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Autore: BarbaH GerardaH    20/08/2014    8 recensioni
Sophie vive a Los Angeles dove lavora per un'agenzia che fornisce servizi di "tuttofare" esclusivamente a clientela "vip". Finito l'ultimo incarico, dovrebbe godersi le meritate ferie ma, per una serie di motivi, si ritrova incastrata a prestare servizio a casa di Jared Leto, con tutte le conseguenze del caso: Sophie è testarda, determinata, tiene molto a fare bene il suo lavoro e non ha la minima intenzione a farsi mettere i piedi in testa da Jared; d'altro canto, a Jared non piace essere contraddetto e cercherà in ogni modo di far impazzire la poveretta. Come finirà?
Dal capitolo 10:
"Il manico del frustino si abbatte sul viso di Jared, più precisamente, a metà tra l'occhio sinistro ed il setto nasale. Il cantante prorompe in un urlo disumano e cade all'indietro, tirando una testata al muro.
ODDIO, L'HO AMMAZZATO. SIGNORI, HO APPENA UCCISO JARED LETO."
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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Bene.
Anzi, male.
Malissimo.
Fermiamoci giusto qualche istante per poter fare il punto della situazione oppure, e questo dipende fortemente dalle prospettive personali, il bilancio del disastro.

Mentre continuo ad udire gli strilli isterici di Jared provenire dalla cucina, accompagnati dai grugniti di Shannon e dalle vane parole portatrici di pace di Tomo, realizzo che mi toccherà stare in questa specie di zoo ambulante per tutta la stramaledettissima settimana. Tuttavia, la cosa non mi preoccupa più del necessario e sapete perché? Perché la sottoscritta ci lascerà le penne molto prima, MA MOLTO, MOLTO PRIMA dell’arrivo del week-end.
Mi pare ovvio.
 
Mentre sono ancora immersa nei miei quasi piacevoli pensieri di premorte, ecco che la voce di Vicki mi riporta alla realtà.
 
“Sophie, allora? Come ti senti? Mi dispiace così tanto, davvero! Non avevo idea che quei due stessero organizzando una cosa del genere, credimi, non glielo avrei mai permesso!”
 
Povera Vicki. Rendiamoci conto, solo per un istante, dell’assurdità della situazione: questa santa donna, che non c’entra assolutamente nulla con quanto è accaduto, si sta scusando con me mentre quei tre pezzi di… di… uhm.
Materia fecale? Posso dirlo? Con questa terminologia non abbiamo ancora la censura vero? No? Bene. Stavo dicendo, per l’appunto, che mentre quei tre continuano a parlare del nulla, questa amorevole creatura si sta battendo il petto per tentare di riparare la grandissima porcata che Shannon e Tomo hanno ordito ai danni della sottoscritta e di un tipo a caso dalla dubbia sanità mentale, nonché affetto da un vago strabismo di Venere.
Ovviamente, decanto tutti i suddetti dettagli giusto per non farci mancare nulla, in modo tale che quando qualche povero pellegrino si deciderà a scrivere le mie memorie, la gente verrà a conoscenza di tutte le atrocità che ho dovuto subire per sbarcare il lunario e portare a casa la pagnotta.
 
Annuisco emettendo un pesante respiro, mentre mi sforzo veramente tanto per sorridere: dopotutto, Vicki è davvero gentile.
 
“Si Vicki, sto bene, grazie. E non devi scusarti: non hai colpe se tuo marito ha preferito entrare in un giro di compagnie poco raccomandabili piuttosto che mettersi una mano sulla coscienza e comportarsi in modo saggio. Tuttavia, permettimi di farti presente che è davvero un grosso peccato; era un così bravo ragazzo.”
 
La ragazza, seduta di fronte a me, inizia a ridacchiare scuotendo la testa.
 
“Lo so, lo so. A volte, quando ci si mette, Tomo è un vero disastro. Però, ti posso assicurare che si farà perdonare. Anzi, sono certa che dopo la cena di stasera, ti avrà riconquistata.”
 
Il mio stomaco inizia a brontolare in modo eloquente.

“Beh, conoscendo le doti culinarie di Tomo è probabile.” sghignazzo con un risolino divertito.
 
Nel frattempo, inizio a sistemare le mie cose nel cassettone posto di fianco al divano letto dove dormirò per i prossimi cinque giorni; se non altro è bello spazioso, almeno starò comoda e, soprattutto, sola.
Dopo aver saputo quello che quei due spiantati avevano combinato, Vicki si è talmente infuriata che ha letteralmente rivoluzionato l’assetto delle stanze: lei dormirà nella stanza di fianco, insieme a Tomo, mentre Shannon e Jared si arrangeranno con i sacchi a pelo in salone, dividendo la malconcia brandina posta di fronte al camino. Mentre Shannon non ha provato neppure a replicare, non ho la più pallida minima idea di come possa aver reagito la “Principessa sullo smalto” alla lieta notizia anche se, sinceramente, la cosa non mi preoccupa più di tanto.
 
Nel giro di dieci minuti ho sistemato praticamente tutto e la sola cosa che desidero, prima ancora di abbuffarmi diventando un piccolo Buddha pasciuto, è una sacrosanta DOCCIA. Avete presente no? Quella meravigliosa invenzione che permette di trasformarti in un grazioso e profumato bocciolo di campo, mentre un secondo prima eri coperto da vari strati di tossine radioattive che si davano il cinque con almeno sette specie diverse di germi, microbi e batteri, specialmente dopo aver passato un paio di giorni nelle mie condizioni.
 
“Vicki, scusami, non vorrei sembrarti maleducata ma prima di cena avrei davvero bisogno di fare una doccia. Dio solo sa che razza di armi batteriologiche si annidano tra i miei capelli ed i miei vestiti al momento. Potresti indicarmi il bagno per favore?”
 
Di rimando, Vicki assume un’espressione estremamente costernata.
 
NON MI PIACE. NO, LA COSA NON MI SCONFINFERA AFFATTO.
La mia cara coscienza, invece, si lascia scivolare di mano la saponetta alla lavanda ed il guanto di crine.
 
“Sophie, tesoro, abbiamo un piccolo problema riguardo a questo.”
 
E TI PAREVA.
Ho cantato vittoria troppo presto. Mi chiedo se avrò mai pace un giorno.
Oh, ma certo che l’avrò: quando sarò sottoterra.
 
“Che tipo di problema?” sussurro in un rantolo secco.
 
