in smoking non sembri affatto un pinguino, Salling!' 

Mark squadrò male il suo pseudo amico biondastro, che si era permesso di criticare il completo color perla che aveva tanto faticato a scegliere.

'Concordo.' sghignazzò Chris, 'e detto da me, beh, è decisamente un complimento!' 

'Grazie, amico.' replicò Mark, dandogli una manata sulla spalla. 'Viene Will? O Chill, o come diamine si chiama?' domandò poi, noncurante di Darren che, da dietro le spalle di Chris, gli faceva segni strani (qualsiasi altro essere umano dotato di neuroni lo avrebbe interpretato come un chiaro e tondo chiudi il cavolo di becco che ti ritrovi, razza di scemo! )

Chris impallidì: con Will, lo sapeva dall'inizio, non avrebbe mai funzionato.

'Meglio saperlo prima di buttarti via.' gli aveva detto saggiamente Hannah, quando lo aveva visto abbattuto il giorno di Natale.

Chris gli fu grato perchè sua sorella non aveva riferito alla madre il suo stato d'animo comatoso, ma non se l'era sentita di dirle che lui si era già buttato via. Purtroppo lo rimpiangeva ogni giorno e ne soffriva.


'No, abbiamo rotto.' sussurrò appena, afferrando un boccale di birra ghiacciata e portandoselo alle labbra.
Darren lo guardò, non sapendo proprio che fare. 

'Non mi è mai piaciuto, quel tipo.' sentenziò Chord, improvvisamente serio. 'Non ti merita.'

'Già.' replicò debolmente l'altro, prima di dileguarsi chissà dove. Darren provò a seguirlo, ma la folla che riempiva il salone gli impedì di farlo.

'Quante cavolo di persone hanno invitato?' si chiese, maledicendo per quale istante Ryan e la sua schiera di pseudo produttori.

Fortunatamente scorse Flavia vicino all'entrata: indossava un vestito dorato, gli orecchini che gli aveva regalato qualche giorno prima e rifulgeva in tutta la sua semplicità. Accanto a lei c'era un ragazzo, che Darren identificò come suo fratello: era parecchio più alto della sorella, ma aveva le sue stesse fossette e i capelli erano praticamente del medesimo colore. 

'Flavia però ha gli occhi più grandi.' pensò, 'e più belli.'

Anche la ragazza parve vederlo, perchè gli sorrise e gli fece un cenno di saluto. Prese il fratello per un braccio e lo tirò verso il centro del salotto:

'Ciao!' li salutò lui, per poi abbracciarla forte. Era contento di averla lì, gli era mancata.

'Ma no, fate con comodo, io tanto aspetto.' borbottò Emanuele, ovviamente senza curarsi di abbassare il tono della voce.

Inutile dire che Flavia lo guardò malissimo, ma decise comunque di presentarlo in maniera decente all'altro:

'Emanuele, lui è ..'

E avrebbe anche finito la frase, se solo il suo amato fratellino l'avesse lasciata continuare.

'Il riccietto sexy! Ti ho visto in tv.' esclamò infatti, stringendo vistosamente la mano di Darren, che lo guardava a metà fra il costernato e il divertito. 

Nel frattempo Flavia stava diventando sempre più rossa, e si sforzava di nascondere le guance paonazze nel fondo della minuscola pochette di paillettes. Poi decise che era inutile tentare di ignorare il fratello: avrebbe fatto meglio a fulminarlo con lo sguardo e zittirlo con la forza del pensiero.

'Ah, davvero? Ti sono piaciuto?' gli chiese, curioso. 

'Sicuro! Ma mi piacciono i ragazzi più alti di me, scusa.'

'Okay, direi che avete fatto conoscenza.' li interruppe Flavia, afferrando malamente il fratello per il braccio.

'Aia! Smettila di tirarmi per il braccio, in questi giorni non fai altro!' 

Mark si avvicinò al terzetto, ma Emanuele non lo vide subito.

'Non vale se parlate italiano fra di voi, non possiamo capirvi!' esclamò, salutando Flavia con un bacio sulla guancia.

Quando rivolse la sua attenzione al nuovo arrivato, la scena che si trovò davanti era davvero esilarante, tanto che Flavia bisbigliò a Darren: 

'Sbrigati, fai una foto, sento che vorrò rivivere questo momento per il resto della mia vita!'

'Ciao, io sono Mark.' 

Emanuele si girò lentamente verso la sorella: 'Non sto sognando, vero?'

