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Autore: Little_Sisters    20/08/2014    3 recensioni
[AU!FluffyVerseSunGarden | età cambiate | presenza di una signora Kira]
An ha molti ricordi e molte tradizioni legati all'estate. Ma è cosciente che molte cose sono cambiate e che alcune ancora devono cambiare. Lo scontro tra queste due certezze è inevitabile, ma, forse, senza neanche che la ragazza se ne renda conto, è possibile unirle in un insieme stabile, in equilibrio tra vecchio e nuovo.
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An lo sa che dovrebbe tentare di inoltrarsi in quell'incubo di disperazione e oblio che è il suo libro di Storia dell'Arte. Moderna e Contemporanea dice il sottotitolo in copertina, sì, ma la differenza di dimensioni - piu piccole - e di colore - meno vivace - rispetto al titolo non lo rende affatto più accattivante.
Ci sarebbe anche il libro di Fisica, decisamente meno atroce, da rivedere, ma Hiroto lo ha rapito, segregandolo alla strenua degli altri oscuri segreti che ha nascosto nel cassetto del suo comodino, e An si è arresa al fatto che probabilmente non lo rivedrà mai più.
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Mordicchia un po' il bastoncino di liquirizia che Yuki ha denigrato dopo aver finito tutto il sorbetto al limone che c'era intorno e "Ci dovremmo mettere una piscina lì, dopo aver tolto tutto. Interrata, che è più figa." dice.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dave/Saginuma, Hasuike An, Kurione Yuki, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore/i: Geo
Titolo: Our Summers~
Rating: Verde
Pairing: accenni di Yuki/Natsuhiko

Personaggi: Hasuike An, Kurione Yuki, Touchi Ai e Shuuji, Kira Hiroto, Saginuma Osamu, Kiyama Seiji, Barazono Hana, Fubuki Atsuya e Shirou, Kurakake Clara, Netsusha Natsuhiko, Atsuishi Shigeto, Suzuno Fuusuke, Nagumo Haruya, Touko Zaizen, Sumeragi Maki, Yagami Reina, OC minori.
Parole: 2324
Avvertimenti: AU!FluffyVerseSunGarden, età cambiate, presenza di una signora Kira.
Disclaimer: “La Compagnia dei Celestini” non mi appartiene, così come il Risiko, la Nintendo, la Torre di Lavandonia e la L'Oréal. Nemmeno in Real Madrid e il Paris Saint Germain - yep, gli errori nel citare questi ultimi due sono voluti, non temete.

I personaggi e IE non mi appartengono.
Note: An ha molti ricordi e molte tradizioni legati all'estate. Ma è cosciente che molte cose sono cambiate e che alcune ancora devono cambiare. Lo scontro tra queste due certezze è inevitabile, ma, forse, senza neanche che la ragazza se ne renda conto, è possibile unirle in un insieme stabile, in equilibrio tra vecchio e nuovo.
Dedica: A noi, all'estate. All'estate che era e all'estate che è. All'estate che sarà, forse. A chi è già cresciuto e a chi deve ancora crescere. A chi se ne è andato, a chi rimane e a chi ogni tanto torna. Ai ricordi del passato e alle aspettative per il futuro. A ciò che è rimasto uguale e a ciò che è cambiato. Per non dimenticare tutto questo, che si è insinuato nelle nostre vite prendendo sempre più importanza. E al canarino Luigi, che, nonostante tutto, è riuscito a superare tutte queste estati senza mai prendersi un infarto. ♥
R&R

 

 

 

Our Summers~

 

 

 

 

An lo sa che dovrebbe tentare di inoltrarsi in quell'incubo di disperazione e oblio che è il suo libro di Storia dell'Arte. Moderna e Contemporanea dice il sottotitolo in copertina, sì, ma la differenza di dimensioni - piu piccole - e di colore - meno vivace - rispetto al titolo non lo rende affatto più accattivante.
Ci sarebbe anche il libro di Fisica, decisamente meno atroce, da rivedere, ma Hiroto lo ha rapito, segregandolo alla strenua degli altri oscuri segreti che ha nascosto nel cassetto del suo comodino, e An si è arresa al fatto che probabilmente non lo rivedrà mai più.
Quindi è giustificata - cerca di autoconvincersi - se ancora una volta ha ignorato il dovere per sedersi su una seggiola sotto al portico con la sua sgualcitissima copia de “La Compagnia dei Celestini” in mano, accompagnata dalla vaga consapevolezza che sia la scelta migliore dato che, sicuramente, qualcuno di lì a poco sarebbe uscito con la scatola del Risiko in mano, proponendo una partita.
E lei non sarebbe riuscita a dire di no, ripensando ai suoi amati carriarmatini verdi capeggiati dal piccolo soldatino coraggioso: macchina da guerra di nascita, con la canna mozzata per vocazione.
Ad An piace pensare che sia stata fatta esplodere dalle temibili armate nere, durante la tradizionale difesa dell'Asia-appena-conquistata del venerdì pomeriggio.

