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Autore: FairySweet    20/08/2014    1 recensioni
... La sua colpa era semplicemente quella di amare troppo, amava sé stessa, amava quell'uomo ostinato e testardo che la sfiorava con la delicatezza di un angelo, amava sua figlia, la sua vita, semplicemente ... amava troppo ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                             Campo di Grano




I raggi del sole erano tiepidi, pieni di dolcezza, di tenerezza, in fondo, era quello il tocco della natura no? Le spighe colorate d'oro si perdevano nella leggerissima brezza del tramonto mentre l'arancio e il rosso del cielo iniziavano a dipingere il manto azzurro del mondo.
Fece un bel respiro tentando di cancellare dal cuore i suoi sorrisi, le sue labbra, quel bambino che tornava a brucargli i sogni ogni notte “Mi hai fatto del male Anna” sussurrò sfiorando con le dita uan spiga di grano “Mi hai fatto più male di quanto immagini perché sei viva amore mio” ma quel profumo leggero gli tolse il fiato paralizzandolo nel niente.
Conosceva bene quel profumo, conosceva bene quel ricordo “Sei viva” “Sei scappato” chiuse gli occhi restando immobile, se si fosse voltato avrebbe incontrato i suoi occhi e non sarebbe più riuscito a cancellarli dall'anima “Perché sei qui?” “Mi domandavo se avreste mai oltrepassato il cancello della mia tenuta o se foste rimasto lì fuori per sempre” “Tu come …” “Mi credete davvero tanto sciocca?” sussurrò avvicinandosi a lui.
Un passo, un altro ancora fino al suo viso, era lì, immobile davanti a lui a pochi metri di distanza così bella, così dannatamente bella da fargli male.
I capelli raccolti dolcemente di lato e la pelle colorata da quel sole beffardo che tardava a nascondersi dietro all'orizzonte.
Come uno spettatore curioso restava lì ad illuminarle il viso, la pelle, la stoffa di quel vestito venuto da molto lontano che non la costringeva a nessuna postura rigida o scomoda.
“Perché siete tornato?” “Per sistemare delle cose. Ho un nuovo ospedale a Genova e qui c'erano molti dei miei scritti” “Solo per questo?” “Come potevo tornare per altro se quell'altro per cui piango la notte era un sogno fino a qualche giorno fa?” la vide sorridere appena inclinando leggermente la testa di lato mentre tra le dita stringeva un fiore rosso rubino “Se non foste scappato quattro anni addietro, forse quel sogno sarebbe stato vostro” “Hai la minima idea di cosa voglia dire perdere l'amore della tua vita?” esclamò gelido “Mi sei morta tra le braccia Anna! Hai chiuso gli occhi incurante del dolore che ti lasciavi dietro! Sei morta, mi hai costretto a morire assieme a te e ora pretendi di essere arrabbiata per questo?” “Io non voglio niente da voi” sussurrò studiando il suo viso “Non voglio più niente da voi dottore perché quattro anni fa, quando la vita mi stava lasciando ho trovato la forza di riaprire gli occhi ma voi non c'eravate! Non eravate accanto a me, non eravate lì a baciarmi, ad abbracciarmi perché gli occhi pieni di lacrime che mi sorridevano erano quelli di mia figlia!” lasciò cadere il fiore riprendendo fiato.
Era arrabbiata, così arrabbiata da costringere il respiro ad un ritmo calmo e regolare ma perfino così riusciva a vederlo.
Lo vedeva nei suoi occhi, nel tremito leggero del collo e nel modo che aveva di torturare con le dita l'anello “Siete scappato senza nemmeno voltarvi indietro! Mi avete lasciata sola e da sola ho trovato la forza di rialzarmi” “Credi davvero che sarei … Anna mi hai distrutto, amarti così tanto mi ha distrutto e ora, ogni volta che ti vedo, che sfioro con lo sguardo il tuo viso o … Davvero non riesci a capirmi? Non era la prima volta che perdevo l'amore della mia vita” ma lei sorrise stringendosi leggermente nelle spalle “Non ero l'amore della vostra vita” “Sei impazzita?” “Voi non avete mai nemmeno …” si bloccò qualche secondo sconvolta dalla violenza dei ricordi che velocemente tornavano a galla