“Beh ecco… Non so come spiegartelo… Qui il sistema di riscaldamento, la corrente elettrica, il gas e cose del genere, funzionano solamente ad energia solare, insomma queste cose ecologiche di ultima generazione e considerando che sono le otto passate, nonché il fatto che oggi ha piovuto praticamente per mezza giornata, ecco…” spiega fermandosi solo un istante per riprendere fiato, “Saremo senz’acqua calda almeno fino a domani verso le undici. Proprio per questo io e Tomo abbiamo già preparato da mangiare mettendo tutto in forno e abbiamo sistemato tutto il necessario per la notte. Dovrai aspettare domani mattina per lavarti come si deve, a meno che tu non riesca a sopportare la temperatura dell’acqua di fonte.” termina con tono rammaricato.
 
Ripenso all’acqua gelata del torrente, riuscita a congelarmi parti del corpo che non ricordavo di avere, mentre un brivido mi percorre tutta la schiena. No, non credo di poter sopportare un’altra esperienza del genere.
Faccio spallucce rassicurando Vicki affermando che non ci saranno problemi e che mi arrangerò in qualche modo. Potrei sempre lavarmi a pezzi e divertirmi a vedere quanto tempo ci mette ogni parte che lavo per andare in ipotermia. Divertente no?
 
Nel frattempo, Vicki finisce di spiegarmi il funzionamento di questa camera delle torture di cui preferisco farvi un elenco completo, comprensivo di possibili regole e conseguenti punizioni per chiunque andrà ad infrangerle,  giusto per dare maggiore enfasi alla mia disperazione.
Dunque, vediamo un po’ cosa abbiamo qui:
 

 
  1. Bagno esterno alla baita stile spogliatoio sportivo, ergo, se uno di quei tre entra per radersi mentre io o Vicki siamo sotto la doccia, giuro che userò il rasoio per tagliarli la gola in un modo talmente preciso da far impallidire Sweeney Todd, a meno che il soggetto in questione non sia Tomo e sotto la doccia ci sia Vicki. In quel caso, spero di aver messo in borsa dei tappi per le orecchie.
  2. In questo posto sperduto funziona tutto attraverso i pannelli solari, quindi tutte le risorse saranno disponibili in quantità limitata. Se quella diva di Jared prova a fare il furbo/egoista/sperperatore, mi prenderò la briga di legarlo a quei simpatici pannelli durante le prime ore del pomeriggio, in modo che, per l’ora di cena, sperimenteremo per la prima volta il cannibalismo.
  3. Assenza totale e sottolineo TOTALE di corrente elettrica durante la notte. Questo comporterà la gestione di questo piccolo disguido con le adorabili ed ormai note lucine led, ammesso che le batterie durino abbastanza, e candele. Ripeto: CANDELE. In pratica, siamo stati retrocessi al periodo “Pre-Thomas Edison”. Non chiedetemi il perché ma non riesco a fare a meno di immaginare quel pirla di Jared che gira con un asciugamano in testa ed una candela appena sotto la faccia emettendo sospiri e sussurri inquietanti alle 3.33 di ogni singola notte insonne che passerò qui dentro. In ogni caso, potrei sempre tirargli in testa la brocca d’acqua ghiacciata che terrò sul comodino per qualsiasi evenienza.
  4. Mancanza di qualsivoglia serratura per le porte, tranne per la presenza di un misero chiavistello per la toilette. Mi viene naturale pensare che qualsiasi normativa vigente riguardante la tutela della privacy sarà bellamente infranta e calpestata dai piedi di Jared, freschi di smalto e pedicure. Questo significa una cosa sola: se quel depravato prova ad approfittarsene o anche se, per una sfortunata coincidenza del destino, dovessi sentirmi anche solo lontanamente spiata o qualcosa di simile, mi sentirò in diritto di cospargerlo di miele dalla testa ai piedi lasciandolo nudo e legato ad un albero, in attesa dell’arrivo di un Winnie the Pooh taglia XXL che, di sicuro, non si diletterà a mettere in pratica uno squallido giochino erotico usando panna e nutella in aggiunta al miele con cui avrò ricoperto quell’idiota, ma credo che sarà impegnato a fare ben altro, magari con le sue interiora.
  5. Nonostante sia piena estate, a causa dell’escursione termica tipica di questi posti, di sera fa decisamente un freddo balordo e non avendo a disposizione riscaldamento e cose simili moriremo assiderati; sarò costretta a dormire con circa ventisette strati addosso tra canotte, magliette, felpe, babbucce antistupro e coperte, proprio come l’omino Michelin. E io vi avviso: non sentirò ragioni, farò morire quei due sciagurati sul divano in salotto. Non avrò la benché minima  pietà di loro. Mi rendo conto che il salotto è la stanza più grande e, di conseguenza, anche la più fredda, ma non mi importa: se la sono voluta loro, dalla prima all’ultima. Se proveranno a chiedere una coperta, o anche solo uno straccio di felpa, mi sentirò autorizzata a declinare gentilmente la richiesta, accompagnando il tutto con una grassa risata. Scaldatevi con le vostre belle canotte adesso. Voglio proprio vedere come farete a coprire entrambi i vostri capezzoli contemporaneamente senza andare incontro ad un principio di congelamento.
  6. JARED. Il signorino, infatti, sarà onnipresente e la sua sagoma angosciante si aggirerà costantemente per i cupi antri di questa allegra casetta di montagna, nemmeno ci trovassimo all’interno di un castello in Transilvania. Per quanto concerne questo punto, non credo servano spiegazioni; è ovvio che, almeno in questo specifico caso, ogni regola scritta e orale, implicita o esplicita sarà violata, eliminata e distrutta, per non parlare del fatto che sarà sempre e comunque la sottoscritta a finire nei guai, a meno che non mi trasformi in una specie di killer da strapazzo durante le ore notturne.
 
Bene, direi che ci siamo. Dato che, più o meno, la situazione è delineata, sarebbe opportuno mettersi l’anima in pace e cercare di godersi la magnifica vacanza che il clima montano e la natura incontaminata ci regaleranno per i prossimi giorni.
NON VEDO L’ORA.
 
Dopo essermi data una rinfrescata, mi dirigo in cucina con passo lento e strascicato, preceduta da Vicki che, con scarso successo, tenta di tirarmi su il morale. Non appena varco la soglia della stanza, un’esplosione di profumi invade i miei neuroni olfattivi che vanno incontro ad una sorta di overdose da odori dovuta, probabilmente, al digiuno forzato di questa lunga giornata. In ogni caso, Vicki aveva ragione: non solo Tomo riacquista qualcosa come dieci punti di stima non appena vedo la tavola imbandita con ogni ben di Dio ma, al contempo, torno anche a nutrire una piccola speranza di poter sopravvivere a quest’orrore. Non appena metto piede nella stanza, il blaterare continuo in cui erano impegnati i tre dell’Ave Maria prima del nostro ingresso si interrompe bruscamente, mentre il gelo più assoluto cala nella stanza.
 