E' ancora con lo stesso libro che An, dopo cena, si siede sul marciapiede appena fuori dal cancello dell'orfanotrofio.
Da' su una strada chiusa ed è stranamente piacevole nelle sere di giugno e luglio - quando ci sono ancora luce e calore tra le otto e le dieci - vederla riempirsi di bambini di ogni età, del Sun Garden o meno, che giocano a palla, formando vari gruppetti in base alle conoscenze.

Ormai è diventata un'abitudine far finta di leggere mentre guarda i bambini giocare.
Non che il libro non le piaccia, ma lo ha letto una volta per ogni estate per i precedenti cinque anni e ormai lo conosce a memoria.
A volte si chiede perché abbia preso quella nuova abitudine e le viene da pensare che dall'estate precedente sono cambiate molte cose. Forse troppe. Molte persone se ne sono andate e i tornei serali di carte sono finiti.
Ma poco importa. Dopo due settimane si sente parte dell'ambiente e i bambini si sono abituati alla sua presenza lì.
Una palla le arriva in testa e Yuki corre trafelata nella sua direzione, una frase di scuse già sulle labbra.
La ragazzina le chiede di giocare con lei - con loro - a Palla Prigioniera.
Hanno tutti poco meno dell'età di Yuki, ma An accetta ugualmente.
E si sente coraggiosa.

An si è fatta dire da Clara i nomi di tutti i pargoli del paese. Insieme - come l'offerta 2x1 al supermercato - ha imparato anche i giri di simpatie, perché i bambini si conoscono tutti, ma c'è la guerra accesa tra gli orfani del Sun Garden, dalle fila rimpolpate da poche bimbe con una cotta per Fuusuke e/o Haruya, e l'indecentemente numerosa famiglia che abita affianco.
La motivazione sembrava essere il troppo rumore causato durante il giorno. Da parte di chi non era dato sapersi.
Sentendosi in dovere di far valere la sua saggezza “da grande”, An decide di far giocare le due fazioni insieme.
I risultati sono scandalosamente scarsi, ma in compenso una donna con in braccio due gemelli la guarda e la ringrazia. Almeno ci hai provato, An. Zia, la conosci? Certo, lei ci è cresciuta qui.
Quella sera An chiede a Clara chi era la donna e alla signora Kira quando ci è arrivata, in quel posto.
Scopre che anche la ragazzina che anni prima, d'estate, portava le prugne è cresciuta.
E la signora Kira le dice quando aveva tre anni, ma sembra parecchio pensierosa e loro sono in metà di mille, un plotone davvero, quindi An prende la data come indicativa e si accontenta.

Sta ancora giocando a Palla Fuoco, no, a Palla Nome Chiama - come si dice adesso - una sera di metà luglio quando Ai compare sul cancello, facendole un cenno con la testa.
An si chiede quando si sia rasata metà testa e quando sia diventata così bella, dalla bambina pallida e imbruttita dai tratti aristocratici che era.
Dice ai bambini che non può più giocare con loro. Tentano di dissuaderla e le chiedono se sta tentando di abbandonarli per andare con i ragazzi più grandi. Ai è più piccola di me. Davvero? E quanti anni ha? 16. E tu? 18. Sembra il contrario.
An guarda l'amica e, sinceramente, con il giacchetto da college, gli shorts troppo corti e gli occhi perennemente truccati di nero, quasi si aspetta di vederla tirare fuori una sigaretta. Anche se sa che non fuma.
E' vero. risponde ai bambini.

