Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: EreriShipper    19/08/2014    0 recensioni
Il destino che il moro aveva sempre temuto si presentava davanti ai suoi occhi.L'orrore che provava lo stava consumando interiormente.Una speranza aveva trovato e anche quella gli era stata rubata..sembrava la fine..Ma nulla era ancora finito,nulla era ancora iniziato.Una voce familiare lo chiamava..tutto stava per cambiare..qualcosa stava finalmente per iniziare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YUME

Le gambe cedevano,i muscoli urlavano,solo una fredda e aspra pioggia interrompeva il silenzio coprendo anche il pesante respiro che oramai aveva preso dominio sul moro.La pioggia cadeva e portava via con se' il sangue,portava via con se' delle vite.Le mani tremavano,per lui era impossibile muoversi tanto quanto credere a ciò che stava vedendo.Ai suoi piedi giaceva il corpo di ricognizione.Frredde,aspre e dolorose lacrime gli rigavano il volto.Si avvicinò esitante ai cadaveri che sembravano essere stati gettati con estrema violenza sul terriccio deforme.Le pose innaturali che avevano preso fecero rabbrividire il ragazzo.Alcune ossa fuoriuscivano persino dalla pelle dei corpi,alcuni piccoli insetti stavano già prendendo dominio sui cadaveri,portando addirittura via piccoli pezzi di essi.Lo stomaco del moro si chiuse in una dolorosa stretta,mentre in preda al dolore e al panico afferrava fra le sue braccia i corpi dei suoi amici,cercando inutilmente segni di vita.Le sue mani presto si riempirono di sangue,come i suoi vestiti.Questo era l'inferno.Ma nel preciso momento in cui pensava di aver oramai raggiunto il fondo,notò che la ragazza dalla sciarpa scarlatta non era tra i corpi morti degli altri compagni.Gli occhi del ragazzo smebrarono resuscitare dai più profondi abissi e aver ritrovato la luce del sole dopo tanto tempo..speranza...Costrinse le sue gambe a rialzarsi e correre nonostante il dolore lo inducesse a tagliarsele.Correva,cadeva e si rialzava;alla ricerca della ragazza dalla sciarpa scarlatta come il sangue che fuoriusciva dalle sue ferite.Correva..ma per dove?Poco importava.A costo di girare tutta la foresta e perdere l'uso delle gambe avrebbe continuato a cercare.La pioggia rendeva il terreno scivoloso,rischiando di rallentare la corsa contro il destino del ragazzo.
Quanto tempo era passato?Venti minuti?Un'ora?Non sapeva dirlo.
Con le ultime forze che gli erano rimaste si trascinò vicino ad un albero per poi accasciarsi sul terreno.Era sfinito,si sentiva morire,le gambe gli tremavano violentemente,il suo respiro era pesante e a fatica teneva gli occhi aperti.Nonostante le sue condizioni terribili non si concesse nemmeno cinque minuti di riposo.Si rialzò e riprese la sua ricerca,ma poco ci volle prima che tra i toni scuri della foresta il rosso scarlatto tanto ricercato si facesse notare.Gli corse in contro.Corse come se ne dipendesse la sua vita.Al diavolo le ferite sanguinanti,al diavolo le gambe che stavano facendo urlare il ragazzo dal dolore,al diavolo tutto.La sua unica speranza era lì.Prima di poter guardare le gambe cedettero facendolo finire con la faccia sul terriccio bagnato.Fece un respiro profondo,posizionò le mani saldamente sul terriccio e fece pressione in modo tale da alzarsi...Ma ciò che vide fu solo quella fragile speranza crollargli davanti,alla vista del corpo della ragazza inerme.Il sangue che le colava dalla testa gli copriva una parte del viso,il corpo era ricoperto di tagli e di ferite varie profonde e sporche.Il corpo del ragazzo ebbe uno scatto improvviso che lo fece ritrovare vicino alla ragazza incapace di distogliere lo sguardo.Il suo nome echeggiò varie volte nell'aria,sovrastando il rumore della pioggia ma nessuna risposta.La sciapra scarlatta che la ragazza cingeva fra le mani venne portata via dal vento,e mentre il ragazzo stringeva fra le sue braccia il corpo morto della ragazza,alzò il capo verso il cielo lasciando che un urlo pieno di odio,tristezza e frustazione uscisse potente dalla sua bocca.
Il tempo sembrò fermarsi.
