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Autore: M a r t    18/08/2014    4 recensioni
« Perché sei qui?
« Devo parlarti.
« Beh, credo che ora sia troppo tardi, non credi?
« Si, è troppo tardi. Ma questo non significa che non cercherò di riportarti indietro, di riportarti da me.
***
Qualcosa di triste. Non sono sicura che piacerà, forse per niente. Credo in un probabile OOC.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kurama Norihito, Minamisawa Atsushi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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« Perché sei qui?
« Devo parlarti.
« Beh, credo che ora sia troppo tardi, non credi? 
« Si, è troppo tardi. Ma questo non significa che non cercherò di riportarti indietro, di riportarti da me.





Tracciò una dolce linea sulla tela che fino a qualche secondo fa era totalmente bianca. Chiuse gli occhi, rilassando i muscoli e la mente, prima di alzare nuovamente il pennello per tracciare altre linee sinuose e leggere, dei colori più vivaci e disparati. 
Poi, il suo pensiero gli invase la mente, e senza neanche accorgersene le linee erano divenute rigide, spezzate, come il suo cuore, lasciando spazio a colori tristi e grigi. Calcò con maggiore forza sulla tela, rischiando di romperla, ancora.

La signorina si sarebbe arrabbiata, dicendogli che non poteva sprecare così i fogli e che avrebbe dovuto pensare di fare qualche altra attività. 
Ah, 'fanculo.
Detestava stare in quel posto, circondato da donnette di mezza età con le guance piene e rosee che lo guardavano dalla testa ai piedi. Avrebbe potuto farlo anche lui se non si fosse ritrovato in quella disgustosa situazione, magari facendo riferimento al loro "visino" alla Heidi.
Non era un vero e proprio problema il suo, quindi non sarebbe passato troppo tempo prima della sua dimissione dalla clinica, ma sentirsi come un uccello in gabbia lo lasciava sempre con l'amaro in bocca. 

O forse più che altro era il fatto che lo considerassero un probabile pazzo suicida.

Sinceramente, non vedeva cosa c'era di tanto sbagliato nella sua scelta. Oramai aveva perso la persona che lui riteneva, anche se con un po' di difficoltà, più importante nella sua vita, sua madre lo aveva sfrattato da casa e suo fratello lo aveva chiamato 'frocio' davanti a tutta la scuola pestandolo di botte, tanto valeva finirla lì. Giusto?

O no? 

Sua madre aveva pianto, non sapeva per quanto tempo, ma aveva pianto e con una disperazione che mai le aveva visto in corpo, neanche quando suo padre era andato via. La sua mamma era una donna forte, una donna ferma e convinta delle sue decisioni e del suo credo, a volte anche fredda, nonostante sapesse essere calda e affettuosa. 
Quando l'aveva spedito in camera a fare i bagagli per andarsene da casa sua era stata glaciale. La sua voce non aveva vacillato.

E poi? Quando aveva trovato il suo corpo appeso ad una trave della soffitta, dopo aver sentito il rumore di qualcosa che sbatteva sul pavimento di essa -probabilmente la sedia- si era spezzata, aveva cominciato a piangere, terrorizzata da una nuova perdita.
Era arrivata giusto in tempo, un altro secondo e non ci sarebbe stato più niente da fare.

Che seccatura.

Perché non poteva decidere da solo della sua vita? Perché non poteva scegliere per una volta? Continuare a vivere sarebbe stato come morire ogni giorno, sotto le atroci torture che le parole lasciavano nella memoria come le cicatrici di un taglio con un coltello. Quindi sarebbe stato meglio morire subito, no
Non si era mai fatto del male da solo, Kurama. Lo trovava un atto stupido e controproducente. 
Il dolore è difficile da tenere dentro, quindi perché procurarsene altro, per rallentare lo scoppio? Per evitarsi di morire? Tanto alla fine non ci sarà scampo e allora sarà come essere già morti, provando ancora più dolore. Inoltre, la fatica di nascondere i tagli e le cicatrici doveva essere una gran rottura.



