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Autore: Nazori chan    20/08/2014    2 recensioni
Dopo la morte di Ubo e Pakunoda e l'abbandono del ragno da parte di Hisoka, la Phantom Troupe si è ripresa il suo capo e si prepara a tornare allo splendore di prima; Kuroro ha scelto le nuove zampe a sostituire quelle mancanti, cosicché il ragno possa tornare a tessere la sua tela perfetta.
Sayura è il nuovo numero 9, e sta per ritrovarsi con una vita che, per lei, sarà ai limiti del sopportabile.
Il nuovo, pericoloso obbiettivo del ragno, i vecchi rancori che riaffiorano, un amore insensato, la misteriosa e irrompente presenza del numero 4 della brigata.
Tutto ciò che Sayura potrà, sarà restare in balìa di un destino tanto crudele quanto inaspettato.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Feitan, Genei Ryodan, Kuroro Lucifer, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Violenza
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Sayura sbattè gli occhi più e più volte, nella speranza di aver capito male. Senza accorgersene, aveva lasciato cadere le carte ed era rimasta immobile, a bocca spalancata.
“Sul serio?”
Shalnark annuì. “Non hanno mai tentato di tenerlo segreto. Soprattutto perché Icchan non ha un gran senso della privacy”
“Non si somigliano particolarmente, soprattutto in altezza. Hanno gli stessi occhi, però. E anche i tratti del viso uguali” aggiunse Shizuku.
Nella sua mente, la ragazza sovrappose i lineamenti spigolosi di Feitan a quelli di Ivex, e con orrore si rese conto che, tranne che per i capelli e le proporzioni, quei due erano veramente simili.
“Scoprirlo mi ha sorpreso” Mormorò, riprendendo le carte che aveva sparpagliato sul tavolo.
Machi si alzò e andò a prendere delle lattine dal frigo, dandogliene una ciascuno.
“Faresti meglio a non pensarci. Ognuno di noi nasconde qualche segreto. E l’incesto di quei due non è certo il peggiore”
 
Sayura si stancò presto del giocare a carte, soprattutto visto che aveva perso tutte le volte.
Prese la lattina ancora mezza piena di soda e si congedò dagli altri ragni, salendo pigramente le scale fino alla sua camera. Kuroro aveva dato loro il permesso di fare qualsiasi cosa volessero fino alla riunione di quella notte. E lei aveva tutte le intenzioni di passarlo chiusa in una stanza semibuia, senza altre persone attorno, a sorseggiare soda godendosi la brezza che entrava dalla finestra.
Si infilò nella stanza e chiuse la porta dietro di sé, gettandosi poi sul letto. Lo sguardo le cadde sulla finestra, che aveva lasciato aperta. Le tende turbinavano per la camera, trasportate dal vento. Chiuse gli occhi, più per rilassarsi che per sonno.
“Hai davvero intenzione di passare tutto il pomeriggio a dormire?”
Sobbalzando, Sayura si girò sul materasso, incastrandosi nelle lenzuola e cadendo giù dal letto. Si alzò velocemente dal pavimento, puntando verso la finestra.
Ivex la guardava divertita, seduta sullo stretto cornicione della finestra.
La ragazza si rilassò immediatamente quando la vide, anche se non poté non provare una sorta di imbarazzo per quello di cui era venuta a conoscenza.
“Era ciò che volevo fare. Ti disturba?” ribattè con un sorriso affilato, tentando di non apparire a disagio.
“Sì. Perché se dormi non posso chiederti di venire a pranzare con me”
Sayura gettò un’occhiata confusa all’orologio da parete che c’era vicino alla porta. Era da poco passata l’una.
“Allora, accetti?”
“Pensavo vigesse la regola del pasto comune, tra i ragni”
Ivex si mise a ridere, evidentemente prendendo la sua considerazione –sbagliata, ovviamente-, per una battuta.
“Ognuno fa ciò che vuole. E ognuno mangia quando vuole. Ci sono solo rare eccezioni, tipo stamattina. Allora, vieni?”
Sayura annuì, sospirando mentre si raddrizzava.
“Dove andiamo?”
“Un locale carino, in periferia.” disse, poi squadrò Sayura da capo a piedi, facendo una smorfia. “Vuoi davvero venirci vestita così?”