“Beh? Che avete da fissare così? Non avete mai visto una bionda con i capelli arruffati ed i vestiti mezzi strappati?” proferisco sbuffando.
 
“No Sophie. O almeno non fuori dal mio letto.” replica serafico Jared.
 
Che cosa squallida e disgustosa. Avrei dovuto immaginarlo.
 
“Bro, tu sta zitto per piacere. E tu BAM BAM, sei sicura di voler sentire la mia risposta?” interviene divertito Shannon.
 
Decido di liquidarli entrambi con un veloce gesto delle mani, non sono proprio dell’umore giusto per attaccare briga.
 
“No Shannon, sei davvero gentile, ma non voglio nemmeno sapere cosa ti passa per la mente e quanto a te Jared” proseguo fulminando con lo sguardo il cantante, “Credo proprio che da stasera mi impegnerò nella difficile arte dell’ignorarti ed invece tu, caro il mio chef” concludo infine additando Tomo, “Sappi che stavolta te la sei cavata e sei perdonato solo ed esclusivamente perché sai cucinare in modo eccelso e solo perché rendere Vicki vedova sarebbe una cosa troppo cattiva perfino dopo quello che mi avete combinato.”
 
“Dolcezza ti prego, non essere così arrabbiata con noi! Non sapevamo più che pesci prendere, tu e mio fratello siete impossibili da gestire!” prorompe Shannon a sua discolpa.

“Fammi capire bene Shan.” Sussurra Jared infilandosi nel discorso come un cavolo a merenda, “Solo ed esclusivamente perché abbiamo avuto la sfortuna di assumere una tipa così ben messa da non poterla mandare via, almeno per ora” continua indicandomi all’altezza del petto, “L’unica brillante soluzione a cui sei giunto, insieme a quell’impiastro del tuo egregio collega, è stata quella di abbandonarci nel bel mezzo dei boschi. Complimenti, davvero.”
 
Il batterista si gratta imbarazzato la testa, gettandosi sulla prima sedia libera; credo si sia rassegnato all’evidenza. Decido di prendere posto accanto a lui, mentre Tomo e Vicki mi si siedono compostamente di fronte. Jared, invece, decide di ritagliarsi il suo piccolo trono, occupando il posto a capotavola.
Nessuno, all’interno della comitiva, ha più voglia o forza di parlare così, senza più nessun tipo di accenno alla giornata da incubo appena conclusa, decidiamo di iniziare a mangiare anche perché, a breve, potrei seriamente azzannare il bicipite di Shan tanto sono affamata. Dopo essermi riempita il piatto in modo indecente ed alquanto vergognoso per una ragazza, inizio a sgranocchiare metà della pannocchia arrosto che ho davanti prima che si freddi.
 
“Per essere una che fa tanto la preziosa, devo ammettere che sei piuttosto agile con la bocca. Più passa il tempo, più scopro che possiedi molti talenti nascosti Sophie. Stanotte, potrei anche farti una piccola visita di cortesia.”
 
Quasi mi strozzo con il boccone di cibo. Inizio a tossicchiare a destra e a manca, battendomi i pugni sul petto, mentre Shannon mi da qualche gentile colpetto sulla schiena, lanciando un’occhiataccia al fratello che, al contrario, se la ride di gusto. Nel frattempo, Vicki mi versa prontamente dell’acqua, mentre sprofondo velocemente in una condizione di cianosi acuta, strabuzzando gli occhi. Non appena finisco di trangugiare a grandi sorsate l’acqua che Vicki mi aveva gentilmente versato, lancio un’occhiata truce a Jared, agitando ai quattro venti i resti della mia povera pannocchia, mentre nella mia mente sto riflettendo sui posti più dolorosi in cui infilargli i resti della graminacea, piuttosto che gettarla direttamente nell’organico e sprecarla del tutto.
 
“Guarda che se continui a far oscillare così quell’arnese, non fai che stimolare ulteriormente la mia fantasia già parecchio al galoppo di suo.” Sghignazza Jared sfoderando uno dei suoi innumerevoli sorrisi sghembi.
 
“Bro non ti sembra di esagerare?” domanda con fare incerto Shannon, tentando di soffocare una risatina.
 
“Affatto Shan. Voglio solamente condurre la ragazza verso il pieno sviluppo delle sue potenzialità inespresse; sarebbe un vero peccato gettare alle ortiche delle qualità così preziose, solo perché nascoste da anni di puritanesimo maniacale.”
 
Nonostante la rabbia, cerco di mantenere un minimo di self-control, posando la pannocchia sul piatto, mentre continuo a tenere una presa ferrea sul coltello posto alla mia destra.
 
“Mi stai dando della bigotta per caso? No sai, giusto per essere chiari.”
 
“Ovvio che si. Andiamo Sophie, devo per caso ricordarti l’apocalisse che hai scatenato la sera della festa di beneficienza, tirandomi addosso quei cosi con dodici centimetri di tacco?”
 
Prima di poter replicare, Shannon si gira verso di me, con uno sguardo da cucciolo ferito.

“Le mie scarpe? Ma io… io le avevo prese apposta per te. Già che c’eri avresti potuto lanciargli anche il vestito.” conclude abbastanza contrariato.
 
“No, non è come credi Shan, lo giuro! In realtà io…”
 
“Oh Shan, credimi, c’è mancato davvero poco” si affretta ad aggiungere Jared prima di farmi terminare la frase, “Dato che mi ha tirato quella roba addosso solo perché l’ho vista in mutande. Non avrebbe potuto comunque lanciarmi più nulla; beh… forse qualcos’altro si ma, in quel caso, non so come sarebbe andata a finire.”, conclude con fare malizioso.
 
A quel punto, tutto accade molto velocemente. Mentre Vicki sbianca e Tomo assume un’espressione indecifrabile, Shannon lascia cadere nel vuoto il cosciotto di pollo appena addentato ed inizia a sbraitare con strani grugniti nemmeno fosse un uomo delle caverne.
 
