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Autore: _Fedra_    19/08/2014    3 recensioni
"Voldemort si voltò verso la ragazza. Nonostante fosse completamente paralizzata dalla paura, Jane riuscì a sostenere il suo sguardo. Finalmente avrebbe avuto le risposte che cercava. Quelle risposte che non aveva mai trovato il coraggio di ammettere.
–Sì sono stata io! – rispose decisa. – E non mi importa minimamente di chi sia Edmund!
–Oh, ne sei proprio sicura, piccola Mezzosangue? – chiese Voldemort con un ghigno. – Nemmeno se ti dicessi che è mio figlio?"
Finalmente, il terribile mistero che avvolge le origini di Edmund avrà tutte le risposte. La battaglia finale si avvicina e Jane Potter si ritrova a un bivio dal quale non potrà tornare indietro: continuare a combattere al fianco di suo fratello o restare accanto al ragazzo che ama.
L'unica speranza è celata nella misteriosa profezia pronunciata dalla Cooman molti anni prima, che potrebbe cambiare completamente il corso della Storia.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Edmund Pevensie, Susan Pevensie
Note: Cross-over, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La profezia dell'Erede'
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Capitolo 8


SOTTO SCORTA

~

 
 
 
 
 
 
Erano quasi le undici quando il telefono di casa squillò.
Jane, già in pigiama e con i capelli raccolti dietro la nuca, andò a rispondere.
Quasi stentò a riconoscere la voce di Susan dall’altro capo.
−J-Jane?
Qualcosa nel suo tono di voce le gelò il sangue nelle vene.
−Che cosa è successo? – domandò la ragazza, anche se un atroce sospetto si faceva già largo nella sua immaginazione.
L’improvviso silenzio dall’altro capo del ricevitore venne scosso da un singhiozzo soffocato.
−Edmund – rispose a un certo punto Susan. – Hanno preso Edmund.
 
