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Autore: _Aras_    20/08/2014    10 recensioni
I sentimenti che uniscono Allie e Thomas hanno cominciato a farsi sentire proprio mentre erano ai lati opposti dell'Europa e ora che sono di nuovo vicini devono scoprire se possono creare una relazione duratura.
I sentimenti di Dafne e Michael sono nati improvvisamente quand'erano insieme, ma il loro tempo era limitato e, ora che sono ai lati opposti dell'Europa, devono tentare di andare avanti e dimenticarsi.
I sentimenti di Alice invece sono bloccati, nascosti sotto una cortina di timidezza e paura che le impedisce di essere felice. Riuscirà a uscirne, con l'aiuto di un'amica?
Dal capitolo 5:
«Com’è andata la tua sessione di studio?»
«Abbastanza producente, anche se ogni tanto tendevo a distrarmi» rivelò, avvicinandosi appena a lei.
«Forse dovresti prendere del… come si chiama quella cosa che aiuta ad aumentare la concentrazione?»
«Fosforo?» ipotizzò Thomas. «Non credo sarebbe utile nel mio caso.»
«No?» lo stuzzicò lei, sorridendo.
Lui scosse la testa. «Avrei bisogno di qualcosa di più… umano» disse, mentre le posava una mano sul collo con un tocco delicato. Allie abbassò appena gli occhi, osservando la misera distanza che li separava e avvertendo il calore della sua pelle irradiarsi in lei.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Questa storia è stata pensata come uno spin-off di “Molecole di vita”, una long composta da dieci capitoli che ho scritto un paio d’estati fa. In realtà risulterà più lunga della storia originaria e avrà poco a che fare con essa, quindi si può leggere anche senza conoscere “Molecole di vita”.

Per essere certa che comprendiate tutto, vi faccio un brevissimo riassunto di quanto è successo precedentemente, ma non credo sia necessario leggerlo perché in questo primo capitolo è spiegato tutto.

In “Molecole di vita”:

Allie (la protagonista di questa storia) e Dafne, due ragazze inglesi, festeggiano la fine degli esami di maturità trascorrendo due settimane a Rodi, un’isola della Grecia. Qui Dafne conosce Michael, un ragazzo del posto con cui nasce subito un’amicizia ricca di sentimenti che crescono velocemente. Hanno solo dieci giorni per stare insieme, ma l’attrazione li porta a diventare più che amici e a trascorrere l’ultima notte insieme. Dovendo tornare in patria, i due si separano: non si tratta di una relazione a distanza, dovranno cercare di andare avanti con le loro vite. Nel frattempo, Allie decide di dare una possibilità a Thomas (il fratello di Dafne, che è in Inghilterra) dato che in quei giorni si sono sentiti spesso al telefono e hanno scoperto di provare qualcosa l’uno per l’altra.



Bolle di felicità

A story of everyday life







Capitolo 1

Thomas le stava aspettando da più di mezz’ora: era appoggiato al muro dato che tutte le sedie erano state occupate da una comitiva di vecchiette arrivate da chissà dove. Stava iniziando a stancarsi, dopotutto aveva passato l’intera giornata a studiare per l’esame che avrebbe dovuto dare di lì a pochi giorni. Era impaziente di rivedere Dafne e Allie, di riportarle a casa e mettersi a dormire, dato che il giorno seguente non si prospettava migliore.

Le due amiche avevano trascorso due settimane a Rodi, un’isola della Grecia dove avevano deciso di andare in vacanza dopo la fine della scuola. Dafne, sua sorella, sembrava aver fatto conquiste in quei giorni. Per lo meno, questo era ciò che gli aveva detto Allie.

Allie, la migliore amica di sua sorella, la ragazzina che aveva tormentato per anni finché non era cresciuta e, a quel punto, aveva cominciato a piacergli sul serio. Ricordava di aver tentato un approccio a una festa qualche mese prima, ma nelle condizioni in cui si trovava aveva ovviamente ricevuto un rifiuto. Da pochi giorni, tuttavia, avevano cominciato ad avvicinarsi. Paradossalmente, proprio mentre si trovavano agli angoli opposti dell’Europa avevano scoperto la chimica che c’era tra loro. Avevano iniziato a parlare al telefono quasi per sbaglio, quando lei aveva risposto alla chiamata destinata a Dafne, che era impegnata. Thomas si era sentito così felice dopo quella telefonata che aveva preso a cercarla tutti i giorni, magari anche solo per cinque minuti, per sentire la sua voce e ridere con lei. Aveva speso un sacco di soldi ma ne era contento. Le aveva proposto di andare al cinema insieme quando fosse tornata, per vedere un film di cui avevano discusso e che Thomas era convinto le sarebbe piaciuto. Lei, facendosi seria, gli aveva assicurato che ci avrebbe pensato e gli avrebbe dato una risposta al suo ritorno.