« Hai partecipato a qualche attività oggi? 
« Si.
« Bene! E dimmi, Kurama, cosa hai provato?
« Mi sono cimentato nell'arte della pittura. L'ho trovata alquanto noiosa, però. I colori si sono spenti subito, pensavo che sarebbero rimpasti per sempre vivaci...
« Bene, ne sono felice. Ma la mia domanda si riferiva ai tuoi sentimenti, cosa hai provato? 
« Dolore.



Kurama non considerava gli psicologi "strizza cervelli", anzi, aveva sempre ammirato il loro lavoro e la loro capacità di capire la mente umana, o almeno provarci.
Li trovava le persone più adatte con cui parlare, comunque. Loro non ti conoscevano, non sapevano nulla del carattere che avresti dovuto tenere con loro in altre circostanze e non potevano spifferare i tuoi segreti ai quattro venti.
Ma la cosa che adorava era la loro pazienza nell'ascoltare minuziosamente ogni singola parola che veniva pronunciata dalla sua bocca, e anche se probabilmente non avevano un grande interessamento alla persona in sé ma più che altro alla sua mentalità contorta e così diversa dalle altre, vedeva una seduta con uno psicologo come una valvola di sfogo per rendere le sue giornate meno noiose.


***

La porta aveva cigolato, lasciando entrare un po' d'aria fresca proveniente dai ventilatori sparsi nel corridoio, insieme ad un aspro odore di pesca e cannella, un odore talmente dolciastro da fargli storcere il naso.
Kurama alzò pigramente una palpebra, senza spostarsi dalla sua confortevole posizione. Sdraiato sul letto affianco alla finestra, aveva deciso di fare un breve pisolino deciso a rilassarsi dato che la signorina gli aveva fatto presente che quell'oggi non ci sarebbe stata nessuna attività, prima che sua madre entrasse distruggendo i suoi piani.

« Norihito.

La sua voce era dolce, ma comunque ferma, in quel saluto che non sapeva come decifrare.

« Ciao mamma.

Ci fu un attimo di esitazione, prima che la donna si avvicinasse al figlio, facendo sbattere i tacchi non troppo alti sulla moquette scadente ma di un bel bianco panna della stanza. Si spostò una ciocca di capelli davanti al viso, sfuggita alla crocchia che aveva fatto in testa, da cui si intravedeva qualche forcina.

« Ti trovo bene.
« Già.
« Tra qualche giorno potrai tornare a casa, se ti va. Il tuo psicologo mi ha detto che è una tua decisione e che potrà seguirti anche da casa se vorrai e..


Lo sguardo di Kurama era guizzato subito alla finestra, adesso più interessante dei discorsi di sua madre, che non poté impedirsi di interrompersi imbarazzata e alquanto colpevole.

« No.

Aveva detto in tono flebile, appena percettibile. Ma lei lo aveva sentito.
Le mamme sentono tutto quello che i figli dicono di loro, per questo è impossibile riuscire a borbottare qualche risposta dopo una discussione senza essere ripresi. Kurama odiava quell'abilità che le contraddistingueva.

« Come no?! Norihito, non vorrai restare qui! 
« Si.
« Ma a casa c'è anche tuo fratello! Non sai quanto sia dispiaciuto per le cose che ti ha detto! 
« Il suo dispiacere non mi tocca.


Ci fu un silenzio carico di tensione che occupò circa dieci minuti buoni. Raramente sua madre stava in silenzio, e probabilmente stava solo aspettando che lui facesse la sua mossa, pronta a contrattaccare, pronta a fare scacco matto.

« Non prendertela ma... Non mi sento bene a stare di nuovo lì.

Aveva sussurrato, mettendosi seduto e portandosi le gambe al petto. 
Quello era un silenzioso segnale che invitava la donna a sedersi al suo fianco, e magari accarezzargli i capelli azzurrini.
E lo fece, con un impercettibile sorriso increspato sulle labbra, troppo amaro per essere dolce.

« Ne deduco che non ci hai ancora perdonato.

