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Autore: itsloveforlouis    19/08/2014    3 recensioni
“Cos’è l’Impressionismo?” disse ad alta voce scrivendolo alla lavagna, ignorando del tutto ciò che aveva da dire Harry.
“Non ne ho idea, ma ho l’impressione che non andremo d’accordo.” Sbottò il riccio. Tomlinson si girò di scatto.
“Signorino, non sia impertinente.”
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E SE DICESSI CHE TI AMO?




[1 ottobre 2012]
Era strano. Louis non faceva più nulla. Era spento. Non spiegava, non interrogava, non si relazionava con nessuno. Veniva a scuola solo per far presenza. Harry ha notato che qualcosa non andava, come se un pugnale lo avesse trafitto nel profondo. E sente come se fosse stato lui a colpirlo, con le parole della sua battuta. Ma non capisce dove abbia sbagliato.
Harry ha anche provato a parlare con Louis, ma non risponde, letteralmente. Sembra chiuso in una campana di vetro, non ascolta se le persone gli parlano, non risponde. Va a scuola, fa le sue ore (per modo di dire, perché non fa lezione) e torna a casa appena può.
E questa sera ci sarà il ballo di inizio anno, che si svolge puntualmente ogni anno, dopo un mese dall’inizio della scuola. Ogni professore è obbligato a partecipare, soprattutto quelli nuovi come Louis, il quale non pare molto felice di questa cosa. O meglio, Louis non sembra affatto felice in generale.
                               
 
“Voi cosa indosserete sta sera? E con chi andate?” chiedeva Niall all’uscita di scuola.
“Non so, immagino indosserò dei jeans a caso e qualcosa sopra…”  rispose Liam abbastanza indeciso “Credo andrò con Vanessa.”
“E tu Harry?”
Harry non aveva voglia di rispondere, o meglio, non poteva rispondere perché non li stava ascoltando, stava pensando al suo professore.
“Harry, ci ascolti?”
“No ragazzi, scusate, ci vediamo stasera.” Rispose prima di andarsene senza salutarli.
 
 
 
Erano quasi le 20:00, e Harry stava uscendo di casa per arrivare al ballo in tempo, mezz’ora dopo.
Indossava un paio di jeans neri e una felpa grigia sopra, e come al solito le sue adorate cuffie.
Mentre camminava passò davanti alla casa di Alison, o meglio, alla casa di Louis; ricordò dello schiaffo, ricordò la scenata che aveva fatto al professore, che in realtà non sapeva nulla. In effetti, prendersela con Louis non aveva avuto senso, lui non sapeva che quella un tempo era la casa della sua migliore amica, e soprattutto non sapeva che la sua migliore amica era morta. Gli erano stati tutti vicini, ma non abbastanza, Harry aveva sempre cercato di fingere che tutto l’aiuto che riceveva fosse abbastanza. E alla fine si scoppia, no? Prima o poi sarebbe scoppiato anche lui, lo sapeva, solo che si era sfogato con l’unica persona che non c’entrava niente e che non sapeva niente.
Si avvicinò alla porta e suonò il campanello, con l’intenzione di chiedergli scusa. Sfortunatamente in casa non c’era nessuno, evidentemente Louis era già a scuola. Allora gli avrebbe chiesto venia lì, pensò, accelerando il passo per arrivare più in fretta.
E infatti Louis era già lì con i primi ospiti arrivati, tra qui Liam, Niall e Zayn.
“Prof, posso rubarle un minuto?”
Louis non rispose, semplicemente si avvicinò ad Harry e si allontanarono dal gruppo dei presenti.
“Intanto chiamami Louis e dammi del tu perché ho solo 21 anni, mi fai sentire vecchio.” E Harry non poté non ridere, in effetti Louis aveva solo due anni più di lui. Louis però non sembrava allegro, neanche se diceva qualcosa di divertente.
“Volevo chiederti scusa per l’altro giorno, la scenata, lo schiaffo… Tu non c’entri niente, è stato ed è ancora un mio problema, me la sono presa con te senza pensare.”
“Va tutto bene.” Rispose il più grande battendogli la mano sulla spalla e alzandosi per allontanarsi con occhi bassi.
“Louis?”
Il professore si girò, ovviamente, ma non prestando molta attenzione.
“Cos’hai?”
Louis strabuzzò gli occhi, non si aspettava di certo una domanda del genere.
“Nulla, sono un po’ stanco, non avevo voglia di venire qui ma come ben sai, per i professori è obbligatorio.”
“Ma è da più di una settimana che sei strano… Ti lascio il mio numero, ok? Così se ne vuoi parlare sai chi cercare” Harry gli sorrise e Louis annuii. Si scambiarono i numeri e tornarono alla festa.
 