“ … mi sono rialzata, l'ho fatto di nuovo dottore e non c'era la vostra mano a sorreggere i miei passi. Ho incontrato mio marito qualche mese dopo, era così dolce e pieno di attenzioni ma io ero terrorizzata. Avevo paura di essere diversa da quella che ricordavo, avevo paura di non riuscire più ad amare perché per tutto quel tempo non facevo altro che aspettarvi. Aspettavo di nuovo il vostro sorriso, il vostro viso …” lo vide tremare leggermente indietreggiando di un passo “ … vi ho aspettato per mesi interi ma voi non siete mai tornato. Mio marito ha lenito il dolore di quei pianti troppo a lungo soffocati. Era un placebo per la mia anima e credevo sarebbe rimasto questo per sempre ma è accaduto qualcosa, qualcosa dentro di me si è rotto e Gregorio è risucito a rimettere insieme ogni pezzo costringendomi a vivere. Mi sono innamorata di lui, l'ho fatto lentamente, come una bambina che impara a camminare e ha paura di cadere. Ci sono voluti mesi dottore, mesi lunghi e pieni di voi ma alla fine, la sua presenza ha cacciato via la voglia folle di rivedervi” inchiodò gli occhi ai suoi togliendogli il fiato “L'ho sposato, ho detto di si ad un amore fresco e nuovo e ho scoperto che quell'amore, quel nuovo sorriso era chiuso dentro di me da anni interi ormai. Mi ha regalato un figlio che è la mia vita. È un padre meraviglioso e un marito stupendo e sono innamorata di lui, non voglio che il nostro passato entri nel suo cuore perché per me ha sopportato le notti insonni, le paure e gli incubi. Non voglio che voi entriate nella sua vita” “Sei felice?” “Cosa?” sussurrò confusa “Sei felice Anna? Giurami che sei felice perché se fai tutto questo solo per farmi soffrire non …” “Avete perso la capacità di leggermi nel cuore dottore?” ribatté gelida ridendo “Non riuscite a capire quando sono felice e quando no?” “Sei innamorata” sussurrò abbassando qualche secondo lo sguardo “È dipinto nei tuoi occhi Anna, in quella luce che li colora ogni volta che parli di lui, di tuo figlio e della tua vita ma essere felici è ...” “E voi come lo sapete? Siete felice per caso?” ogni risposta era fredda e piena di rabbia, in fondo, come poteva essere diverso? Per quattro anni l'aveva avuta solo nei sogni ingaro del fatto che quel sogno era realtà “No, no io non sono felice” “Dovreste esserlo. Avete una fidanzata, un buon lavoro, una vita nuova” “Non ho te!” esclamò afferrandola per le spalle.
Era così vicino a lei da sentire i suoi respiri sul viso, il tremito violento del suo corpo ma quella distanza violenta che teneva i loro cuori lontani era lì, limpida come quel sole cristallino.
Scivolò via dalle sue mani spingendolo indietro “Non toccatemi, non parlatemi di amore perché voi non sapete cosa sia l'amore!” “Tu sei il mio amore Anna! Tu sei l'amore violento che non mi fa dormire la notte, che torna negli incubi e non mi lascia respirare!” “Se io sono il vostro amore come mai avete paura perfino di guardarmi negli occhi!” sorrise divertita dalle reazioni violente che scatenava in lui “Voi parlate di amore, di incubi e sogni che tolgono il fiato ma non immaginate cosa voglia dire dottore! Se io sono il vostro amore cosa ci fate a Genova? Perché non siete mai tornato qui? Perché non avete mai nemmeno scritto a mia figlia? È questo l'amore? Pensare solo al proprio dolore e chiudere fuori quello degli altri?” “Perché non mi hai mai scritto? Perché in quattro anni non mi hai mai scritto nemmeno una dannata lettera? Credi che sarei rimasto lontano da te? Credi che scoprire di averti ancora mi avrebbe lasciato così …” “Io credo che voi siate così tanto spaventato dalla mia nuova vita da cercare qualsiasi appiglio nel passato” tremava, respirava così veloce da costringere il cuore a galoppare “Credo che siate ancora innamorato di me, così tanto da non riuscire a dormire la notte e credo anche, che l'amore che ci ha legato per anni interi non scomparirà mai ma quell'amore è seppellito sotto quattro anni di sicurezza, di sorrisi e gioia!” “E ti sono bastati quattro anni per cancellarlo dal cuore!” si avvicinò a lui inchiodando gli occhi ai suoi “Voi siete il mio passato, siete un amore violento e forte che massacra l'anima ma non siete più l'uomo che mi fa battere il cuore dottore! Le persone cambiano in quattro anni, cambiano così tanto da far paura, ho scoperto di avere ancora dentro di me quella forza violenta che amavo da impazzire e sì, mi sono bastati quattro anni per imparare a dimenticarvi. È stato faticoso e difficile ma ci sono riuscita” “E allora perché piangi?” “Perché sei così dannatamente stupido da aver aspettato quattro anni per tornare indietro” quel passaggio violento dal voi al tu gli tolse il fiato costringendolo ad allungare una mano verso di lei, verso quelle lacrime che non avrebbe mai voluto vedere ma lei indietreggiò di colpo lasciando solo l'aria tra loro “Hai aspettato quattro anni per dirmi queste cose, per guardarmi negli occhi di nuovo e ora cosa … cosa vuoi da me? Cosa dovrei … io amo mio marito, amo mio figlio e per la sua dolcezza, per l'amore che mi ha regalato in tutto questo tempo non ho intenzione di ferirlo” “Anche se questo vuol dire mentirgli?” lo sguardo della donna si colorò di gelo improvviso.