Una luce bianca accecante lo indusse istintivamente a chiudere gli occhi.Passò qualche minuto,e quando li riaprì la foresta era sparita,insieme al corpo della ragazza.Il moro si ritrovò seduto sul nulla.Una piattaforma infinita si estendeva davanti a lui,solo alzando lo sguardo sopra di sè notò un cielo meraviglioso che si specchiava sulla piattaforma dove ora stava camminando.Le nuvole camminavano lente verso chissà dove,colorate di un caldo arancione dal sole che tramontava all'orizzonte.Un fresco vento gli scompigliò leggermente i capelli.Provò a toccare quella superficie a specchio ma l'unica conseguenza che ebbe fu di provocare piccoli cerchi come quando si tocca la superficie dell'acqua.Camminò a lungo,in silenzio,ad accompagnarlo solo il vento fresco e le nuvole.Sembrava che il tempo avesse smesso di trascorrere.Dopo non molto tempo,una voce familiare alle sue spalle pronunciò con un dolce tono il suo nome..''Eren..''.Il ragazzo si girò di scatto e colei che si ritrovò davanti lo guardò con uno sguardo dolce ed amoroso e con un caldo sorriso sulle labbra.
La bocca del ragazzo che fino ad ora era stata aperta dallo stupore si riprese''Mamma...?''disse incredulo.La donna dai capelli marroni si avvicinò lentamente a lui.
''Quanto sei cresciuto,sei diventato un bellissimo ragazzo''disse accarezzandogli una guancia.
Il ragazzo provò ad afferrare la mano della madre ma non ci riuscì.Nel momento preciso in cui gli sembrò di raggiungerla gli passò attraverso.Un triste sguardo attraversò gli occhi della madre.
''Come stanno Mikasa ed Armin?'' chiese la donna con un sorriso leggermente forzato.
Alla pronuncia dei nomi dei suoi due compagni il corpo di Eren si pietrificò.La sua bocca si schiuse leggermente ma prima che potesse parlare le lacrime avevano già cominciato a rigargli il viso.
''Io..non...sono riuscito a proteggerli...''disse stringendo i pugni violentemente.
''Non sono riuscito a salvarli..sono stato..troppo debole..'' Le mani della madre raggiunsero le guance del figlio facendogli alzare il capo che aveva abbassato cercando di nascondere le lacrime e portandolo a guardare dritto nei suoi occhi.
''Figlio mio...tu dici di non averli salvati e di non averli protetti,ma sai almeno qual è il significato di queste parole?'' Al pronunciare di questa frase gli occhi del ragazzo si aprirono notevolmente,senza perdere il contatto visivo con la madre.
''Una persona non si salva sacrificando la propria vita per essa.Le persone si possono salvare anche con i più piccoli gesti che potrebbero sembrare insignificanti.Ma tu non lo hai mai voluto capire piccolo mio.Dici di non averli protetti,ma ricordi quella  volta che hai salvato Mikasa da quei due tipi loschi?E tutte le volte che hai salvato Armin da quei bambini dispettosi che lo picchiavano?''Fece una pausa,e poi con dolcezza gli sorrise e gli diede un piccolo pizzicotto sulla guancia.
''E inoltre,non hai idea di quante volte il tuo sorriso abbia salvato la tua mamma'' concluse.
''Mamma...''sussurrò il ragazzo cercando  di trattenere inutilmente le lacrime.
''Non è finita piccolo mio.Nulla è ancora nemmeno iniziato.Io credo in te,sappilo.So che se vuoi puoi fare qualsiasi cosa.Ma non buttare via la vita che ti è stata donata e la vita di coloro che si sono sacrificati per permetterti di vivere..Il mio tempo è finito piccolo mio.Sappi solo che sei la mia gioia più grande,e che ti guarderò sempre dall'alto e ti guiderò''.La donna si alzò in punta di piedi e baciò dolcemente la fronte del ragazzo.
''Possa tu,trovare la tua felicità'' disse sorridendogli ancora una volta.
''MAMMA!'' Il ragazzò cercò inutilmente di raggiungere la mano della donna,ma lei era oramai scomparsa.
La luce accecante di prima si ripresentò,cancellando ancora una volta tutto il paesaggio intorno al ragazzo.Chiuse gli occhi e rilassò il corpo.Improvvisamente si sentì avvolgere da una fresca brezza e il pavimento sotto i suoi piedi incominciò e risucchiarlo,ma per qualche motivo non aveva paura,era tranquillo,non stava correndo alcun pericolo.Una volta sicuro che fosse stato totalmente avvolto aprì gli occhi e si ritrovò a fluttuare.Il cielo era di un blu scuro illumnato da tante piccole luci.GUardò verso l'alto e notò che la piattaforma dove si trovava poco prima sembrava oramai come la superficie del mare.Piccole bolle d'aria venivano lentamente trasportate verso l'alto.Eppure era sicuro che quello dove stava fluttuando lui fosse un cielo stellato..Cosa stava succedendo?
In quel momento nella mente del ragazzo echeggiarono le parole della madre.
''Non è finita piccolo mio.Nulla è ancora nemmeno iniziato''
Chiuse istintivamente gli occhi come se dovesse addormentarsi e tutto finì.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò in un ambiente familiare,si toccò intorno e una superficie morbida venne a contatto con la sua mano.Fece un po' di pressione e la superficie si incavò.
Si alzò lentamente e notò che non aveva alcuna ferita e non provava alcun dolore.