Un ritorno che si faceva attendere ma che, finalmente, era arrivato. Le vide avvicinarsi a lui, i volti sorridenti, mentre tiravano i trolley, attente a non urtare nessuno. Dafne lo abbracciò per prima: un gesto strano da parte sua, dato che non erano soliti scambiarsi quel genere di tenerezze, ma a cui rispose sinceramente.

«Ti trovo bene» approvò Thomas, guardandola. «Ti sei abbronzata.»

Dafne gli sorrise, prima di farsi da parte, consapevole che anche la sua amica avrebbe ricevuto un bel saluto. E infatti Thomas l’attirò a sé, un po’ impacciato a causa dell’improvviso cambiamento del loro rapporto, ma sollevato dal sentirla rilassarsi insieme a lui in quella stretta nuova e delicata.

«Ciao, Allie» mormorò prima di lasciarla andare.

«Ciao» gli sorrise lei. «Ti trovo un po’ addormentato» scherzò, «ma penso sia comprensibile data l’ora

«Allora è meglio andare a casa» replicò lui, invitandole a seguirlo nel parcheggio.

Dafne sembrava davvero star bene, sorrideva e aveva già preso a raccontargli tutto ciò che aveva visto, senza però fare il nome del ragazzo che aveva conosciuto. Thomas non aveva capito molto bene la situazione che si era creata, sapeva solo che aveva incontrato un certo Michael e che erano diventati inseparabili. Allie non gli aveva rivelato fino a che punto fosse giunto il loro rapporto e lui non ci teneva a saperlo, ma aveva messo in chiaro che, una volta tornata in Inghilterra, Dafne ne avrebbe certamente sentita la mancanza. E in effetti, per quanto naturale potesse sembrare il comportamento che stava tenendo in quel momento a occhi estranei, Thomas si rese conto che non era davvero se stessa. Dafne non era mai stata così entusiasta di nulla e, per quanto avesse apprezzato l’isola, era ovvio che stava cercando di enfatizzare ogni cosa, per non pensare invece alle persone che l’abitavano.

Allie, d’altro canto, se ne stava in silenzio a osservarla preoccupata, intervenendo solo ogni tanto in quel lungo discorso. Thomas la guardò nello specchietto retrovisore, distinguendo appena la sua figura nell’oscurità della notte, eppure avrebbe giurato di averla vista ricambiare lo sguardo.

«E il mare!» esclamò Dafne, richiamando la sua attenzione. «Mio Dio, non avevo mai visto dell’acqua così limpida e pulita! Sembrava di essere in una piscina, non fosse stato per i sassi sul fondo che rendevano il tutto ancora più meraviglioso.»

«Avete fatto anche un bagno di mezzanotte, spero» rispose Thomas, lanciando un’occhiata alla sorella. La sua reazione non fu però quella che si aspettava: il sorriso vacillò e gli occhi persero per un attimo la luce dell’eccitazione mentre rispondeva. «Sì, una volta.»

Incerto su cosa dire, inconsapevole del ricordo che quell’ingenua domanda aveva risvegliato, Thomas preferì lasciar perdere e alzare il volume della radio, dato che nell’abitacolo si era diffuso un silenzio che si stava facendo pesante. Fortunatamente mancava poco alla loro casa e, nel giro di qualche minuto, Dafne si era già defilata. Aveva preso la sua valigia e aveva augurato la buonanotte, sentendosi improvvisamente stanca a causa del volo. Disse ad Allie di non affrettarsi a raggiungerla, che tanto non l’avrebbe svegliata, e salì le scale.

Così loro rimasero in salotto, soli e muti finché lei non si richiuse la porta della camera da letto alle spalle. Poi Thomas si voltò a guardare Allie, confuso.

«Cos’ho detto?» domandò, sedendosi sul divano e invitandola a fare lo stesso. Lei gli si accomodò accanto con un sospiro e chiuse gli occhi, la testa reclinata contro lo schienale.

«Questo bagno di mezzanotte l’ha fatto con Michael, non con me» rivelò. «Ed è stato il momento in cui tutto è degenerato.»