Lei scosse la testa, soffocando una risata: 'No.'

Poi per fortuna lui sembrò tornare in sè.

'Ciao.. io mi chiamo Emanuele.'

'Oh, io lo so chi sei. Flavia mi ha parlato di te.' rispose l'altro, stringendogli la mano.

'Okay, Mark Salling sapeva della mia esistenza. Calmiamoci, ragazzo.' pensò Emanuele. E ci provò davvero a mantere la calma, ma cavolo, che shock.

'E' una bellissima festa, Mark.' disse Flavia, 'Complimenti.'

'Grazie, bambola. Se ci spostiamo sul balcone, c'è qualcuno che non vede l'ora di rivederti.'

Attraversarono tutto il grande salone, e Flavia ne approfittò per presentare Emanuele anche a qualche membro della troupe e a Ryan. 

'Questo è l'angolo vip, gente!' li informò Mark, una volta che li ebbe fatti accomodare ad un tavolino vicino ad un paio di vasi pieni di camelie.

'Non ne dubitavamo, Mark. Il quarto posto per chi è?'
**
 
Chris non aveva mai prestato troppa attenzione ai fuochi d'artificio. Strano ma vero, li trovava privi di senso e anche troppo sfarzosi, per non dire fastidiosamente rumorosi. 

Eppure, quel fuoco d'artificio, ne era sicuro, era stato un segno.

'Eccomi, ciao!'

Boom. 

Chi era quella meravigliosa creatura, che se ne stava seduta lì, accanto ad un posto magnificamente vuoto, a rispendere in tutta la sua bellezza?

Improvvisamente, il completo che aveva scelto con tanta cura poche ore prima gli sembrava sciatto e non adatto. E dire che gli era costato anche eludere le insistenti domande della madre, dopo che l'aveva chiamata per chiederle consiglio.

'Ma devi uscire per un appuntamento? Lui chi è? Ti tratta bene?'

'Chris!' esclamò Flavia, alzandosi per abbracciarlo. Le era mancato tantissimo, ma era contenta di vedere che, almeno all'apparenza, stava bene: niente cambiamenti di peso assurdi o strane ferite. Ad Emanuele era successo, e lei se lo ricordava bene.

'Ciao, Flavi.' la salutò lui, accarezzandole la schiena. Anche a lui era mancata.

'Massì, Chris, il tuo amico sta alla grande, di che ti preoccupi?' borbottò Darren, mettendo il broncio. 'Per quanto non vi siete visti, una decina di giorni al massimo?'

'Arrivo, gelosone!' rispose Chris, prima di abbracciare anche lui.

Superati i convenevoli, finalmente Emanuele potè permettersi di osservare il nuovo arrivato un po' più attentamente: lo trovò molto bello.

Era alto e slanciato, più di quanto risultasse in tv, e in quel momento, non essendo fasciato dai soliti skinny jeans, pareva anche più aggraziato. Aveva la carnagione chiara, che non nascondeva le lentigini, e occhi luminosi: in sostanza, completamente diverso da Rodolfo.

Fortunatamente nessuno dei due ragazzi si accorse di Darren, che li osservava attentamente.

'Chris, lui è mio fratello.'

'Emanuele.' continuò lui, ma evitò di stringergli la mano. Temeva che quella bellezza eterea potesse scomparire sotto i suoi occhi, se violata.

'Oh, piacere di conoscerti.' rispose l'altro, sorridendogli. 

Si sedette accanto a lui, cercando di frenare i battiti del suo cuore, partito ormai per la tangente. 

'Allora, come va nella nuova casa?' chiese poi, assaggaindo il drink che la sua amica aveva ordinato per lui.
Subito un vago retrogusto dolciastro gli invase la gola.

'Tutto bene.' rispose Flavia, un po' distratta. Darren continuava a darle pizzicotti dietro la schiena, e non capiva assolutamente il motivo.

'E' un po' triste,così spoglia.' aggiunse Emanuele, portandosi il proprio bicchiere alle labbra. Non guardava Chris.

'Non sarà sempre così, con il tempo la riempirete.' rispose questo. Parlava pianissimo, sembrava quasi a disagio. 

Flavia pensò che forse aveva fatto un errore facendoli sedere vicini. Insomma, erano due perfetti sconosciuti! E poi non riusciva a capire perchè Darren continuasse ad infastidirla, cavolo.

'Darren, che problemi hai stasera?' gli sussurrò poco dopo, arrabbiata. 

