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Autore: niallsaccent_xx    19/08/2014    0 recensioni
-Tratto dal quattordicesimo capitolo.-
«E' come quando..come quando da piccolo sei in camera tua. Al buio. Da solo. E hai paura.» fece una pausa e sentii un velo di ansia avvolgermi. «Tanta paura.» abbassò gli occhi e tornò a fissare il lenzuolo. «Non sai cosa possa accadere attorno a te in quel momento. Ti senti spaesato. In pericolo.» respirai profondamente, Dove voleva arrivare? «Cerchi di fare il bambino coraggioso, vuoi cavartela da solo. Allora ti infili sotto le coperte e fai finta di nulla. Fino a quando...»
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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"Scarlett, sono giù in macchina, muoviti o faremo tardi. -Jan"
Lanciai il mio vecchio telefono sul letto senza preoccuparmi che si rompesse ed infilai la t-shirt larga e nera sui jeans grigi e stretti. Estrassi dalla scarpiera i miei Combat Boots scuri e li indossai. Andai in bagno e mi guardai allo specchio: solita brutta cera, con le borse sotto gli occhi e i capelli castani spettinati. Presi del fondotinta e ne misi poco sul viso prima di afferrare la matita nera e marcarmi le palpebre con la punta morbida. Ne misi molta anche sotto e poi mi guardai nuovamente: non avevo nascosto molto sicuramente ma quel nero mi faceva credere di aver coperto tutto ciò che non mi piaceva del mio viso. Tornai nella mia stanza e mi affrettai a prendere la borsa già piena, il cellulare dal letto e la giacca sportiva bianca ricoperta di lana al suo interno. Prima di uscire dalla stanza mi ricordai di dover prendere i miei occhiali da sole, i miei adorati Ray-Ban neri. Li indossavo sempre, anche quando non c'era il sole io avevo bisogno delle lenti scure. Li misi in testa e scesi le scale di corsa non curante del fatto che sarei potuta inciampare nei miei stessi piedi e senza nemmeno salutare mio padre uscii di casa trovando Jan nella sua decapottabile verde smeraldo. Feci il giro ed aprii lo sportello entrando nella macchina dal lato del passeggero accanto alla mia amica che mi sorrise mentre cercavo nella mia borsa il pacchetto delle mie sigarette.
Mise in moto. 
«Oggi si va in periferia.» disse contenta e sospirando mantenendosi concentrata sulla strada vuota delle due del mattino.
Stetti ad ascoltarla su varie cose mentre continuavo a cercare nella mia borsa, ma mi arresi: avevo lasciato le sigarette a casa.
''Merda'' imprecai nella mia testa. Poggiai il gomito sullo sportello privo di finestrino e finsi di ascoltare Jan mentre l'aria fredda e pungente mi colpiva il viso e faceva sflvolazzare i capelli ancora spettinati.
Dopo venti minuti fermò la macchina di fronte ad una struttura rumorosa alle cui spalle si estendeva il bellissimo mare invernale della Florida. Guardai bene la struttura e notai che era una casa, una villa per meglio dire. Era grandissima e a due piani.
«Di chi è la festa?» chiesi con un tono un po' scocciato alzando le sopracciglia mentre guardavo la grande casa e ascoltavo la musica house a tutto volume che quasi spaccava i vetri delle finestre semi-aperte.
«Franky Grace, come vedi abita nella periferia di Boca, i genitori sono imprenditori multimiliardari e mentre viaggiano per l'Europa gli hanno affidato la bellissima villa fidandosi di lui e pensando che non avrebbe dato alcuna festa.» spiegò guardando la casa. Annuii fingendomi sbalordita e interessata ed uscii dalla macchina, avevo bisogno di entrare e scroccare qualche sigaretta, purtroppo Jan non fumava ma se avevo bisogno di qualcosa di alcolico, casa sua era la soluzione. Scese anche lei dalla macchina e ci dirigemmo verso la porta al cui esterno c'era una ragazza seduta dietro un tavolino. Era vestita in "stile Taylor Swift": indossava una maglia bianca a righe blu infilata dentro i pantaloncini a vita alta rossi. Aveva i capelli castani legati in uno chignon e quando ci avvicinammo ci sorrise.
«Sono cinque dollari, ragazze.»