«Si riprenderà» disse Thomas, con convinzione. «Ora è suscettibile perché è una sorta di ferita fresca, ma con il tempo le passerà.»

«Lo spero» mormorò lei, guardandolo negli occhi.

«Non credi?»

«Non l’avevo mai vista così» rispose solamente, prima di stiracchiarsi.

«Sei stanca?» chiese Thomas.

«Solo un po’.»

Forse quello non era il momento giusto, forse avrebbe dovuto prendere più seriamente lo stato d’animo di sua sorella, forse avrebbe dovuto aspettare almeno il sorgere del sole, ma Thomas voleva una risposta a quell’interrogativo che le aveva posto più di due giorni prima. «Hai pensato alla mia proposta?»

Lei annuì e aspettò un momento prima di parlare.

Aveva riflettuto a lungo, anche durante il viaggio di ritorno, e si era decisa ad accettare. Aveva scoperto che parlare con Thomas la faceva stare bene, l’aveva aiutata nei momenti in cui si sentiva un po’ sola, mentre Dafne era tutta presa da Michael. Lui era simpatico ed era cresciuto, non era più il bambino che le faceva i dispetti, né il ragazzino che la prendeva in giro. Ormai era un uomo, aveva degli ideali e un buon carattere, sebbene di tanto in tanto sembrasse regredire all’infanzia.

Aveva deciso di provarci, perché altrimenti si sarebbe tormentata a lungo su cosa sarebbe potuto succedere e lei odiava i rimpianti. Aveva ritenuto che, anche se non fosse andata bene, sarebbero comunque riusciti a mantenere un rapporto di neutralità, che lei non avrebbe perso la sua migliore amica per una storia finita.

«Credo che dovremmo uscire» disse, annuendo, felice di vederlo sorridere a quell’affermazione.

«Fantastico» la ringraziò. «Dopodomani?» domandò.

«Sei impaziente» rise Allie, dandogli un amichevole pugno sulla spalla. Lui le afferrò la mano prima che potesse ritirarla, intrecciando le dita con le sue. Lei abbassò per un attimo lo sguardo, andando a fissare le loro mani unite, poi rispose. «Cos’avevi in mente?»

«Avevamo detto qualcosa di semplice, film e pizza» le ricordò.

«Ah» esclamò Allie. Certo, avevano parlato di una piccola cosa, ma non credeva che sarebbe stato davvero un appuntamento così banale.

«Oppure potremmo cambiare piano. Qualcosa di più romantico?» tentò lui, che aveva notato l’espressione lievemente delusa sul suo viso.

Lei fece spallucce, trattenendo un sorriso e replicando con un semplice «Come vuoi, tocca a te organizzare.»

Quella frase non lo rincuorava affatto, consapevole che la prima impressione era importante e che, nonostante si conoscessero da anni, quello sarebbe stato il loro primo appuntamento e non avrebbe potuto cambiarlo. Ormai deciso a fare qualcosa di diverso, di originale o perlomeno non banale, promise: «Ti sorprenderò.»

Allie, contenta di averlo portato sulla buona strada, si sporse verso di lui e gli baciò la guancia. «Buonanotte» sussurrò, prima di sollevarsi lentamente, facendo scivolare le dita fuori dalla sua presa e salire le scale, diretta con un sorriso verso la stanza di Dafne, dove avrebbe passato la notte.

La mattina seguente, Thomas si svegliò presto. Nonostante avesse dormito meno del solito, si sentiva fresco e pimpante, pronto per una nuova giornata. Avrebbe dovuto continuare a studiare per l’esame che si avvicinava a un ritmo spaventoso, ma sapeva già che avrebbe passato ore per definire i dettagli dell’appuntamento che Allie gli aveva concesso e per organizzarlo. Senza contare che la ragazza stava dormendo dall’altra parte del corridoio e che quindi avrebbe avuto l’occasione di vederla anche quel giorno.

Si decise ad alzarsi e ad andare a bruciare un po’ di energie. Dopo una breve capatina in bagno e un caffè rubato a sua madre, che stava facendo colazione, uscì di casa. Aveva infilato le cuffiette dell’i-pod nelle orecchie e aveva cominciato a correre, mentre nella sua testa si affollavano le idee più diverse e contrastanti.