Vanno al parcheggio del centro commerciale vicino e An non riesce a capire se le macchine sempre presenti sono di gente che è andata a vedere un film nella sala cinematografica all'ultimo piano o di qualcuno bloccato da giorni nella tromba dell'ascensore. Ogni tanto si chiede cosa penserebbe di loro, che sono sole di notte in quel posto, il giorno in cui fosse riuscito a liberarsi, strisciando allo stremo delle forze verso la macchina - e sperando di non rimanere bloccato anche in quella.
Seduta con le gambe dondolanti sul guardrail di cinta, An aspetta con pazienza il momento in cui Ai aprirà bocca, autosfidandosi per capire quanto di vero ci sarà nell'ennesima nuova avventura della ragazza con la sua compagnia giù in città.
Ho problemi con il mio ragazzo. dice, infine.
Si sente presa in giro - a ragione - ma non sa cosa fare.
An si ricorda di due anni prima, quando Ai le aveva confessato di aver fatto per la prima volta l'amore, e le dice di lasciarlo. In quel lasso di tempo più volte la ragazza le aveva raccontato le incredibili bugie e le azioni stupide dell'altro. Più volte aveva tentato di lasciarlo.
An ancora non ha capito bene che cosa ci sia a tenerli uniti. Il ricordo delle prime esperienze condivise e la paura di ritrovarsi spaesati quando tutto ciò che è diventato un'abitudine finirà improvvisamente, con molta probabilità.
Le dice di rompere.
Neanche a Shuuji quel tipo era mai piaciuto.

Fuori piove - tira un vento pazzesco - e An vuole infilarsi nella sua felpa preferita. Da quando l'ha comprata non l'ha più tolta e, a giudicare dall'alta frequenza di rammendature - l'avambraccio destro detiene il record di sette -, il costo dell'acquisto è stato altamente ammortizzato.
E' notevole, di conseguenza, la sua sorpresa nel constatare che il capo non si trova nel cassetto del comò, insieme a quei pochi vestiti sopravvissuti all'oscurità e al soffocamento da polvere.
Scendendo pensierosa e preoccupata in sala comune, la vede addosso a Yuki.
Tira un sospiro di sollievo e ritorna saltellando nella camera che condivide anche con la ragazza, infilandosi una delle sue felpe con infantile orgoglio.
Che non ci sarebbe stato se Yuki non avesse avuto quei sei anni in meno di lei.
Quando quella sera Natsuhiko - che era ancora nell'ingrata età nella quale tutti i ragazzi sono convinti che per far colpo bisogni infastidire l'altro sesso - le trova ancora avvolte una nei panni dell'altra, un po' sul divano e un po' sdraiate per terra, le prende in giro perché scambiarsi i vestiti sono cose che fanno solo le bambine di sei anni.
An non può fare a meno di ricordare con un sorrisetto divertito quando solo due estati prima aveva trovato il ragazzino con indosso il suo maglione borgogna con tanto di farfalline nere ricamate sopra, intento a spiegare a uno Shigeto dall'aria concentrata una partita tra il L'Oréal Paris e il Madrid Saint Spain - o qualcosa del genere.
Ma non lo dice ad alta voce.

Ad inizio agosto, fuori ci sono solo i piccoli temerari. Touko è partita per il mare con i suoi genitori. An chiede a Clara di salutarla da parte sua, quando tornerà, a settembre. Probabilmente non la rivedrà più. Le mancherà.

Sotto il portico c'è un nuovo tavolo. Di plastica. Giallo. Senza la solita tovaglia verde ricavata da una vecchia tenda. E puzza.
E si può star sicuri che lei non ci cascherà: lo sa che il tavolo sta solo cercando di incastrarla, di farla affezionare e poi di tradirla, rompendosi come tutti i normali tavoli di plastica.
Nemmeno quella struttura-supersolida-intergamba con funzione alternativa da comodo poggiapiedi riuscirà a reggere. E lei non ci cascherà.

Le lenzuola stese ad asciugare davanti al portico profumano tutta l'aria circostante.
Peccato che facciano anche ombra, ma non fermino le correnti di aria fredda.
An è stravaccata su una sedia vicino al bucato e quasi le scappa un grugnito quando i già pochi raggi di sole, che si facevano avanti timorosi per scaldarle gli zigomi, scompaiono.
Apre gli occhi e vede Osamu, un nuovo puzzle - con qualcosa di relativamente simile a 9000 pezzi scritto sopra - sotto braccio.
Sorride e lo abbraccia, stortandosi tutto il collo a causa della differenza di altezza.
Alle nove Osamu propone una partita a carte e An pensa che, se è per quello, può anche sedersi un po' al Tavolo Giallo.
Ai sbaglia a giocare, Hana fa commenti irritanti e Natsuhiko nemmeno si ricorda da che parte è il giro. Yuki le si siede in braccio, e An si sente meglio che mai.
Alle due, quando sono solo Osamu e An ad essere ancora svegli - forse anche Hiroto e il libro di Fisica, nascosti come due complici latitanti sotto una tenda di lenzuola - la ragazza chiede al compagno come mai è tornato.
Osamu è un allenatore di calcio alle scuole medie, giù in città.
Mi mancava questo posto. Sono bei ricordi. risponde lui.
Poco importa se anche per quelle due misere settimane di vacanza dovrà sopportare ragazzini urlanti.