''Grande, anche una festa a pagamento'' mormorai nei miei pensieri estraendo dalla tasca una banconota da dieci. La porsi alla castana e dissi a Jan di darmi cinque dollari. Sorpassammo "Taylor Swift" ed entrammo nella casa. Osservai due o tre centinaia di gente ubriaca che ballava nel salotto illuminato solo da una luce stroboscopica che minacciava di procurarmi delle crisi epilettiche se non mi fossi allontanata subito. La gente si spostava in ogni angolo dell'immenso soggiorno e la canzone che risuonava era "Animals" di Martin Garrix, un classico. Quella canzone con l'andar del tempo diventava noiosa ma molte persone non sembravano stancarsi di ascoltarla. Vidi subito Jan farsi trascinare dalle sue compagne della classe di inglese e lasciarmi lì sola, così decisi di salire al piano superiore per respirare aria fresca. Mi diressi alle scale, che scorsi oltre il mare di persone che attraversai rifilandomi spintoni e gomitate, e quando arrivai notai tantissime altre persone, probabilmente duecento o anche questa volta di più, ed un secondo ed enorme soggiorno. ''Qui si fa proprio la bella vita Grace'' pensai. Scorsi sulla parte opposta della sala una finestra ed un balcone perciò mi addentrai nuovamente tra le persone arrivando finalmente fuori alla spaziosa veranda con vista mare e cielo fortemente stellato. Feci qualche passo ed arrivai alla ringhiera e mi poggiai con i gomiti, osservai il panorama e mi accorsi che il mare era distinguibile dal cielo solo per le stelle e per alcune onde che venivano illuminate di rado dalla luce della luna che regnava tra gli altri corpi celesti. In veranda non c'era nessuno, erano tutti dentro a ballare sulle note di uno squallido remix di Die Young di Kesha, ma che musica ascoltavano quei DJ? Riuscivo finalmente a respirare aria pulita, niente sudore, niente alcool, ero già stata a delle feste simili prima ma oggi non ero in vena di quei due tipi di odore, avevo bisogno delle mie sigarette, nient'altro e magari quella sera qualcuno stava esaudendo i miei desideri. Vidi uscire un ragazzo con una sigaretta accesa in bocca che si poggiò alla ringhiera a poca distanza da me. Lo guardai e presi coraggio per avvicinarmi. Feci un respiro profondo ma lui si accorse di me prima che potessi dire qualunque cosa e mi guardò tenendo i gomiti poggiati alla ringhiera e facendo un tiro. Notai i suoi occhi azzurri come il ghiaccio contornati da venature rosse: era fatto e ci avrei scommesso.
«Avresti..una sigaretta?» il mio tono era abbastanza insicuro ma feci di tutto per apparire ferma e sicura della mia richiesta. Deglutii.
Si girò soffiando via il fumo dalla sua bocca e annuì portando una mano nella sua tasca tirando fuori un pacchetto che aprì con la stessa mano facendo un gesto veloce con le dita.
«Ecco a te.» mi avvicinò il pacchetto ed eravamo vicini abbastanza affinché io potessi sentire il suo alito che dava di nicotina mischiata ad erba. Mi lasciai sfuggire una risata mentre afferrai con indice e pollice una delle quindici sigarette presenti nel pacco. Mi guardò storto mentre estraevo l'accendino dal pacchetto e mettevo la sigaretta in bocca. La accesi senza tossire, ormai erano due anni e mezzo che fumavo, ci avevo fatto l'abitudine.
«Cosa ti diverte?» il suo tono era serio e io non avevo tatto.
«Ti fai le canne e poi vieni a fumarti una semplice sigaretta?» dissi sorridendo con sfacciataggine mentre il fumo del primo tiro usciva quasi trasparente dalla mia bocca.
«Cosa c'è di tanto strano?»
«Solo che se io mi facessi un paio di canne resterei a farmene altre o mi fermerei e non uscirei fuori al balcone a fumare una stupida sigaretta perdendo tutta l'essenza dell'erba; ecco, questo è stupido e non "strano".» risposi tutto d'un fiato con un ghigno sulle mie labbra; gesticolai delle virgolette sulla parola "strano" mentre lo guardavo. Vidi i suoi occhi infuriarsi, cosa avevo detto di sbagliato?
«Se mi trovi tanto stupido allora questa la prendo io.» disse togliendomi la sigaretta dalle labbra. Lo vidi mentre la faceva cadere giù dal secondo piano.
«Ehi, stronzo, ma che fai?» gli diedi una spinta ma non avrei dovuto, per quanto poco fosse, era fatto e non era una buona idea. Mentre tenevo le mie mani sul petto per spingerlo mi prese i polsi e mi sbatté contro il muro accanto alla finestra. Mi scrutò con i suoi occhi rilassando lo sguardo e quando le iridi celesti incontrarono le mie verdi allentò la presa. Mi sarei lasciata prendere da quel momento se fosse successo tre anni prima ma ora i miei occhi trasudavano noia e disinteresse, erano gelidi e il mio cuore come di pietra, incapace di innamorarsi o sentire qualunque dolore. Approfittai del momento per liberarmi dalla sua presa e dargli uno schiaffo sulla guancia che si arrossò subito e scappai via mentre sentii il rumore di qualcosa che cadeva sul pavimento, ma non mi fermai.

Ehilà! Questo è lo Spazio Autrice! Lo scrivo in rosso perché mi piace molto, attira l'attenzione lol
Okay, io sono Anya! E' la prima fanfiction che pubblico su efp e spero che vi piaccia. Se vedo che la storia piace pubblicherò un capitolo a settimana, altrimenti aspetto un determinato numero di visualizzazioni. Spero che il modo in cui scrivo sia abbastanza idoneo, fatemelo sapere e lasciate una recensione. Grazie a tutti quelli che la leggeranno; al prossimo aggiornamento! 
   
 
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