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Autore: Yokai    19/08/2014    2 recensioni
E' una sera come tutte le altre per Giovanni, Nicole e Alaska quando ad un tratto un blackout segna la svolta nelle loro vite.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Giovanni Nicoletti, forse non il più bello o il più prestante che ci sia al mondo, magro, dai tratti affilati e con una massa di capelli castani e mossi che popolavano la sua testa e non ne volevano sapere di stare al loro posto. Però dietro quelle lenti sottili si trovano due occhi intelligenti, acuti, che sanno analizzare velocemente ciò che vedono. Questa sua attitudine all’analisi e al ragionamento veloce gli hanno fatto intraprendere la carriera universitaria nell’ambito informatico, e ogni volta che ha tra le mani un problema informatico, si sente a casa.

Erano ormai diverse ore che Giovanni era in quella stanza illuminata solo dallo schermo dei computer su cui stava lavorando. Sbuffando sonoramente, si rilassò su una poltroncina e prese un sorso dal bicchiere posto accanto a lui, lasciando che la bevanda frizzante gli rinfrescasse la gola. E’ sempre così: la gente fa casino con i computer e a lui tocca ripararli. Scrivendo un paio di righe di codice sul suo laptop, collegato al computer di Dario, lascia che il programma di scansione cerchi altri possibili errori. Ci vollè un po’, quindi si prese tutto il tempo per rilassarsi. Stirandosi e allungandosi verso la porta, potè sentire Dario parlare con sua madre. La discussione aveva toni seri e quindi Giovanni decise di smettere di origliare. Per quanto gli piacesse farsi i fatti degli altri, farseli dal vivo invece che dietro uno schermo lo metteva a disagio. Dario entrò nella stanza poco dopo, portando una bottiglia ed un paio di panini salutandolo con un sorriso un po’ colpevole. <> chiese Dario a Giovanni con un tono apprensivo. Giovanni gli rispose lanciando un’occhiata allo schermo e sospirando: <> Giovanni si girò lanciandogli un’occhiata, tra lo stanco e il contrariato. <> Lo rimproverò bonariamente. Dario distolse lo sguardo imbarazzato <> Le sue parole vennero interrotte, però, quando all’improvviso la stanza cadde nel buio più totale, tagliato solo dal fascio di luce proveniente dal portatile. Lanciando un’imprecazione nel vedere che il computer di Dario si fosse spento, andò per inveire ancora contro la sfortuna quando sentì una serie di sibili provenire dal laptop: sullo schermo scorrevano velocissime delle immagini, come se qualcosa fosse penetrato attraverso la rete wireless e avesse infettato il sistema! Sia Giovanni che Dario guardarono lo schermo con il fiato sospeso, finché l’immagine si bloccò: l’inquadratura mostrava un paesaggio alieno, dove un cielo rosso illuminava edifici cupi dall’architettura bizzarra, e strane creature indistinte si muovevano sullo sfondo. Giovanni fu tentato dal premere il tasto per catturare l’immagine ma il computer sembrava essere andato in sovraccarico. Le casse emettevano un lamento elettronico e da sotto la tastiera sembravano provenire delle scintille… Toccarlo sarebbe potuto risultare disastroso, ma non sapeva se avrebbe mai avuto altre occasioni per salvare quella cosa! Nonostante tutto Giovanni si allontanò un paio di metri dal computer mentre le scintille continuavano a lampeggiare sotto la tastiera e lo schermo trasmettere quelle immagini inquietanti. Il sibilo si fece via via più acuto, finchè un rumore elettronico forte, assordante, raggiunge le loro orecchie costringendoli a coprirle. Poi solo un attimo di silenzio, lacerato da un urlo di agonia, proveniente dalla stanza accanto. Sentendo sua madre gridare, Dario si alzò dalla sedia barcollando alla cieca in cerca