Mancava mezz’ora alla fine della festa.
Harry stava chiacchierando con Niall e con un certo Nick Grimshaw, che Louis non sopportava affatto. Non era un suo allievo, ma da quando era arrivato non aveva fatto altro che flirtare con Harry, e Louis era infastidito.
Neanche Louis capiva il perché, sicurissimo di essere etero, non avrebbe dovuto essere geloso di Harry. Era stato fidanzato oltretutto, con Eleanor, ma non voleva assolutamente ricordarlo. No. Eppure arrivò ad essere così tanto geloso che si precipitò come una furia contro i due ragazzi.
“Stai lontano da Styles, Grimshaw. Le vostre schifezze le fate altrove!” Urlò e il ragazzo si allontanò da Harry non capendo nulla, evitando di infastidire palesemente il professore.
Harry invece alzò un sopracciglio, capendo la gelosia evidente di Louis. E da un lato ne era felice, perché Louis aveva provato lo stesso sentimento che Harry provava quando vedeva insieme lui e Zayn.
 
 
 
 
 
[28 ottobre 2012]
Harry e Louis sono quasi amici. O semplicemente sono amici ma hanno deciso insieme di non ammetterlo.
Harry è stato a casa di Louis molte volte ultimamente, e Louis non capendo come fosse possibile che conoscesse alla perfezione la casa, si fece raccontare tutto.
Harry all’inizio sembrò un po’ titubante ma alla fine si lasciò andare.
Gli raccontò tutto, della sua migliore amica che conosceva da quando aveva otto anni, della sua morte a causa di un pazzo ubriaco che le andò addosso con l’automobile, dell’anno infernale che aveva passato a causa di quella mancanza che lo aveva anche portato alla bocciatura. Gli raccontò che ogni domenica tornava a fare visita ai genitori di Alison che per lui erano come familiari, che avevano venduto la casa senza avvertire. Che ne rimase così scioccato da non poterlo accettare. Che Kristine e John, i genitori di Alison, avevano voluto trovare il modo di non soffrire e dimenticare, ma lui non voleva dimenticare. Che aveva fatto di tutto, che era cambiato in quell’ultimo anno, che prima non era così. Sì, era sempre stato circa un teppista, ma non così tanto.
“Scopriamo quanto siamo forti solo quando essere forti è l’unica scelta che abbiamo” gli aveva detto Louis dandogli una pacca sulla spalla e Harry aveva sorriso, sapeva che aveva ragione.
“E poi a me piace lo stile punk, fino a due anni fa avevo tre piercing e i capelli tinti di rosso, per non parlare dei tatuaggi” gli aveva fatto l’occhiolino e Harry gli aveva chiesto per quale motivo avesse tolto tutto. Louis rispose che era ancora pieno di tatuaggi, e infatti Harry ne aveva già notati alcuni. Ma non lo avrebbe preso nessuno a lavorare se avesse tenuto la tinta e i piercing. Harry rise, pensando che un giorno anche lui avrebbe dovuto togliere i suoi due piercing e cambiare atteggiamento, sennò sarebbe finito sotto un ponte a lavarsi la faccia la mattina con l’acqua sporca del Tamigi.
Louis gli mostrò alcuni dei suoi tatuaggi dopo che Harry disse che i suoi non avevano senso. Gli fece vedere un piccione, una ragnatela, un omino sullo skate, il tris, pacman e altre stupidaggini che avevano fatto del corpo di Louis un foglio su cui scrivere, dimostrandogli che non era l’unico a fare tatuaggi semplicemente belli da vedere, ma privi di significato.
 
E mentre ripensava a tutto questo, che era successo circa dieci giorni fa, Harry pensava anche al fatto che Louis avesse fatto di tutto per tirargli su il morale, dal “mi dispiace, Harry” con tanto di abbraccio, alle battute più idiote, ma si vedeva che non era felice. Ricordò che Louis aveva un quadro – o meglio, una stampa – appesa al muro del soggiorno, con su scritto
Provo così tanto ad aiutare le altre persone perché non ho idea di come aiutare me stesso.
E Harry capì che c’era qualcosa che lo rendeva triste, che andava oltre lo schiaffo o qualsiasi cosa Harry avesse potuto fare nei primi tempi di scuola.
In effetti casa sua era ricoperta di stampe e altro, a Louis piaceva l’arte moderna.
Ne ricordava parecchie, gli erano piaciute tantissimo.
 
“Il destino è per i perdenti. È solo una stupida scusa per aspettare che le cose succedano invece di farle succedere.”
“Non importa come ti senti. Alzati, vestiti, esci. E non arrenderti.”
 
E poi c’erano quelle che andavano più sull’ironia
“Non ti fidare di nessuno che sorride prima delle 9 di mattina”
“Tu ispiri il mio serial killer interiore”
 
E Harry non vedeva l’ora di tornare in quella casa, stranamente.
Sì vestì e prese il primo autobus che passò. Ricordava che davanti alla casa di Alison – Louis – c’era una fermata, così non avrebbe neanche dovuto camminare.
Dopo essere sceso dal mezzo pubblico si avvicinò alla porta, ma rimase paralizzato prima di suonare il campanello da ciò che stava succedendo dentro la casa, da ciò che vedeva dalle finestre.


 
Buonasera! Come ve la passate? Io sto tipo saltellando dalla gioia perché ho appena compato Colpa Delle Stelle di John Green e non vedo l'ora di leggerlo asdfghjkl.
No ok. Parlando del capitolo, che ne pensate? Cosa diavolo sta succedendo in casa Tomlinson?
Me la lasciate una recensione ina ina ina (what?)?
 
   
 
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