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Autore: Cygnus_X1    20/08/2014    2 recensioni
[SOSPESA]
Zrythe non ha mai avuto una vita facile.
Quando aveva tre anni il suo pianeta è stato invaso e lei rapita e venduta come schiava dai razziatori. Per quindici anni questa è stata la sua esistenza, ma non si è mai spento in lei il desiderio di rivalsa. Ha giurato che sarebbe fuggita e si sarebbe vendicata, e sta solo aspettando la sua occasione, alimentando in segreto quegli strani poteri che si è resa conto di possedere.
Quindi, quando Ryan, un ragazzo con dei poteri simili ai suoi, le propone di portarla con sé, Zrythe accetta senza pensarci due volte. Presto però si trova al centro di un gioco pericoloso, un gioco in cui le pedine in campo sono molte più che lei e la sua vendetta...
[Soft Sci-Fi/Space Opera]
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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——[Patto]——




 

A



ppena la porta si chiude alle mie spalle, io scatto. Con un’occhiata veloce colgo l’intera stanza: le due porte a destra e a sinistra, i tre oblò sulla parete opposta, il grande divano arancione e le due poltrone abbinate, il tavolino di vetro.
In un istante scaravento con un colpo il vaso di piante tariliane alla mia destra, raccolgo il pesante sottovaso di vetro verde e mi rintano dietro una delle poltrone, in un angolo della stanza. Allargo appena le gambe per essere più stabile e cerco di fare presa con i piedi nudi sul tappeto sottile.
Fisso l’estraneo che ora è diventato il mio padrone con aria di sfida.
«Che cosa vuoi da me?» ringhio.
Lui è un po’ stupito dal mio gesto. È una stupidaggine, probabilmente. Nessuno ha paura di una schiava mezza nuda con in mano un sottovaso. Soprattutto quando hai a disposizione un esercito intero premendo un pulsante del comunicatore.
Le mie ali escono dalla sottoveste e si aprono sulla mia schiena. È così tanto che non le uso che non sono più capace di volare o quasi, ma l’estraneo questo certo non lo sa. Voglio che capisca che se mi vuole fare del male gli darò filo da torcere. Non mi lascerò usare tanto facilmente.
«Non ti preoccupare, Reet» dice. Parla lentamente e alza le mani disarmate, come se avesse a che fare con una bestia feroce. È questo che devo sembrare, con i capelli scompigliati e le ali aperte, pronta a combattere.
«Non ti farò del male. Non sono un Serket.»
Pensa che io sia stupida?
«Che non sei uno di loro» sputo «era chiaro. Tu sei un umano con un pessimo travestimento che li ha imbrogliati tutti non so come. E adesso mi spieghi cosa vuoi da me.»
«Va bene. Però che ne dici se metti giù quel sottovaso? Ci sono dei vestiti, di là. Se vuoi, puoi metterti qualcosa di più...» mi fissa in maniera eloquente «... consono, diciamo.»
Io stringo gli occhi, fissandolo. Non è come loro, e questo mi rassicura. Ma è strano. Non lo capisco, e non mi convince del tutto. E non posso usare i miei poteri, con lui.
Infine, però, lo assecondo. Abbasso la mia arma improvvisata, ma non la poso a terra. Chiudo le ali ma resto all’erta.
Lui annuisce e sembra sollevato. Mi indica la porta alla mia destra.
Io mi muovo lentamente, stringendo il mio sottovaso e continuando a guardarlo. Solo quando faccio scorrere la porta alle mie spalle e chiudo la serratura con uno scatto riesco finalmente a respirare.
L’ambiente in cui mi trovo è una stanza da letto, più piccola della sala precedente. Stesse pareti bianche lisce, un solo oblò che dà sullo spazio. Mi avvicino, curiosa.
