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Autore: My Pride    16/09/2008    16 recensioni
«È strano come certe cose cambino le persone.
Prima che tutto questo avvenisse, non avevo mai visto Oka-san comportarsi così
»
[ Missing Moment: Evento RoyEd Marriage del 10/10/10 { 30 } ]
[ Terza classificata al «Flash Contest» indetto da Addison89 { 14 / 20 } ]
[ Sesta classificata al «A contest, a rose and a story!» indetto da Roy Mustung sei uno gnocco { 26 } ]
[ Storia fuori serie: 16 { Dedicata a Red Robin }, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 25 { Dedicata a Red Robin }, 26, 27, 28, 29 ]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shattered Skies ~ Stand by Me' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Heart burst into fire_Episode 5 Titolo: Lezioni
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist

Tipologia: Flash Fiction [ 671 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric
Genere: Slice of life, Sentimentale, Commedia
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?



FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.



EPISODIO 5: LEZIONI

    «Equitazione?» chiesi incuriosito, abbandonando la lettura e osservando con un sopracciglio inarcato Edward, seduto a gambe incrociate sul tappeto. Ce ne stavamo tranquilli nel salotto del mio appartamento, a sorseggiare del the freddo che, in quella giornata afosa, era un vero toccasana, e lui se ne usciva all'improvviso con quella stramba idea.
    «Aye, portami a cavalcare», mi disse di nuovo, reclinando la testa all'indietro per guardarmi con i suoi stranissimi occhi ambrati. Non potei fare a meno di ridacchiare mentre lui chiudeva il suo libro e lo posava sul pavimento, per prendere poi posto accanto a me sul divano. «Non ridere, dico sul serio».
    «Non ti basto io?» chiesi con un pizzico di ironia e malizia. «Vuoi davvero montare un altro cavallo?»
    «Se ci riesco con un Mustang, che è selvaggio...» buttò lì serafico, prendendomi deliberatamente in giro.
    Scossi la testa, poggiando la schiena contro il divano.
«Dammi un valido motivo, su».
    Lui si rigirò attorno al dito alcune ciocche dei capelli che aveva raccolto in una coda alta a causa del caldo, osservandosi distratto l'altra mano per evitare di guardarmi.
«Ma che ti costa portarmici», si lagnò come un bambino, senza però rispondermi.
    «Mi costa che devo sfacchinare per due ore in macchina», gli tenni presente. Sapevo che, dall'altra parte della città, si trovava un maneggio parecchio frequentato e che per raggiungerlo bisognava armarsi di santa pazienza e affrontare il traffico e le lunghe code, e non mi andava assolutamente. Faceva troppo caldo per infilarsi in auto, per non parlare, poi, dei soldi che avrei dovuto spendere.
    «Suvvia, mo dubh, ci voglio andare solo una volta», mi supplicò, guardandomi con occhi dolci e imploranti da cane bastonato, ma non cedetti affatto. Quella carta funzionava solo una volta al mese, e l'aveva già giocata quando aveva rovinato per sbaglio uno dei miei vestiti preferiti quando aveva provato a lavarlo lui, riuscendo solo a restringerla.
    «Non fare il bambino, Ed», borbottai, sventolando un dito. «E poi, ancora non mi hai detto perché vuoi andarci».
Incrociò le braccia al petto, fissando con finto interesse il pavimento.
«Volevo provare, tutto qui», scrollò le spalle. «Al ha detto che mi sarebbe piaciuto, quindi...»
    Ecco spiegato il perché. Un'idea nata da suo fratello. Maledizione, quando avrei rivisto Alphonse gliene avrei dette quattro!
«Ed, hai ventun anni», cominciai, alzando lo sguardo al soffitto. «Se è solo per questo, puoi benissimo andarci da solo».Certe volte si comportava davvero come un bambino capriccioso che pretendeva sempre di vincere, su qualsiasi cosa. Stavo con lui da quando aveva diciassette anni e non ci facevo più caso se voleva avere la meglio su qualsiasi mia decisione, ma stavolta non l'avrei accontentato. Che pericolo poteva correre se ci fosse andato senza di me?
    «E tu mi lasceresti andare lì senza compagnia?» mi chiese, fingendosi scandalizzato.
    Emisi un flebile lamento. Era una vera peste, senza dubbio.
«Non credo ti serva una scorta per montare a cavallo», feci di rimando, sistemandomi gli occhiali sul naso per riprendere poi, bene o male, la lettura.
    Lui, però, posò la mano d'acciaio sulla pagina, impedendomi di leggere.
«E invece penso proprio di sì, conoscendoti.»
    Sbuffai, sebbene non avessi capito quel che voleva dire. «Ehi», bofonchiai irritato, allontanando la mano. «E' vero che hai un bel faccino, ma non credo che i cavalli ti salteranno addosso».
    «Loro no, ma forse alcuni fantini sì», mi informò divertito, e stavolta mi accigliai, togliendo gli occhiali e sbattendo le palpebre in continuazione.
    «Come sarebbe?» chiesi confuso.
    Per un po' evitò di rispondere, facendo il finto offeso, guardando ogni angolo della stanza come a volerlo ben imprimere nella sua mente, senza prestare attenzione alle mie parole.
Poi riportò piano il suo sguardo su di me. «Ci vado da solo, lascia stare», disse infine, alzandosi.
    Lo afferrai svelto per un braccio prima che potesse allontanarsi.
«Spiegati, adesso», replicai schietto.
    Mi squadrò con un sopracciglio inarcato, poi si sedette sulle mie gambe, giocherellando con i bottoni della mia camicia.
«Beh, sai», cominciò, per poi posare la testa sulla mia spalla. «Alcuni di quelli che lo frequentano...» la mano risalì lenta fino ad accarezzarmi una guancia. «...sono gay».
    Aye, l'avrei accompagnato... e senza alcun dubbio!






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