Aveva detto, accarezzandogli la testa e spostando un po' il ciuffo azzurro che gli copriva l'occhio sinistro con fare materno. 

« Non sono arrabbiato con te. Sono solo deluso. Non è facile sentirsi scaricato dal proprio ragazzo - deglutì, spalancando un po' gli occhi- figurati dalla propria madre. 
« Hai ragione.
« Lo so.


La donna ridacchiò, per poi lasciare in leggero bacio sulla fronte del figlio. 
Kurama chiuse gli occhi, godendosi quell'amore che tanto gli era mancato in quelle settimane.
Non poteva mentire a sé stesso dicendosi che sua madre non gli fosse mancata, ma non era pronto a ricominciare di nuovo come se niente fosse, aveva bisogno di un altro po' di tempo. 
Voleva essere egoista e aspettare un altro po'. 

« Io ti aspetto. 
« Cercherò di non farti aspettare troppo.


Sorrise dolcemente, per poi guardare sua madre alzarsi e uscire dalla sua stanza. Una lacrima scese lungo la sua guancia, salata e solitaria. 

Perché la vita faceva così schifo?



***

Giocare con Hikaru non era proprio il miglior passatempo al mondo. Poteva essere divertente per certi versi, ma Kurama non era dell'umore per divertirsi da quando era entrato nella clinica.
Hikaru pensava di essere l'eroe di un fumetto sconosciuto. Si comportava come se vivesse nel medioevo e teneva gli occhi sempre spalancati come se cercasse di scovare qualcosa tra il povero mobilio smorto che si trovava in qualsiasi stanza. Tendeva a rigirarsi le mani quando era nervoso, ma difficilmente smetteva di sorridere, sembrava sempre allegro.

Aveva cominciato a passare il suo tempo con lui perché sembrava il più propenso ad ascoltare veramente i problemi del suo "arciere". 
Quando gli aveva parlato della sua situazione e del perché fosse lì, Hikaru si era messo in piedi sul tavolo e per poco non era caduto per saltare da una sedia ad un'altra. Gli aveva urlato qualcosa come "Da quando siamo nati gli dei hanno deciso per noi! Mio arciere, questa vita non sarà ricca e piena di privilegi come tu desiderasti, ma nessuno ha mai detto che doveva esserlo! Non c'è pace senza un po' di sofferenza! Ecco perché dobbiamo superare le dieci prove infernali per liberare la principessa Haruna!".

All'inizio non aveva capito molto di quello che il viola gli aveva detto, ridacchiando appena. 
Magari il suo poteva esser stato un gesto da codardo, ma cosa poteva importargli adesso? Davvero il suo orgoglio era di vitale importanza in una situazione di merda come quella? 
Al momento non gli interessava e senza smettere di sorridere salì sul tavolo insieme ad Hikaru, cantando un motivetto simile a quello che viene intonato nei film durante i banchetti.

La signorina non aveva impiegato troppo tempo a farli scendere, trovandogli un'altra attività e dividendoli.
Hikaru lo aveva salutato con un inchino e con parole incomprensibili, per poi porgere un braccio alla signorina che sbuffando lo aveva sorpassato senza controllare se la seguisse veramente.
Non ricordava che attività avrebbe svolto il viola, e di andare a fare ginnastica fuori in giardino con il freddo che faceva non se ne parlava neanche, così decise di far finta di niente e andare verso la stanza principale che si apriva davanti all'entrata.

Fissò la porta per qualche istante, non aveva mai pensato di scappare e non lo stava pensando neanche ora. Le sue gambe troppo corte, non lo avrebbero portato troppo lontano e probabilmente lo avrebbero tenuto là dentro per molto più tempo rispetto a prima.
Sbuffò sonoramente, infilandosi le mani in tasca e sedendosi su di una sedia ad un tavolino vuoto.
In quella stanza non c'era molta gente, durante il pomeriggio c'erano molte più attività e raramente qualcuno preferiva una noiosa partita a carte o il nulla a qualcosa con cui impegnare le mani.
Se c'era qualcosa che aveva scoperto di quel posto, era che difficilmente si vedevano tipi pigri e poco propensi al movimento di ogni parte del corpo.

