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Autore: SSONGMAR    18/08/2014    2 recensioni
La leggenda narra che se due innamorati si scambiano una promessa d’amore sotto un fiore di ciliegio, allora il loro amore sarà eterno.
Ma un amore malato, tormentato dalle tempeste, può sbocciare come un Sakura in piena primavera?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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«La nostra storia che era piena di felicità.
  Quel posto in cui ci siamo innamorati..
  Una volta di mattina, una volta ogni notte..
  voglio tenerti tra le mie braccia»

 
 
Erano state le prime luci dell’alba a strapparmi dalle braccia di Morfeo quella mattina, nonostante avessi dormito poco a causa di uno strano sogno che si faceva, ogni notte, sempre più ricorrente.
Avevo issato la testa dal cuscino con spossatezza e sentivo quasi come se gli arti m’impedissero qualsiasi movimento.
Non riuscivo a ricordare bene cosa avessi sognato, ma la figura di un uomo era ben evidente. Se ne stava ai piedi di un ciliegio avvolto da una luce accecante e misteriosamente interpellava il mio nome, in attesa di una risposta che non riuscivo a dare. A passo felpato si avvicinava a me ma quando stavo sul punto di scorgere il suo viso ecco che mi svegliavo e mi sentivo stanca, come se quel sogno si nutrisse di me e delle mie energie.
Scesi in cucina attratta dal profumino che aleggiava nell’aria e che, lento, si era insinuato tra le mie coperte «Hana, cosa ti succede?» aveva chiesto mia madre. La vidi avvicinarsi a me con un’espressione alquanto preoccupata «buongiorno anche a te, mamma» avevo invece esordito io, con la fronte probabilmente corrugata e un’espressione interrogativa disegnata sul volto. Mia madre si allungò verso di me e mi posò le mani sulla fronte «Dio mio Hana, sei incredibilmente fredda. Hai dormito scoperta forse?»
Mi avvolsi le braccia intorno al corpo e mi tastai la fronte, costatando, effettivamente, che era piuttosto fredda. Le regalai ancora uno sguardo interrogativo e allo stesso tempo scrollai le spalle «mamma credimi sto bene, ho solo avuto un incubo» confessai, accomodandomi al bancone per gustare le sue deliziose ciambelle «cosa hai sognato?»
Il viso di mia madre apparve ancora preoccupato mentre nella mia testa un flashback transitò furtivo.
“Hanami, ho bisogno del tuo aiuto”
Quel sogno, quel modo strano di sentire il mio corpo abbandonato a se stesso privo di energie, quella voce e..quelle parole.
Fui distrattamente attratta dal vuoto, lasciando mia madre senza risposta alcuna «Hanami» sbraitò lei, accentuando il mio nome in un modo autoritario che fu in grado di richiamare la mia attenzione.
Alzai gli occhi e la fissai, inerme.
E senza darle risposta mi avviai a scuola.

Non avevo mai visto la scuola invasa da tanto sgomento prima di allora.
Tutti impegnati nei preparativi dell’atteso anniversario dei fiori di ciliegio.
La nostra scuola, sorgeva su di un’antica collina ai piedi di un meraviglioso albero, lo stesso che sembrava imprigionare su di se l’attenzione di Seungho.
Quell’albero era speciale poiché fioriva tutti gli anni fuori stagione e solo ed esclusivamente il giorno sedici. Sorrisi, il sedici Novembre era il giorno in cui nacqui anch’io.
Fu per questo motivo che la scuola ricreava in suo onore una piccola festa a cui, tutti gli studenti, erano obbligati a partecipare.
Ero entusiasta alla sola idea di prendervi parte ma il fatto che il tutto si sarebbe svolto nel giorno del mio compleanno, mi rattristava appena.
Erano ormai trascorsi due mesi dall’inizio della scuola, e come da programma, i posti erano stati scambiati più volte, ma fato volle che, dopo un mese, io e Seungho fossimo di nuovo accanto.
Novembre era arrivato sorprendendo tutti col suo clima freddo, eppure non avevo ancora sentito il suono della sua voce.
Nessuno, a parte i fantastici quattro, era a conoscenza della stessa.
Ed io più volte avevo provato ad immaginarla.
La immaginavo marcata, austera e per niente dolce.
Fredda.. proprio come lo era lui, nonostante il suo viso presentasse lineamenti sottili e delicati.
Che rumore avrà la solitudine?
Mi ero ritrovata a pensare in due mesi, perché Seungho sostanzialmente era solo.
A fargli compagnia erano solo quelle cuffie, da cui non si separava mai, e quell’albero che imponente, se ne stava fuori dalla finestra.
Cheolyong e Sanghyun avevano più volte cercato di trasportarlo nella nostra amicizia, in quel clima che si era venuto a creare e che forse, sentimentalmente, esprimeva molto di più. Ma Seungho se ne stava sulle sue e osservava tutto a sguardo spento, freddo.
Perché i suoi occhi erano così, seppur belli e invasi da una strana luce.
Erano freddi e scrutatori..quando non si perdevano nel vuoto.
E come ribadito, il suo sguardo ed il mio si ritrovavano spesso in guerra, nonostante dentro me sentissi un forte legame.
La sensazione era di appartenergli.
Perché la voglia di conoscerlo e scoprire chi era.. era molto più forte di qualsiasi altra cosa.