“Che hanno di male i miei vestiti?” si lamentò l’altra, offesa dalla faccia quasi disgustata che Ivex aveva fatto prestando attenzione al suo abbigliamento.
“Seconda regola del buon ladro: mimetizzati sempre con l’ambiente. Qui non ci sono quei generi di posti dove vai a pranzo vestita in modo così raffinato”
La specialista della trasformazione brontolò qualcosa, ma non ribattè.
“Non ho altri vestiti” aggiunse poi.
Ivex sembrava essersi aspettata proprio quelle parole, perché le lanciò una sacca di tela. Non le spiegò dove li avesse presi, né Sayura si aspettava che lei glielo raccontasse.
Aprì la sacca, trovandoci dentro una gonna coperta di brillantini e letteralmente inguinale, un corpetto di pelle nera e un paio di guanti stretti da lacci.
“Vuoi farmi passare per una prostituta?”
“Hai paura che qualcuno ci provi con te? Andiamo, se ti chiedono quanto prendi a ora mi occuperò io di stabilire un buon prezzo”
“Ivex!”
“Scherzavo” si difese lei, con un sorriso divertito. “Persino io attrarrei più clienti di te”
Sayura non ci credeva molto ma cominciò comunque a sfilarsi i vestiti.
“Con i capelli spettinati, quel kimono trasandato e l’aria psicotica?” domandò scettica, mentre gettava la gonna sul letto.
L’altra sbuffò, aprendo l’ombrello per ripararsi dai raggi del sole che le colpivano le spalle. “Dettagli superficiali. Agli uomini importa della disponibilità, e io sono piuttosto aperta quanto a nuove esperienze”
Di questo Sayura non ne dubitava minimamente. Sempre che ‘piuttosto aperta’ fosse una definizione adatta ad una che si portava a letto –o nel prato, in quel caso- il suo stesso fratello.
“E” continuò lei. “Della biancheria che indossi. Io non la ho”
Nemmeno quello la sorprese tanto. Era palese che non portasse nulla sotto, dato che le si vedeva qualcosa da censura ogni volta che si muoveva troppo.
 
Finita di vestirsi, Sayura si legò i capelli neri in una coda e saltò giù dalla finestra dopo Ivex, tanto perché prendere le scale sembrava solo una perdita di tempo.
Non parlarono di nulla mentre camminavano sotto il sole, lungo le strade dismesse della periferia. Man mano che avanzavano, superavano sempre più catapecchie e incontravano sempre più gente, perlopiù barboni stravaccati ai bordi delle strade.
Visto il grado di allegria dei ragni, Ivex si poteva considerare davvero una persona socievole e allegra. I suoi sorrisi avevano sempre un che di tremendamente sinistro e i motivetti che canticchiava erano macabri, ma si trattava pur sempre di un’assassina. Di un membro del Genei. Sayura poteva benissimo definirsi la più normale del gruppo, non che lei lo fosse veramente. E allo stesso modo Ivex poteva esser vista come simpatica e allegra, non che fosse esattamente quel tipo di persona.
“Quanto manca?” chiese, quando raggiunsero un borgo dove ormai le case erano accavallate l’una all’altra, tutte fatte da lamiere sovrapposte e corrose dalla ruggine.
“Siamo quasi arrivate.” Rispose lei, rigirandosi l’ombrello tra le mani.
“Dove siamo?”
“Nei dintorni del Ryusegai. Carino, eh?”
Sayura non rispose, anche perché subito dopo Ivex si fermò davanti ad uno degli edifici. A differenza delle abitazione della strada che avevano percorso, quel locale era molto più grosso, dalle pareti di legno consunto. Un’insegna sbilenca e fatta a mano penzolava sopra l’ingresso. Sayura non riuscì a leggerne che un paio di lettere, tanto erano storte e consumate.
Ivex entrò, scostando la tenda di perline che copriva l’ingresso.
“Si può sapere in che posto mi hai portato?” chiese la ragazza, osservando scettica l’ambiente interno, un misto tra pub, locale hard e bar stile cowboy.
“Non ti piace?”
“Avevi detto che volevi pranzare” ribattè, ferma all’ingresso. Ivex non le diede molto conto e si sedette al bancone. Piuttosto riluttante, Sayura si arrampicò sullo sgabello accanto al suo. La gonna le saliva su quando si sedeva, così che la ragazza riusciva ad avvertire la pelle consumata e l’imbottitura sotto il sedere.