Non vedo lo spazio da quando mi hanno rapita e portata in questo posto maledetto. Do un’occhiata fuori, ammirando il nero punteggiato dalle stelle. Sotto di me si intravede il pianeta attorno a cui la stazione orbita: è una sfera giallastra striata di bianco e grigio. Tutt’altra cosa rispetto ad Adiannon: me lo ricordo ancora, verde e blu e bianco, mentre si allontana da me.
Distolgo lo sguardo dallo spazio, osservando la camera. Un letto grande tre volte il mio in larghezza, e una volta e mezza in lunghezza, sta da una parte, ingombro di cuscini. Una pulsantiera sulla parete, proprio di fianco al letto. Una porta che conduce a una stanza da bagno enorme, grande quasi quanto la camera stessa.
Sull’altra parete ci sono varie ante. Le apro tutte, e scopro che solo una contiene qualcosa, e che è mezza vuota: dentro, solo un abito semplice lungo fino ai piedi, un paio di pantaloni larghi viola scuro, una maglia e una tuta nera simile a quelle che usano i soldati Serket.
Scelgo pantaloni e maglia: mi stanno così larghi che mi fanno sembrare un mucchio informe di stoffa e capelli blu. L’unico problema sono le ali: la maglia è troppo accollata per farle uscire, come riuscivo invece a fare con il vestito. Non trovo niente di tagliente con cui bucare la maglia. Le terrò chiuse sulla schiena.
Apro la porta scorrevole stringendo il sottovaso. Il tizio è seduto su una delle due poltrone; c’è una bottiglia d’acqua con due bicchieri sul tavolo, e un piatto e un vassoio colmo di cibo fumante. Da dove sono comparsi?
«Hai fame?» mi dice. Io faccio qualche passo esitante nella stanza. Lo fisso. Lui mi fa cenno di sedermi.
Io eseguo. Sbircio nel vassoio dubbiosa. C’è una strana poltiglia bianca, ma ha un profumo buono. Me ne prendo una cucchiaiata: sotto la poltiglia c’è uno strato sottile di qualcos’altro solido, e poi un altro strato di poltiglia, e poi di nuovo quella cosa solida. Sollevo un sopracciglio.
«È strano» dico. Ne assaggio un po’, maledettamente curiosa. La poltiglia è pastosa, e mi riempie la bocca di sapore buono.
Sono quindici anni che non mangio cibo decente. Ai Serket importa solo che sopravviviamo abbastanza in forma. Il nostro cibo è una pillola di nutrienti sintetici.
Svuoto in pochi minuti metà del vassoio. Mi mancava. Le pillole non riempiono lo stomaco.
Lui mi ha fissata per tutto il tempo. Lo so che mi sta valutando, e non mi interessa. Quando finisco di mangiare, poso il piatto e riprendo il mio sottovaso.
Lui sorride. Si è tolto i finti tentacoli dalla testa e la maschera da Serket, e mi sta già più simpatico. Almeno ora si vede che è un umano.
«Senti» comincia. «Scommetto che vorresti solo andartene di qui.»
Lo guardo da sotto il mio ciuffo blu. Cosa vuole dire?
«Ti ho già detto che non sono con loro. Non dovresti stupirti.»
«Va bene» capitolo. «Dimmi cosa vuoi.»
«Non so se conosci la situazione attuale della galassia.»
Scuoto la testa.
«Sta per scoppiare una guerra. In realtà, la guerra c’è già da parecchi anni, nei settori più esterni, con la differenza che non è mai stata dichiarata. I Serket sono potenti e hanno numerosi nemici, e come avrai ben intuito, io faccio parte di questa categoria. Mi hanno mandato per infiltrarmi e rubare alcuni dati molto importanti.»
Rido. Non posso farne a meno. Scoppio in una risata amara, di scherno.
«Oh, sicuro. Con un travestimento così pessimo? Mi sorprende che non ti abbiano già fucilato.»
Anche lui sorride, ora. Il suo sorriso però mi inquieta: è il sorriso del vincitore, di chi ha assi non necessariamente leali nella manica.