“TU COSA?! MA… MA… SOPHIE! E’ UNO SCHERZO VERO? TU SEI UN DEPRAVATO BRO! E TU SOPHIE” continua alzando ulteriormente la voce, “DOVRESTI SAPERLO! ABITI IN UNA CASA DA CENTINAIA DI MIGLIAIA DI DOLLARI, CON MIO FRATELLO PER GIUNTA, E NON SEI RIUSCITA A FARTI DARE UNA STANZA CHE ABBIA UNA SERRATURA DECENTE?!”
 
“Veramente io… Shan ecco vedi… la…” pigolo senza troppa convinzione nella voce.
 
“Veramente, la porta era spalancata Shan. Ora c’è da scegliere se considerare questo gesto come sbadataggine, cosa possibile visto con chi abbiamo a che fare, oppure” aggiunge Jared sgranando gli occhi e poggiandosi il dorso della mano sulla fronte con fare decisamente melodrammatico, “La dolce Sophie, non è poi così dolce e stava semplicemente tentando di adescarmi come un bruto orco dei boschi, sbatacchiando le sue grazie al vento. A voi la scelta.”
 
Okay, questo è davvero troppo.
 
“Zitto, chiudi quella fornace Jared.” sibilo con poca convinzione.
 
Nel frattempo, il gelo scende nell’ampio salotto. Credo che nessuno sappia più a cosa credere, o cosa pensare di preciso.
 
Grazie tante Jared.
 
“Ma andiamo ragazzi, non avrei mai potuto fare una cosa del genere di proposito!” grido allargando le braccia, “Ero in ritardo, nel panico più totale, dovevo ancora vestirmi e pettinarmi e… e… io… insomma non ci ho pensato! Ero in camera mia dannazione! E poi” aggiungo additando in malo modo il viscido essere alla mia sinistra, “Se tu non mi avessi spiata e non ti fossi avvicinato con quei modi da maniaco appena fuggito da un centro di salute mentale, rifiutandoti di andare via con le buone, non ti avrei mai tirato le scarpe sui… beh lì… ecco… ci siamo capiti insomma.” farfuglio in preda all’imbarazzo più totale e avvampando in viso.

“Quando dividi il tuo spazio vitale con Jared, dolcezza, dovresti essere in grado di individuare il modo migliore di ottenere un po’ di privacy anche quando sei seduto sulla tazza del water, se proprio vogliamo dirla tutta.” afferma Shannon sconsolato.
 
“Potreste sempre optare per un bunker atomico ad uso esclusivo di Sophie finché lavorerà con noi!” aggiunge Tomo sorridendo, più che altro per cercare di sdrammatizzare cosa che, purtroppo, non gli riesce granché, visto il silenzio imbarazzante che continua a saturare la stanza.
 
Vicki (santa donna), cerca di risollevare la situazione tirandomi via per il gomito e trascinandomi verso la cucina.
 
“Vieni Sophie, andiamo a prendere le patate, ho dimenticato di portarle in tavola.”
 
“Vicki ha ragione,” replica Jared con la sua solita maliziosità, “Disporre di qualche patata in più, non nuocerebbe affatto questa sera.”
 
Mentre io e Vicki evitiamo di rispondere, Tomo lancia un’occhiataccia al cantante, mentre Shannon gli tira una gomitata all’altezza delle costole.
 
E’ disgustoso. Riuscirebbe a girare un film porno sfruttando solamente degli ortaggi ed una sacca di fertilizzante e concime. La sua depravazione non conosce limiti.
 
Dopo un’abbondante mezz’ora carica di frecciatine, occhiatacce ed insulti velati, riusciamo finalmente a concludere la cena; dopo aver sistemato tutto, Jared decide di battere sul tempo il fratello andando a prendere possesso della brandina pieghevole in salotto, mentre io, Shannon ed i coniugi Milicevic decidiamo di sederci in veranda a scambiare quattro chiacchiere.
 
“Sono letteralmente esausta.” mormoro gettandomi a peso morto sulla panca di legno appena fuori la porta.
 
“Vedrai che domani ti sentirai meglio, ti ci vuole solo una bella dormita!” afferma Tomo poggiandomi una mano sulla spalla.
 
“Lo spero davvero Tomo, altrimenti non avrò le forze per portare a termine tutte le attività ricreative di questo esclusivo campeggio, per non parlare del fatto che non avrò la minima possibilità di difendermi dalla persona discutibile che hai come fratello.”
 
Mentre pronuncio l’ultima frase, guardo Shannon dritto negli occhi. Il batterista ricambia il mio sguardo in maniera intensa, forse un po’ troppo, dato che mi sento costretta a guardare velocemente da un’altra parte.
 
“Beh, oggi è stata una giornata parecchio concitata, direi che è ora di andare a dormire, ammesso che ci si riesca in un posto simile.” sussurra Vicki rabbrividendo, mentre Tomo la stringe a sé.
 
“Rispetto al posto in cui ho dormito la scorsa notte, posso assicurarti che questa baita ha tutte le carte in regola per fare concorrenza al Ritz, Vicki.”
“Allora laku noć!” esclama Tomo con un sorriso a trentadue denti.
 
“Laku che?!” domandiamo all’unisono io e Shannon.
 
“Laku noć! Significa buonanotte in croato.” interviene Vicki divertita.
 
Nonostante Tomo e Vicki siano adorabili anche singolarmente, lo sono ancora di più quando sono insieme. Si vede lontano un miglio che si vogliono un gran bene e che sono molto affiatati. Con la storia dei tour e tutto il resto avranno pochissimi momenti da trascorrere in tranquillità; se non altro qualcuno avrà seriamente da divertirsi in questi giorni.
In tutti i sensi.
 
“Ah beh, grazie per l’informazione. Appena avrò l’occasione di visitare quei posti saprò di sicuro come congedarmi in modo appropriato prima di raggiungere le mie stanze.” replico divertita.
 
“Allora permettetemi di accompagnarvi alle vostre stanze, mademoiselle!” aggiunge Shannon porgendomi l’avambraccio con fare cavalleresco.
 
“A dir la verità, nutro qualche dubbio al riguardo, Sir. Leto; alcuni la definiscono come un individuo poco raccomandabile.”
 
“Vi giuro che questi laidi mentono!” borbotta Shannon indicando Tomo e Vicki che intanto ridacchiano tenendosi per mano, “La vostra virtù è al sicuro con me, siete in una botte di ferro!” replica indignato il batterista.
 
Sulla botte, come dimensioni, ci siamo di sicuro. Decido comunque di restare in silenzio; dopotutto, Shan non merita frecciatine sadiche di questa portata o, almeno, non ancora.
 
“Suvvia BAM BAM! Ho usato perfino un linguaggio da galateo per te, mi sono impegnato moltissimo!”
 