“Infatti” concordò poi Ivex, mentre l’uomo dietro il bancone si avvicinava ad entrambe.
“Cosa prendete?”
Ivex sfogliò distrattamente un foglio plastificato che doveva essere il menù, poi lo passò a Sayura.
“Bacon. E uova. Anzi no, di uova ne ho abbastanza. Facciamo un hamburger e della tequila.” Ordinò, poi lanciò un’occhiata a Sayura che doveva significare che le passava il turno della scelta del pranzo.
“Prendo la stessa cosa. Solo che preferisco l’acqua alla tequila”
Quando l’uomo si fu allontanato, Ivex diede una gomitata alla compagna, che per poco non cadde dalla sedia.
“Niente alcool? Sei astemia?”
“No. Ma non sono tanto degenere da ubriacarmi a pranzo”
“E io sarei degenere?” brontolò Ivex, facendo una smorfia quasi innocente. Quasi. Per quanto si impegnasse, era praticamente impossibile nascondere del tutto la cattiveria maliziosa del suo sguardo. Sayura sentiva il sangue gelarle nelle vene ogni volta che i loro sguardi si incrociavano.
“Sì. Sei la persona più spaventosamente degenere e depravata che abbia mai incontrato.”
“Quel ‘depravata’ si riferisce a me e Fei?”
Sayura arrossì, sorpresa del fatto che lei l’avesse capita così perfettamente. Non era scandalizzata. Semplicemente parecchio curiosa dei gusti… alquanto strani d Ivex.
“Io intendevo per il fatto che mi hai fatto mettere questi vestiti, ma nemmeno quello guasta alla tua reputazione da depravata”
Ivex si mise a ridere, evidentemente non infastidita dal fatto che lei sapesse.
“Sayu, tu che vita hai avuto?” chiese poi, con quella stessa malizia che avevano tutte le sue parole. A differenza di prima però, sembrava essere stranamente seria.
“Come quella di tutti i ragni, immagino” rispose lui, vaga. “Non è che accetti di entrare in un gruppo di ladri se non hai qualche problema. E la maggior parte dei problemi viene dall’infanzia”
Ivex ridacchiò. “Esattamente. Da dove vengo io le relazioni che si hanno non sono il maggiore dei problemi. E poi è solo sesso; in realtà io e Fei non andiamo molto d’accordo.” Avvicinò pericolosamente le labbra all’orecchio di Sayura, tanto che la ragazza poté sentire il suo respiro caldo sulla pelle. Un brivido le percosse la schiena. Era stranamente intrigante, pur trattandosi di un gesto tanto semplice. “Nemmeno tu mi dispiaci tanto” sussurrò.
Sayura doveva aver avuto una strana e involontaria reazione, perché sentì la risata di Ivex risuonarle in testa. O forse era solo la sua immaginazione.
L’uomo che portava le loro ordinazioni le riportò alla realtà.
Ivex affondò i denti nell’hamburger, e Sayura si ritrovò a pensare come sarebbe stato avvertire la sua bocca sulla pelle, il respiro caldo che le faceva venire la pelle d’oca e i denti appuntiti e bianchi che le lasciavano un segno visibile, di proprietà.
Lei stessa fu sorpresa e allo stesso tempo spaventata dalle fantasie che da quella mattina le affollavano la testa. Decise di distrarsi iniziando a pranzare, e nonostante l’aspetto ambiguo del locale e i tipi grotteschi che cominciavano ad affollarlo, doveva ammettere che si mangiava piuttosto bene.
Anche Ivex sembrava esserne piuttosto soddisfatta, tanto che non distoglieva lo sguardo dal piatto nemmeno quando le capitava di sentire i commenti piuttosto cristallini degli altri clienti del locali.
Un uomo dalle braccia ricoperte di tatuaggi si sedette accanto alle due. Aveva una quantità esagerata di piercing e indossava una camicia macchiata e sbottonata a metà, ma nel complesso era un tipo abbastanza gradevole d’aspetto. Per chi amava il genere mafioso ovviamente.
“I-v-e-x.” Cantilenò, poggiando una mano sulla schiena della ragazza, percorrendola fino ad arrivare all’orlo inferiore del kimono. Li tirò su, dando una sbirciata veloce. “Hai ancora il vizio della biancheria, eh?”
