Fanfic su attori > Cast Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: cin75    20/08/2014    8 recensioni
Il ricordo di qualcuno o di qualcosa può rimanere ancorato alla memoria di una persona.
Jensen e il suo amore sembrano, invece, essere stati cancellati dai ricordi di Jared.
O forse no!!!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Circa un ora dopo, Jared, era al residence dove alloggiava quello che fino a poco prima credeva essere solo un socio e un amico fidato.
“Quando credevi di dirmelo?!” fece sulla soglia della camera di Jensen, che quando lo sentì, si voltò di scatto verso di lui.
“Devo decisamente fare reclamo alla portineria se chiunque può entrare nelle camere!”
“Io non sono chiunque e poi la tua porta era aperta!” lo rimproverò Jared. “Quando credevi di dirmelo!?” chiese , poi, di nuovo e forse con un tono più severo.
“Jared, è per lavoro. Parto tra un paio di giorni e se non te l’ho detto è solo perché me lo hanno comunicato stamattina. Ti avrei avvisato stasera. È una commessa importante, farà comodo alla nostra società e alla nostra galleria.” mentì, certo che Rich avesse riferito quello che lui gli aveva chiesto di dire Jared.
“Ok! Allora vengo con te!” lo spiazzò.
“Cosa??!” fece stupito e forse allarmato. “No. Non se ne parla. Non possiamo partire tutti e due. Non possiamo lasciare la sede scoperta. E poi….e poi, scusami, ma tu non sei in grado, almeno non del tutto, di affrontare questo…impegno.”
“Non ti fidi più di me?!” lo provocò, anche se sapeva che non era così.
“Non è questione di fiducia, Jared. Ma cosa accadrebbe se valutando un qualsiasi pezzo, ti verrebbe fuori un “non saprei dirle” oppure “non so come valutarlo”!!, che credibilità credi avremmo o solo, avresti tu come antiquario??!!..e poi…e poi per adesso è solo una questione….monetaria.”, come era diventato bravo a mentirgli.
Gli faceva quasi spavento. E si faceva quasi schifo.
Ma ormai arrivati a quel punto, era l’unica cosa che poteva fare: mentirgli, allontanarsi da lui, fargli vivere la sua nuova vita con Misha e sperare che una volta lontano anche lui sarebbe riuscito a vivere di nuovo o almeno solo a provare meno dolore.
“O forse parti già in buona compagnia ??!” lo provocò.
“Cosa??!!...no, no ma che dici…io ….No!, Jared. No.” si affrettò a negare, per assicurarsi che Jared non lo credesse impegnato.

Poi, successe qualcosa.
“Dio!! come sei bravo a mentire!!” fece sarcastico Jared e sorrise allo sbigottimento che lesse immediatamente sul volto di Jensen.
“Che..che vuoi..dire?!”
“Non c’è nessun viaggio di lavoro. Non c’è nessuna commessa importante. Non c’è nessun problema di credibilità!” sembrò accusarlo il giovane. “Qui, ci sei solo tu che stai scappando e lo stai facendo alla grande…” disse indicando le valigie aperte sulle due poltrone della camera. “..qui, ci sono solo le tue enormi stronzate su quanto io non sia in grado di sopportare la verità!!”
“Quale….verità, Jared?, di che stai parlando??!” cercando di nascondere disagio e preoccupazione.
“Come hai potuto farlo?, come ci sei riuscito a…ignorare quello che avevamo avuto insieme!?” domandò quasi offeso.
Ma quella domanda invece per Jensen fu come un tuono che esplodeva nella stanza. “Mio Dio!! tu….tu stai…tu ricordi…”
“No…non ancora …non tutto. Ancora …non te.”, ammise sapendo di colpire dove a Jensen di sicuro faceva più male. “Ma diciamo che ho avuto una bella imboccata da un amico!!”
“Jared…cosa…cosa ricordi ?!”
“Non si tratta di cosa ricordo, qui, si tratta di cosa tu non volevi che ricordassi!!”
“No…non... un attimo…non è così…io…io dovevo…”
“Tu dovevi cosa, Jensen?? Proteggermi?!” sembrò rimproverarlo.
“Sì.” Fu la risposta secca.
“Ma che meraviglia!! Sono qui con il più classico degli eroi: pronto a sacrificare tutto se stesso pur di vedere la persona amata , felice!!”
“Jared…” mormorò ferito dal tono che stava usando il giovane.
“Cosa??!!” fece ironico. “Mi hai mentito per tenermi lontano mentre io sentivo che c’era qualcosa che continuava a sfuggirmi. Il modo in cui a volte mi guardavi e che io, stupidamente, scambiavo per amicizia, mentre tu invece…” - soffrivi a causa mia? - avrebbe voluto dirgli.  “Mi hai rispedito nel mio vecchio appartamento mentre, invece , a quanto pare, ne avevamo uno tutto nostro. Nostro da 5 anni. Mi hai , oserei dire, spinto tra le braccia di Misha, perché riacquistassi la consapevolezza di ciò che veramente ero, mentre io invece continuavo a vedere delle mani diverse sul mio corpo mentre facevo l’amore con lui. Sentivo uno sguardo diverso su di me, anche quando era lui a guardarmi. Era la mancanza di un corpo, diverso da quello di Misha, che sentivo al mio fianco ogni notte e ogni volta che lui mi si avvicinava….”, continuava a elencargli soffrendo e godendo della tacita sofferenza che vedeva sul volto di Jensen. “…eppure, quando io venivo a confidarmi con te di quello che stavo passando e provando, tu mi dicevi che era solo questione di tempo. Che mi stavo solo riabituando ad una vecchia vita e mentivi. Dio!!, come mentivi bene!!”