'Devi essere completamente cieca, visto che non riesci a capirlo da te.' la retarguì lui, muovendo leggermente la testa in direzione degli altri due.

La ragazza li guardò ancora, confusa. Dopo qualche istante trasalì di stupore, ma non aggiunse altro.

'Già, Ema.' esclamò subito, estasiata. Beccò il fratello che fissava il profilo di Chris: sembrava totalmente
perso. 'Un bel giro all'Ikea la prossima volta che ho un po' di tempo non ce lo leva nessuno, eh?'

Lui sorrise, per poi annuire.

'Ehi, quindi mi stavi dicendo che guardi la serie, giusto?' gli domandò Darren, cercando di rompere un po' il ghiaccio.

'Certo! Devo dire che all'inizio non capivo nulla, poi ho visto la prima stagione e mi si è aperto un mondo.' rispose 'cosa non si fa per la piccolina di casa!' continuò poi, lanciando uno sguardo amorevole verso la sorella.

Lei sorrise, ma poi aggiunse: 'Non è vero, mi ha mandato un messaggio lunghissimo solo per parlare di quanto
fosse figo Mark nella 1x03! Sei proprio un bugiardo.'

Chris sbarrò gli occhi: okay, non aveva capito la parte finale della frase, ma se aveva inteso bene il resto,
Emanuele, il ragazzo di cui si era appena invaghito, era omosessuale. 

'Okay, domanda difficile.' si intromise a quel punto, scosso da una speranza tutta nuova: 'Personaggio preferito?'

'Blaine!' esclamò subito Darren, senza farsi troppo problemi.

'Io lo so!' gongolò Flavia, 'la mia ragazza!'

'Sì, mi dispiace, Darren, ma Ambra è davvero la migliore. Voglio dire, è una grande!' 

'Okay, gente, basta parlare di lavoro, vi prego!' li interruppe la ragazza, 'Darren, mi accompagni a prendere da bere?'

'Okay!' rispose lui, forse con troppa enfasi. 'Ehm, torniamo subito.' continuò poi, rivolto agli altri due.

'Massì, non badate a noi.' bisbigliò Emanuele, divertito. Poi si voltò verso Chris e gli domandò: 'Non è palese che lui sia cotto di lei?'

'Nah, dici?' rispose l'altro, che non si era accorto di nulla, essendo troppo occupato nell'osservare il suo interlocutore per stare dietro a quei due.

'Le ha regalato la sua foto da bambino per Natale, insieme ad un libro e ad un paio di orecchini. Li hai visti?'

Chris sbarrò gli occhi: 'Sì, ma... non credevo glieli avesse regalati lui! Quel bastardo ha smesso di raccontarmi le cose importanti.' disse, indispettito.

Poi si accorse di aver detto una parolaccia e si maledì, pensando che non fosse proprio il massimo, sfoderare quel gergo per far colpo.

Ma Emanuele si mise a ridere, e Chris si sentì leggero. Decise di smetterla di pensare e godersi i magici momenti che la serata gli stava offrendo.
**
 
'Abbiamo sbagliato a lasciarli da soli, ti dico!' 

'Sei tu che mi hai chiesto di...'

'Sì, ma solo perchè dobbiamo parlare. Prima di combinare qualche pasticcio!'

'Il pasticcio, se così lo vuoi chiamare, è bello che sistemato.' 

Entrambi guardarono verso il tavolino che avevano lasciato poco prima. Flavia sospirò, stringendo le labbra in una smorfia: 'Che dici, si piacciono?'

'Beh, non sono un esperto in materia, ma credo di sì.' rispose Darren, pensieroso. Si concesse un'altra occhiatina e poi aggiunse: 

'Da come si guardano..'

La ragazza lo guardò, scettica: 'Non intentevo dal punto di vista ses... oh, beh, hai capito. Intendevo come persone.'

'Sicuro. Sono due tenebrosi, andranno bene insieme.' la tranquillizzò Darren.

'Non definirei Chris tenebroso.' ribattè l'altra, 'ma hai ragione. Se non altro, Emanuele sembra già stare meglio.'

'Sta ridendo e Chris lo guarda estasiato.' commentò l'altro, ridacchiando a sua volta. 

'Teneriii!' esclamò Flavia, addolcendosi. 'Okay, basta, lasciamoli in pace.' 

Distolse lo sguardo dal tavolo e cercò invano un posto a sedere per lei e per l'amico. 

'Ti va un ballo?' le chiese lui, inaspettatamente. 