Lei smise di mangiare, tirandosi sul volto un sorriso che era tutt’altro che rassicurante.
“Ciao anche a te, Dwyn.” Salutò, prendendo un sorso di tequila. “Oggi sono impegnata e attualmente appagata, quindi porta pure la tua faccia bucata da qualcun’altra.”
Dwyn non sembrò offeso per il commento sulla sua faccia. “E io che speravo di beccarti in un giorno di astinenza” si lamentò, senza molto vero dispiacere. Portò i suoi occhi duri su Sayura, soffermandosi soprattutto sui suoi vestiti. “Tu ci stai, tesoro? Posso prendere una camera”
Un brivido di disgusto salì lungo la spina dorsale della ragazza. Ignorando la proposta di Dwyn, si girò infastidita verso la compagna. “Nessuno ci proverà con me, eh?”
“Avevo sottovalutato il tuo charme. Anche se non vincerai solo perché hai una taglia in più di me.” disse, alzando le spalle. Poi si rivolse nuovamente a Dwyn, stranamente con una smorfia seria. Evidentemente non era contenta del fatto che qualcuno le stesse rovinando il pranzo, si disse Sayura. “Vedi di sparire. Non ho ancora toccato il bacon” e puntò il dito contro il suo stesso piatto. “E io amo il bacon. Vorrei evitare che si raffreddi nel mentre ti strappo di dosso tutti quei tatuaggi. Compresi quelli che adesso sono nascosti”
Dwyn abbassò istintivamente lo sguardo alla cerniera dei suoi pantaloni. Alzò le mani, con aria arrendevole.
“Come vuoi, Iv. Anche se mi avresti convinto anche senza aggiungere la parte dello strapparmi pelle e tatuaggi”
Ivex ridacchiò, mettendosi in bocca l’ultimo boccone di hamburger. “È l’abitudine”
Sayura pensò che in fondo Dwyn non era così male. Soprattutto se confrontato alle ultime persone che aveva conosciuto.
Accadde abbastanza in fretta che lei se ne rese a malapena conto; un attimo prima Dwyn si era girato e se ne stava andando, e l’attimo era immobile e zuppo del suo stesso sangue, che era schizzato anche addosso a loro due. Ivex ringhiò, poi sbattè violentemente il bicchiere contro Feitan, ancora con la mano sporca del sangue di Dwyn.
“Dannazione Fei! Uno, adesso il mio bacon è annacquato di sangue. Due, è il dodicesimo che uccidi!”
Feitan lasciò cadere il cadavere senza testa di quello che una volta era Dwyn, e la maggior parte dei clienti distolse lo sguardo e se ne tornò ai fatti propri. Anche il barista, che sembrava avere qualcosa da ridire per il sangue, impallidì e rimase in silenzio.
Ivex, che per un attimo era sembrata sul punto di scoppiare, tornò tranquilla e si versò altro alcool dalla bottiglia che il barista le aveva lasciato accanto e che ormai era quasi totalmente vuota.
“Perché hai ucciso anche questo qui?”
“Era un idiota” spiegò semplicemente lui, con la calma glaciale che aveva mostrato sempre da quando Sayura si era unita al Ragno due giorni prima. Non conosceva ancora i suoi compagni ovviamente, ma la ragazza era abbastanza sicura che fossero caratterialmente molto semplici. Quindi, secondo il suo parere, quella calma glaciale era una caratteristica permanente in Feitan. Soprattutto se era così tranquillo anche dopo aver ucciso quello che doveva essere stato l’amante di sua sorella.
“Mmh” concordò Ivex, staccandosi dall’alcool. “Ci facevo sesso, il fatto che fosse un idiota non cambiava minimamente la sua bravura a letto. Piuttosto, perché sei qui?”
“Mi assicuro che tu non comprometta troppo i nuovi membri” disse semplicemente, con l’espressione di chi è veramente seccato. “Me l’ha ordinato il capo”
Ivex si voltò verso Sayura con l’aria offesa. “Ti sto compromettendo? Bloccando la crescita? Sono insopportabile?”
“Direi di no. Anche se sull’ultimo punto c’è da rifletterci un po’ prima di rispondere” disse lei, facendola ridacchiare. Poi si rivolse a Feitan, stupita. “Sul serio è stato il capo ad ordinarlo? Perché?”