“Ha ragione Sophie, dagli questa gioia!” prosegue Tomo ridendo, mentre apre la porta della baita facendo entrare Vicki.
 
“Ho notato che vi siete davvero impegnato molto e per questo sarete premiato, mio Lord. Orsù dunque, accompagnatemi pure alla soglia delle mie stanze e non oltre messere!”
 
Alzandomi con fare elegante dalla panchina e mimando il gesto di lisciarmi le gonne di un lungo vestito, prendo Shannon sottobraccio ed entriamo nell’ingresso antistante il salotto, dove Jared sta già riposando. Mentre avanziamo alla volta delle camere da letto, cerchiamo di fare meno rumore possibile ottenendo comunque pessimi risultati dato che, dopo nemmeno una ventina di secondi, vediamo la sagoma di Leto Jr. agitarsi sotto le coperte, mentre inizia a nominare una serie di imprecazioni che non mi è del tutto nuova.
 
“La vogliamo finire con questi schiamazzi idioti?! Qui ci sono persone che riposano! E tu fratellone” aggiunge con un tono di voce gutturale, “Dovresti smetterla di fare l’idiota; l’amor cortese è bello che
morto. Caricati in spalla l’esemplare di femmina bionda al tuo fianco e chiudetevi in camera. Tuttavia, se avete voglia di andare sul pesante e divertirvi sul serio, non esitate a chiamarmi.”
 
“Bro, dacci un taglio okay? Cominci ad assomigliare alla nostra vicina di casa. Anzi, ti dirò di più: appena rientriamo portale qualche pasticcino: magari prendere un tè al gelsomino con quelli della tua razza, ti porterà qualche giovamento.”
 
“Avete una vicina di casa zitella? Al di sopra dei trent’anni?” domando sbigottita.
 
“Si, la signora Dulaine. È la vedova ottantenne di un ricchissimo uomo d’affari russo ed ora vive con il conto in banca del vecchio, circondata da innumerevoli gatti e bustine di tè.”
 
Ed io che pensavo che il loro quartiere fosse una sorta di zona vip abitata solo ed esclusivamente da gente del Jet Set e via dicendo.
 
“Effettivamente, noto più di una somiglianza con tuo fratello. Jared pensaci, potresti scoprire interessanti orizzonti, oltre che nuovi gusti di tè.”
 
“Non scherzare con il fuoco Sophie. L’alba è vicina, dovresti cercare di riposare e raccogliere un minimo di forze proprio come il sottoscritto, invece di fare cosacce con mio fratello. Sappi che domani non farò sconti.”
 
“Buon Dio falla finita una volta per tutte! Io e Shannon non faremo proprio un tubo okay?! Togliti queste idee malsane dalla tua testa bacata, mmh?”
 
“Oh BAM BAM, così mi ferisci profondamente.” sussurra Shannon facendo il labbruccio e fingendo profonda costernazione.
 
Alzando gli occhi al cielo, conto fino a tre prima di poter replicare in malo modo anche all’altro dei due Leto che, prontamente, mette le mani avanti cercando di evitare che il mio turpiloquio abbia inizio.
 
“Stavo scherzando dolcezza, le signore non si toccano nemmeno con fiore; a meno che non siano consenzienti.” conclude facendomi l’occhiolino.
 
Ringrazio solo che non ci sia abbastanza luce, altrimenti anche le talpe avrebbero colto il forte imbarazzo dipinto sul mio viso.
 
“Da quando l’essere consenzienti è stato mai un ostacolo Shan? Se dovessi mai incontrare una ragazza che proprio non vuole starci fammi un fischio; sarò lieto di prestarti i miei preziosi strumenti da lavoro: con quelli, nemmeno una scassinatrice professionista riuscirebbe a slegarsi dal letto.”
 
Okay. Posso affermare con certezza che la mezza pannocchia, il cosciotto di pollo e tutto il cibo presente nel mio stomaco stanno ballando la conga.
 
“Anche se abbiamo da poco passato la mezzanotte, ricordati che, come orario, siamo ancora in fascia protetta e non nel regno del bollino rosso, depravato che non sei altro.”
“Sophie, calmati dai. Mio fratello scherza, lo sai. E tu bro…” sospira Shannon, “Va beh, che parlo a fare? Tanto non cambierai mai!” conclude ridacchiando sommessamente.
 
Mi avvio verso il corridoio che conduce alle uniche due stanze da letto presenti nella casa: quella di Tomo e Vicki proprio alla fine del passaggio e la mia che rimane sempre in fondo, ma sulla sinistra.
 
“Sarà meglio andare. Buonanotte, Jared.”
 
“Ti raggiungo fra cinque minuti bro! Vedi di non farti beccare a fare cose strane al mio ritorno!”
 
Dal canto suo, Jared non accenna al minimo gesto di commiato o saluto, limitandosi esclusivamente ad emettere un grugnito, soffocato dalle coperte che lo avvolgono come un neonato in fasce e dai cigolii sospetti ed inquietanti della malconcia brandina che fatica anche a reggere il suo peso piuma.
Non appena entro in camera, mi siedo a gambe incrociate sul divano letto e raccolgo i capelli in uno chignon disordinato, dopo vari tentativi andati a vuoto. Shannon, contrariamente alla sottoscritta, sembra alquanto tranquillo e rilassato. Ormai ci avrà fatto l’abitudine: dopo anni in compagnia di un tale impiastro, avrà adottato la tecnica dell’indifferenza o, al massimo, farà corsi intensivi di yoga e ginnastica zen.
 
“Ma come fai a sopportarlo? È una causa persa, davvero.”
 
Il batterista accosta la porta e viene a sedersi accanto a me; ha le gambe stese in modo rilassato, contrariamente alle braccia, tese all’indietro con i palmi che affondano nel materasso per sostenere il resto del corpo. Mi scosto leggermente e accendo un paio di candele; questa penombra perenne mi rende terribilmente nervosa.
 
“È mio fratello Sophie, cos’altro dovrei fare? E fidati se ti dico che, forse, tra i due, è lui quello con più sale in zucca. Ne abbiamo passate tante e spesso ho fatto cose di cui non vado fiero, ho combinato casini e Jared era sempre lì per me, pronto a tirarmi fuori dai guai.”
 
“Scusami Shan, hai ragione. Non dovrei permettermi di fare certe affermazioni; io sono solo un’esterna non so nulla di voi e mi dispiace creare zizzania e tutto il resto ma, a volte, Jared mi fa andare fuori di testa. Prendi la storia del serpente, tanto per dirne una: mi ha letteralmente fatta morire di paura. Non mi sono mai spaventata così tanto in vita mia. Sono scoppiata a piangere, cosa che non faccio mai.”
 