Con ogni probabilità, se avesse chiesto un consiglio a Dafne, avrebbe creato un appuntamento perfetto; tuttavia, preferiva arrangiarsi e magari non avere quel grande successo, piuttosto di riciclare le idee di qualcun altro. Voleva essere in grado di darle esattamente ciò che desiderava, per dimostrare, a lei ma anche a se stesso, che ne valeva la pena.

All’improvviso, tra le varie ipotesi difficilmente realizzabili, si fece spazio il ricordo di una scommessa vinta di cui doveva ancora riscuotere il premio. Un suo compagno di studi aveva accettato di mettergli a disposizione il suo appartamento quando glielo avesse chiesto; quella sembrava essere l’occasione giusta.

Dafne, come suo solito, si era svegliata alquanto presto e, attenta a non fare rumore per non svegliare l’amica, era scesa a fare colazione. Non era pronta per affrontare Martha, sua madre, che l’avrebbe sommersa di domande finché non le fosse venuto mal di testa, ma d’altronde non lo sarebbe mai stata.

Amava quella donna solare e affettuosa che l’aveva cresciuta e sostenuta nei momenti di difficoltà, ma talvolta era difficile sopportare il suo entusiasmo, specie quando non si era di buon umore. Per quanto fingesse di essere felice di essere tornata a casa nonostante la vacanza le fosse rimasta nel cuore, dentro sentiva un vuoto e una malinconia a cui non voleva cedere. Non avrebbe permesso a nessuno di vederla triste e abbattuta, perché nessuno avrebbe capito come avesse potuto legarsi così tanto a un ragazzo che conosceva da pochissimo, perché in fondo non lo capiva nemmeno lei.

«Dafne, tesoro!» l’accolse sua madre, andandole incontro e abbracciandola. «Come sei bella! Questa vacanza ti ha fatto proprio bene. Raccontami tutto, su!»

Dafne dubitava di essere poi così avvenente di prima mattina, con gli occhi ancora arrossati dal sonno e la tristezza nel cuore, ma lei ne sembrava sicura. Ricambiò il saluto e s’informò sulle novità in famiglia, evitando di narrarle le sue avventure, mentre preparava il thè. Tuttavia, Martha non abboccò e insistette perché le raccontasse la sua vacanza.

«È un posto bellissimo, è sempre soleggiato e l’acqua è cristallina. Sembra un altro mondo, almeno per me, dopotutto sono sempre stata abituata alla pioggerella insistente di questo paese. È caldo ma non afoso, perché c’è sempre un lieve venticello che rinfresca l’aria. E anche il cibo è diverso, molto saporito e tipicamente mediterraneo.»

«E la lingua? Hai avuto difficoltà a farti capire?» domandò, mentre la ascoltava curiosa, figurandosi nella mente ciò che le veniva narrato.

«Niente affatto. Quasi tutti comprendono l’inglese, forse perché è un luogo che vive di turismo. Ho anche imparato qualche parola in greco, quelle base per dimostrare che si apprezza il posto e la gentilezza degli abitanti» continuò.

«Per esempio?»

«Kalimera significa buongiorno, efharisto significa grazie, parakalo significa per favore, milate anglika? viene usato per chiedere se parlano l’inglese» rispose, tentennando un po’ con la sua pronuncia inesperta.

Seirí̱na significa sirena, pensò, ricordando che Michael le aveva tracciato quella parola sulla schiena con un pennarello indelebile.

«E hai conosciuto qualcuno?»

«Tutte le persone che ho incontrato sono sempre state amichevoli e bendisposte, intrattenendosi a parlare sebbene non mi conoscessero.» Si limitò a rispondere in questo modo, evitando ogni riferimento specifico, per passare poi a inzuppare i biscotti nella tazza.

«Zia Agatha come sta? Pensavo di passare da lei oggi, per accordarci riguardo al lavoro» disse, nel tentativo di distrarla per non farle approfondire il discorso.

«A dire la verità non la vedo da più di dieci giorni, è talmente oberata di impegni. Sono certa che ti sarebbe grata se andassi ad aiutarla» rivelò, prima di alzarsi. «Ora è meglio che vada a fare la spesa, voglio preparare un bel pranzo oggi, dato che siamo di nuovo tutti insieme» spiegò con un sorriso prima di uscire dalla stanza.

Dafne tirò un sospiro di sollievo, conscia di aver scampato la descrizione di coloro con cui aveva fatto amicizia, ma anche del fatto che non poteva dirsi salva per sempre.