“Sono qui solo perché è un ordine” spiegò apaticamente. “Non ti conviene passare troppo tempo con lei” e fece un cenno verso Ivex “Le piace rompere tutto ciò che trova”
Sayura ebbe i brividi, perché Feitan sembrava davvero serio. E Ivex davvero il tipo da fare una cosa simile. E lei non ci teneva a sapere come ‘rompesse’ le persone. Certo, era una killer professionista anche lei e probabilmente quanto a potere erano pari, ma Sayura non era sicura che le torture di Ivex fossero su quel piano. E mentalmente parlando, non era certo lei a vincere delle due. Anzi, per essere una criminale, Sayura si era sempre trovata troppo emotiva.
“Non lo ascoltare.” Si imbronciò Ivex. “Gli piace rovinarmi la vita. O almeno tentare di farlo.” Sorrise infantilmente a Feitan, che non mutò espressione. “Ce l’ha con me perché la sua sorellina lo supera di trenta centimetri in altezza”
Quello doveva aver leggermente urtato i nervi di Feitan, perché le arrivò uno sgabello addosso. Ivex se lo era sicuramente aspettato, perché nel frattempo era già saltata sul bancone.
“Fei! Okay per l’incesto, ma il sororicidio lo trovo esagerato.”
E quello doveva essere stato il punto in cui la pazienza di Feitan si era decisamente esaurita. Fortunatamente, sembrava essere sempre lucido a sufficienza per ricordarsi le regole del ragno. E capiva anche perfettamente che il vero scopo di Ivex era proprio quello di scatenare una rissa, e non gliel’avrebbe mai data vinta per una cosa simile.
Purtroppo, Feitan conosceva abbastanza bene sua sorella. Non era solo una depravata, era anche una maniaca del sangue. Più controllata di Hisoka senza dubbio, Ivex aveva sempre cercato un motivo per dare addosso a qualcuno. Il problema stava nel fatto che era estremamente brava nel punzecchiare le persone fino a corrodere i nervi. Ed erano anni che provava di tutto su di lui per fargli perdere la pazienza e attaccare insensatamente.
E Feitan non avrebbe mai ricommesso l’errore di cascarci, l’aveva promesso a se stesso e al suo onore.
Non la attaccò nuovamente, quindi. Né rispose a parole alla sua provocazione, altrimenti sarebbero andati avanti all’infinito.
Prese semplicemente Sayura per l’orlo della gonna, tirandola indietro e trascinandola fuori dal locale.






_______ANGOLO D'AUTRICE
Ciaos :D
E... sono in ritardo. Mi son completamente dimenticata che dovevo aggiornare, il capitolo stava a far muffa e solo adesso mi è passato per l'anticamera del cervello che EFP mi aspettava (ma anche no, penso che nessuno sarebbe triste se smettessi di scrivere)
Cooomunque...
Ho voluto creare un piccolo (si fa per dire, visto che è il capitolo più lungo che abbia scritto per questa fic) spazio per far conoscere meglio le due new entry del Genei.
E nel prossimo arriverà finalmente il tanto atteso momento, l'incontro fissato da Kuroro sul tetto ad un orario imprecisato! 
Inoltre, cominceranno a formarsi le nuove coppie (strane, tutto ciò che esce dalla mia mente bacata è... bacato!) e a comparire personaggi esterni al ragno. Non so per quanto continuerà la storia, ma saranno un bel pò di capitoli visto tutto quello che ho in mente.
Ovviamente la storia non sarà la stessa di Togashi, ci saranno parecchie differenze. Anche se la trama è la stessa fino all'ultimo capitolo uscito, avrei voluto tenere una certa coerenza con il manga ma... il sensei è di nuovo in pausa T__T e le sue sono persino più lunghe delle mie (che non aggiono per mesi e mesi, sono un essere orribile)
Quindi, dovendo andare avanti, le due storie prenderanno abbastanza probabilmente direzioni molto differenti. Io cercherò comunque di essere il più possibile anti-Oc.
detto questo.... spero il capitolo sia piaciuto ^^
grazie a chi ha recensito fin ora, messo la storia tra le preferite-seguite e chi ha letto i precedenti capitoli. Siete tutti un amore *-*
baci, 
Nazori chan
  
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