*** 
 
Quella notte, Jane non chiuse occhio.
Per prima cosa, controllò ancora una volta i confini della loro tenuta dalle finestre come faceva ogni sera prima di andare a dormire, temendo di trovare qualche alta figura incappucciata a spiarla dall’altra parte della staccionata, in attesa che varcasse inconsapevolmente i confini della Traccia.
Per sicurezza, accese le luci nelle stanze principali, fingendo che in casa fossero ancora svegli.
Poi si rifugiò in camera sua, sedendosi sul letto ed estraendo la bacchetta dalla tasca dei pantaloni del pigiama.
Expecto Patronum– sussurrò.
Un cavallo argenteo si scaturì dalla punta, galleggiando con grazia a pochi centimetri dalla testa della ragazza.
–Edmund è stato rapito circa mezz’ora fa da Bellatrix Lestrange – disse lei. – Per favore, porta questo messaggio a mio fratello Harry Potter. Digli di chiamare subito aiuto e di venire qui il prima possibile. Vai!
Il Patronus si impennò nell’aria e attraversò la stanza di gran galoppo, oltrepassando la finestra e sparendo nell’oscurità del giardino.
Jane rimase seduta sul letto, incapace di prendere alcuna decisione logica.
Per interminabili minuti, non riuscì a muoversi da lì, trasalendo al minimo rumore, fino a quando non udì uno scampanellio nervoso provenire dall’ingresso.
La ragazza fece un balzo di diversi centimetri, il cuore che le pulsava dolorosamente in gola.
Tremante di paura, si appostò dietro la finestra, scostando di poco le tende.
Con suo enorme sollievo, vide Harry in piedi sulla veranda.
Scese di sotto in punta dei piedi, la bacchetta sempre pronta in mano, sbirciando dallo spioncino.
–Come ti chiamavo prima di scoprire che eravamo fratelli? – chiese.
Dall’altra parte, Harry soffocò a malapena una smorfia imbarazzata.
–Potter Quattrocchi – rispose. – Non avevi una domanda di riserva?
Non aveva neanche finito la frase, che Jane spalancò la porta, gettandogli le braccia al collo.
–Oh, Harry! – singhiozzò. – Ho così tanta paura!
–Stai tranquilla, sorella – la rincuorò lui, portandola dentro. – Ci sono io qui con te.
Si accomodarono entrambi nel soggiorno.
Jane si precipitò a preparare una tisana per entrambi.
Le mani le tremavano così tanto che per poco non si rovesciò addosso l’acqua bollente del bricco.
In tutto questo, la ragazza prese a raccontare quanto appreso da Susan.
–Ho avvisato Ron, Hermione e l’Ordine – disse Harry alla fine del racconto. – Saranno qui per domani mattina. Io invece ho preferito venire subito. Non potevo lasciarti da sola.
Jane gli sorrise.
–Grazie – mormorò. – Non credo che avrei resistito fino all’alba.
–Due maghi armati in casa sono meglio di una. Gli altri dormono?
–Sì. Non mi va di svegliarli. Ho paura di spaventarli, soprattutto Cecilia.
–Capisco.
Ci fu un attimo di silenzio, rotto solo dal girare dei cucchiaini sul fondo delle tazze; poi Jane aggiunse:
–Perché credi che l’abbiano fatto?
–Cosa?
–Edmund. Già è stato prigioniero di Alhena e adesso la sorella se lo è ripreso. Non capisco che cosa c’entri lui in tutta questa storia.
–Per me ci è immerso fino al collo, il ragazzo. Oggi pomeriggio, la cicatrice mi ha fatto male come non accadeva da mesi. Non ho mai avvertito Voldemort così arrabbiato in vita mia. Se non sbaglio, coincideva proprio con l’ora in cui Edmund è stato rapito.
–Ma perché proprio lui? È solo un ragazzo, in fondo.
–Non lo so. Forse non è proprio quello che vuole farci credere.
–Che cosa vuoi dire con questo? Che Edmund è forse malvagio?
–Di una cosa siamo certi: a Voldemort serve e tanto.
Jane sospirò.
–Non posso aspettare fino all’alba – disse decisa. – Voglio andarlo a cercare ora.
–Tu sei pazza!
–Non posso chiudere occhio, sapendolo nelle mani di quella donna!
–Jane, tranquilla, sono certo che per il momento è ancora in vita. Se Voldemort lo avesse ucciso, me ne sarei accorto.
–Ma possibile che non te ne importa un accidente di lui? – sbottò la ragazza fra i denti. – Alhena gli lanciava la maledizione Cruciatus per divertirsi! Credi che forse sua sorella lo tratti meglio?
–Ma almeno non è morto, no?
–Fammi stare zitta o rischi veramente di ritrovarti il naso rotto.
Jane si alzò in piedi, prendendo a misurare la stanza a grandi passi.
–Jane, lo so benissimo che cosa provi per Edmund, non credere che sia cieco – intervenne Harry. – Ma ti posso assicurare che, almeno per il momento, sta bene.
–Come fai a esserne così certo? – lo rimbeccò la sorella. – Hai forse imparato a leggere le foglie di tè?
–No, ho solo bisogno di qualcosa per il mal di testa.
La ragazza si voltò per rispondere per le rime a quell’ennesima provocazione, quando si accorse dell’aria terribilmente sofferente di suo fratello.
Una mano era premuta spasmodicamente sulla fronte.
–Che diavolo succede? – chiese allarmata.
–Indovina? – rispose Harry in tono sarcastico. – Ti dico solo che Hermione non approverebbe.
–Tu…stai cercando di stabilire un contatto con la mente di Voldemort? – domandò la ragazza sbigottita.
–Certo, sto spiando le sue mosse. Per il momento sta aspettando, solo aspettando.
–Sei un incosciente!
Jane schizzò in cucina, tornando con una borsa del ghiaccio in mano.
–Interrompi subito, prima che venga qui – ordinò, schiaffandola sulla fronte del fratello.
–Tranquilla, non verrà – la rassicurò Harry. – Per stasera, ha cose più importanti a cui pensare.
–Sì, per caso sai se in agenda aveva un rapimento questo pomeriggio?
–Sto solo cercando di aiutarti.
–Tu mi aiuti solo se ti metti tranquillo e mi aiuti a proteggere la mia famiglia.
Harry le scoccò una profonda occhiata di rimprovero.
Jane lo ignorò.
–Sei esaurita – le disse. – Forse è il caso che ti riposi. Faccio io il primo turno di guardia.
L’altra vuotò con un sorso la tazza con ciò che rimaneva della tisana.
–Sto bene – si schermì.
–Come vuoi.
Restarono seduti uno accanto all’altra sul divano fino alle due e mezza del mattino, scambiandosi di tanto in tanto qualche parola, poi, malgrado le loro nobili intenzioni, si addormentarono entrambi uno sulla spalla dell’altra, dimenticando per qualche ora ciò che li attendeva là fuori.
 
