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Autore: Defiance    20/08/2014    2 recensioni
Ivy e Natalie sono cresciute insieme.
Nel corso dei loro sedici anni, hanno costruito la vita che desideravano da bambine, quella che tutte le ragazze sognano.
Sarà una notte a sconvolgere per sempre la loro esistenza.
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Dalla fanfiction: "Amare è distruggere ed essere amati è essere distrutti. Non te lo ha mai detto nessuno, Jace Herondale?"
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N.B. Nella mia storia le cose sono leggermente diverse dai libri originali.
Ad esempio, Jace è figlio di Amatis, Sebastian è buono... scoprirete il resto
leggendo! Spero di avervi incuriositi e mi raccomando, recensite!
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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4

Sebastian









“Ehi” 
Natalie lo guardava con i suoi intensi occhi grigi, gonfi di sonno.
Grigi?
“Aspetta. Tu avevi gli occhi neri, ieri sera!” esclamò a bocca aperta.
Il pensiero che fosse una stregona, come Magnus, si fece lentamente strada nella sua mente, ma la ragazza smorzò immediatamente la sua ipotesi.
“Diventano neri quando mi arrabbio. O quando combatto. Anche il mio istruttore di Taekwondo ne era rimasto sorpreso, la prima volta”
“Oh”
“Che ore sono?” domandò lei, stiracchiandosi e scendendo dal letto con uno scatto che le procurò una fitta di dolore.
Probabilmente aveva dimenticato di essere ferita.
“Dovresti stare più attenta. Comunque, sono le dieci. Ho convinto Alec a non allertare il Conclave, mi sto fidando di te. Vi stiamo lasciando andare così, non farmene pentire”
Natalie sorrise e la stanza sembrò illuminarsi.
“Grazie!” esclamò, saltandogli addosso e stringendolo in un abbraccio che lo fece impietrire.
Poi lei si ricompose e arrossì violentemente; un sorrisetto comparve sul viso di Sebastian.
Non era affatto contento di doverla lasciare andare; per una volta era stato bello parlare con qualcuno che non lo conosceva come ‘il figlio di Valentine’, con qualcuno che non aveva dei pregiudizi nei suoi confronti.
Era da tanto che non pensava a Valentine.
Aveva sempre cercato di impegnare la mente con altro, una volta aveva addirittura chiesto a Magnus di fargli un incantesimo per farglielo dimenticare, perché il fatto di essere suo figlio lo faceva sentire come se ci fosse qualcosa di estremamente sbagliato in lui.
Ma poi aveva capito che non poteva fuggire dal cognome Morgenstern, perché tutti sapevano chi fosse, ne riconoscevano la somiglianza fisica.
Così aveva cambiato il suo nome in Sebastian a soli sei anni, perché non voleva avere nulla del padre, ma aveva mantenuto il cognome, per onorare almeno i suoi nonni... sua madre gli aveva detto che erano brave persone, morte anche loro combattendo contro il figlio.
Valentine Morgenstern aveva causato la morte di tanti Nephilim; i nonni materni, quelli paterni.
Il padre di Jace, i genitori di Isabelle ed Alec, verso i quali si sentiva debitore perché lo avevano accolto mettendo da parte i preconcetti.
Soprattutto Isabelle, erano diventati così amici da decidere di essere parabatai e non se lo sarebbe mai aspettato.
Era cominciato tutto in un pomeriggio piovoso, quattro anni prima, un mese dopo il suo arrivo a Los Angeles.