«E se ti dicessi che esistono persone con dei poteri» Sussulto. «... che sono capaci di creare delle barriere mentali, che modificano l’immagine che gli altri hanno di loro?»
«Chi sei tu davvero?» dico stringendo gli occhi.
«Mi chiamo Ryan» risponde.
«Un Solariano» ragiono io. Lui annuisce.
«Dimmi, Ryan.» Sono curiosa, ancora di più. «Ci sono tante persone con questi... poteri? E come funzionano?»
«Non siamo tantissimi, forse un migliaio in tutta la galassia, contando solo quelli abbastanza potenti da mantenere una barriera senza troppo sforzo. Possiamo creare barriere, oppure distorcerle. Ci chiamiamo Rift.»
Rift. Mi rigiro questa parola nella mente. Suona forte.
«Distorcere le barriere significa che potete anche vedere oltre le barriere degli altri? O oltrepassare i campi di forza?»
«I più forti, sì.»
Non dico niente. Mi fisso le mani per qualche secondo.
«Quindi è questo che tu hai fatto» dico infine. «I Serket pensavano che tu fossi uno di loro anche se avevi un pessimo travestimento.»
«Esatto.»
Però io l’ho visto subito che era un umano.
«Quanto forti bisogna essere per spezzare i campi di forza?»
Lui sorride.
«Beh» ragiona «è dura anche per i più forti. Conosco davvero pochi Rift che sarebbero in grado di superare un campo di forza di media potenza, come quelli che ci sono in questa base, senza sforzo.»
Ho scoperto di poter attraversare i campi di forza quando avevo quattordici anni, durante le mie esplorazioni notturne. I campi di forza ovviamente attraversano anche i condotti d’aerazione. Sono caduta addosso alla barriera che separava il distretto di reclusione dal distretto delle fabbriche, sperando con tutta me stessa di non farmi male, e mi sono accorta che l’avevo superata indenne. Certo, dopo quell’impresa ero davvero stanca morta... ma con il tempo, mi sono rafforzata. Ora li attraverso anche quattro volte ogni notte. E al ritorno non sono mai troppo affaticata: mi basta qualche ora di sonno per recuperare le energie.
«Sono una Rift» dico.
«Uno dei più potenti che abbia mai incontrato» conferma Ryan. «E soprattutto, lo sei senza addestramento.»
«Ti assicuro che la volontà di sopravvivere è un ottimo insegnante» ribatto.
«Certo, ma con un buon addestramento puoi fare molto più di così.»
«Dimmi cosa vuoi da me» cambio discorso, fulminea. «È evidente che non hai scelto proprio me a caso.»
«Ti ho detto che sono qui per alcune informazioni. Da solo non potrei mai farcela. Ho bisogno di qualcuno che è stato qui a lungo e che sappia dove andare. Io distoglierò l’attenzione dei generali: tu procurami quelle informazioni, e io ti porterò via con me.»
Lo fisso a lungo, soppesando lui e le sue parole. Potrebbe mentire, dice la diffidenza. Ti farà uscire da qui, dice la speranza.
Mi alzo. Afferro il sottovaso di vetro verde che avevo lasciato sul tappeto. Lo poso accanto alla porta, e ci sistemo il vaso di piante tariliane sopra.
«Sapevo che avresti accettato, Reet» sorride Ryan. Io mi volto, scoccandogli un’occhiataccia.
«Io non mi chiamo Reet. Io sono Zrythe.»





 
******* Famigerato Angolino Buio ******* 
 
Adoro questa ragazza XD continuavo a ridere quando ho scritto la parte del sottovaso, all'inizio... (e c'era lì mio fratello che mi guardava male perchè ridevo da sola, ma vabbè).
Adesso si spiegano un po' di cose, ammettetelo che ve l'aspettavate, daidai ^^
Riuscirà Zrythe nella sua missione? E potrà finalmente andarsene? Tutto questo nella prossima puntata! *musica idiota di sottofondo*
Credo di essere più stupida del solito oggi o.O
Mi dileguo, alla prossima!!

Vy
   
 
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