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Autore: Mad Genius    19/08/2014    4 recensioni
Altra shot ma stavolta solo "leggermente" ConanxAi. Il detective liceale ed Heiji Hattori sono in casa del dottor Agasa per riordinare gli appunti su un rapporto da consegnare all'FBI, quando Heiji comincia a punzecchiare il suo amico rimpicciolito su una questione inerente ad Irene Adler.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco un’altra storia ripescata dal forum, ormai neanche vi ripeto più di contattare direttamente me per eventuali dubbi sull’autenticità. Godetevi la storia e have a nice night! (x3)

 

 

 

 

 

“Se ti credi davvero un nuovo Sherlock Holmes… è lei la tua Irene Adler!”

 

 

 

 

 

 

<< Kudo, voglio essere franco con te: quella lì ha un che di inquietante. >> Heiji fece una faccia annoiata e osservò pensieroso la porta che conduceva allo scantinato del dottor Agasa.

Il piccolo detective, che di “Shinichi Kudo” aveva solo le sembianze fanciullesche, lo guardò con un sorriso ironico.

<< Dici così perché non la conosci bene; se all’inizio ti sembra inquietante, dopo averla conosciuta capisci che in realtà è una persona manipolatrice, ironica, tagliente, fin troppo arguta, troppo intelligente e con un cinico senso dell’umorismo in grado di spiazzarti. >> Disse Conan Edogawa, attuale nome di colui che una volta era il famoso detective liceale, contando sulle dita tutte le qualità della misteriosa ragazza citata da Heiji Hattori, detective liceale di Osaka.

Il figlio di Heizo contorse il viso in un’espressione furba.

<< E, a differenza della bella Mouri, riesce a farti crollare quel castello di carte che hai costruito su una solida base di boria e autocompiacimento. >> Evitò per un pelo uno dei cuscini del divano del Dottor Agasa, scienziato molto amico di Shinichi e attuale tutore della ragazza protagonista della discussione.

<< Queste non sono parole tue, Heiji; hai parlato con lei di recente? >> Il suo cipiglio, troppo innaturale per un bambino, fece a scoppiare a ridere l’amico di Osaka.

<< E anche se fosse? >>

Conan gli puntò contro il suo orologio spara anestetico con espressione neutra.

<< Piantala un po’! Sto cercando di lavorare io. >> Era vero: entrambi i detective, dopo un caso che li aveva coinvolti entrambi, si erano riuniti a casa di Agasa e stavano riordinando le idee sull’Organizzazione per poi stendere un rapporto da dare all’agente dell’FBI, Jodie Saintemillion.

Heiji sbuffò di nuovo.

<< Kudo, che mi dici di lei? E’ davvero gelida e ironica come appare? >> In effetti il ragazzo, parlando con lei, aveva temuto per quella strana tipa: se davvero era cinica come appariva, doveva essere molto sola; una grande tristezza lo possedeva al solo pensarci.

Il finto bambino lo guardò di traverso.

<< Come mai sei così interessato? Che ti importa? >>

Heiji ora lo guardò seriamente, e Conan ebbe una strana sensazione dentro di sé: che gli prendeva al suo amico? Poche erano le volte in cui lo aveva visto tanto serio.

<< No, non è veramente gelida. Ironica si, tantissimo, ma non gelida. Solo… ha avuto una vita difficile, per questo la vedi così distaccata; E’ il suo modo di difendersi da un mondo che con lei è stato spietato. Ha perso la sua famiglia, è stata obbligata a lavorare con dei criminali e ora è in costante pericolo di vita poiché li ha traditi. Ma sotto quella scorza c’è un gran cuore sai? Me ne accorgo quando trova un cane o un gatto, o quando passa un bel momento con me e i Detective Boys… no non è per niente fredda. E’ molto buona, gentile… ed’è una delle persone più in gamba che conosca. >> Gli occhi di lui si addolcirono al pensiero dell’espressione di lei durante il caso che aveva coinvolto il cane Arthur.

Heiji si incupì.

<< Kudo, lei ti vuole bene sai? >> Era ancora pensoso, quasi non stesse davvero parlando. << Si vede da ciò che fa per te. E tu le vuoi bene pure, quante volte le hai salvato il collo? Mille? Duemila? >>

Conan sorrise di nuovo in maniera ironica.

<< Si beh, probabilmente sta solo aspettando di potermi usare in un qualche test scientifico. Magari un test per scoprire se un diciassettenne è migliore di un criceto nel risolvere indovinelli o robe simili. >> Si, ce la vedeva proprio.

Heiji afferrò un libro di Sherlock Holmes che il suo amico stava rileggendo: il segnalibro era nel capitolo chiamato “Uno Scandalo In Boemia”. Heiji non era un amante particolare di Holmes, aveva sempre avuto altre preferenze in materia di romanzi gialli, ma solo un folle non avrebbe riconosciuto il titolo di una delle storie più importanti del detective londinese: ironicamente trattava proprio dell’argomento che stavano affrontando.