Thomas rientrò dopo più di due ore, sfinito per la corsa ma anche soddisfatto, perché nel frattempo era riuscito ad accordarsi con l’amico per il favore che gli era dovuto. Scalciò le scarpe infangate in un angolo del portico e rientrò in casa, diretto in cucina per bere un bel bicchiere d’acqua. Quando giunse sulla soglia notò che al suo interno c’era già qualcuno. Era Allie, che dandogli le spalle stava preparando qualcosa sulla tavola. Grato di essersi avvicinato senza far rumore fino a quel momento, ne approfittò per fare altri due passi e fermarsi dietro di lei. Le circondò la vita con le braccia, stringendola in una dolce morsa, e lei sussultò, colta di sorpresa.

«Thomas!» lo rimproverò, rendendosi subito conto dell’identità del suo assalitore. Non cercò tuttavia di sottrarsi a quella presa mentre seguitava a parlare. «Mi hai quasi fatto rovesciare il thè!»

Lui si scusò con un sorriso, poi le posò un bacio sui capelli. Allie trattenne a stento un sospiro a quel gesto, doveva ancora abituarsi a quella nuova confidenza, e lo scacciò scherzosa. «Sei tutto sudato, per favore!» lo riprese, anche se in fondo quel contatto non le dava noia, piuttosto la confondeva, trovandola impreparata.

«Hai ragione» accondiscese lui, allontanandosi per andare a farsi una doccia, non prima però di averle ricordato con gioia l’impegno della sera seguente e di averle assicurato che lei ne sarebbe stata entusiasta.

Ora che se n’era andato, Allie si ritrovò piena di curiosità e aspettative. Da un lato avrebbe voluto sapere cosa avesse organizzato, dall’altro sperava che quella sorpresa le sarebbe piaciuta, non volendo deluderlo e mettere un’ombra su quell’appuntamento prima ancora che iniziasse. Scoprì di star aspettando con ansia che il tempo che la separava dalle ore che avrebbero trascorso insieme passasse, perché ora che aveva conosciuto il lato più dolce e amorevole di Thomas, dopo le infinite telefonate dei giorni scorsi, lo vedeva sotto un’altra luce. Ora fremeva dal desiderio di stare sola con lui, di scoprire ulteriori dettagli della sua vita, di vederlo ridere e di stare bene con lui.

Prima, però, avrebbe dovuto far ritorno a casa, per dar prova ai suoi genitori che era ancora in vita. Si sbrigò quindi a far colazione e chiese a Dafne, che se ne stava in camera a disfare la valigia, di darle un passaggio.

«Come stai?» chiese, approfittando della solitudine. Non era una domanda di cortesia, quanto piuttosto un interrogativo volto a capire quanto soffrisse realmente per la lontananza dal ragazzo che aveva conosciuto.

«Bene, perché?» rispose lei, come se non avesse capito il vero scopo di quelle parole.

«Dafne» la richiamò. «Quanto hai pensato a Michael da quando siamo tornate?» Decise di essere più diretta, rischiando forse di risultare dura e impertinente, ma era un rischio necessario per capire di quanto aiuto e supporto avrebbe avuto bisogno la sua amica nei giorni a venire.

«Siamo tornate da mezza giornata» le fece notare, senza dare una vera spiegazione. Dopo aver visto il suo sguardo insistente, però, si convinse a parlare. Dopotutto Allie era la sua più cara amica, l’unica persona su quell’isola piovosa che avesse conosciuto Michael e che sapesse cosa provava per lui. Non c’era nessun altro che la potesse capire a quel modo. «Tanto, mi manca e sono sempre più convinta che siamo stati degli idioti.»

Al suo sguardo dubbioso, Dafne continuò. Ora che aveva iniziato a parlare, sentiva il bisogno di sfogarsi.

«Sapevamo di avere poco tempo e che poi non ci saremmo più rivisti, eppure ci siamo cascati comunque. Non siamo riusciti a contenerci e siamo andati addirittura a letto insieme, nonostante avessimo deciso di fermarci all’amicizia. Come due bambini, siamo stati incapaci di pensare alle conseguenze e ci siamo limitati a soddisfare ogni nostro desiderio.»

Allie la osservò con attenzione mentre parlava: Dafne era triste, certo, ma soprattutto arrabbiata con se stessa per essersi cacciata in quella situazione. Lei l’aveva avvisata all’inizio, quando ancora non era successo nulla tra loro due, ma non se la sentiva di farglielo notare. Inoltre, non era nemmeno così certa che, al suo posto, lei si sarebbe comportata diversamente.