“Ti prego…basta!” sembrò supplicare alla fine Jensen. Non sopportava il rancore nella voce del giovane. Non riusciva più a sopportare l’immagine di Jared accanto ad un altro. Un altro, che lui stesso aveva spinto ad avvicinarsi a Jared. Al suo Jared.
“No. Questa volta non basta niente!!” disse improvvisamente serio, quasi crudele.
Annullò velocemente lo spazio che li divideva e lo baciò.
Lo baciò con forza, quasi con irruenza, forse con violenza. Lo baciò perché arrivato a quel punto doveva capire e anche se non ricordava, anche se non avrebbe ricordato tutto, doveva almeno dare fondo a quelle sensazioni che provava dentro di lui.
E Jensen era lì ed era certo che avrebbe dato senso a tutto.
Ma il maggiore sembrò volerlo quasi allontanare da lui, dalle sue labbra. Jared lo sentiva divincolarsi dalla sua presa intorno al suo viso e allora decise di prendere completamente il sopravvento su di lui.
Si staccò da Jensen che imbambolato e di certo sconvolto da “quell’attacco”, lo guardava con gli occhi sbarrati e in quella sua confusione non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che Jared, gli poggiò le mani sul petto e lo spinse sul letto dietro di lui.
Un secondo dopo gli era addosso.
Teneva Jensen imprigionato sotto il suo corpo e quando vide che il ragazzo cercava di liberarsi da quella posizione, gli bloccò le mani nelle sue e zittì le sue proteste con un altro bacio meno violento ma lo stesso fortemente appassionato.

Jensen era completamente nel caos più assoluto. Quante notti aveva sognato quel momento; quante volte mentre era con Jared avrebbe voluto abbracciarlo e legarlo a sé, come adesso che erano su quel letto; quante volte avrebbe voluto baciarlo e saziarlo e saziarsi dei suoi baci solo per, poi, non sentirsi appagati e ricominciare a baciarsi. Ma le parole e gli avvertimenti del dottore erano come una luce rossa che si accendeva ogni volta che anche inconsciamente si avvicinava troppo a lui.  E anche adesso quella luce stava lampeggiando e risuonava furiosamente nella sua testa.
Così, quando riuscì a liberarsi delle labbra di Jared, potè solo mormorare un accorato : “Ti prego, Jared…no…fermati…non puoi ….tu..non..…ti prego!!” voleva evitare quel famigerato choc, o forse voleva evitare di soffrire ancora di più quando Jared non ricordando nulla di lui, di loro, sarebbe ritornato di nuovo da Misha.
“Io devo sapere, Jensen. Io…devo capire… quello che…sento….provo..” gli diceva Jared, invece, continuando a torturargli le bellissime labbra carnose. “Voglio ricordare di chi è la voce che sento quando sono da solo con i miei pensieri…,voglio sapere di chi sono le mani e le labbra che vedo nella mia mente e che mi stanno toccando, accarezzando e baciando quando invece è Misha a farlo…”continuava a dire e a baciare. “…quando facevo l’amore con lui, era un altro corpo che vedevo godere insieme a me…”
“Ti prego…basta…ti prego non…non farmi questo…” sembrò supplicare Jensen, ferito da quelle rivelazioni così intime di Jared.
“Quando l’orgasmo mi sfiniva, perché era un altro l’appagamento di cui sentivo e sapevo aveva bisogno il mio cuore ?” e sapeva che stava straziando Jensen, ma con quella verità voleva scuoterlo  e convincerlo che anche lui doveva essere altrettanto sincero.
“Jared..no…”
Il giovane si abbassò di nuovo sulle sue labbra e lo baciò, sperando che forse un bacio più languido convincesse Jensen, invece , quella dolcezza sembrò avere l’effetto contrario sul  maggiore.
“No…no..basta..tu non puoi…non..non così..lasciami andare…spostati…io devo…fammi alzare..noi non….” si ribellò concitatamente Jensen e mentre sembrò che stesse per liberarsi dalla presa di Jared, il giovane, come mosso da uno strano istinto pronunciò una frase.

“D’inverno e d'estate. Da presso e da lontano, fin ch'io viva…” recitò con un filo di voce.
“.. e più in là!” finì con lui, Jensen.

Dalla posizione in cui era, si girò piano verso il giovane. Gli occhi sorpresi ed emozionati non riuscivano a non smettere di guardare gli occhi di Jared, improvvisamente colmi di una dolcezza e di una tenerezza che fino a quel momento non si era manifestata.