Non ho più visto né Maki né Reina. dice lei. Devi ancora mandarmi le foto dei puzzle dell'anno scorso. aggiunge poi.

L'orfanotrofio, in una vita precedente, era la villa estiva di una famiglia di nobili poi decaduta. Si chiama Sun Garden perché in origine era pieno di girasoli.
Adesso ne sono rimasti solo due gruppetti, una decina di fiori in tutto, nel piccolo giardino sul retro.
An fissa con intensità la fontana che si erge al centro dello spiazzo, ormai adibita a vaso gigante per la coltivazione di salvia e rosmarino, lanciando sguardi di sfuggita al nuovo piccolo acero che sta crescendo alla sua sinistra e al vecchio fico morente alla sua destra.
Mordicchia un po' il bastoncino di liquirizia che Yuki ha denigrato dopo aver finito tutto il sorbetto al limone che c'era intorno e Ci dovremmo mettere una piscina lì, dopo aver tolto tutto. Interrata, che è più figa. dice.
E' una cosa che propongono a turno ogni anno, davvero, e che poi non fanno mai, ma ciò non impedisce a Hiroto di alzare lo sguardo dalla Torre di Lavandonia per l'ennesima volta, spegnere il Nintendo senza neanche preoccuparsi di salvare e accompagnare An in camera.
Svuotano lo zaino del materiale scolastico già pronto, stipato in fondo all'armadio, e si siedono in sala comune, circondati da carta millimetrata, penne colorate, calcolatrici e righelli.
E An cerca di non arrabbiarsi quando Hana le ferma il braccio per copiare il suo progetto, senza neanche capirne la prospettiva.

In uno dei paesi vicini è festa e quella sera avrebbero fatto i fuochi d'artificio.
Il giardino dell'orfanotrofio è già pieno di persone e An è quasi l'ultima ad arrivare: ha impiegato ore a trovare il cavalletto del telescopio - dopo aver cercato in tutti gli scatoloni già pronti sotto al letto - e anche di più a capire come avvitarci sopra la macchina fotografica.
Non si ricorda mai quale manopola serve per spostare la visuale in orizzontale e quale per spostarla in verticale.
Quando lo capisce la macchina si scarica e lei non ha batterie di ricambio.
Poco male, si dice, le foto degli anni passati possono bastare.
Dalla posizione arretrata si riesce a sentire benissimo il rumore degli scatti del signor Kira, sul balcone al primo piano, che partono sempre un momento troppo tardi, quando il cielo è ormai scuro.

Forse è colpa del fatto che tiene in mano un telefonino di ultimo modello, mentre, quando è nato lui, il cellulare nemmeno esisteva.
Nel momento in cui riesce a scattarne cinque giuste di fila - durante il rush finale - si urla al Guinness World Record e dalle retrovie parte uno scrosciante applauso.
Le file antecedenti si uniscono e perfino il signor Kira stesso inizia a battere le mani, sicuramente pensando che l'ovazione sia riservata allo spettacolo che si era appena esteso sopra le loro teste.

An appoggia l'ultimo scatolone su una pila insieme a tutti gli altri e si guarda intorno, con le mani sui fianchi.
Ciò che la accoglie non è una stanza piena di persone, il familiare odore del bucato o la fontana sul retro. Nessun Tavolo Giallo, si ritrova a pensare la ragazza, con una certa amarezza.
La luce del tramonto filtra attraverso la tenda arancione del balcone, dritto di fronte a lei.
Illumina di rosso un mobiletto da tv di legno opposto a un povero divano e tutti i batuffoli di polvere sul parquet.
An tira fuori dalla borsetta il portafoto digitale e lo appoggia su una mensola.
La prima immagine che compare è l'ultima che ha scattato - quella del Sun Garden - e, con una stretta allo stomaco, forse capisce cosa provava Osamu durante le vacanze.
Accende il fornello del cucinino e mette su un po' di caffè, prende un cuscino che sa di naftalina e lo mette per terra, appoggiando su quello la testa e sul divano le gambe.
Il libro di Storia dell'Arte la attende e, se An vuole veramente entrare nella facoltà di Ingegneria Edile e Architettura, le conviene iniziare a leggerlo; l'appartamento lo sistemerà dopo.
Alla fine, come ogni estate, si era ridotta a studiare all'ultimo.

  
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