''Un..sogno??''pensò confuso.
Portò una mano sulla fronte per massaggiarsela ma appena il palmo della sua mano la raggiunse,sentì un piacevole calore.
''Che sia?..''Istintivamente si portò una mano sulla guancia e fece una piccola pressione sul punto in cui la madre gli aveva dato il pizzicotto e avvertì un lieve dolore.
Se tutto quello che era successo era vero..I ragazzi..Mikasa..
Ancora in pigiama uscì dalla porta e iniziò a correre.Le gambe erano indolenzite ma lui le costrinse mentalmente a reggere.
Correva,cadeva e si rialzava alla ricerca della ragazza dalla sciarpa scarlatta.
La gente lo fissava  a metà tra lo spavento e lo stupito cercando di capire dove mai potesse correre un ragazzo in pigiama.
Raggiunse la sala di ritrovo dove si riuniva tutto il corpo di ricognizione e la scaraventò letteralmente al muro facendole fare un tonfo assordante.Si fermò a fissare la stanza per qualche momento.Sedutoal tavolo c'era il caporale che sorseggiava una tazza di thè nero
''Jaeger,cosa ci fai in pigiama?Sei ridicolo''sputò acido
''Eren,Eren!Vieni ti devo mostrare cosa ho scoperto sui titani!'' disse tutta eccitata Hanjie
Sasha si stava ingozzando ci cibo probabilmente cucinato da lei stessa data l'insolita forma e Connie la guardava stupito della velocità con cui puliva il piatto.
Affianco al camino acceso c'erano Mikasa ed Armin che stupiti dalle condizioni insolite del ragazzo lo fissavano con gli occhi sgranati.La prima a parlare fu Mikasa.
''Eren cosa ci fai in pigia-''Le parole della ragazza vennero interrotte da un paio di grandi braccia che circondarono le spalle sue e di Armin.
''Eren cosa stai-''accennò lei.
''Eren?Tutto bene?'' Chiese preoccupato il biondo.
''Non vi lascerò mai soli...mai più..vi proteggerò..d'ora in poi resterò al vostro fianco.''Disse con la voce rotta.
Nella stanza cadde il silenzio.Il moro affondò il volto nella sciarpa scarlatta e fece un profondo respiro.
In quel momento un manico di scopa colpì la nuca del ragazzo.
''Ahia!''  esclamò il ragazzo voltandosi per vedere chi potesse averlo colpito.
''Basta con le smancerie Jaeger.A pulire!'' Esclamò il caporale irritato.
''Pure voi!''esclamò girandosi verso il resto del corpo di ricognizione.
''A lavoro!Voglio l'intero posto lucido e splendente come uno specchio!'' concluse aspro per poi uscire dalla porta con una scopa e un panno in mano.
I membri rimasti nella stanza si guardarono tutti reciprocamente e tirarono e sbuffarono all'unisono per poi alzarsi e prendere uno ciascuno una scopa e uscire dalla stanza.
Il moro si fermò un momento a guardare il fuoco nel camino.
-Non è finita piccolo mio,Nulla è ancora nemmeno iniziato- la voce della madre tornò nei suoi pensieri,dolce e gentile come quello che lui oramai pensava fosse un sogno.
Si portò una mano sulla guancia e sorrise leggermente.
''Eren dai andiamo!Altrimenti il caporale ci uccide'' disse Armin
''Arrivo!''Esclamò il ragazzo prendendo al volo una scopa e raggiungendo i due ragazzi sull'uscio della porta.
''Se nulla è iniziato..'' pensò felice
''Allora iniziamolo!'' Urlò correndo con la scopa in alto come se fosse una spada.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo preoccupato come se pensassero che il loro compagno fosse impazzito e poi lo raggiunsero.
Andava tutto bene,ora sapeva cosa fare.Come agire.Doveva essere sempre lui ed essere pronto ad aiutare i suoi compagni nel momento del bisogno.Non poteva sapere cosa sarebbe accaduto d'ora in poi,ma andava bene,avrebbe vissuto come se ogni giorno fosse l'ultimo senza dimenticare il valore della vita che gli era stata concessa.

Spazio Autrice madafakka(?)
Konnichiwa minna-saan,
Questa nuova oneshot doveva uscire molto,ma davvero molto tempo fa,ma purtroppo andando al mare la linea che arriva a casa mia è pari a quella prodotta da un cucchiaio.Volevo anche dirvi che ho caricato la ''bad ending'' di Oyasumi e che l'ho postata (come la brava cretina che sono) come secondo capitolo di ''Oyasumi'' quindi,se non avete nulla di meglio da fare protresteee anche leggerla*occhi da cucciolo*
E infine.Dopo questa divina commedia vi ringrazio ancora una volta per aver letto fino qui,se avete qualsiasi cosa da dirmi lasciate pure una recensione,negativa o positiva sono tutte accettate.
Grazie ancora!Alla prossima!
Mattaneee
  
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