“Secondo me eri terrorizzata più per il fatto che potesse sopravvivere con terribili deficit, facendotela pagare con gli interessi più tardi, ammettilo.”
 
“Beh, forse... okay, si.”
 
Sorrido. Shannon è davvero una bella persona, mi trovo bene con lui. È sicuramente un buon… conoscente? Datore di lavoro? Amico? Protettore? No. Protettore suona proprio male.
E allora come dovrei definirlo? E poi, il fatto che si comporti in modo così carino con me non aiuta.
Non aiuta affatto.
 
“BAM BAM ma mi stai ascoltando?!”
 
“Cosa? Scusa, mi ero distratta, cosa dicevi?”
 
Shannon si avvicina di poco e riprende il discorso da dove lo aveva interrotto.
 
“Dicevo che, secondo me, tutto questo litigare nasconde un reciproco interesse o, quantomeno, una reciproca stima. Ognuno di voi è pronto a vedere fin dove può spingersi con questo gioco al massacro. Ammettilo dolcezza: vedere mio fratello nei guai ti dà parecchia soddisfazione ma, al contempo, non ti perdoneresti mai se gli accadesse qualcosa di grave perché, dopotutto, proprio come lui, anche tu sei brava persona e sono convinto che Jared provi le stesse identiche cose.”
 
“Stai mettendo sullo stesso piano la sottoscritta e tuo fratello nella categoria ‘Brava persona’; non so se considerarlo un complimento o un’ingiuria.”
 
“Sai che sono serio quando parlo di queste cose. Se te lo dico, è perché lo penso davvero.”
 
Ripenso a tutte le porcherie che Jared mi ha combinato e posso assicurarvi che la lista è lunga quasi quanto quella degli invitati alla “Fiera dell’est”, ma poi mi costringo a ripensare anche a tutte le gentilezze e le premure che mi ha riservato nelle situazioni in cui credeva ci potesse essere un qualche pericolo. Tuttavia, a mia discolpa, posso affermare che queste ‘carinerie’ sono molto, ma molto meno rispetto alle carognate tipiche del cantante. Giusto per darvi una delucidazione, potrei paragonarle al numero di volte in cui piove nel Burundi: rarissime, proprio come le possibilità che avrò di cavarmela in questa gabbia di matti.
 
“Lo so Shan.” ammetto sospirando. “E… okay. Potrei anche ammettere che tu abbia ragione, la tua considerazione non fa una piega.”
 
“Ma?” incalza di rimando Shannon, fermandosi a pochi centimetri dal mio viso.
 
“A volte è più semplice fare la figura della bacchettona che esporsi direttamente, anche se hai tutte le buone intenzioni. Le persone ne approfittano sempre, o quasi, e quindi comportarmi come quella spavalda ed impavida mi fa sentire… più al sicuro, ecco.”
 
Abbasso lo sguardo. Stasera siamo in vena di confessioni.
 
“Okay, l’ho detto. Ridi pure di me, se vuoi.”
 
Il batterista scrolla leggermente le spalle.
 
“Tutto qui? Ed io che credevo che sacrificassi capre e neonati a Belzebù.”
 
Scoppio a ridere.
 
“Dolcezza, le persone sono molto diverse tra loro. Ognuno ha una sua personalissima storia alle spalle, il suo bagaglio di esperienze, le sue gioie, le sue sfide e le sue difficoltà che lo rendono quel che è. Ciascuno di noi lotta e combatte come può per restare a galla, a volte sbagliamo, altre abbiamo la presunzione di credere di essere nel giusto, ci nascondiamo dietro scuse, attacchiamo per difenderci e costruiamo muri per non essere colpiti. È la vita; funziona così da sempre. Tu e Jared non siete poi così diversi ma, al contrario, credo siate più simili di quel che pensate. ”
 
Perdo un paio di battiti, mentre trattengo per qualche secondo il respiro.
 
“Comunque” si affretta ad aggiungere, “Non preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con me.”
 
Detto questo, poggia la sua mano appena sopra la mia, chiudendola in una lieve stretta tra sue dita.
Okay. Adesso si che la situazione si è fatta strana.
Trascorrono alcuni secondi di silenzio interminabili, in cui potrei anche sentire il rumore di un granello di polvere adagiarsi sul pavimento, se solo tendessi ancora un po’ le orecchie. Mi giro dall’altro lato per recuperare la torcia poggiata sul comodino: è troppo buio e ho la netta impressione che la situazione possa degenerare da un momento all’altro, proprio come al party di beneficenza e no, non mi sembra il caso.
O forse si?
Non appena torno a girarmi verso Shannon, mi accorgo che mi sta fissando in completo silenzio. Sento soltanto il suo respiro.
 
“Sophie, io…”
 
“No, shhh. Non dire nulla Shan, per favore.”
 
Di rimando, il batterista avvicina la testa al mio viso, rimanendo perfettamente immobile con il resto del corpo. Sembra quasi che abbia paura.
Per quanto mi riguarda, sono completamente nel pallone. Mi rendo perfettamente conto di cosa sta per accadere, ma sta succedendo tutto molto velocemente, troppo.
 
Lo spingo via? Per l’ennesima volta?
E se poi me ne pento?
Lo bacio?
E se poi me ne pento?
 
Tecnicamente parlando e a voler essere del tutto sinceri, sappiamo quasi tutti che, scegliendo la prima opzione, dormirei sonni tranquilli, ma rosicherei per i giorni a venire. Ammettiamolo: oltre che essere in gamba, Shan è anche un gran bel pezzo di ragazzo.
 
Lo bacio o non lo bacio, questo è il dilemma: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua Divah, o prender lo Shanimal contro un mare di smalti e tinture e, combattendo, farli seccare. Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del Leto, le angherie del tiranno dai capelli di fata, il disprezzo dell’uomo shatushato, le angosce del respinto batterista, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto facendosi semplicemente i fatti suoi?
 
Ovviamente, non la sottoscritta.
Sophie passione disastri, insomma.
 
Sono quasi certa che, in questo momento, il caro William Shakespeare si stia rivoltando nella tomba per questa mia personalissima rivisitazione dell’Amleto. Will, perdonami, se puoi.
 
Oh mio Dio, ma a cosa diavolo sto pensando?
Quello tra poco mi morde il labbro ed io sono ancora qui, come una polla, a storpiare opere prime della letteratura mondiale nella mia mente. Andiamo bene.
 
