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Autore: _Alien_    20/08/2014    4 recensioni
[Spoiler di tutto TID e TMI, compresi possibili spoiler di COHF]
Sono passati sette anni dalla fine della Guerra Oscura e gli Shadowhunters newyorkesi sono in fibrillazione per il matrimonio fra Alec e Magnus. Per questo lieto evento, vengono invitati anche Tessa Gray e Jem Carstairs, che possono finalmente conoscere una nuova storia di Lightwood, Herondale e Fairchild. Ma qualcosa è destinato a turbare l'equilibrio dell'Istituto: i confini spazio-temporali si stanno lentamente incrinando e Alec, Isabelle, Jace e Clary si ritroveranno inspiegabilmente catapultati nella Londra vittoriana. Riusciranno a tornare indietro, nel presente?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ovviamente pioveva, se lo sarebbe dovuto aspettare. Era tornato a Londra, per Lilith, e chi meglio di lui sapeva quanto quella fosse la città più piovosa del pianeta? Sbuffò. Non gli piacevano la pioggia e il cattivo tempo in generale. Diede una scrollata ai capelli, lunghi e raccolti in una coda bassa, e rimase in attesa. Will Herondale gli aveva spedito un messaggio di fuoco che riguardava Tessa e una maledizione e lui aveva intuito quanto la sua presenza fosse fondamentale per risolvere il problema. Sospirò. Va bene, voleva aiutare Tessa, per davvero - in fondo era una strega ancora inesperta – ma non poteva fare a meno di ricascarci di nuovo, di ricascare nelle trame degli Shadowhunters. Era più forte di lui, i Cacciatori lo affascinavano, lo attraevano. Tutto in loro richiamava la sua attenzione: le rune, il coraggio estremo, le tradizioni, l’ostinazione. Scosse la testa, rassegnato. Era destinato a rimanere per sempre intrigato da quelle creature dal potere angelico.
La porta si aprì di nuovo e Sophie Collins vi fece capolino, con il piccolo Charles in braccio. Il bambino si sporse incuriosito verso di lui e poi rabbrividì spaventato, aggrappandosi al collo di Sophie e piagnucolando. Capì subito il motivo del turbamento del piccolo. Era colpa del suo tratto distintivo da stregone, del suo marchio demoniaco. Era colpa dei suoi occhi da gatto.
- Magnus Bane. – lo accolse Sophie con un lieve inchino – L’Enclave di Londra è pronto a ricevervi.
- Grazie, signorina Collins. – ricambiò l’inchino Magnus. Seguì silenziosamente l’ex governante, mentre il bimbo si azzardava a lanciargli qualche timorosa occhiata.
- Credevo che il Console Fairchild e la sua famiglia si fossero trasferiti ad Idris. Formalmente è Will il nuovo capo di questo Istituto. – mormorò Magnus.
- È così. Charlotte, Henry e Charles dovrebbero essere ad Idris, ma hanno deciso di restare ancora un po’, il tempo necessario per istruire Will sul da farsi. – rispose Sophie – Oh, perdonate il bambino. È ancora piccolo, non aveva mai visto uno stregone prima d’ora…
- Non crucciatevi inutilmente, signorina Collins. Non è il primo bambino che faccio involontariamente spaventare. Ci ho fatto l’abitudine.
Mordendosi il labbro inferiore per l’imbarazzo, Sophie sopraggiunse davanti alla porta della biblioteca, dove sapeva che tutti gli abitanti dell’Istituto erano riuniti… assieme ad altri due intrusi.
- Quella di Tessa non è l’unica emergenza al momento. – spiegò Sophie – Vedete, di recente sono sopraggiunti dei giovanotti piuttosto strani che affermano di venire dal futuro… 2014, se non erro.
- Devono essere davvero strani, allora. La Terra girerà ancora, nel 2014? – chiese sinceramente sconcertato lo stregone.
- Suppongo che, a parte voi, non ci sarà nessuno di noi a constatarlo. – concluse con un’alzata di spalle la Cacciatrice. Poi aprì le porte e tutti i presenti si focalizzarono su di lui.
 