“Come..come fai a conoscere..questa frase ?!” chiese timoroso Jensen.
“Non lo so. Ce l’ho in testa da quando mi sono ripreso in ospedale.” rispose semplicemente. “Continua a ronzarmi nella testa da quel giorno e ogni volta che stavo con te, in ufficio o per strada o solo quando magari incrociavo il tuo sguardo, sembrava quasi farsi assordante. Come adesso.” gli spiegò. “All’inizio ho pensato ad un ricordo di una qualche opera che forse mi aveva colpito di più. Ma poi, il fatto che si faceva più pressante solo quando c’eri tu, ha cominciato a rendermi le cose difficili, incomprensibili….a volte insopportabili….”
“Mio Dio!!” riuscì solo a dire Jensen e ricordò le parole del dottore quando gli disse dell’amnesia di Jared.

“Ciò che è Jared, ciò che prova per te, ciò che lo lega a te è ancora dentro di lui, impresso nel suo cervello…”

Ed era così.
“Ora so che queste parole sono legate a te, Jensen. Sono legate a noi . Ho solo bisogno di capire come. Ti prego…io ne ho bisogno…” gli sussurrò dolce e piano, avvicinandosi di nuovo alle sue labbra. “Ne ho bisogno..” ancora più vicino. “..ne ho bisogno..”. E quando capì che questa volta Jensen non si sarebbe ribellato, lo baciò e si beò del fatto che Jensen, adesso, non si ritraeva ma rispondeva con passione e dolcezza al bacio.

Non si dissero altro. Non c’era bisogno di dirsi altro. Con una lentezza quasi logorante si spogliarono. Con meticolosa necessità, le mani accarezzavano i loro corpi costretti a stare lontano per così tanto tempo. Le dita seguivano i contorni di ogni muscolo come se volessero imparare di nuovo ogni tensione della pelle, ogni brivido causato da quella tensione. Le labbra a volte sfacciate, a volte timorose riscaldavano ogni parte del corpo che chiedeva attenzione e calore. Le braccia,  preoccupate di poter perdere di nuovo quel prezioso contatto si chiudevano strette intorno alle loro spalle forti.
“Toccami, Jensen…” sussurrava Jared come se stesse riprovando sensazioni ed emozioni che da tempo gli erano state negate. “Abbracciami, ancora…ancora….stringimi, Jensen. Ti prego, stringimi!!” sembrava quasi supplicare.
"Dio!, quanto ho aspettato di poterti stringere di nuovo a me..."gli sussurrò Jensen, esaudendo il desiderio di Jared. "...di poterti baciare di nuovo.....di poterti sentire di nuovo mio.. dopo tutto quel dolore..dopo tutto quel.."
Jared lo baciò per farlo tacere, ma non perchè non amasse la voce di Jensen, ora sapeva che era la voce che sentiva nei suoi sogni.
Lo baciò non perchè volesse sentire altro in quel momento, non chiedeva di meglio.
Lo baciò perchè in quel tono di voce, in quelle parole sentì tutto quello che aveva passato Jensen, sentì tutto il peso di quello che aveva dovuto sopportare per il suo bene.
"Fai l'amore con me, Jensen! Adesso!!" gli disse prendendogli il viso tra le mani e baciandolo ancora, come se quello fosse il bacio che avrebbe riportato ad entrambi la pace di cui avevano bisogno.
Jensen si lasciò completamente vincere da quell'accorata richiesta e dolcemente, sistemandosi sopra il corpo sudato e vibrante di Jared, lo invitò con chiari propositi a lasciargli spazio tra le sue gambe.
Rubando dalle sue labbra l’ennesimo bacio, Jared lo accolse dentro di se. Gemettero insieme ma non per il dolore di quella unione, ma perché entrambi, sentirono che qualcosa era tornato a completarli.
Jensen lo sapeva, Jared poteva solo percepirlo dai brividi che finalmente cominciavano a sconvolgerlo di nuovo.
Quello che stava provando, non gli era mai successo. Nemmeno quando Misha, lo aveva preso in modo passionale e irruento. Aveva provato solo piacere. Un piacere puramente fisico.
Ora, invece!!
Ora, era qualcosa di estatico, di profondamente intimo. Qualcosa di sconvolgente ma al tempo stesso conosciuto. Di sconcertante ma comunque atteso da ogni parte del suo cervello e del suo corpo.
Quella non poteva essere la prima volta che faceva l’amore con Jensen!!
Quello che provava non poteva essere solo l’emozione e il desiderio del momento!!
Era qualcosa che era dentro di lui e che pian piano stava ritornando alla luce. E in quella luce che lentamente lo stava avvolgendo, si lasciò trasportare dai movimenti cadenzati di Jensen, dal suo respiro affannato, da quei gemiti infuocati uniti ai suoi, dal verde raggiante dei  suoi occhi che non smettevano mai di guardarlo, quasi volessero entrargli nell’anima. Si lasciò conquistare dall’ennesimo bacio che il maggiore gli donò con un infinita passione.
