Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Ombra1983    20/08/2014    4 recensioni
Storia ambientata durante il libro "Il Portale delle Tenebre" (ultima parte di "A Storm of Swords" in originale, sul finire della quarta stagione televisiva). Cosa sarebbe successo se Sansa Stark si fosse trovata sola a Nido dell'Aquila, senza Ditocorto, ma comunque al centro di uno dei suoi intrighi dai risvolti inaspettati?
Una storia romantica scritta da un ragazzo ma dal punto di vista di una ragazza, un piccolo "what if ?" nel meraviglioso mondo de Il Trono di Spade.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysa Tully, Nuovo personaggio, Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sansa stava scegliendo il vestito per la serata con molta attenzione. Anzitutto sarebbe stata un'occasione molto formale con la corte al completo ma inoltre l'evento previsto per il dopo cena la stuzzicava più di quanto non volesse ammettere. Il piccolo Robin Arryn aveva dato ordine di radunare quella sera tutta la corte, tutti i vassalli ed i cavalieri nella sala dei banchetti, subito dopo aver mangiato. Era rimasto letteralmente affascinato dai racconti di un mercante che era giunto a Nido dell'Aquila dopo un lunghissimo viaggio per mare: vendeva sete ed altri tessuti preziosi che aveva trovato ad Asshai delle Ombre, la più orientale delle terre del continente orientale, il vero est del mondo, il luogo oltre il quale alcuni dicevano che non esisteva più niente (anche se sir Simon aveva spiegato a Sansa che secondo molti documenti i draghi provenivano da luoghi magici ancora più ad oriente).
Il mercante aveva portato con se anche un congruo numero di storie, leggende e tradizioni. Una di esse era "la notte dei cento racconti": dieci decine di candele venivano poste all'interno di un gigantesco vaso di carta bianca ed una alla volta sarebbero state raccontate altrettante storie di paura, al termine di ognuna sarebbe stata spenta una candela in modo tale che più storie del terrore sarebbero state narrate e più oscura si sarebbe fatta l'atmosfera.
Ad Asshai dicevano che, se si eseguiva tutto correttamente, alla fine un evento sopranaturale si sarebbe compiuto. Lord Robin aveva subito ordinato che venisse provato.
Sansa doveva ammettere di provare un certo interesse per la cosa: certo il fanatico di racconti di paura era suo fratello Bran ma l'esperienza questa volta le pareva interessante. Con sir Simon Royce avevano discorso spesso di magia; prima di conoscerlo la giovane Stark aveva sempre pensato che l'argomento fosse qualcosa di buono solo per la favole della buona notte ma con lui era entrata in un mondo di antichi papiri e libri scritti da seri maestri che prendevano la cosa molto sul serio.
Quando udì bussare alla porta aveva appena finito di vestirsi e stava iniziando a pettinarsi. Lui era venuto a prenderla.
"Arrivo tra un attimo" disse.
"Fate con calma, mia signora" rispose il cavaliere.
L'avrebbe aspettata. Sansa a volte pensava che sir Royce era cosi disponibile che l'avrebbe aspettata per sempre.
Arrossì a quel pensiero.
Quando uscì dalla stanza lo vide davanti a se tutto tirato a lustro per la festa: i capelli neri lisciati all'indietro fino alle spalle, il pizzetto ben curato, gli occhi verdi che la fissavano con allegria, vestito di uno splendido farsetto blu e nero che lei sapeva fosse uno dei pochi abiti non marziali del cavaliere. Sansa invece era in un lungo abito rosa e bianco composto da un corpetto che le lasciava scoperte le spalle dalla pelle pallida ed una gonna più castigata ma elegante.
"State benissimo, mia signora" fece sir Royce.
"Anche voi, mio signore, dovreste vestirvi più spesso così: vi dona" rispose la giovane Stark.
Lui rise: "Non sapete quanto tempo ho impiegato per lisciare i miei capelli ribelli. Sarebbe una tortura farlo più spesso".
Lui le offrì il braccio e lei lo accettò fino alla grande sala dei banchetti, dove ogni nobile ed ogni cavaliere di Nido dell'Aquila era convenuto. I tavoli erano stati spostati per lasciare libero il centro della sala, luogo dove era stato posto un piccolo recinto circolare di carta e legnetti in mezzo al quale cento grandi candele cerulee aspettavano di essere accese.