Sebastian se ne stava da solo su uno scoglio, ad osservare il mare.
Le lacrime premevano violentemente contro i suoi occhi, desiderose di essere rilasciate... ma lui non voleva piangere.
Aveva di nuovo litigato con Jace e quella volta era stato davvero cattivo  con lui; le sue parole rimbombavano ancora chiaramente nella sua testa: “Tu non sei uno di noi. Non lo sarai mai. Sarai sempre e solo il bastardo di Valentine”.
Lo odiava ed era sicuro che anche Alec ed Isabelle provassero lo stesso sentimento nei suoi confronti, infondo suo padre aveva ucciso i loro genitori. 
Sarebbe sempre stato solo lì, ma non poteva tornare da Clary, doveva proteggerla. L’amava troppo per farle altro male e per ferire sua madre insieme a lei.
Le lacrime erano scese prima ancora che se ne rendesse conto, al solo pensiero di sua sorella. 
Lei gli mancava terribilmente e sapeva che sarebbe andata sempre peggio; non sarebbe mai riuscito a lasciarsela alle spalle come se non fosse mai esistita.
Sebastian era infatti figlio di Jocelyn Fairchild, la moglie di Valentine che poi si era innamorata del parabatai di lui, Luke, lo zio di Jace.
I due avevano abbandonato il Circolo, per sfuggire all’ira di Valentine, portando il piccolo Morgenstern con sé.
Li avrebbe certamente uccisi e con loro anche la bambina che Jocelyn portava in grembo, Clarissa, sua sorella, la figlia di Luke, la cugina di Jace, la cugina che aveva visto solo una volta a Idris, quattro anni prima, durante la riunione del Conclave dove era stato stabilito che Luke avrebbe assunto la gestione dell’Istituto di New York.
E anche in quell’occasione, la prima volta che si erano visti, il giovane Herondale si era dimostrato scontroso nei suoi confronti.
Ma almeno aveva trattato bene lei, Clary; aveva gli stessi occhi del fratello, ma per il resto erano completamente diversi: lei era bassina e aveva i capelli rossicci tipici dei Fairchild.
 “Sei qui. Amatis ti sta cercando dappertutto” 
Una voce chiara, forte e affascinante, la voce della giovane Lightwood, lo riscosse dai suoi pensieri, ma non si voltò.
“Lei è troppo buona. Io non merito alcuna attenzione, sono il figlio di Valentine”.
Sentì Isabelle sospirare e sedersi accanto a lui.
“Mi è sempre piaciuto venire qui. Quando ero piccola ci passavo ore. Guardavo il mare e immaginavo che invece dell’acqua stessi guardando i miei genitori negli occhi, perché so che il colore di quelli di mio padre era uguale a quello di Alec. E il mare in profondità è così blu da ricordare il nero di quelli di mia madre” confessò dopo qualche minuto di silenzio, “In qualche modo mi rilassava e mi dava forza”
Cosa aveva in mente? Farlo sentire ancora di più uno schifo? Un mostro?
Poi lei posò delicatamente la mano sulla sua e il ragazzino si irrigidì. 
“Io non ti do alcuna colpa di quello che è successo ai miei genitori né lo fa Alec. E nemmeno Jace, anche se non lo dimostra. Lui vuole solo qualcuno da odiare perché gli è stato portato via il padre e tu sei la cosa più vicina a Valentine che conosca. È... complicato, Jace. È sempre stato così. Si fida di noi perché siamo cresciuti insieme, siamo come fratelli... ma per il resto, lui non si fida di nessuno. Magari, col tempo anche lui riuscirà a darti una possibilità, come abbiamo fatto noi”
Sebastian allora si girò verso di lei e la trafisse con lo sguardo.
“Forse non me la merito, questa possibilità. Forse sono davvero cattivo, forse il sangue dei Morgenstern è davvero maledetto. Tu non sai cosa ho fatto”
Vide il colorito di Isabelle scemare leggermente, ma lei fece quello che meglio le riusciva: lo sfidò.
“Allora dimmelo e permetti a me di stabilirlo”
“Ho lasciato l’Istituto di New York, la mia famiglia... perché ho ferito mia sorella. Per colpa mia, il suo migliore amico Simon è stato trasformato in un vampiro. Stavano cercando me e lo hanno portato al Dumort, stavano cercando me perché Valentine aveva ucciso molti dei loro, perché lui odiava i Nascosti. Stavano cercando me per vendicarsi e hanno usato lei e Simon per trovarmi. È stata colpa mia”
Si aspettava un’occhiata d’odio, di disgusto... invece la mora sorrise.
“Non è stata colpa tua. È sempre e solo colpa di Valentine. Dovranno passare generazioni prima che la colpa di qualcosa sia attribuita a qualcun altro. Ma tu non sei lui. Prima o poi, la gente lo capirà”