Jensen, lo baciò, non riusciva a smettere di farlo. Troppi erano i baci che si erano negati. Non riusciva a smettere di amare dolcemente ma profondamente quel corpo tanto desiderato e ad ambire alla prospettiva di essere riamato dello stesso amore. Non riusciva a smettere di cercare un punto, negli occhi che lo guardavano estasiati da ciò che stavano provando, che lo riportasse in quell’anima che per tanto tempo era stata casa sua.
Una parte della sua mente, però, lo rimproverava di ciò che stava accadendo, l’altra parte, invece lo incitava a continuare. Lo spingeva ad amarlo il più possibile.
L’amore guarisce tutte le ferite!!”, questo si ripeteva mentre con prepotente dolcezza affondava nel corpo di Jared e portava entrambi al piacere sublime di quel rinnovato legame.
E in quel momento di incomparabile appagamento, si strinsero. Si strinsero forte per non lasciarsi sfuggire un solo tremore di quell’amplesso. Si abbracciarono e respirarono i loro sospiri dolcemente, silenziosamente, quasi impercettibilmente fin quando Jensen, dopo averlo baciato un ultima volta, non scivolò via dal suo corpo senza però allontanarsi da lui.
Per Jared, ancora stretto al corpo di Jensen, perfino quella sensazione di abbandono gli sembrò familiare: Misha andava via da lui e basta. Jensen invece sembrava quasi voler assaporare anche quel momento, sembrava che volesse che Jared continuasse a sentirlo comunque parte di lui, fin quando lentamente, dolcemente, ad unirli non fossero rimaste solo le loro  mani intrecciate.
Il maggiore, infatti, gli rimase quasi addosso, continuava a coprirlo con le sue braccia, quasi non volesse farlo allontanare da sé. Era stato troppo tempo lontano da lui.

Quando la calma del respiro e delle emozioni, gli ridonò una certa lucidità, fu Jared il primo  a parlare anche perché vedeva sul volto di Jensen, calare pian piano, una specie di senso di colpa o di rimorso.
“Sei pentito?!” chiese timoroso.
“Mmmmh!!” si limitò a emettere. Non sapeva cosa rispondergli. Il suo cuore era al settimo cielo perché era di nuovo con il suo Jared. La sua mente, invece, continuava a gridargli che se quello che avevano fatto avrebbe causato la marea dei ricordi nella testa di Jared, quello tsunami avrebbe potuto fargli anche del male.
“Jensen ?!” lo richiamò preoccupato Jared da quel suo non rispondere.
“No, Jared. Non sono pentito, ma non avremmo dovuto…non…ancora, per lo meno…tu…non hai ancora ricordato….e io avrei dovuto fermarmi e ...e poi  c’è…” e si imbarazzò a continuare.
“Cosa??!!”
“Misha!”
Jared capì. Jensen, per come lo aveva visto in quei mesi, per come lo ricordava come amico e persona, era un tipo leale. Quindi aver fatto l’amore con lui lo faceva sentire in colpa nei confronti di Misha.
“Non c’è nessun Misha. Non più ormai!!” lo rassicurò, allora.
“Come…cosa…quando…”
“Il perché non vuoi saperlo?!” lo prese in giro, sorridendogli scherzosamente.
“Sì…sì.” gli rispose quasi sollevato.
“Abbiamo parlato ieri sera. Per lo più è stato lui a parlare. Abbiamo capito che siamo stati bene insieme, ma che non era quello che volevamo. Che volevamo cose diverse dalla nostra relazione. Quindi niente di più semplice che finirla prima di farsi del male. E poi…” e sospirò lasciando in sospeso quella frase.
“ E poi ??!!”
“Dentro di me, sapevo che non era lui.  Te l’ho detto anche prima. Io vedevo qualcun altro accanto a me. Mani che non erano quelle di Misha. Un calore che non era il suo corpo. Cavolo!, a volte quella sensazione era così forte, che mi sembrava di sentire perfino un profumo che non gli apparteneva. E poi, sono venuto qui e le tue mani mi hanno toccato, il tuo corpo mi ha scaldato, il tuo profumo mi ha avvolto. E tutto è stato chiaro.” confessò emozionato nel vedere Jensen emozionato. “Eri tu, Jensen. Sei sempre stato tu. Non lo ricordo ancora chiaramente. Ma so che sei tu, quella parte che mi manca. Sei tu!” ammise.
Jensen aveva praticamente le lacrime agli occhi. Jared lo stava ricordando. Fare l’amore con lui non lo aveva sconvolto, gli aveva solo indicato la strada da percorrere, la direzione in cui guardare e quella direzione lo riportava da lui.
“Sì, Jared. Sono io.” lo rassicurò baciandolo appena sulle labbra incurvate da un sorriso timido. Il giovane si tirò per andarsi ad appoggiare con la schiena alla spalliera del letto, mentre Jensen rimanendo a pancia sotto, si tirava appena su, con il busto, solo per guardarlo meglio. “Che c’è?!” gli chiese.
“Voglio sapere tutto!” disse deciso, il giovane. “Posso gestirlo, Jensen. Non accadrà nulla.” provò a rassicurarlo, notando la sua reticenza.
“Jared…”
“Io sono stanco di questo limbo. Io….”