«Non essere troppo dura con te stessa. Non puoi vivere trattenendoti per paura delle conseguenze, hai fatto ciò che avrebbero fatto tutti» tentò di rassicurarla.

«Questo non lo rende giusto» commentò Dafne, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada per puntarlo sull’amica.

«No, è vero» acconsentì. «Ma nessuno è perfetto» le ricordò.

«Spero solo di riuscire a superarlo presto, anche se ora come ora mi sembra impossibile» confessò, fermando l’auto davanti alla casa di Allie.

«Non disperare, ci penserò io a distrarti» la confortò, posandole una mano sulla spalla. «E poi chi lo sa cosa ci riserva il futuro!» esclamò, prima di salutare e scendere.

Aveva notato le macchine dei genitori parcheggiate in garage, quindi dovevano essere in casa. Entrò trascinandosi dietro il trolley e lo lasciò all’ingresso, chiamando a gran voce per salutarli. Suo padre era seduto sul divano, intento a guardare un programma televisivo, mentre sua madre stava spolverando il salotto. Si chinò per dare un bacio sulla guancia all’uomo e abbracciò la madre, che le era corsa incontro.

«Ancora non capisco perché non sei voluta tornare subito ma ti sei fermata a dormire da Dafne!» domandò subito, mettendola a sedere e accomodandosi accanto a lei.

«Non volevo rischiare di svegliarvi, non so mai quando dovete scappare per andare in ospedale» spiegò lei.

«Oh, ma non dovevi preoccuparti! Sai, pensavo che uno di questi giorni potremmo cenare tutti insieme, è da un sacco di tempo che le nostre due famiglie non si riuniscono!» propose. «Non credi che sarebbe una bella idea?»

Allie sorrise e approvò: era contenta che i suoi genitori apprezzassero la famiglia di Dafne, soprattutto perché voleva dire che avevano in simpatia anche Thomas. Per quanto non avesse intenzione di dir loro nulla finché la loro storia, sempre ammesso che fossero riusciti a costruire qualcosa, non fosse stata seria, era bello sapere che non avrebbe affrontato problemi. D’altro canto, anche Martha l’adorava e Dafne le aveva rivelato che sua madre aveva sempre incoraggiato il giovane a farsi avanti, pur non conoscendo i suoi veri sentimenti.

«Mi aiuti a preparare il pranzo, tra un po’?» domandò. «Mi mancano i nostri momenti madre-figlia.»

Allie rise, divertita dal tono che aveva usato. Non avevano mai condiviso grandi momenti, nonostante avessero un ottimo rapporto, a causa del lavoro di sua madre. Un lavoro che le richiedeva molto tempo e che si presentava urgente anche in quel momento. Il suo cercapersone squillò e la donna si affrettò ad afferrarlo, sbuffando.

«Tesoro, scusami tanto. Devo correre, c’è un emergenza» disse, alzandosi in piedi e salendo velocemente le scale per andare a cambiarsi.

Un attimo dopo, anche quello del padre emise lo stesso suono e la scena si ripeté.

Allie, con un sospiro, si lasciò scivolare lungo il divano. Non ne era sorpresa, era una tradizione, ormai. Progettavano di fare qualcosa insieme e poi, puntualmente, l’ospedale chiamava e tanti saluti a tutto il resto. Da bambina odiava quei momenti, aveva perso il conto delle volte a cui aveva chiesto ai genitori di cambiare lavoro, ma ora aveva capito. A tredici anni, durante l’ora di educazione fisica, aveva preso una pallonata in faccia. Ancora faticava a crederci, le sembrava impossibile che fosse successo davvero: non capitava solo alle protagoniste dei film sdolcinati che guardava Dafne, che poi si svegliavano tra le braccia del loro principe? Beh, lei, dopo aver battuto la testa a terra e aver perso i sensi, si era risvegliata in un ambulanza. Quando era arrivata al pronto soccorso e aveva visto sua madre che con il suo camice bianco le stava andando incontro, il sollievo era stato enorme. Da quel giorno non aveva più tentato di dissuaderli dall’andare a lavoro, anzi, li aveva incitati a sbrigarsi, perché c’era qualcuno che aveva bisogno del loro aiuto.

Così Allie si ritrovò sola e per una volta non si fece vincere dalla pigrizia. Trascinò la valigia al piano di sopra e cominciò a tirar fuori i vestiti, iniziando già a pensare a cosa avrebbe potuto indossare la sera dell’appuntamento con Thomas.

   
 
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