Sir Simon e Sansa si sedettero vicini nel vocio generale, mentre camerieri e lacchè portavano le prime pietanze della serata. Dalle finestre chiuse entrava la luce della luna: era una serata limpida, ne troppo calda ne troppo fredda, in cui l'intera valle all'esterno del castello sembrava riposare serenamente sotto la gentile mano degli dei.
All'inizio venne servito un ricco antipasto di peperoni, zucchine e melanzane gratinate, affiancate a ricotta, formaggio, prosciutto e salame. Arrivò poi il turno di piccole porzioni di pane fritto imbevute di saporito caldo sugo di pomodoro leggermente piccante con scaglie di formaggio di capra sopra. Quindi vennero portate costolette di maiale appena sfornate ed ancora grondanti grasso, che si mangiavano con le mani staccando la carne dagli ossicini. Allora arrivarono ampie scodelle di verdure miste grigliate e patate al forno dalle quali tutti potevano attingere. Infine ci fu frutta dolcissima ben fresca che proveniva dalle ghiacciaie del palazzo. Il tutto venne innaffiato non solo da corroborante acqua di sorgente ma anche da spumosa birra e da vino sia rosso che bianco.
La cena durò circa due ore e terminò ufficialmente quando Robin Arryn saltò in piedi sulla sedia ed urlò che le candele dovevano essere accese e che lo spettacolo doveva cominciare. Sua madre lo fissava con degli occhi adoranti come se quelle fossero state le sue prime parole.
Degli inservienti armati di lunghi stoppino accesero una per una le candele, mentre bardi convenuti per l'occasione prendevano posto attorno alla recinzione di carta: ogni altra luce nella stanza venne spenta e Sansa ebbe come l'impressione che un piccolo sole fosse sceso al centro della sala, proiettando alte ombre tutto intorno a se e lungo le pareti della sala.
Il silenzio si era fatto generale, rotto solo dalle solitarie note degli strumenti dei menestrelli intenti ad accordale. Poi piano piano lo strumento che veniva pizzicato divenne uno solo, quindi il suo portatore iniziò la prima storia:
"Molti pensano che i fantasmi possono essere solo di persone morte ma non è così. Miei signori, adesso scoprirete la storia del fantasma di una donna vivente. Non udrete più stasera una storia antica come questa: ciò che sto per raccontare risale all'epoca dei Primi Uomini".
La vicenda narrava di una donna la cui anima si staccava dal corpo per andare a perseguitare l'uomo che l'aveva rifiutata e le sue nuove compagne. Era una vicenda di ossessione e di sopranaturale, in cui lo spirito di lei si levava di notte per perseguitare con urla ed apparizioni qualunque donna stesse vicina al suo umore. Quando la storia finì la donna era morta ed era diventata un fantasma per davvero; la prima candela venne spenta e Sansa si scoprì un po troppo attaccata a sir Simon. La sensazione non era spiacevole ma, imbarazzata, si scostò lentamente da lui. Il giovane cavaliere emise un rumore a metà tra una risatina ed un sospiro e Sansa si chiese subito se fosse rammaricato o divertito dall'imbarazzo di lei. Non ebbe però il tempo di domandarselo a lungo perchè era arrivato il momento della seconda storia: un altro bardo aveva iniziato a narrare avendo come sottofondo le profonde note del suo strumento.
"Anche la mia storia narra di una donna ma lei ebbe fortuna in amore, poiché trovò la persona giusta con la quale passare il resto della sua vita. Almeno di questo rimase convinta per molti anni della sua vita".
La seconda storia parlava di una ragazza che aveva incontrato in un tempio un bel ragazzo, che in seguito aveva sposato. Incuriosita da certe sue strane abitudini ed assenze lo aveva seguito quando era da solo ed aveva scoperto non trattarsi di un essere umano ma bensì di un topo al quale gli Antichi Dei avevano fatto la grazia di vivere per alcuni anni in forma umana. Oltre all'orrore di aver diviso il letto con un tale essere, la donna comunque innamorata subì anche il dramma di sapere che egli presto sarebbe dovuto tornare nella sua forma originaria.
"Credo che sia una storia originata dal clero dei Nuovi Dei, i Sette, per ridicolizzare gli adoratori degli Antichi Dei e quelle stesse divinità" le sussurrò all'orecchio sir Simon.
La sensazione della lingua di lui così vicina al suo orecchio fece avvampare Sansa di una strana sensazione che poche volte aveva avuto in passato. Per calmarsi pensò che la storia non le era davvero piaciuta: non metteva molta paura e poi mal sopportava che venissero messi in ridicolo gli Antichi Dei, che erano le divinità dei Primi Uomini e quindi dei loro ultimi discendenti, ovvero gli abitanti del Nord e casa Stark. Suo padre li aveva pregati quasi ogni giorno con fede.