***
 
L’alba li sorprese pallida e brumosa, annunciando quello che per i fratelli Potter sarebbe stato uno dei giorni più lunghi e terribili che avessero mai vissuto.
La prima difficoltà fu quella di spiegare ai Collins la situazione senza coinvolgerli troppo in quella situazione.
Come previsto, la famiglia si allarmò moltissimo alla notizia del rapimento di Edmund e Albert si offrì di accompagnare Harry e Jane dai Pevensie per il primo sopralluogo.
Al loro arrivo, trovarono una volante della polizia parcheggiata sul vialetto ghiaioso e un capannello di persone alla porta.
In quel momento, Charlie stava congedando l’ispettore capo, affiancato da un bell’uomo di colore e una giovane donna con un paio di occhiali scuri a cavallo del lungo naso all’insù.
I due gemelli riconobbero al volo Kingsley e Tonks, che vennero loro incontro non appena li notarono.
 –Ragazzi, – li salutò Tonks stringendoli in un abbraccio – dovete venire con noi. Gli altri ci stanno aspettando in un luogo sicuro.
–Avete scoperto qualcosa? – domandò Harry.
–Non molto, ma è meglio parlarne in privato – intervenne Kingsley. – Signor Collins – aggiunse poi, stringendo la mano ad Albert, che era rimasto in disparte accanto alla portiera della macchina.
–È un piacere conoscerla – rispose lui composto.
–Spero non sia un problema per voi se prendiamo sotto custodia i fratelli Potter per oggi.
–Nessun problema.
Il tono di Albert, però, tradiva tutt’altri pensieri.
Lanciò un’occhiata preoccupata in direzione di Jane.
–Non correranno nessun pericolo, signor Collins – assicurò Tonks prendendo a braccetto i due gemelli. – Il fatto è che, con certa gente in giro, è meglio tenere al sicuro eventuali bersagli.
–Grazie, Tonks! – la rimbeccò Jane.
L’altra le fece la linguaccia.
–Meglio chiarire subito, no? – si schermì.
–Starò bene, papà – soggiunse lei avvicinandosi ad Albert.
L’uomo le pose le mani sulle spalle.
–Lo sai che a casa non smettiamo un attimo di preoccuparci per te – disse in tono preoccupato.
–Lo stesso vale per me. Promettete che resterete in casa fino al mio ritorno e non supererete i confini della Traccia. Lo farete?
–Qualsiasi cosa, pur di riaverti di nuovo sana e salva tra noi.
Albert le baciò la fronte, poi la lasciò andare.
Harry aveva finto di ignorare tutta la scena, continuando a parlare con Kingsley.
Non poteva sopportare tutto questo.
Era uno di quei momenti in cui non poteva fare a meno di odiare sua sorella.
I due gemelli seguirono Tonks nella sua vecchissima utilitaria color prugna, sedendosi sui cigolanti sedili di pelle abrasa, mentre Kingsley apriva loro la strada con un’altra automobile.
Lo strano gruppo si allontanò così sul vialetto, puntando verso Finchley.
Nel tentativo di tirar su il morale, Tonks azzardava di tanto in tanto a fare un po’ di conversazione, ma la tensione era talmente alle stelle che in poco tempo si ritrovarono tutti e tre immersi nel silenzio, rotto solo dal gracchiare impertinente dell’autoradio.
Soprattutto Jane sembrava essersi chiusa in un silenzio di tomba, restando a osservare con il capo abbandonato contro il finestrino il dispiegarsi di campi e staccionate all’orizzonte.
Ogni suo pensiero era fisso su Edmund.
Dov’era in quel momento, come stava?
Ogni volta che provava a darsi una risposta, la ragazza lo rivedeva sepolto vivo in quel cupo sotterraneo, con il volto macchiato di sangue e l’aria terrorizzata.
In quel momento, stava pregando con tutto il cuore che quella donna orribile non gli facesse nulla di male, ma sapeva che quello era un pensiero vano: Bellatrix non avrebbe perso tempo a riprendere ciò che la sorella aveva lasciato.
A quel pensiero, una fastidiosa stretta allo stomaco la fece gemere per il dolore.
Erano le dieci e mezza.
Erano già le dieci e mezza.