dell’uscita e chiamando sua madre. Giovanni lo sentì sbattere contro la parete, mentre le luci tremolavano e tornavano a risplendere. Era rimasto solo all’interno della stanza, e il suo computer aveva ormai smesso di comportarsi in modo strano. La porta che dava al salotto era socchiusa, riusciva solo ad intravedere Dario chino sulla figura stesa a terra, che imprecava tenendo in mano il proprio cellulare. Qualsiasi cosa fosse successa, era chiaro che il suo lavoro fosse finito: staccò il suo portatile e lo ripose, alzando la voce per farsi sentire. <> chiese cercando di riprendere la calma dopo quegli attimi così intensi. Appena uscì dalla stanza e raggiunse il salotto, l’immagine che gli si parò davanti era orrenda: Maria, il bel volto completamente sfigurato dalle crepe che le si erano aperte sulla pelle e gli occhi opachi, velati di morte, stringeva Dario in una morsa d’acciaio mentre affondava i suoi denti nel corpo del figlio! Dario cercò di divincolarsi dalla presa di sua madre, ma la donna, o qualsiasi cosa Maria fosse diventata, sembrava essere troppo forte per lui! Ebbe il giusto tempo di realizzare ciò che stava accadendo prima di lanciarsi in soccorso dell’amico. Non pensò neanche a cosa stesse facendo, era tutto troppo folle. Si gettò contro Maria, strattonandola e cercando di dividere madre e figlio, mentre Dario gridava dal dolore e dalla paura, una macchia rossa continuava ad allargarsi sulla sua maglietta. Tirando un calcio al ventre di quella creatura, riuscì finalmente a sottrarre Dario dagli artigli di sua madre, ansimando mentre lei cercava di riprendersi dopo il colpo ricevuto. <> lo incitò tentando di tirarlo per la maglietta, ma il suo amico sembrava sotto shock, e lo allontanò con uno spintone. <> Il tono di Dario era disperato, rotto dal dolore per le ferite e per ciò che stava accadendo. Ma quando fece un passo in più per avvicinarsi nuovamente a sua madre, Maria saltò alla gola di Dario, azzannandola violentemente. Il corpo del suo amico si accasciò, mentre una macchia rossa si allargò sul pavimento. La donna, o qualsiasi cosa fosse diventata, ringhiava e mugolava di piacere prima di posare gli occhi su Giovanni – si guardarono solo per un istante, lei balzò mirando alla sua gola… E peggio ancora, gli tagliò la via di fuga principale. Appena Maria balzò verso di lui, la evitò spostandosi indietro prima di scattare verso la cucina. Sentì il fiato di Maria sul collo mentre lo inseguiva emettendo ringhi e mugolii frenetici e carichi di una brama inumana! Raggiunse la porta della cucina e riuscì ad infilarsici dentro per pura fortuna, ma non riuscì a chiudersi la porta alle spalle! Maria gli fu subito addosso, e l’impatto con il muro dietro di lui gli tolse il respiro… La sua mano cercava a tentoni qualcosa con cui difendersi, mentre lottava per tenere a bada quel mostro che stava cercando di affondare i denti nel suo collo. Durante lo scontro, riuscì a darle uno spintone abbastanza forte da guadagnarsi qualche secondo! Mentre la donna era ancora scombussolata dal colpo che Giovanni gli infierì, egli si girò verso il banco e allungò le mani verso i cassetti. Riuscì ad aprirne uno prima che la creatura tornasse all’assalto, infilò la mano dentro mentre con l’altra tornò a combattere per la sua vita… Quando finalmente le sue dita si strinsero attorno a qualcosa di lungo ed appuntito, estrasse l’oggetto dal cassetto e lo infilzò con forza nelle costole di quella creatura! Sentì qualcosa di caldo scivolargli sulle dita, mentre la donna lasciò la presa e si esaminò la ferita, sorpresa. Sfruttando quel secondo momento, si lanciò verso l’uscita della cucina, dirigendosi verso l’ingresso per abbandonare quell’appartamento una volta per tutte!