“Jared, non così in fretta. Cerca di aver…”
“Ti prego.” e non insistette oltre, appoggiando la testa, sconfitto, alla spalliera; ma quella resa convinse Jensen.
“Con chi hai parlato. Che cosa sai?!” chiese per avere almeno un punto da cui partire.
“Rich.”
“Che figlio di…”
“Non arrabbiarti con lui. L’ho costretto io a dirmi quelle poche cose che mi hanno spinto a venirti a cercare. Avrei voluto sapere di più, ma lui non ha voluto.” mentì per difendere l’amico assente. “Mi ha detto solo di noi. Dei nostri 5 anni.  Del nostro appartamento e che spingermi verso Misha ha fatto più male a te che bene a me…anche se non ne capisco il perché, dato che tra noi era finita…” continuò, Jared.
“Cosa…??” esclamò esterrefatto, mentre si tirava su a sedere. “…Cosa?, come  “finita” ? Rich ti ha detto che tra noi era finita??!” quasi gridò.
“No. No.no…” cercò di calmarlo Jared non capendo quella reazione. “Non me lo ha detto Rich. L’ho pensato io, altrimenti perché avresti fatto una cosa del genere??!” cercò di spiegarsi, anche se da come lo guardava Jensen, capì che doveva aver frainteso un bel po’ di cose.
“Jensen??, noi non stavamo insieme, vero?” chiese e vedendo uno sguardo mortificato da parte del compagno chiese ancora: “Dimmi che quando mi hanno ferito, tra noi era finita!!, che non c’era niente!!, che tutto quello che hai fatto era solo perché comunque ci tenevi ancora a me e che quello che è successo oggi è perché qualcosa sta’ rinascendo tra noi due. Dimmi questo. Solo questo!!” e ora sembrava davvero sconvolto.
Ed era questo tipo di emozione che Jensen voleva evitargli, così cercò di calmarlo. Gli si avvicinò piano e gli accarezzò il viso, addolcendo l’ansia che vi si era dipinta, con il calore delle sue carezze. Quando sentì che il respiro del giovane cominciò a regolarizzarsi, gli parlò.
“Ti dirò tutto, ma tu devi promettermi di non agitarti. Che devi ascoltare quello che ti dirò e che penserai che ormai siamo insieme. Di nuovo.”
“Io non capisco….cosa…”
Jensen inspirò ed espirò profondamente. “Noi stavamo insieme. Quando ti hanno ferito, stavamo insieme. Niente era finito. Non fin quando ho parlato con i dottori delle tue condizioni.” iniziò.
“Che significa?!” chiese aggiustando la sua posizione accanto a Jensen.
“Quando mi dissero della tua amnesia, il mio primo istinto era quello di ricoprirti di foto, oggetti, notizie su noi due per farti ritornare in mente tutto, ma a quanto pare fare una cosa del genere potrebbe addirittura bloccare ogni possibile processo di guarigione. E poi c’era il fatto che tu non ricordavi di essere gay e che avevi una relazione da lungo tempo con me. Così, per il tuo bene, mi hanno consigliato di lasciarti vivere quella tua nuova condizione per agevolare i ricordi che sarebbero tornati da soli. Ho dovuto riaprire casa tua e per evitare che qualcosa sfuggisse al mio controllo, ho chiuso casa nostra e mi sono trasferito qui al residence.”
“Perché?”
“Ho provato a ripulire casa nostra da tutto ma era complicato e …assurdo. Si trattava di inscatolare 5 anni di vita….era meglio così.” disse indicando la stanza in cui erano.
“E Misha?!...perchè?...perchè spingermi verso di lui e non verso di te, quando sono venuto a confidarmi per quello che sentivo verso….gli uomini e verso di…lui?!”
“Sempre per lo stesso motivo. I ricordi. Dovevano ritornare da soli e non pressati!” gli rispose quasi sottovoce, ma Jared comprese che era più il dolore di quelle scelte a togliergli la voce e non il racconto in sé.
“Come hai fatto, Jensen?!” disse poi. “Come hai potuto sopportare tutto questo?, le mie confidenze?, il mio non capire che c’era un “noi”. Come hai potuto sopportare me e Misha, quando hai visto che la cosa andava avanti?”
“Perché credi stessi andando via?!” fece quasi con tono ironico. “Quella sera, durante la festa al tuo appartamento, fu la prima volta che ti vidi baciarlo. Fino ad allora la tua..la vostra relazione era solo a parole per me, niente di concreto. E fin quando era così, riuscivo a sopportarlo. Infondo, mi dicevo, era per il tuo bene e avrei fatto di tutto per il tuo bene. Ma poi….” Fece distogliendo lo sguardo e fissando il cuscino che aveva vicino quasi come se volesse proteggersi da quel rinnovato dolore. “..ma poi ho visto che vi baciavate e tu sembravi così sereno e..felice…completo.  Allora , capii, che non ero così forte come pensavo di essere.”
“Quindi davvero non c’è nessun viaggio di lavoro ?!”
“Nessuno. Avevi ragione tu, fin dall’inizio. Stavo scappando.”