“Beh, allora addio, Natalie Sumner” disse, chiudendo la porta dell’Istituto e rabbuiandosi quasi subito dopo.
“Quella Mondana ti piaceva, non è vero?”
Isabelle.
“Non mi guardava né con pietà, né con odio, né con disgusto” mormorò Sebastian, dirigendosi verso la cucina.
Si era ricordato solo in quel momento di avere fame.
“Neanche noi lo facciamo. Siamo una famiglia, Seb” 
La ragazza gli posò la mano sulla spalla e lui sorrise.
Le cose erano cambiate negli ultimi due anni; lui aveva salvato la vita a Jace, una volta, e col passare dei mesi il rancore si era affievolito fino a sparire, così due erano perfino riusciti a diventare amici.
E Isabelle era la sua parabatai. 
Scegliere un parabatai dell’altro sesso è una cosa rischiosa, perché non ci si può innamorare dell’altro, è contro le leggi del Conclave, ma loro erano sicuri che si sarebbero visti sempre e solo come migliori amici.
Erano troppo simili perché potessero attrarsi.
E,infatti, quando Magnus e Simon si erano trasferiti a Los Angeles, lei aveva cominciato a frequentare il vampiro.
E stavano ancora insieme; Sebastian era felice per loro, anche se si sentiva in colpa per il fatto che lui se ne fosse dovuto andare da New York per superare il dolore nato dal rifiuto di sua madre verso la sua nuova natura.
Era stato in quell’occasione che aveva rivisto Clary per l’ultima volta e lei lo aveva supplicato di tornare all’Istituto, gli aveva detto di aver bisogno di lui, che gli mancava... ma ormai la sua vita era a Los Angeles, la sua parabatai... mentre lei non voleva lasciare Jocelyn e Luke da soli, con una bambina di un anno che qualche volta avrebbe certamente necessitato di una babysitter. 
Charlotte, così l’avevano chiamata. Un’altra sorella e lui l’aveva vista solo una volta in vita sua, quando era nata. 
Aveva gli occhi azzurri di Luke, il naso e le labbra di Jocelyn, lo aveva scoperto dalla foto che Clary gli aveva lasciato. 
Le ritraeva entrambe e lui l’aveva incorniciata e posizionata sul suo comodino. 
Ricordava di aver desiderato per la piccola una vita da Mondana, lontana dai pericoli del Mondo delle Ombre... ma ci avevano provato già con Clarissa, il richiamo del sangue di Raziel è troppo forte per ignorarlo, per questo erano usciti allo scoperto e tornati dal Conclave.
“Vero, Izzy”