Si allontanò dalla palazzina il più velocemente possibile, guardandosi continuamente alle spalle per paura che quella cosa possa essere ancora lì ad inseguirlo. Inizialmente non pensò troppo a ciò che fosse successo – l’adrenalina scorreva nelle sue vene, e l’unico pensiero che aveva era quello di sopravvivere. Ma ora che, in teoria, era fuori pericolo, l’enormità di tutto lo colpì come un macigno. Aveva perso uno dei suoi migliori amici, e sua madre aveva cercato di ucciderlo… Per non parlare di ciò che aveva fatto a Dario. Si appoggiò al muro, si lasciò scivolare a terra e  si prese il capo tra le mani cercando di riprendere fiato. Si costrinse a pensare al presente. Dallo stradone gli giunsero voci confuse, e capì che la sua situazione non era migliorata affatto. Altre grida come quelle di Maria riecheggiavano tra gli edifici, mescolandosi al rumore di auto che frenavano e si schiantavano e alle grida di paura della gente. Giovanni si diresse velocemente verso la strada principale, sentendo il caos attorno a se farsi sempre più forte, sempre più assordante. C'erano clacson di macchine, persone che urlava0no e correvano in preda al panico, inseguite da branchi di quelle creature fameliche. Se da una parte quella vista lo atterriva, il suo istinto gli diceva che poteva essere un’occasione: con tutto ciò che stava accadendo, era facile passare inosservati. Si guardò velocemente attorno per capire in che direzione era meglio procedere… Si incamminò verso la stazione di polizia, guardandosi attorno e pregando di passare inosservato nel caos generale. La situazione era apocalittica: vedeva persone correre cercando riparo, e più di una volta assistì impotente  alla visione di creature che assaltavano i fuggitivi. Sentì il morale a terra, ma per lo meno aveva un obiettivo, e da lì aveva più possibilità di sopravvivere. Mentre si avvicinava alla stazione di polizia, vide altre persone che si dirigevano nella stessa direzione, e che cercavano rifugio lì. Le forze dell’ordine avevano allestito un cordone con le vetture, e i poliziotti, in divisa antisommossa, puntavano le loro armi verso la folla e si assicuravano che non vi erano pericoli prima di lasciarli passare. Tenendo le mani alzate, con il cuore in gola, Giovanni si avvicinò per farsi riconoscere come umano ed entrare nel complesso. L’interno della stazione era un continuo via vai di agenti che facevano l’impossibile per mantenere il perimetro saldo e tenere i rifugiati al sicuro. L’agente guidò il gruppo di Giovanni verso la zona degli uffici, conducendoli ad una grande stanza con le finestre protette da sbarre. All’interno vi erano già altri rifugiati, persone disperate che come lui avevano perso tutto. L’atmosfera era greve, ma almeno Giovanni sapeva di essere in un posto sicuro. I pochi paramedici che erano riusciti ad arrivare erano già al lavoro sui feriti. L’inserviente se ne andò, chiudendo la porta con una chiava elettronica e dicendogli che era per la loro sicurezza. C’erano delle creature fuori dalla finestra, ma per lo meno sembrava che le sbarre li tenessero a debita distanza. Stava appena cominciando a rilassarsi, scambiando parole con gli altri sopravvissuti, quando uno di loro gridò. Tutti i presenti nella stanza si voltano verso il ferito, con gli occhi bassi. Ma quando un altro grido, ancora più forte, riecheggiò nella stanza, capirono che qualcosa non andava. Giovanni fu uno dei primi ad accorgersi del cambiamento della pelle, che andava ingrigendosi e crepandosi, di fronte ai suoi occhi, mentre quella che sembrava un’aura rossa risplendeva fievolmente attorno al corpo del ferito. Il panico si scatenò quando questi si alzò e aggredì l’inserviente. Bisognava trovare un modo per uscire da li. Il panico si impossessò velocemente di tutti i presenti, mentre le creature cominciarono ad assaltare i sopravvissuti. Giovanni non sapeva perché nessuno stava accorrendo per aiutarli, ma al momento l’unico modo per salvarsi era uscire da lì. Si avvicinò alla porta, cercando disperatamente di trovare un modo per aprirla, ma proprio mentre stava per tirare fuori dalla sua borsa il cacciavite, per forzare la serratura, qualcosa lo afferrò per una spalla. Si sentì strattonare, mentre le persone nel panico neanche si girarono per aiutarlo. Si dimenò, fece l’impossibile per sciogliere quella presa mortale, fino a vedere la creature accasciarsi a terra dopo un rumore assordante emesso da una pistola. Sentì le grida degli altri, ma lui aveva altro per la mente. Staccò la scatola di controllo della serratura e con le dita tremanti, si sbrigò a scoperchiare il circuito stampato, vedendo subito, a colpo d’occhio cosa fare. Le urla delle persone che lottavano contro quelle creature gli mettevano fretta, ma finalmente riuscì a trovare il giusto contatto e, mandandolo in corto, riuscì a sbloccare finalmente la porta. Richiamando tutti, la aprì e scappò il più velocemente possibile. Però mentre tutti andavano verso la porta principale, Giovanni si rese conto che c’era qualcosa che non andava. Dei rumori sospetti provenivano dall’entrata principale, cercò invano di convincere gli altri. Una volta uscito, si ritrovò in un parcheggio buio e desolato. Diede una rapida occhiata alle carcasse delle auto prima di notare con piacere che non era solo.
   
 
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