“Da me?, da noi?”
“Da quello che non avevamo più e che credevo non ci sarebbe mai più stato!”
Jared fu colpito profondamente da quell’ultima frase. Esprimeva totalmente il dolore e la frustrazione in cui quei mesi, Jensen, era stato costretto a vivere. Si girò verso di lui e con movimenti gentili lo spinse finchè il maggiore non si ritrovò con la schiena sul materasso e il giovane su di lui.
“Dovevi amarmi così tanto, per fare quello che hai fatto!” disse, mentre gli accarezzava il volto triste per quello che si erano detti. Stranamente, i ricordi, sia quelli che c’erano, che quelli assenti, riuscivano a fare comunque male.
“Ti ho amato tanto e ti amo ancora tanto, Jared. Ma anche se vedo nei tuoi occhi che qualcosa sta cambiando, fa comunque male sapere che quello che ci legava è ancora perso da qualche parte nella tua testa e che forse non tornerà indietro mai più.” disse amareggiato.
“Come hai detto tu, è tutto qui dentro..”fece indicandosi la testa. “..e se non tornerà, pazienza!” disse sorridendo all’espressione perplessa di Jensen. “Ce ne metterò di nuovi di ricordi. Ricordi tuoi, miei con te. Ricordi nostri da adesso a fin quando vorremo. Ora, so che sei tu, quella parte che mi mancava. Ora so che voglio tornare ad amarti come ti amavo, perché, se già immaginarlo mi fa sentire così bene, non oso immaginare come possa farmi sentire, amarti solo la metà di quanto mi hai mostrato di amarmi tu.” E lo baciò senza dargli la possibilità di rispondere.
Fu il bacio che si scambiarono, la migliore di tutte le risposte.
Quando si staccò a malincuore  dalle labbra di Jared, Jensen vide sul volto del giovane una strana espressione. “A cosa pensi?!”
“Voglio che tu faccia una cosa per me.”
“Cosa?”
“Voglio che mi porti a casa nostra!”
Jensen lo guardò titubante. Non era molto sicuro della cosa. Già passare quelle ore insieme e avergli raccontato per lo più tutta la storia, era stato abbastanza. Portarlo a casa loro sarebbe stata la full-immersion che voleva evitargli.
“No,Jared.”
“Non costringermi a rivolgermi di nuovo a Rich!” lo minacciò scherzosamente.
“Almeno lascia che chieda consiglio al dott. Allen. Vediamo lui che dice e se è d’accordo, non aspetteremo oltre. Che ne dici?!”
Jared non gli lasciò altro tempo, si divincolò il più possibile dalla presa di Jensen e afferrò il telefonino che era finito a terra quando si era spogliati.
“Chiamalo! Adesso!!”
“Ma…”
“Adesso. O chiamo Rich!!”
“Dio!! non hai dimenticato come sfiancare una persona!!” scherzò facendo il numero del dottore. Il medico gli rispose dopo pochi squilli e dopo che Jensen gli ebbe spiegato la situazione ebbe in ricambio l’opinione medica.
“Come crede debba comportarmi adesso?”
“…”
“Ma lei ritiene che sia una buona idea?”
“…”
“Ma se …”
“…”
“Va bene. La ringrazio, dott. Allen. A presto!” e riattaccò.

Jared guardò Jensen e non gli ispirò niente di buono la sua espressione.
“Allora ?!”
Jensen lo guardò serio, quasi deluso e preoccupato. E quando vide Jared deluso profondamente, curvò le labbra in un sorriso felice.
“Vestiti! Andiamo a casa nostra!!” posandogli un bacio leggero sulle labbra incredibilmente felici.
Si rivestirono e presero la macchina di Jensen per andare al loro appartamento. Per tutto il tragitto, Jared tenne una mano sulla gamba di Jensen. Il maggiore notò il gesto fatto con una normalità disarmante ma non disse niente. Quando arrivarono a casa loro, Jared si accorse della sua posizione e quasi imbarazzato fece per toglierla, ma Jensen lo fermò, stringendogli la mano con la sua.
"Lo facevi anche prima." lo rassicurò, felice di quel gesto così confidenziale.
Jared gli sorrise sereno. "Ti ritroverò Jensen. Ritroverò ogni tuo ricordo, ogni tua carezza. E se mai non dovessi riuscirci, me ne farò talmente tanti che quelli che ho perso non mi serviranno più. Non ci serviranno." e il suo sguardo aveva in sè una decisione ferma a realizzare ciò che aveva detto. Jensen fu colpito da quelle parole, gli strinse la mano ancora protetta nella sua e lo attirò vicino. Lo baciò, dolcemente, come se volesse confermare con quel bacio, la promessa di Jared.
"Andiamo a casa!" gli disse poi, guardando verso il palazzo vicino a cui aveva parcheggiato.

Salirono al secondo piano e Jensen lo guidò verso il loro ingresso. Infilò le chiavi nella toppa della serratura e fece per aprire, ma qualcosa nella sua testa lo costrinse a chiudere la porta di nuovo. Jared lo guardò stranito ma capì il timore del compagno.
"Jensen..non temere. Non accadrà niente!"