Lasciò andare la testa indietro, chiudendo gli occhi decidendo di entrare di forza nel mondo dei sogni, quando una mano dolce e premurosa si posò sulla sua spalla facendolo sobbalzare.
Aprì gli occhi di scatto rimettendosi dritto, per poi voltarsi a fissare male la signorina della reception che lo guardava preoccupata.
Kurama alzò un sopracciglio senza distogliere lo sguardo dalla ragazza.

« Ha una visita.

La voce squillante della signorina era limpida e leggera, ma era entrata come un martello nella testa dell'azzurro.
Non pensava che sua madre sarebbe tornata a trovarlo così presto, e sperò di avere ragione a mandare il suo pensiero a lei, non sapendo come reagire di fronte a suo fratello.
Nel caso gli avesse lanciato un pugno lo avrebbero trattenuto lì dentro per qualche altra settimana e sinceramente il pensiero non lo faceva saltare di gioia.

Si alzò dalla sedia, ringraziando la signorina che fece cenno al suo visitatore inaspettato. Voltò lo sguardo, preparandosi mentalmente a mantenere la calma.
Quando incrociò due grandi occhi magnetici che lo fissavano con espressione quasi incerta si bloccò.
Cosa ci faceva lui lì? 

Minamisawa sorrise vedendolo boccheggiare e questo non giovò al minore, ormai con il cervello in pappe.

Merda.


« Non devi venire ogni volta che ti va.
« Beh, ma ormai sono qui.
« E la cosa dovrebbe farmi piacere? 
« No, non credo.


Si erano seduti uno affianco all'altro su un divano della stanza principale, un po' più distanti rispetto alla reception in modo tale che non potesse sentirli nessuno.
Minamisawa gli accarezzava leggermente il dorso della mano destra e Kurama tremava impercettibilmente, nonostante il dolore, quel tocco lo desiderava troppo per interromperlo.

« Perché sei tornato? 
« Perché mi manchi.


L'azzurro corrugò la fronte per poi rilassarsi e ghignare decisamente divertito, ma con un filo d'amarezza nella voce.

« No, non è vero.
« Non puoi decidere per me che sentimenti provare.


La risposta del maggiore era arrivata di getto, segno che non aveva intenzione di esitare. Stava parlando sul serio e non era in vena di scherzi, non quel giorno.

« Allora non pretendere che io dimentichi i miei di sentimenti.

L'aveva sussurrato, poggiandosi con titubanza sulla spalla di Atsushi. Gli mancava il contatto con lui, gli mancava da matti e nonostante tutto quello che era successo non poteva non continuare ad amarlo.
Ma la ferita era ancora aperta e bruciava. E faceva male.

« Non lo pretendo.

Minamisawa aveva voltato di poco il busto, facendo scontrare la testa di Kurama con il suo petto, avvolgendo successivamente la schiena del minore con le braccia.
L'altro inspirò l'odore pungente del viola, senza storcere il naso o la bocca: l'odore di Minamisawa gli era sempre piaciuto.

« Allora perché sei qui? Ti senti solo perché non hai qualcuno nel tuo letto? 
« È stato un errore.
« No, no lo è stato. Altrimenti lei non porterebbe in grembo il tuo futuro bambino.


La sua voce era incrinata e gli occhi pungevano, ma non poteva impedirsi di pronunciare quelle parole taglienti con tono fermo. La verità stava venendo a galla e lui non l'avrebbe fatta affogare ancora.

« Non è mio.
« Lo so.
« E allora? 
« Allora mi infastidisce che lei vada in giro a dire e a dirmi che suo figlio sarà anche tuo figlio e che tu le abbia permesso di dire queste cazzate in giro.
« Scusa.


Il silenzio stava diventando pensate e le parole cominciavano a scarseggiare. Kurama era sicuro che tra poco Atsushi se ne sarebbe andato, lasciandolo nuovamente solo a piangere lacrime piene di disperazione.

« Ti amo.