Lacrime bollenti e odio tutte in un solo sguardo, così forte, così limpido e forte da costringerlo ad indietreggiare “Io non mento a mio marito, non ho segreti per lui, non permetterti mai più di dire una cosa del genere” “Sarà questo che farai? Quando i nostri ricordi torneranno di nuovo a galla sorriderai e bacerai tuo marito provando a dimenticare?” “Voi come fate?” domandò ironica asciugandosi il volto “Come fai a dimenticarli? Abbracci la tua sposa?” “Smettila” “Perché? Perché d'improvviso ti renderai conto che non puoi tornare indietro quando vuoi? Quattro anni, quattro anni così lunghi e mai, mai ho pregato il cielo per rivederti. Mio marito non è qualcosa che puoi usare per ferirmi perché ti giuro su quanto ho di più caro al mondo che ti farò del male!” “Credi di spaventarmi?” sussurrò scuotendo leggermene la testa “Credi che funzioni? Che minacciarmi così mi farà scappare? La paura è altra Anna, non puoi nemmeno immaginare cosa voglia dire piangere ogni notte per un dolore troppo grande da sopportare” “No è vero, ma questo non ti da il diritto di intrometterti nella mia vita. Te l'ho detto e te lo ripeto, hai perso il diritto di preoccuparti per la mia vita quattro anni fa!” “I tuoi occhi non possono raccontare bugie Anna, tuo marito non può ...” “Secondo te come sono venuta qui? Da sola?” “Ma che …” seguì lo sguardo della donna oltre le sue spalle incontrando il viso dell'uomo.
Stringeva con la mano destra le redini dei cavalli mentre il suo sguardo restava inchiodato a lei, così concentrato da sembrare quasi irreale.
Sembrava pronto a salvarla, pronto a correrle incontro se solo lei glielo avesse chiesto “Perché sei venuta qui? Perché con lui?” “Perché non avresti mai oltrepassato la soglia di quel cancello. Perché ho bisogno di dirti addio così, guardandoti negli occhi perché per mesi interi sei tornato nei miei incubi e non puoi farlo, perché non ho bisogno di raccontare una bugia a mio marito per rivederti e per mille altre ragioni!” riprese fiato cercando di calmare quel ritmo troppo veloce che il respiro le imponeva “Ho un figlio e una famiglia, non puoi rovinare anche questo sogno” “Se la tua famiglia è un sogno per te allora amore mio non è la tua famiglia” “Smettila” “Anna...” “Non sono più amore, non sono più la tua vita” “Anna” il respiro tornò regolare di colpo mentre gli occhi si inchiodavano al viso di Gregorio “Basta così amore mio” sussurrò sfiorandole una spalla “Basta, non ti fa bene lo sai” “Devi proprio ricordarmelo?” “Se non lo facessi che marito sconsiderato sarei?” le sorrise cancellando velocemente quell'odio violento che si portava via i suoi occhi “Ora fai un bel respiro” “Duca,che piacere rivederla” “Anche per me” esclamò sorridendo “Mi perdonerete se ho interrotto il vostro amorevole scambio di battute ma vedete, da quando quattro anni fa mia moglie è quasi morta fatica a controllare le emozioni” “Sto bene” ma lo sguardo di Antonio si inchiodò al suo viso “Non è vero amore mio. Quando succede fatichi a respirare, basta così” annuì leggermente prendendo dalle sue mani le redini e senza nemmeno fermarsi a pensare, si voltò dall'altro lato allontanandosi al fianco dell'animale.
“Mi dispiace dottore, avrei voluto lasciarvi il tempo per mangiarvi l'un l'altro prima di fare pace ma la salute di mia moglie è più importante di ogni altra cosa” “Vi capisco” ma lui sorrise “Mi odiate, va bene, è comprensibile. Voi siete medico, cosa mi dite delle palpitazioni?” “Palpitazioni?” annuì appena seguendo con lo sguardo i passi di sua moglie “Sono … sono anomalie nel ritmo del cuore” “Esatto. Vedete, mia moglie non riesce a controllare il respiro quando si arrabbia così tanto. Il nostro medico presume che questo respiro discontinuo venga dall'incidente di quattro anni fa. Non è niente di grave, solo pochi secondi di respiro affannato ma non mi piace mai vederla così” “Lei non … non dovrebbe andare a cavallo” “La conoscete?” domandò divertito “Ascoltate dottore, se vi fa piacere venire a cena da noi per …” “Vostra moglie potrebbe uccidermi con un coltello per la carne duca” “Vorrà dire che vi presterò uno scudo abbastanza resistente” rise a quell'immagine divertente ma l'altro sospirò scuotendo appena la testa “Mi dispiace dover declinare il vostro invito ma io e voi abbiamo qualcosa in comune duca e sono sicuro, che la mia presenza lì non farebbe altro che accentuare quei respiri discontinui e non voglio vederla soffrire” Gregorio sospirò inclinando leggermente la testa verso di lui.
Un saluto leggero prima di salire a cavallo e raggiungere la sua sposa, ferma a pochi metri da loro con le mani strette alle redini dell'animale e il viso ancora arrossato.
La vide sorridere mentre la mano di suo marito le sfiorava il collo poi un bacio leggero e una corsa veloce che allontanava da lui ogni briciolo di lei.


 
  
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