"Sì...ma ..se magari...aspettassimo un paio di giorni...o al massimo solo uno....sai!! solo per stare sul sicuro!" provò a convincerlo. "Infondo hai avuto abbastanza emozioni per oggi, che ne dici?!"
"Che mi manca l'emozione finale!!" gli rispose deciso. "E voglio che tu mi stia accanto quando tutto tornerà indietro, Jensen." e così dicendo strinse la mano intorno alla maniglia della porta e costrinse il maggiore ad aprirla.
Entrò prima Jensen, poi Jared. Non appena il giovane entrò, mille sensazioni uguali ad altrettanti deja-vù, presero forma nella sua testa. L'emozione che gli provocarono fu forte tanto da fargli fare un passo indietro. Jensen che non lo aveva perso di vista un attimo, gli andò immediatamente vicino, preoccupato da quel movimento.
"Jared??!!...Ok!...basta...andiamo via!! torneremo un altro giorno...vieni!" lo spronò a seguirlo.
"No!!!" fece il giovane scostandosi dalla presa di Jensen. "Vieni!" fu lui ad invitarlo, invece, a seguirlo.
Jared girò per la casa, osservando tutto, soffermandosi sulle foto di loro due ancora sparse in giro, sorrise ad alcuni oggetti, molto probabilmente ricordi di viaggi fatti insieme. Si guardò in giro, sempre sotto lo sguardo attento di Jensen, fin che non arrivò alla loro camera. Vi entrò, guardando sorridendo, Jensen alle sue spalle.
"Credo che questa sia la nostra camera preferita!!" lo provocò più che altro per farlo tranquillizzare.
"Onestamente, per noi, non faceva differenza!" rispose malizioso.
"Buono a sapersi!!" fese soddisfatto di una simile previsione. Jared guardò i mobili, i vari suppellettili, in cerca di qualcosa che potesse risvegliargli un qualsiasi ricordi di loro due insieme e della storia che avevano.
Poi, senza spiegarsi perchè, fissò il loro letto. Jensen lo notò.
"Cosa c'è, Jared?!" facendosi vicino.
"Non lo so...c'era....c'era qualcosa qui...l’ultima volta che…ricordo ...qualcosa....un biglietto!!??" chiese come a conferma di quel che credeva essere un ricordo. Jensen capì a che cosa si riferiva Jared, ma ne ebbe paura. Ciò che c'era scritto in quel biglietto, era davvero troppo da sapere così presto. Non gli rispose, sperando che il giovane ci rinunciasse, invece.
"Jensen, te lo leggo in faccia. E' così??...c'era un biglietto...io ho trovato un biglietto qui dentro?!"
Jensen si rese conto che era alle strette e che Jared non c'avrebbe rinunciato, così fu lui ad arrendersi. "Sì, Jared. La sera che ti ferirono trovasti un biglietto."
"Dov'è ?!" chiese ansioso quasi agitato, e si esasperò alla reticenza con cui Jensen continuava a resistere alle sue richieste. Cominciò a girare frenetico per la stanza, aprendo cassetti, ante, piccoli armadi...fin quando come preso da improvvisa illuminazione, andò spedito al cassetto del comodino alla destra del letto. Il suo.
Jensen sgranò gli occhi quando lo vide andare in quella direzione.
"Jared...no!!" fece sperando che il tono supplichevole con il quale lo aveva richiamato potesse servire. Ma non servì.
Jared lo ignorò. Aprì il primo cassetto e trovò il biglietto e lo prese e respirò profondamente come respira chi ha raggiunto un traguardo da tempo agognato. Jensen gli vide chiudere gli occhi, lo vide passare la mano sul foglio , sulle decorazioni delicate che lo abbellivano. Sembrava che Jared lo stesse imprimendo nella sua testa. Di nuovo. Ma non era così.

Senza aprire gli occhi, Jared sentì come se un velo stesse cadendo nella sua mente. Cominciò a sentire come un ronzio, si portò la mano libera alla testa per provare a calmarlo e vedendo quel gesto, Jensen gli si avvicinò preoccupato, gli si inginocchiò accanto e provò a sfilargli dalle mani il biglietto, ma Jared glielo impedì e non lo fece con un gesto ma a parole.
"Amore mio, amore mio prezioso, anche se in questi giorni, per noi, è più facile azzannarci che amarci....."
"Mio Dio!!!" sussurrò Jensen.
Jared ricordava quello che c'era scritto, quello che lui gli aveva scritto e mentre continuava a chiedersi se doveva fermarlo e lasciare che quel momento seguisse il suo corso...
               "Ti amo, ti ho sempre amato e ti amerò per sempre..."                                         
.... Jared continuava a recitare parola per parola, la mai dimenticata dichiarazione.
"...in nome di questo amore....in nome di questo amore...in nome di questo amore..."
continuava a ricordare e a ripetere e poi quando anche Jensen capì che fosse ormai alla fine di quel ricordo, Jared aprì gli occhi e li fissò in quelli lucidi , preoccupati ma anche profondamente emozionati di Jensen.
Gli sorrise. Gli sorrise come se all'improvviso tutto fosse chiaro.