- Magnus, finalmente sei arrivato! – balzò in piedi Will, sinceramente contento di vederlo. I due si strinsero amichevolmente la mano, mentre gli occhi dello stregone saettavano da una parte all’altra della stanza, in cerca dei cosiddetti “venuti dal futuro”. Poi li notò. Erano due giovani, uno biondo e l’altro moro, seduti proprio al centro della scena. Quello biondo alzò prontamente lo sguardo verso di lui – aveva gli occhi dorati – e diede una leggera gomitata al compagno, bisbigliandogli qualcosa. L’altro sembrò non reagire e rimase a testa bassa, i ciuffi neri che gli andavano a nascondere il viso.
- Oh, loro sono i nostri… ehm… ospiti. Jace Herondale e Alexander Lightwood.
Il ragazzo moro sollevò la testa di qualche centimetro, ma per Magnus fu sufficiente. Riuscì a scorgere benissimo la bellezza da cammeo del viso, il pelle nivea, i capelli ebano e soprattutto gli occhi blu. Non di un celeste sbiadito, né tendenti al grigio come quelli di Tessa o violacei come quelli di Will e Cecily. Semplicemente blu. Avrebbe mai smesso di amare la combinazione “capelli neri, occhi blu”? Probabilmente no. Il ragazzo lo fissò e Magnus poté leggere in quello sguardo una sorta di gioia trattenuta, un desiderio malcelato, dei sentimenti animatisi soltanto con la sua presenza. E la purezza di quelle emozioni era così autentica che fu lo stregone stesso a dover distogliere lo sguardo per paura di essere travolto. Il Cacciatore avvampò, la sua faccia prese letteralmente fuoco, e abbassò nuovamente la testa, in imbarazzo.
- Magnus, ehi! Come te la passi? – sorrise il biondo – Ci incontreremo più avanti, nel futuro. Mi adorerai.
- Jace, taci. – lo rimbrottò il magnetico e rossissimo ragazzo moro.
- Tranquillo, Alec, io e Magnus saremo migliori amici…
- JACE. PER. FAVORE.
- Ok, ok. – Jace tacque, sotto lo sguardo infuocato di Alec.
- Posso chiedere come avete fatto a finire qui? E come mai... – domandò incuriosito Magnus, ma Will lo interruppe, infastidito.
- Non sono loro la priorità. Devi andare da Tessa.
Così il futuro Sommo Stregone di Brooklyn venne trascinato via, lontano dal suo futuro marito.
 
Toc toc.
- Chi è? – la voce di Tessa, nonostante il grande sforzo di volontà, era flebile e tremante.
- Theresa Gray. – echeggiò una profonda voce maschile, con un accento particolare, che rendeva di poco più prolisse le vocali – Sono un vecchio amico.
- Magnus! – la porta della camera si aprì e l’eccentrico stregone apparve in tutta la sua magnificenza. E per “magnificenza”, applicata ad un soggetto del genere, si intendeva un cappotto arancione, una camicia tutta fronzoli azzurra, un pendente di perle e degli improbabili pantaloni di velluto color malva.
- Il solo ed unico. – sorrise lui, chiudendosi la porta alle spalle – Ho sentito dire che avevi bisogno di una persona con sangue demoniaco e dato che passavo da queste parti…
- Oh, Magnus… grazie per essere venuto, davvero. Al momento, sei l’unica persona con cui io possa parlare, perché se provassi a farlo con qualcun altro...
- Non capirebbe?
- Lo ucciderei.
E cominciò a raccontare del suo incontro con Rhefur, il demone superiore che le aveva dato la vita, e di come lui l’avesse maledetta, condannandola alla solitudine per l’eternità.
- Ti sei accertata che la tua sia una vera maledizione? Potrebbe essere fittizia come quella di Will…
- Quando Will ha provato a toccarmi, l’ho ustionato. – Tessa si coprì il viso con le mani – Cosa devo fare? Se c’è effettivamente qualcosa da fare.
- Certo che c’è! Tessa, il demone sta cercando di portarti dalla sua parte. È qualcosa che cercherà di fare sempre, per sempre. I nostri genitori infernali cercano sempre di reclamarci, di corromperci. E ci sono stregoni che si sono arresi, altri che hanno continuato a respingerli.
- Come te?
- Come me, sì. Mio padre non si darà mai per vinto, sono sicuro aspetti il giorno in cui scenderò nell’Inferno e gli chiederò asilo. Cosa che ovviamente non avverrà mai.
I due stregoni rimasero un istante in silenzio, guardandosi negli occhi. Tessa poi distolse lo sguardo e si mordicchiò il labbro inferiore con nervosismo.
- Esiste una cura? Intendo… mio padre potrebbe togliermi la maledizione?
- Tuo padre vuole qualcosa da te. Hai detto che ti reclamava esplicitamente, no?
- Sì, ma io non voglio scendere negli Inferi. Non voglio unirmi a lui.
- E non lo farai. A questo punto, direi che c’è solo una soluzione.
- E sarebbe?
- Dobbiamo costringere il demone a lasciarti andare.
 