'Va bene.' rispose lei, e insieme si diressero verso il centro del salotto, mano nella mano. Non appena ebbero trovato un punto dove l'aria non era troppo soffocante, Flavia posò le mani sulle spalle di Darren.

'Fortuna che non hai messo i tacchi!' le sussurrò lui, cingendole la vita.

Lei lo guardò, divertita: 'Hai cominciato a prenderti in giro da solo per la tua altezza?'

'Cavolo, hai ragione!' disse lui, sconsolato. Stette qualche istante in silenzio, per poi dire: 'Posso farti una domanda?'

'Me ne hai appena fatta una.' rispose lei, sorridendo. 'Ma puoi farmene un'altra, se vuoi.'

'Okay. Perchè ti imbarazzi se qualcun'altro parla di cose come il sesso?' chiese, non facendosi troppi problemi.

'Ma che dici!' sbottò lei, arrossendo. 'Non è assolutamente vero!'

'Lo stai facendo anche adesso.' le fece notare Darren. Flavia arrossì ancora di più: 'Ti sembra il momento di parlarne? Insomma, ogni persona che abbia un minimo di senso di pudore si imbarazzerebbe a sentire quello.'

'Ma il sesso è una cosa naturale.' la inalzò il riccio, deciso a scoprire il motivo di tanto imbarazzo.

'Ricordami di non accettare più domande da te.' 

'Non ti prenderò in giro.' 

Flavia sbuffò: 'E' troppo... troppo, da dire.'

'Provaci.'

La ragazza abbassò lo sguardo: 'Non ho mai avuto un ragazzo.'

Darren sbarrò gli occhi, incredulo: 'Cosa!?'

Lei scrollò le spalle: 'Da adolescente non avevo molti amici, e i maschi non vedevano in me nulla di che. Ero troppo timida, banale e scostante da risultare bella.' rispose, 'Forse neanche lo volevo, un ragazzo. Ma non posso credere che sto dicendo tutto questo proprio a te.' 

'Pensi che non ti possa capire perchè sono un ragazzo?' 

'No, non è per quello. Lascia perdere..' 

Flavia sbuffò, improvvisamente triste. 

Darren non sapeva bene cosa dire: da una parte avrebbe voluto divelarle tutto. Gli piaceva, cavolo. Ai suoi occhi appariva come una ragazza sensibile, carina e spiritosa. Forse avrebbe dovuto dirle tutto, ma in quel momento non lo fece.

Le sue parole continuavano a rintronarlo, scombussolandogli la testa.

Forse neanche lo volevo, un ragazzo.

'Non sei banale.' la rassicurò,stringendola 'Sei un po' timida, è vero, e a volte anche scostante. Ma lo fai per proteggere i tuoi sentimenti, perchè sei sensibile, e questo è più che giusto. Impara a non essere inflessibile con te stessa, non ne hai bisogno. Sei brillante: quando ne sarai consapevole tu, lo saranno anche gli altri.'

Flavia sorrise leggermente, e lo abbracciò forte: 'Grazie. Sono contenta di averti detto tutto.'

Lui ricambiòla stretta: 'Anche io lo sono. Ma ora basta tristezza, infondo è la notte di Capodanno! Torniamo di là.'
**

'Quindi scrivi?'

'Muovi il culo, Chris, ti ha chiesto se scrivi. Rispondi in maniera decente.'

'Ci provo.'

Emanuele sostenette il suo sguardo senza il minimo imbarazzo. Gli piaceva guardare negli occhi delle persone con cui parlava.

'Sembri teso.' gli disse poi, accavallando le gambe. 

Chris, che stava per dire qualcosa, rimase in silenzio, fissandosi la punta delle scarpe. 'No, per niente.' borbottò poi.

Emanuele rise pacatamente: 'Okay, scusami, la smetto. Di cosa scrivi?'

'Quello che capita. Ho scritto di magia, fate, maghi e di un ragazzo ambizioso che viene colpito da un fulmine.' 

'Figo. Quanti anni hai detto che hai?' chiese l'altro, portandosi il drink alle labbra.

'In realtà non te l'ho detto.' rispose lui, 'Comunque ne ho quasi venti.'

Emanuele per poco non si strozzò con il suo mohjito. Dopo essersi ricomposto, assentì semplicemente con
un cenno del capo. 

'Tu invece quanti ne hai?' gli chiese Chris, curioso.

Lui borbottò un confusionario 'venticinque' e sprofondò sempre di più nella sedia di vimini. 