La spiaggia era affollata, essendo ormai vacanza per molti studenti, ma la runa dell’invisibilità lo proteggeva da occhi indiscreti.
Se ne stava tranquillo, dietro gli alberi della pineta, una runa della vista disegnata sulla mano e una dell’udito sull’altra.
Stava osservando una ragazza dai lunghi capelli neri giocare a pallavolo con un’altra dalla chioma biondo rame raccolta in una coda di cavallo, Ivy... ma lui aveva occhi solo per Natalie e una morsa di gelosia gli attanagliava lo stomaco ogni volta che qualche ragazzo le rivolgeva la parola.
Improvvisamente, si ritrovò una lama angelica contro il collo.
“Per l’Angelo!” esclamò, voltandosi di scatto e trovandosi davanti...
“Jace?!” 
Il biondo ripose l’arma e arrossì, cominciando a grattarsi i riccioli d’oro, lo sguardo accuratamente lontano dal suo.
Anche Sebastian era diventato tutto rosso, lo sentiva.
“Le stai seguendo” dissero all’unisono, puntandosi il dito uno contro l’altro.
“Non è vero!” ripeterono, sempre in coro.
“Aaaah, lasciamo stare!” borbottò il biondo, lasciandosi ricadere sull’erbetta fresca.
“Cos’è, Herondale? Qualcuno è finalmente riuscito a scalfire il tuo cuore di pietra?” lo schernì Sebastian, unico intento: sdrammatizzare, cambiare discorso, qualunque cosa non implicasse l’argomento ‘sentimenti verso due sconosciute’,  cosa che li faceva entrambi sentire ridicoli, sicuramente.
Sapeva perfettamente che quella di Jace era solo una facciata, che non era davvero lo stronzo che mostrava di essere: lui si preoccupava sempre per gli altri, quando erano in battaglia e non; stava male se uno di loro stava male, li proteggeva... solo che pensava di avere il peso del mondo sulle spalle e di doverlo portare da solo e che per quello dovesse mostrarsi indistruttibile e forte.
“Sta zitto, mister ‘non avvertire il Conclave’. Sarebbero ancora all’Istituto se non avessi avuto la brillante idea di convincere Alec a non dire nulla”
Lo accusò Jace; non lo aveva mai visto così... insicuro; non sapeva come comportarsi e lui lo capiva, perché anche lui non riusciva a trovare un modo di relazionarsi con una Mondana, o non si sarebbe limitato a spiarla da dietro una siepe.
Alcune vampire, alcune licantrope, persino alcune fate... ma nessuna di veramente importante; perché loro potevano sorvolare sul fatto che fosse figlio di Valentine solo per una notte, solo per portarsi a letto quel figo da paura... o perché le storie tra Nascosti e Nephilim non finivano mai bene e quindi troncavano subito per precauzione, o semplicemente le altre avevano paura di lui.
“Le avrebbero cancellato i ricordi, lo avrebbero fatto a entrambe. Lo sai. Non si sarebbero neanche ricordate che esistiamo”
“E tu volevi che Natalie si ricordasse di te. Perché è a Natalie che sei interessato, giusto?” domandò Jace con una nota di minaccia nella voce che fece quasi sorridere l’altro.
“Sì. A lei non importa di chi sono figlio. E se lo sapesse non le importerebbe. Mi ha detto ‘i figli non dovrebbero pagare per i peccati dei propri genitori’” 
Il biondo si schiarì la voce, probabilmente perché un tempo lui era stato tra coloro che quel conto saldato lo avevano preteso. 
“Forse sarà sempre così per noi, tra i Nephilim. Sai, potremmo anche essere gli Shadowhunters più bravi della nostra generazione. Ma saremo sempre i figli di qualcuno che era nel Circolo, anche se alla fine hanno voltato le spalle a Valentine. Come mio padre, come i Lightwood. Credi che la gente a Idris guardasse male solo te? Perché io ricordo le occhiatacce rivolte a me, a mia madre, a Izzy e Alec... a Clary, Jocelyn e Luke. Praticamente a tutte le persone che amo. E Ivy...”
“Lei è stata la prima esterna alla nostra cerchia a guardarti male solo perché sei un idiota” concluse Sebastian, anche lui provava lo stesso.
Jace gli diede uno scalpello. 
“Stava solo cercando di non svenirmi addosso, come la prima volta.”
“Si certo” lo prese in giro lui, “sono più che sicuro che è svenuta perché ti ha visto e non perché ha affrontato un demone senza neanche sapere che diavolo fosse”










Angolo Dell'Autrice
Eccomi di nuovo qui!
Chiedo scusa per il ritardo, ma ho 
attraversato un periodo difficilissimo
e non ho avuto tempo/volontà per aggiornare.
Spero tanto che il nuovo capitolo vi piaccia
(una recensione mi renderebbe molto felice ;))
Alla prossima,
Bell!


  
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