Il viola lo aveva sussurrato appena, e Norihito aveva sgranato gli occhi, colto alla sprovvista.
Non per la confessione in sé, nonostante tutto quel casino sapevano che i loro sentimenti non erano cambiati, ma il tono e il momento in cui lo aveva detto avevano stupito l'azzurro.
Sembrava come se non potesse vivere senza pronunciare quelle parole.

« Credo di saperlo già.
« E tu? Mi ami? 
« Si, ti amo. E non credo di poter smettere di farlo, ma fa ancora male, troppo male.
« Lo capisco.


Kurama poteva sentire il petto di Minamisawa alzarsi e abbassarsi rilasciando un lungo sospiro. Si strinse maggiormente a lui, desideroso di poter sentire quel calore che emanava il corpo di Atsushi.

« E allora che farai? 
« Aspetterò, per adesso mi basta sapere che mi ami ancora come io amo te.
« Non credo sia questo quello che ti serve. Dopo il tradimento la coppia si ama ancora, ma il dolore è troppo forte per essere sorpassato.
« È così triste.
« Mh?
« È triste pensare che l'amore non possa superare qualcosa come il dolore, differentemente da come è stato sempre affermato.
« Non è triste, è vero. La verità non è sempre bella, è neutra, fredda.
« Vorrei poterla riscaldare, cosicché tu possa amarmi di nuovo senza ostacoli.
« Succederà, abbi pazienza.



Si staccarono solo quando la signorina si avvicinò completamente indifferente alla loro posizione, avvertendoli che l'orario delle visite era terminato.
Minamisawa si era alzato, lasciandogli un dolce bacio sulla guancia, per poi avviarsi verso la porta.
Non sentiva niente. Solo un'orribile sensazione di caldo e freddo allo stesso tempo.
La verità era neutra e stava entrando nel suo cuore.


« Non c'è un bel finale per noi, lo sai? 


La sua domanda era arrivata di getto, sorprendendo il maggiore, che tuttavia non gli aveva staccato gli occhi di dosso.

« Purtroppo. Ma per il momento ho bisogno del tuo amore per vivere.

« E io del tuo. Il dolore di una vita senza te è maggiore rispetto a quello precedente.



Si avvicinò, lasciando un leggero bacio a stampo sulle labbra piene e rosee del maggiore, facendolo sorridere.


Norihito non poteva non pensare che stessero cominciando a diventare mielosi.
A volte si baciavano, altre stavano solo abbracciati per qualche ora, fino a che Minamisawa non andava via, e quando succedeva Kurama piangeva tutto il dolore che provava stando con lui.
Aveva pensato veramente di accantonare definitivamente l'idea del suicidio dopo la prima volta, ma adesso l'idea si stava ripresentando prepotentemente nella sua testa.

Stava diventando un circolo vizioso.














Dovute spiegazioni di una castagna:

A belli de casa :B
Non so che ho scritto, anzi, più che altro lo so e lo definisco "probabile spargimento di emozioni deprimenti random". 

Ah, è bello scrivere MinaKura. 
Per chi lo volesse sapere, alla fine non c'è un vero e proprio ricongiungimento della coppia, anzi, non c'è proprio -solo dolore, nient'altro che dolore-. 
Come loro stessi affermano, sanno di non avere quello che viene definito un happy ending, ma l'amore che li lega è così importante che è collegato alle loro vite, e quindi non possono farne a meno.
So che probabilmente mi odierete per aver fatto soffrire Kurama come un cane, ma ammettete che è un pensiero alquanto filosofico il mio uwu -no-

Comunque ne approfitto per augurarvi buon ferragosto in palese ritardo~
Vi siete divertiti? Vi hanno gavettonato? Vi siete vendicati? Io si, mua ah ah.

Neh, per chi non lo avesse notato, sto cominciando a scrivere in una maniera confusissima. Me ne dispiaccio, ma sono depressa perché tra poco è settembre e non so se essere triste per la scuola o felice perché c'è il film delle Tartarughe Ninja çvç 

Vabbò, io me ne vado~
happy chestnuts~
   
 
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