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Autore: solonely182    18/08/2014    2 recensioni
La storia è ambientata a Poway, California, nel 1991. La sedicenne Josie, citata dai Blink in una loro canzone, è appena tornata in città pronta per un nuovo inizio e per il liceo, dove conoscerà successivamente Mark e Tom, amici da sempre.
Ho cercato di rendere la ff quanto più reale possibile (origini dei Blink, canzoni per data e altri avvenimenti). Tratta anche tematiche piuttosto delicate che fanno parte dell'adolescenza sia dei protagonisti che in generale.
Per il resto è la mia prima ff (siate davvero clementi) e spero vi piaccia!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Sono nel giardino di Tom, fumo una sigaretta nella speranza di vederlo uscire da lì.
Mark mi ha detto che ha il virus e non sta molto bene, balle.
Butto via la cicca e mi faccio coraggio.
Non lo vedo da qualche giorno e alla fine, anche se sta davvero male, non m’importa tanto del contagio, voglio stare solo un po’ con lui.
Oltretutto la scuola è finita da una settimana.
Busso alla porta, sento dei passi e movimenti confusi.
-Uh, ma ciao, come mai da queste parti?- fa Shon con aria sorpresa.
-Sono qui per Tom, mi hanno detto che non sta molto bene- dico un po’ infastidita dalla sua presenza.
-Non puoi vederlo-
-Cosa?-
-Non puoi vederlo-
Entro lo stesso, ignoro quello che dice Shon, salgo le scale e corro verso camera sua.
E’ steso sul letto, mi vede.
La parte sinistra del suo volto è completamente gonfia e piena di lividi.
-Cosa ti è successo?- domando preoccupata.
Mi siedo poco distante da lui.
-Una rissa, ero ubriaco- spiega sbiascicando.
Gli passo una mano sulla guancia.
-Dovresti andare, non mi sento bene- aggiunge.
Sembra preoccupato quanto me.
-Tutto okay?-
Improvvisamente suo padre fa irruzione nella stanza, è infuriato.
-TU- mi punta il dito addosso.
-E’ VERO QUELLO CHE DICONO I DEAVER? EH?! CHE SEI UNA PUTTANELLA, CHE SPACCIA E…-
-Papà…- tenta di intervenire Tom.
-TU STA’ ZITTO CHE FACCIAMO I CONTI DOPO!-
-CHE HAI PROVATO A SCOPARTI ADDIRITTURA IL PADRE DI LIAM, EH?-
A quel punto un cazzotto lo fa barcollare.
Tom si regge a malapena.
-Andiamo via, non ce la faccio più- dice aprendo l’armadio.
Getto in un borsone alcune maglie a caso.
Annuisco.
-Credevo di essere l’unica ad avere avuto i genitori di merda, eppure eccone un esempio.
Mio padre iniziò così, prima era uno schiaffo poi diventò il polso rotto. E piano piano la cosa degenerava, tanto che c’erano dei giorni in cui non volevo tornare a casa ma lo facevo lo stesso, lo perdonavo ogni fottuta volta. Sapevo che non era colpa sua, era l’alcool. E sa che le dico? Ha fatto bene a sparire, le persone come lui devono nascondersi perché se solo lo dovessi incontrare, giuro, che lo massacrerei di botte-
Rimane in silenzio.
-Andiamo, ho tutto-
Scendiamo le scale, sorreggo Tom con un braccio e non appena arriviamo al piano di sotto l’uomo i affretta a raggiungerci.
Nonostante abbai aperto gli occhi rendendosi conto di essere un uomo di merda, non mi fa un minimo di pena.
-Vattene con le puttane e lì il tuo posto, sei solo una delusione!-
-Il suo posto è con me, con una puttana o come cazzo gli pare a lei-
Prima di chiudere la porta mi passo la lingua sulle labbra in maniera molto provocante.
L’uomo è disgustato, al contrario Tom scoppia a ridere per poi baciarmi proprio dinanzi a lui.
 
Tom dorme al mio fianco, siamo nella mia stanza.
Gli passo una mano tra i capelli.
Lo guardo, continuo a disegnare il suo profilo e a scarabocchiare il suo nome su un foglio.
Si sveglia.
-Che cazzo di ore sono?-
-Le tre di notte-
-Che stai facendo?-
-Uhm, disegno-
Si stropiccia gli occhi.
A causa della presenza di Michelle e Phil siamo costretti a bisbigliare.
Lascio cadere la matita.
-Perché non ce ne siamo andati prima?- domando.
-Beh, tu eri psicopatica ed io il coglione sullo skate-
-Pensavi fossi psicopatica?-
-Dopo il bagno nuda nel lago avevo dei dubbi-
Scoppio a ridere.
-Sai, Mark due giorni fa mi ha chiamato e mi ha detto che ha mandato un EP ad una casa discografica-
-Meraviglioso, no?-
-Credo di sì-
-Non sembri convinto-
-Non lo so, è strano, non pensavo potesse realizzarsi un sogno per uno come me-
-Ve lo meritate-
-Voglio solo che le cose non cambino-
-Non devono per forza cambiare-
Sorride.
-Vieni qui-
Mi attira al suo volto e sento le sue labbra che sorridono appena sotto le mie.
Mi allontano.
-Ehi, che fai?-
-Non ti muovere- ordino.
Da sotto al letto caccio la vecchia polaroid che apparteneva a mia madre.
Gli salgo sopra.
-Sorridi-
-Cosa? No, che palle..-
Tenta di spingermi via facendomi il solletico e casualmente partono le foto.
-Eddai, non fare lo scemo. Una foto sola, una. Giuro-
Sbuffa.
E dopo tante lamentele riesco a fargliene una decente.
-Peggio dei bambini piccoli- commento raccogliendo la piccola istantanea.
Osservo il volto che lentamente compare come per magia.
Nella foto è sul punto di ridere, non guarda nemmeno l’obiettivo.
Guarda me. Vede me, e quando lo fa, mi sento viva.
Porto le mani sul suo viso e lo bacio, poi mi giro e lascio che mi avvolga la vita con le sue mani.
Dormo come non ho mai dormito, con la sicurezza che chi mi affianca non mi abbandonerà.
 
 
 
Saaaalve, come al solito ho tentato di aggiornare quanto prima ed ho fallito miseramente cwc
Spero che il capitolo nel complesso vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate voi c:
Un fooorte abbraccio e alla prossima!
C:
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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