Chris sorrise: almeno ora non era l'unico ad essere teso inutilmente.

'Sembri teso.' lo scimmiottò, sempre sorridente. 'Non ti ho preso per un pedofilo, se è questo che credi. Sapevo che fossi più grande di me.'

'Okay, va bene.' rispose l'altro, ricambiando il sorriso. 'La mia reazione è stata decisamente fuori luogo.'

'No, dai. Non è vero.' lo rassicurò Chris, sorridendo sornione. 'Tu cosa fai nella vita?'

'Sto per laurearmi in Lingua e Letteratura Inglese e Americana, mi mancano pochi esami. Conto di finire per maggio, giugno al massimo.' rispose lui. 'Quando ero a Roma lavoravo anche in una libreria.'

'E qui che farai?'

'Non lo so ancora.' 

Chris lo guardò: non sembrava felice, mentre raccontava dei suoi trascorsi. Che avesse avuto problemi in famiglia? Impossibile, Flavia sembrava così spensierata. Il ragazzo trasalì, al pensiero che i problemi in
questione potessero essere di natura amorosa. Un guizzo di gelosia gli salì alle tempie, riempiendogli la testa e confondendolo ulteriolmente.

'Sai, sei bravo.' gli disse poi, ritrovando il sorriso. 

Emanuele lo guardò, confuso.

'Con l'inglese, intendo.' precisò Chris, ridendo. 

L'altro gli sorrise: 'Grazie, ma se pensi di conquistarmi con i complimenti, sei decisamente fuori strada.' 

Il biondo sussultò interiormente: eureka! Dunque aveva capito che intendeva conquistarlo. Dopotutto, si disse,
le sue doti di seduzione non erano poi così peggiorate.

'Ah, no?' replicò lui, accavallando le gambe e rilassando le spalle. 

Emanuele scosse la testa ridendo, ma poi tornò serio. Che stava facendo? Lui era fidanzato, anche se la storia fra lui e Rodolfo era in crisi da tempo, ormai. Amava Rodoldo? Sì, certo, per forza lo amava. Come sarebbe potuto accadere il contrario?

Un'altra cosa però era certa: non avrebbe usato Chris per scoprirlo. Lui non era il tipo di persona che tradisce il fidanzato con un ragazzino conosciuto la notte di capodanno. Che, tra parentesi, aveva quasi sei anni in meno di lui. 

'No.' 

Gli pianse il cuore, mentre osservava il sorriso di Chris svanire dal suo volto. Subito dopo si defilò, giusto in tempo per scontrarsi con Flavia e Darren che tornavano verso il tavolo. 

'Ema, ma dove vai?' gli chiese la sorella. 'Ti ha chiamato..'

'No, non mi ha chiamato.' sbottò lui, infastidito. 'Nè mi chiamerà.'

La ragazza si rese conto del repentino cambiamento d'umore del fratello, senza tuttavia comprenderlo. Fece per parlare un'altra volta, ma lui la scansò bruscamente, per poi defilarsi chissà dove.

Subito un velo di impotenza calò sul volto sofferente di Flavia: perchè Emanuele doveva sempre comportarsi così? Lei cercava in tutti i modi di renderlo felice, ma lui sembrava come cieco davanti alle sue manifestazioni d'affetto. 

Si voltò verso Darren, asciugandosi furtiva una lacrima. 'Andiamo di là, dai.' gli disse, con la voce spezzata dalla tristezza.

Lui la guardò, e stava per dire qualcosa, ma Flavia ribattè con fermezza: 'Ora torna. Lui torna sempre.'

Darren sospirò e le mise una mano sulla schiena: 'Andiamo da Chris.'






Okaaaaay, stiamo tutti calmi!
Emanuele e Chris *si inchina a questa nuova otp* *-*
Che ne pensate? Vi piacciono? Fatemi sapere!
Vi chiedo scusa, non ho aggiornato prima perchè a casa al mare non avevo internet, perciò ne ho approfittato per iniziare il prossimo capitolo. Non si farà attendere molto :)
Vi ricordo che le scritte in grassetto stanno per le conversazioni in italiano, ma in questo caso l'ho usato per distinguere i messaggi di Darren da quelli di Flavia, altrimenti il tutto sarebbe stato troppo confuso.
Aspetto con ansia le vostre recensioni, e vi chiedo anche di segnalarmi gli eventuali ( e odiosi) refusi del capitolo.
Baciiiiiiii!
 
  
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