«Hana» Rob, ingarbugliata da fiocchi e festoni, si avvicinava a me dal fondo del corridoio a passo spedito, quasi correndo «fai attenzione Rob, potresti cadere» mi preoccupai io, avvicinandomi a lei per aiutarla «fortuna che sei arrivata» echeggiò, col fiato che si spezzava in gola «ma che ti succede? Sei forse venuta a piedi?»
Iniziò a solcarmi il viso con le mani e sul suo volto potei notare la stessa espressione che mia madre aveva assunto poco prima. Le scostai le mani per guardarla in viso «ma che cosa avete tutti? Insomma, sto bene.. ho solo dormito poco» «sei pallidissima Hana, sembra tu abbia visto un fantasma»
Inclinai il capo e restai ferma ad osservarla, ma ecco che nella mia mente il flashback del sogno apparve nuovamente. Scossi la testa chiudendo gli occhi e quindi li riaprì Taila e Shushu ci avevano raggiunto «che succede qui?» aveva chiesto Shushu «Hana, stai bene?» Taila passò una mano tra i miei capelli.
Mi sentivo strana, nuovamente spossata e la testa iniziò a girarmi incredibilmente. Deglutii a fatica e d’istinto indietreggiai, sotto gli sguardi attenti e preoccupati delle mie compagne «vado..vado a sciacquare il viso, probabilmente.. non so» dissi confusionaria.
Diedi loro le spalle e a testa bassa iniziai a camminare a passo spedito mentre sentivo le forze abbandonare il mio corpo. Mi voltai indietro e mi accorsi di essermi allontanata abbastanza ma lo sguardo mi si oscurò d’improvviso. Ero stremata e in procinto di accasciarmi al suolo, ma ecco che le braccia di qualcuno prontamente mi afferrarono.
Uno strano calore accolse il mio corpo.
Un calore umano, soffice e delicato.
Aprii lentamente gli occhi e lo sguardo di Byunghee si era posato su di me «Hana, stai bene?»
Sollevai il capo e mi guardai intorno confusa «Byunghee, che succede?» chiesi, non ricordando molto bene ciò che era avvenuto pocanzi «stavi camminando tutta sola quando ad un certo punto hai perso l’equilibrio. Fortunatamente ero nei paraggi e sono riuscito ad aiutarti» mi porse la mano che io afferrai e mi aiutò a rialzarmi.
Sentivo la testa fare male e lo stomaco contorcersi dal dolore.
Guardai Byunghee e sentii improvvisamente il cuore battere più forte, abbassai lo sguardo arrossendo.
Nei due mesi trascorsi Byunghee era stato senz’altro una persona a cui mi ero affezionata realmente.
«Vuoi che ti accompagni in infermeria?» chiese dolce «non preoccuparti, sto bene» sorrisi «sarebbe meglio tornare in classe e aiutare gli altri con i preparativi» consigliai. Byunghee si avvicinò a me e silenzioso mi porse il braccio, mi morsi il labbro inferiore e titubante lo afferrai, ma dentro di me sentii una scossa.
“Hanami, ho bisogno del tuo aiuto”
Quella voce.

Mi girai di scatto, ma alle nostre spalle non vi era nessuno, se non il corridoio che giungeva all’ala est della scuola.
Guardai Byunghee che intanto mi fissava confuso.
Mi strinsi nelle spalle e percepii di nuovo quella voce ed un improvviso gelo avvolgermi.
Lo stesso gelo che sentii quando, distrattamente, sfiorai Seungho.
Qualcosa, quella cosa, quella voce..
..era dentro di me.
 
Nda:
"Con la luce dei petali di ciliegio negli occhi. E i capelli che sapevano di vaniglia. "
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