<< Irene Adler eh? L’unica donna che abbia mai fatto girare latesta ad Holmes. Un po’ come te con Mouri eh? Anche se… beh lei non ha molto di Irene Adler. >> Sorrise beffardo Heiji.

Conan lo guardò seccato.

<< Cos’hai da dire su Ran, eh? >>

Heiji rise senza ritegno.

<< Non te la prendere Kudo, non voglio offenderla. Solo… diciamocelo: Irene Adler è furba, intelligente, spigliata, ironica e in grado di smontare persino quel pallone gonfiato di Holmes. Ran invece è come Kazuha… sono dolcissime e meravigliose, ma hanno poco di quell’intelligenza “cinica” della bella ballerina. Sono ragazze da sposare, ma non in grado di smontare il tuo ego o la mia testardaggine. >> La sua risata ora stava diventando fastidiosa.

<< Ma cosa vuoi saperne tu! Neanche la conosci! >> Sbottò il piccolo detective, sapendo però che Heiji aveva ragione: Ran non era somigliante neanche alla lontana con la donna che aveva stregato Holmes.

<< Beh forse, ma sono anch’io un detective; se volessimo prendere un esempio pratico di una possibile Irene Adler… >> Lasciò apposta la frase in sospeso guardando in modo furbo l’amico di sempre.

Conan non rispose: aveva ragione di nuovo. Ran era lontanissima dall’essere come quella donna diabolica e intrigante che era l’amata di Sherlock Holmes… ma Lei invece no. Misteriosa, avvenente, intelligente e, perché no, persino intrigante. Non volle chiedersi se si stesse riferendo al personaggio letterario o a quella che stava ancora giù nel laboratorio a lavorare su chissà che formule.

<< Non mi rispondi? >> Chiese Heiji divertito.

Prima che Conan potesse rispondergli, la porta dello scantinato si aprì. Era lì, con quei suoi occhi freddi solo in apparenza, a guardarli annoiata.

<< Piantatela di fare baccano, sto tentando di lavorare. >> Si richiuse la porta dietro di lei, e scese di nuovo nello scantinato brontolando.

Conan e Heiji si guardarono attoniti.

<< Mi sa proprio di averci azzeccato Kudo. Puoi dirmi quello che vuoi, ma ormai ne sono convinto. Libero di credere Mouri la donna che ti ha battuto… ma se ti credi davvero un nuovo Sherlock Holmes, è lei la tua Irene Adler! Non Mouri… ma lei. >>

Conan lo guardò male.

<< Ora piantala, mi spieghi perché dici certe cose? >> Mugugnò irato il finto bambino.

<< Beh… ma guardala. E’ impossibile non notare tra di loro certe somiglianze: indipendenti, forti, ironiche, in grado di smontare certi detective troppo sicuri di sé, avvenenti, o almeno spero lo sia col suo vero aspetto dato che ora è una bambina, con un passato discutibile, un curioso potere di distrarre chi sta loro intorno e con un grande carisma! Ti ripeto amico mio: se davvero ti consideri il nuovo Sherlock Holmes, faresti meglio a capire chi è davvero la tua Irene! Perché Mouri… beh, diciamo che Mouri non ce la vedo in grado di fregare Sherlock Holmes; tu la conosci meglio di me però… magari mi sbaglio. >> Ma il sorriso del giovane di Osaka non era fraintendibile: sapeva di avere ragione.

Conan sbatté le palpebre: Irene Adler… Ai?

 

 

 

 

« Per Sherlock Holmes ella è sempre la donna. Raramente l'ho sentito accennare a lei in un altro modo. Ai suoi occhi, supera e annulla tutte le altre esponenti del suo sesso. Non che egli provasse un'emozione simile all'amore nei confronti di Irene Adler. Tutte le emozioni, e quella in particolare, erano respinte con orrore dalla sua mente fredda, precisa, mirabilmente equilibrata. A mio parere, era la più perfetta macchina pensante e ponderante che esista al mondo ma il sentimento amoroso lo avrebbe messo in una posizione falsa. Non parlava mai delle passioni più dolci se non con un sorriso ironico e beffardo. Erano utili all'osservazione - uno strumento eccellente per sollevare il velo che ricopre motivi e azioni all'umanità. Ma, un professionista del ragionamento, ammettere questi elementi estranei nel delicato macchinario di precisione del proprio temperamento equivaleva a introdurre in esso un fattore di distrazione che avrebbe potuto pregiudicarne tutti i risultati mentali. Per un carattere come il suo, un granello di sabbia in uno strumento particolarmente delicato o un'incrinatura in una delle sue potenti lenti non gli avrebbe arrecato maggior disturbo di un'emozione profonda. Pure, non esisteva per lui che un'unica donna, e quella donna era Irene Adler, di dubbia e discutibile memoria. »

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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