"SPOSAMI!!"
 
Jensen era senza parole. Non sapeva se abbracciarlo, se infilarlo in macchina e portarlo dal dottore, se invece dirgli finalmente tutto, anello compreso. Era nel panico assoluto.
Questa volta fu Jared, ormai conscio di ciò che aveva perso e ritrovato, a comprendere le condizioni in cui si trovava il compagno e decise di andargli incontro. Respirò piano come per riprendere il controllo su tutto, sé stesso compreso; per riprendere il controllo della sua vita. Quel senso di pesantezza e inquietudine che sentiva dentro, sparì. La fastidiosa e tediante sensazione che qualcosa continuava a sfuggirgli, qualcosa di importante, di vitale, svanì e riprese concretezza nel volto preoccupato che lo stava fissando.
Sorrise, sereno, felice.
Prese quel viso tra le mani, lo accarezzò piano, dolcemente. Lo baciò, per dargli tranquillità e poi gli sussurrò all'orecchio quello che Jensen ormai temeva di non poter mai più risentire.
"Ti ho ritrovato, Jensen!" confessò in un respiro. “Finalmente, ti ho ritrovato, amore mio!”
Il maggiore ebbe come un sussulto e tutto quello che riuscì a fare fu gettare le braccia al collo del ragazzo e stringerselo forte al cuore, sentendosi felice fino all'inverosimile di quello che era appena accaduto. Non riusciva a dire niente, la mente ormai in panne completa, gli suggerì di fare solo una cosa. Baciarlo. Baciarlo di nuovo. Baciarlo ancora. Baciarlo sempre, ignorando il fatto che sarebbe potuto sembrare troppo debole a causa delle lacrime che gli bagnavano il bellissimo viso.
E Jared non potè fare a meno di ricambiare, voleva ricambiare. Era come se finalmente si fosse reso conto di quanto tempo avessero perso. Di quanti baci avevano perso. Di quanto , di quello splendido amore che poteva donargli solo Jensen,  avevo perso.
"Jensen ?!" fece tra un bacio e l'altro, mentre piano finivano allungati su loro letto.
"Mmmm!?" mugugnò Jensen, perso di nuovo, in quelle sensazioni così familiari.
"Credo che tu debba darmi qualcosa?!" suggerì quasi sottovoce.
Jensen alzò lo sguardo perplesso verso il giovane, gli sorrise malizioso. "Che ne dici se facciamo le cose con calma!!?"
"Scemo!!...non intendevo quello...anche se poi...magari..." lo provocò baciandolo ancora. "Credo che tu debba darmi il mio anello di fidanzamento?!"
Jensen sorrise, si sporse verso l'altro cassetto e tirò fuori l'astuccio in cui aveva conservato l'anello quando ormai credeva non servisse più. Non lo aprì. Lasciò che fosse Jared a farlo e quando il giovane lo fece, il suo sguardo si illuminò di un sorriso radioso. "E' esattamente come lo ricordavo!! Un legame infinito!!"
"Jared ?!!" loro richiamò Jensen, dolcemente.
"Sì?"
"Potresti fare tu una cosa per me, adesso?!" chiese sorridendogli e con gli occhi che gli brillavano di pura gioia.
"Tutto quello che vuoi, amore mio!"
"Pensavo che in effetti, tu, insomma…tu non mi hai mai detto di "sì" ...e quindi se..."
Jared ormai ricordava come erano andate le cose quella sera, quando Jensen gli aveva regalato l’anello e ricordò la frase con cui lui gli aveva risposto e che era la stessa frase che aveva sempre ricordato. Anche quando non ricordava!!
"Prova a chiedermelo ancora!" lo invitò il giovane mettendogli l’anello, di nuovo, tra le mani.
Jensen guardò stupito quel gesto, ma capì cosa significava. Per lui. Per Jared. Per entrambi. Cancellare l’unico ricordo che andava cancellato. Il tempo passato distanti.
Si tirò su, portandosi dietro anche Jared. Il giovane rimase seduto sul bordo del letto,  e si emozionò tantissimo, quando vide Jensen , invece, scivolare in ginocchio davanti a lui. Vide i suoi occhi lucidi di gioia, le mani tremanti per l’emozione, il volto radioso di felicità di poter ricominciare. E tremò. Perché era esattamente ciò che sentiva e provava anche lui.
"Jared, vuoi sposarmi?!" gli domandò con aria quasi solenne, Jensen, porgendogli l’anello e infilandoglielo al dito.
Jared guardò quel gesto infinitamente romantico e poi, guardò il volto sorridente del compagno e con le lacrime agli occhi gli rispose.
"Sì, Jensen. Sì!"

Tutto ciò che avvenne dopo fu un abbraccio che come il più caloroso degli abbracci, fu un discorso tra le loro anime, iniziato con l’incontro dei loro sguardi innamorati e concluso con il più bello dei baci.
 
“E’ difficile guardare avanti, quando tutto quello che desideri, che ami e che vorresti                                                                                                          è rimasto indietro e prosegue la sua vita senza di te. ”
Anonimo
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: cin75