La seconda candela venne spenta ma la luce nella sala era ancora ampia.
In quel momento Sansa la vide: era seduta più o meno dall'altra parte dell'enorme stanza ed era davvero bellissima come le era parsa giorni prima. Era la ragazza dal volto triste che aveva assistito al duello di sir Simon con sir Francis ed aveva l'espressione afflitta anche in quell'occasione: era triste e bellissima allo stesso tempo.
Improvvisamente la giovane Stark ebbe un brivido di freddo e cercò di coprirsi le mani con i risvolti del vestito: altre novantotto candele e gli abitanti di Asshai erano sicuri che un evento magico si sarebbe verificato. Era paura quella che sentiva? Oppure era solo una domanda che non aveva ancora trovato risposta: una domanda sepolta sotto lo sguardo perso di quella giovane affranta della Valle di Arryn.
Intanto anche la terza storia era iniziata: "... era consigliabile non uscire di casa verso l'una di quelle notti, quelle specifiche notti del mese. Una di quelle processioni infatti era sempre in corso. Erano temporanee ma terrificanti irruzioni di un altro mondo in questo ed in alcuni casi anche solo un'occhiata poteva significare la morte. Caos, disturbo e pericolo: ecco cos'era una processione notturna di quelle creature. Non si trattava di qualcosa che non poteva essere visto (perchè invisibile, indescrivibile o divino) ma qualcosa che non doveva essere visto, perchè terribile, spaventoso e pericoloso. La processione oscura di notte non è spettacolo per gli occhi mortali".
La storia narrava di come uno degli abitanti del villaggio avesse sfidato la processione dei morti uscendo di casa proprio a quell'ora in quelle notti e di come si fosse salvato solo dopo una lunga fuga e rifugiandosi in un tempio sacro.
Nel momento in cui il quinto bardo stava per iniziare a cantare, Sansa avvertì una mano che la toccava sulla spalla. Si voltò e dietro di lei c'era un paggetto più giovane di lei, tutto titubante, che le disse: "Mia signora, siete desiderata nel corridoio antistante questa sala. Non ci vorrà molto".
La giovane Stark rimase stupita e disse un "Si, certo" mentre si stava già alzando. Sir Simon le disse "Volete che venga con voi?". Per motivi che nemmeno lei seppe ben spiegare, le venne su alle labbra un sincero "Vi ringrazio ma no, c'è un tempo nel quale stiamo insieme ed un tempo nel quale devo fare le cose da sola".
Mentre si allontanava dal tavolo seguendo il paggetto verso le porte della sala, Sansa si chiese se non era stata troppo dura con sir Simon che, in fondo, voleva solo stare con lei. La risposta le venne in mente chiara e diretta come il vento freddo del nord di Grande Inverno: nel corridoio quasi sicuramente non l'attendeva una bella notizia e lei doveva saperla affrontare da sola. Era affezionata a sir Royce ma doveva dimostrare, anche a se stessa, di sapersi "bastare", di sapercela fare anche da sola.
Arrivati nel corridoio, il paggetto richiuse la porta alle loro spalle ed indicò un giovane vestito da scudiero che era in palese attesa di qualcosa. Sansa si avvicinò a lui e riconobbe subito i colori verde vipera e nero di casa Lynderly di Foresta del Serpente.
"Mia signora Alayne" disse lo scudiero "Ho un messaggio per voi".
"Mio signore, un messaggio da parte di chi, se posso?"
"Da parte della figlia del mio signore" disse lo scudiero porgendo un foglio di carta a Sansa.
Fatto questo, fece un inchino e se ne andò.
La giovane Stark rimase sorpresa di quell'atteggiamento ed avvertì un leggero tremore alle mani mentre apriva il foglio piegato per leggerlo.
La calligrafia era sicuramente di una donna e le parole erano poche ma Sansa dovette leggerlo più volte perchè faceva fatica a credere a quello che stava scritto sulla carta. Il messaggio recitava : "Signorina Alayne Stone, voi non mi conoscente. Forse avete intuito chi io sia ma questo non mi interessa, anzi meglio. Nonostante non ci leghi nessun vincolo di parentela, ne di alleanza politica, ne di onore ho deciso di avvertirvi che state camminando su un sentiero pericoloso. Un sentiero che può sembrare affascinante ma è proprio per questo ancora più pericoloso. Voi non sapete niente del vostro cavalier servente ma io si e posso assicurarvi che prendersi cura di fanciulla ed onore sono concetti a lui totalmente estranei. Guardate in questo mio messaggio solo la voglia di risparmiarvi un dolore che io stessa ho conosciuto".