Quante cose potevano essere accadute in dodici ore?
Jane non voleva neppure pensarci.
Tonks accostò di fronte a quello che pareva un antico casale abbandonato e intimò ai passeggeri di scendere.
Costeggiarono la vecchia abitazione fino a raggiungere una scala esterna, arrampicandovisi sopra e spalancando una porticina che permetteva l’accesso al primo piano.
L’interno era semplice e polveroso, occupato per la gran parte da un vecchio divano tarmato.
Lì, vi erano radunati i migliori elementi dell’Ordine della Fenice: i coniugi Weasley, Lupin, Bill, Fleur, Peter, Susan, Lucy e, naturalmente, Ron e Hermione.
Questi ultimi saltarono immediatamente al collo dei due fratelli non appena misero piede nella stanza.
–Possibile che non possiamo lasciarvi da soli neanche cinque minuti? – commentò Ron ansioso.
–E che ne sapevano? Che ne sapevano? – fece eco Hermione.
–Coraggio, ragazzi, i convenevoli lasciamoli per dopo. Abbiamo un ragazzo da salvare – li redarguì Kingsley, richiamando l’attenzione anche degli altri.
Si accomodarono tutti al centro della stanza, accalcandosi come meglio potevano sul divano o seduti sul pavimento.
Solo Tonks e Kingsley rimasero in piedi.
–Dove possono averlo portato? – chiese Jane.
–Questo è difficile da stabilire – rispose Tonks. – Un tempo la base preferita per nascondere le persone rapite era la villa di mia zia Alhena, ma è andata distrutta la stessa notte in cui venne assassinata.
–La tenuta dei Lestrange è stata sequestrata dal Ministero dopo il loro arresto – aggiunse Kingsley. – A questo punto, non ci resta che villa Malfoy.
–Io credo che si trovi lì – dichiarò Tonks. – La maggior parte dei Mangiamorte transita da quelle parti e sono certa che la stessa Bellatrix abbia trovato rifugio lì.
–A questo punto ci manca un piano – disse Lupin.
–Noi andremo immediatamente sul posto a controllare – decretò Kingsley. – Non appena ci saremo accertati che il ragazzo si trova effettivamente lì, attaccheremo. In caso di emergenza, chiameremo rinforzi.
–Verremo anche noi? – chiese Harry.
–Certo che no! – sentenziò la signora Weasley. – Voi resterete qui insieme a Fleur fino al nostro ritorno. La casa è protetta tramite la magia, non possono trovarvi.
–Ma non è giusto! Voglio dire, Edmund…
–No, Jane – questa volta fu Hermione a intervenire.
La ragazza le lanciò un’occhiata ferita.
–Quello che è accaduto poche settimane fa è più che sufficiente – aggiunse lei. – È meglio se per una volta diamo ascolto a chi ha più esperienza di noi.
–Stai tranquilla, Jane – la rassicurò Tonks. – Te lo riporteremo sano e salvo.
La ragazza le rivolse un rapido cenno rassegnato con il capo, ma in realtà in quel momento la sua mente stava galoppando alla disperata ricerca di un piano b. 
–Bene, – decretò a quel punto Kingsley – sono le undici passate. È ora di muoverci.






Angolo Me

Buonasera a tutti! :)
Come vedete, la tensione sta iniziando ad alzarsi sempre più: Edmund è ormai nelle grinfie di Bellatrix Lestrange e presto Voldemort arriverà a bussare alla sua porta. 
Riuscirà Jane a restare con le mani in mano?
Immagino che conosciate già la risposta ;)
In ogni caso, martedì prossimo vi aspetta un capitolo bello tosto, un pochino oltre i miei standard di narrazione gotica.
Insomma, se vi piace "Il Trono di Spade", allora  non avrete nessun problema!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto...il calo di recensioni mi sta un pochino preoccupando, ma sono anche consapevole che molti di voi sono ancora al mare :)
Come sempre, vi lascio il link della mia pagina Facebook, con tutti gli aggiornamenti: https://www.facebook.com/LeStorieDiFedra?fref=photo
Vi informo inoltre che da oggi ho anche un account personale: mi trovate sotto Fedra Efp :)
Un bacio e a presto!

F.
   
 
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