- Magnus?
- No, non sbirciare!
- … ok.
Il ragazzo dagli occhi blu, Alec, rimase seduto su uno sgabello. Aveva un abbigliamento strano non perché egocentrico, ma moderno. Degli strani pantaloni blu, di un tessuto ruvido ed elastico, gli fasciavano le gambe lunghe e muscolose. Un maglione nero, largo e sformato gli avvolgeva il busto e le braccia, non rendendo assolutamente giustizia al corpo statuario che sicuramente aveva. Dall’espressione decisamente stanca, doveva stare aspettando qualcuno da molto tempo, a braccia conserte e col piede che batteva nervosamente contro il pavimento. Fissava con insistenza una tendina davanti a lui, come se vi fosse celato un tesoro preziosissimo.
- Per l’Angelo, Magnus, quanto ci metti?
- Te l’ho già detto che adoro quell’esclamazione terribilmente caratteristica? – mormorò una voce dietro la tendina.
- Svariate volte – sbuffò il Nephilim – Ti prego…
- Dillo.
Alec si guardò intorno, le guance che si imporporavano inesorabilmente.
- No.
- Andiamo, pasticcino, dillo! Lo sai che adoro quando mi chiami così!
- Ti chiamo così quando siamo in privato. – borbottò di rimando Alec – Dai, è imbarazzante.
- Se me lo dici adesso, questo è l’ultimo completo che mi provo.
Gli occhi blu di Alec brillarono di gioia.
- L’ultimo in assoluto?
- Mh-mh. E poi torniamo di corsa a casa. Voglio una delle tue fantastiche torte. Però prima devi dirmelo.
- Ok, se questo è l’ultimo… vieni fuori, cuoricino mio!
- Aw, come sei tenero, Alexander! Vengo subito fuori!
La tendina venne scostata di scatto. Un uomo alto, dai capelli sistemati in alte guglie nere, lo salutò con la mano completamente ingioiellata, facendosi ammirare nel suo dolcevita blu elettrico e nei suoi pantaloni verde mela, con tanto di bretelle dorate e cascanti.
- Allora, come sto? – chiese l’aspirante modello.
- Ugh… ehm… sì, cioè… sei… voglio dire, stai molto… bene… - balbettò Alec fissando la figura davanti a sé.
- Stai dicendo che sono bellissimo? – ammiccò malizioso l’altro. Chiuse la tendina dietro di sé e andò ad adagiarsi con eleganza sulle gambe del Cacciatore.
- Sai di esserlo. – il viso del Nephilim non sarebbe potuto essere così rosso. L’altro ridacchiò.
- Lo so, ma voglio che sia tu a dirmelo. – sussurrò e gli lasciò un piccolo bacio dietro l’orecchio. Alec sospirò.
- Sei bellissimo. – mormorò prendendo il viso dell’altro fra le dita – Ora possiamo andare a casa?
Lo stregone si umettò le labbra, poi sorrise malizioso.
- Se sei così impaziente…
Le loro labbra erano vicinissime, così vicine che per Magnus era un vero peccato che non si scontrassero. Così baciò il suo Lightwood, bel consapevole che nessun altro gli avrebbe dato l’amore che gli donava Alec. E lui non avrebbe più donato il suo, di amore, a nessuno se non ad Alexander Gideon Lightwood.
 
 
Magnus si svegliò di soprassalto, le coperte gli avvolgevano le gambe come un bozzolo. Ispirò dal naso ed espirò dalla bocca, il cuore che gli batteva a mille. Cosa significava quel sogno? Dov’era ambientato? E soprattutto perché lui baciava quel Lightwood ? Scosse la testa, intontito dal sogno. Non l’avrebbe mai ammesso, ma era stato bello. Bello, eccitante, felice. Mentre sognava, si era sentito per davvero felice. Come se avesse vissuto quell’esperienza con quella persona. Lo stregone si prese la testa fra le mani, sempre più confuso. Il Lightwood venuto dal futuro gli aveva da subito fatto uno strano effetto, lo aveva quasi ipnotizzato, non riusciva a toglierselo dalla testa. Eppure quel ragazzo non aveva niente di speciale – a parte gli occhi. O forse aveva qualcosa che gli altri Shadowhunters non avevano? Magnus fece un verso stizzito. Si stava facendo dei complessi per un ragazzino che sarebbe sparito non appena il caso di Tessa fosse stato risolto. Perché poi non l’avrebbe più rivisto, giusto? Giusto?

NdA: Salve a tutti! Questo capitolo è tutto dal punto di vista di Magnus nel passato. Il capitolo è breve perchè il prossimo sarà più lungo del normale e ci saranno nuovi personaggi - anche se una di loro l'abbiamo già incontrata prima...
A presto,
_Alien_
  
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