Sansa rimase imbambolata nel corridoio senza sapere bene cosa fare. Finora sir Simon era sempre stato il massimo della cortesia e della galanteria, molto allegro e colto, di ottima compagnia e persino ... la giovane Stark arrossì col proseguo del suo pensiero ma in fondo sir Simon Royce era anche carino e di gradevole presenza.
Eppure adesso gli veniva detto da qualcuno che era soltanto apparenza.
Forse che sir Simon stava solo recitando, come tanti avevano fatto all'inizio ad Approdo del Re? Forse anche lui apparteneva a qualche sottile intrigo con lei in gioco?
A questi pensieri avvertì il ghiaccio nel cuore. No, tutti ma non lui: era impossibile! Tutti i momenti belli passati col giovane cavaliere gli passarono davanti agli occhi ... sarebbe stato un dolore troppo grande pensare che fossero tutti falsi, che fossero solo illusioni.
Ma forse c'era un'altra spiegazione! Forse l'intrigo era da parte dell'autrice di quella lettera e sir Simon era innocente. Forse qualcuno, per vecchi rancori, cercava solo di screditarlo.
Sansa riaprì piano piano la porta della grande sala, facendo attenzione a far penetrare il minimo della luce possibile per non rovinare l'atmosfera. Il sottile spicchio di luminosità che fendette le tenebre era a forma triangolare e durò giusto il tempo che la porta venne chiusa: tuttavia Sansa non mancò di notare come la punta di quella lancia lucente arrivasse proprio al tavolo dove sedeva la fanciulla bella e triste, che per assurdo solo adesso le pareva di vedere bene per la prima volta.
Ed allora Sansa vide che i di lei colori non erano il verde ed il nero ma ella spariva dentro un cerchio di accompagnatori che invece vestivano proprio quelle tonalità. Alcuni portavano anche l'emblema nera con sopra i serpenti striscianti, simbolo di casa Lynderly.
Ma la cosa peggiore era che si stavano fissando: la ragazza triste e sir Simon si fissavano intensamente e senza parole, con gli occhi colmi di un misto di tristezza e rabbia.
Sansa tornò a fatica al proprio posto accanto al cavaliere. Un menestrello stava raccontando la storia di un antico tiranno che era andato a svergognare personalmente la figlia di un nobile suo rivale ma, fortunatamente per lei, la giovane era stata addestrata alla magia ed evocò un gigantesco scheletro che inseguì il malvagio nobile nelle sale senza luce dell'intero castello, uccidendolo insieme a tutti i suoi compagni.
"Mia signora, tutto bene?" chiese sir Simon.
"Si, si, tutto bene" rispose lei.
"Posso ..." c'era incertezza nella sua voce "Posso avere la confidenza di sapere chi fosse nel corridoio ad attendervi?"
Sansa rimase in silenzio per un attimo, per troppi attimi, consapevole che il suo non dire era un'ammissione di qualcosa... di qualcosa che sir Simon evidentemente aveva capito.
"Non fa niente, mia signora, non era mio diritto chiedervelo" rispose il giovane cavaliere lanciando uno sguardo a metà tra il rassegnato e l'arrabbiato alla fanciulla triste.
Una nuova storia stava per essere raccontata: il bardo raccontava di come i bruti del nord cercassero di superare la Barriera del nord non solo scalandola o scavandoci sotto ma anche passando ai suoi due lati estremi. Ad oriente c'era la baia delle foche che era attraversabile con delle scialuppe mentre ad occidente c'era una terribile gola nella quale era possibile calarsi per poi risalire dall'altro versante. Ma, stando al cantore, nell'oscurità profonda di quel crepaccio immane si aggiravano presenze non umane dal tempo dei Primi Uomini: entità oscure memori di tempi passati.
"Siete il mio cavalier servente, ne avete diritto, semplicemente non era niente di importante" rispose Sansa. In effetti finché non avesse saputo di cosa si trattava esattamente, era inutile catalogarla.
"Ma certo" fece lui con un sorriso sforzato e portandosi un boccole di vino rosso alla bocca. Poi, quando il bicchiere già gli copriva le labbra, sussurrò a bassa voce "Mi chiedo solo quando tutto questo finirà".
Credeva probabilmente che Sansa non lo avrebbe udito.
Ma invece lei aveva sentito tutto.
  
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