La mia coscienza, intanto, mi ricorda con una punta di sarcasmo, la mia scarsa abilità nei rapporti sociali, mandandomi alla mente i ricordi salienti delle mie precedenti relazioni amorose: un disastro pressoché totale su tutti i fronti. Cerco di tacitare la fastidiosa vocina interiore snocciolando svariate giustificazioni; dopotutto, sono stata solo molto sfortunata e vittima di alcuni imprevisti non proprio simpatici. Tranne quando, per sbaglio, ho dato fuoco ai gioielli di famiglia del mio ex. È stato un incidente, lo giuro e no, non ci siamo lasciati per questo motivo, qualora ve lo stiate domandando ma, questa, è un’altra storia.
 
Beh, sapete cosa? Al diavolo tutto, lo faccio.
 
Nel frattempo, Shannon è ancora lì, in attesa. È sorprendente, nonché parecchio inquietante, il fatto che questo contorto ragionamento sia avvenuto nella mia testa nel giro di pochissimi secondi. Torno a concentrarmi sul viso in penombra di Shan, che si avvicina ulteriormente e sempre con molta cautela, quasi avesse paura di far scoppiare una bomba inesplosa (cosa probabilissima visti il contesto e la situazione). Non sapendo bene cosa fare, nel dubbio, decido di chiudere gli occhi almeno per evitare che la fifa da prestazione, derivante dal contatto visivo diretto, mi procuri un vero e proprio attacco di panico.
 
Ci siamo.
 
Shannon sfiora il mio naso con la punta del suo in modo quasi impercettibile, intrecciando le dita nei miei capelli, all’altezza della nuca, scendendo poi con le sue labbra verso le mie, già leggermente dischiuse. Non appena le nostre labbra si sfiorano, Shan fa scivolare la sua mano sul mio collo, mentre lo stringo a me con maggiore decisione. Nel momento in cui sto per abbandonarmi al bacio vero e proprio, però, ecco che veniamo interrotti da uno schiocco secco ed improvviso, seguito da un clangore metallico ed un grido straziante. Sobbalziamo contemporaneamente, staccandoci l’uno dall’altra in maniera quasi comica: io mi raggomitolo ai piedi del letto, mentre lui balza all’indietro, tirando una testata al muro.
 
Idillio finito.
Pessimo tempismo: 1 – Sophie: 0
Aggiungiamo anche questa graziosa scenetta alla lunga lista di pessime figure con l’altro sesso, specie se l’esemplare in questione è un figo pazzesco.
 
“Ugh.”
 
“Cosa diavolo è stato?!” impreco a voce alta, mentre cerco di tirare via dalla faccia alcune ciocche ribelli scivolate via dallo chignon.
 
“All’inizio pensavo fossi stata tu! Credevo di averti morso il labbro per la troppa foga, MUDDAFUGGAZ!” mugugna Shannon massaggiandosi la parte di testa finita contro il muro. “Dannazione con questi cosi non si vede nulla!” conclude esasperato e con un tono di voce a metà tra l’imbarazzo ed il rammarico, agitando una delle lucine led verso di me.
 
 

CREDEVO DI AVERTI MORSO IL LABBRO PER LA TROPPA FOGA.
 

  -Cit. Shannon Leto.

Questo non aiuta. Decisamente no.
 
“No Shan, non sono stata io! Arrivava dall’altro lato della casa!” farfuglio a disagio, mentre il mio respiro è decisamente affannoso.
 
Appena fuori dalla stanza, scorgiamo Tomo e Vicki in pigiama che, uscendo dalla loro camera, sono passati dal dormiveglia all’apprensione nel giro di pochi secondi, mentre le grida di poco prima si sono ormai trasformate in lamenti sommessi.
 
“Avete sentito anche voi?”
 
“Porca miseria, mi pare ovvio Tomo!” risponde Shan sgranando gli occhi.
 
Mi stringo al braccio di Shan, mentre Tomo si mette davanti a Vicki. A causa della penombra, nessuno sa bene come muoversi, così decidiamo di restare tutti uniti e con le orecchie tese per cercare di capire qualcosa in più. I lamenti uditi poco prima, non tardano a trasformarsi in parolacce.
 
“Jared!” esclamano all’unisono Tomo e Shannon.
 
Nel giro di qualche istante i due si dirigono di corsa verso il salotto, seguiti a passo veloce da me e Vicki. Tuttavia, non appena mettiamo piede nella stanza, illuminata da svariate candele ed alcune lucine led, lo spettacolo che ci si para davanti suscita reazioni altamente contrastanti: Vicki si porta entrambe le mani agli occhi girandosi dall’altra parte; Shannon e Tomo, dopo una primo momento di silenzio tombale, scoppiano a ridere in modo alquanto sguaiato e poi ci sono io che, sinceramente, non so ancora come reagire. Una parte di me propende per la risata isterica, un’altra per la pietà assoluta ed un’altra ancora è del tutto interdetta. Presumo che la causa del disastro appena verificatosi, dipenda principalmente dal fatto che quel povero pazzo si sia dimenato un po’ troppo nel suo lussuoso giaciglio e che, quest’ultimo, si sia categoricamente rifiutato di reggere oltre i suoi capricci, nel vero senso della parola. Insomma, per farla breve, Jared è rimasto chiuso all’interno della sua amatissima brandina, nemmeno fosse un sandwich imbottito della peggior specie.
 
Mentre Shannon e Tomo continuano a ridere in modo incontrollabile, tanto da doversi accasciare sulle prime sedie disponibili, mi rendo conto che, in effetti, non c’è molto da scherzare: ha seriamente rischiato di rompersi qualcosa ma, ancora una volta, la dea bendata dev’essersi prodigata in suo soccorso. Probabilmente, quando la branda ha deciso di chiudersi su se stessa, Jared doveva esserci seduto sopra dato che le gambe sono penzoloni sul pavimento, mentre l’altra metà del suo corpo, inclusa la faccia dalla cui bocca escono ormai solamente un misto di ingiurie e suoni inarticolati che nemmeno Duffy Duck saprebbe eguagliare, sono compresse dalle due parti dell’aggeggio infernale. Mentre chiedo a Vicki di recuperare altre luci per vedere meglio, corro verso Jared, tirando un paio di pedate agli altri componenti della band che continuano a spassarsela alla faccia della donzella in difficoltà.

“Voi due, fatela finita e venite a darmi una mano piuttosto!”
 
“Si, si arriviamo! Ma bro, come ti sei incastr…”
 
Niente. Shannon non riesce nemmeno a terminare la frase a causa delle sonore risate, mentre credo che Tomo sia ormai prossimo al collasso cardiocircolatorio.
 
“HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA! PER FAVORE DATEMI DELL’ACQUA, STO MALISSIMO! IL SINGHIOZZO, VI PREGO AIUTATEMI, NON CE LA FACCIO!” sghignazza Tomo che non riesce nemmeno a tirarsi su dalla sedia su cui è accasciato da un paio di minuti.
 
Immagino che Tomo sia bello che andato; non credo di poter contare sul suo aiuto.
 
“Shannon, allora ti muovi si o no?!” urlo esasperata.
 
Nell’attesa che il batterista riprenda possesso delle sue facoltà psicomotorie, mi avvicino a Jared iniziando a fare leva su entrambi i lati della branda nel tentativo di sbloccarla.
 
“Stai bene? Qualcosa di rotto? Ora cerco di aprire questo coso okay? Stai tranquillo!”
 
Jared, in risposta, emette qualche grugnito di scarso significato comunicativo ed io non posso fare a meno di iniziare a ridere. Scusate, ma è più forte di me, proprio non ce la faccio.
 
“Sfetti… Smmmettila gni lide… ridele pu! Glia pagie… paghelete gnut… gnutti mo-oooltoo ca-aala” bofonchia indignato.
 
“Celto signol Leto, ha ploplio lagione.” commento serafica, “Sa, il suo cinese è davvelo impeccabile. Dovlebbe valutale la possibilità di tlasfelilsi in quell’incantevole tella.”
 
Jared mi lancia uno sguardo tagliente. Ringrazio il cielo che abbia entrambe le braccia incastrate o, stavolta, mi tirerebbe il collo per davvero.
 
“Ioo-o… gnon lie-eesco a… pall… pallale, mald… maldetti… utti uanti!”
 
Mollo la presa sulla brandina e lo guardo negli occhi.
 
“Oh, lo vedo bene che non riesci a parlare. Chi l’avrebbe mai detto che ci sarebbe voluto un materasso indemoniato per tapparti la bocca? Comunque” continuo con tono pacato e rilassato, “Ti consiglio di essere un tantino più gentile con me dato che sono la sola qui dentro che sta muovendo non solo un dito, ma almeno tutti i muscoli della braccia per tirarti fuori di qui.”
 
Il cantante resta in silenzio, riducendo gli occhi a due fessure.
 
“Ora parliamoci chiaro: o mi chiedi gentilmente di aiutarti, o giuro che ti mollo qui, in questo stato. Certo che le disgrazie non ti insegnano proprio nulla eh?”
 
“MI LIFIUTOOOOO! NO, NON IMPLOLELO’ MAI!”
 
“Bene, come vuoi, ti basti solo sapere che i tuoi compari sono ancora intenti a prenderti per i fondelli e la cosa andrà per lunghe. Notte tesorino.”
 
Un lampo di terrore attraversa lo sguardo di Jared, che inizia a dimenarsi come un ossesso per attirare la mia attenzione.
Mi volto con movimenti lenti, cadenzati e lo fisso a mia volta, sbattendo le ciglia in modo civettuolo.
 
“Si? C’è qualcosa che vorresti chiedermi, passerotto?”
 
“A-aaa-iut… aiuu-uuutaamii.”
 
Mi accorgo che si sta davvero sforzando molto per trovare il coraggio necessario a pronunciare le paroline magiche, tuttavia, faccio orecchie da mercante e resto ancora un po’ in attesa.
 
“Come? Hai per caso detto qualcosa? Non credo di aver capito bene.”
 
“Pee… Pel piacelee, aiudaami, Ti… ple-eee… ti plego.”
 
“Bene, adesso si che iniziamo a ragionare. Se la metti così, sarò lieta di offrirti il mio aiuto.”
 
Mi inginocchio di fronte a quel che rimane del fascinoso Jared Joseph Leto e comincio nuovamente a fare leva con entrambe le braccia, spingendo con i gomiti verso l’interno della branda. Nel frattempo, anche Shannon e Tomo si decidono a darmi una mano, mentre Vicki continua ad illuminare il salotto con tutto quello che è riuscita a recuperare per nelle stanze adiacenti. Dopo un paio di minuti, riusciamo finalmente a tirare fuori Jared. Potrebbe benissimo essere un’illusione ottica ma, dopo essere uscito da quella pressa da strapazzo, sembra essere diventato ancora più sottile.
 
Poverino.
Un po’ mi fa pena, lo ammetto.
Solo un pochino però.
 
“Immagino che sarete soddisfatti.” sibila a denti stretti mentre tenta di abbottonarsi la cerniera del felpone e di sistemare alla bell’e meglio i capelli, i quali sembrano dotati di vita propria a causa dell’elettricità statica. “Ammettetelo. Ammettete che questo è un complotto ai miei danni. Ammettetelo e non mi arrabbierò, dopotutto mi rendo conto di essere un avversario duro da battere.”
 
“Ma si può sapere che cosa vai blaterando bro? Sei tu che hai voluto a tutti i costi la branda, non sia mai che il tuo sedere toccasse il duro legno della baita.”
 
“Dopo una botta del genere, credo proprio che di duro sia rimasto ben poco, almeno lì sotto.” sussurro sottovoce.
 
“Guarda che ti ho sentita.”
 
Clap clap. Bravissima Sophie, stellina d’oro.
 
Arrossisco violentemente, mentre Vicki, Tomo e Shannon mi guardano con aria interrogativa. Fortunatamente, non sono riusciti a recepire la porcata appena partorita dalla mia mente.
 
“E’ stata un’uscita spontanea, mi rincresce molto.” replico cercando di mantenere un tono disinvolto.
 
“Ovviamente. Come sarà assolutamente spontanea ogni singola disgrazia che ti capiterà da domani in avanti.”
 
“Ehm, io…”
 
Senza nemmeno farmi terminare la frase, il cantante mi interrompe nuovamente con la sentenza che mi da il colpo di grazia.
 
“In ogni caso ti invito a testare personalmente la veridicità della tua affermazione di poco fa: saresti piacevolmente sorpresa, credimi.”
 
“Testare cosa?” fanno eco in coro gli altri presenti.
 
Sophie e le situazioni imbarazzanti parte: 35895.
 
“LA BRANDINA!” urlo in preda al pacco ehm, panico, volevo dire panico più totale, cercando di impedire che Jared sveli la squallida verità.
 
“Ehi BAM BAM calmati, ci sentiamo ancora bene sai? Non siamo mica sordi!” mi risponde Shannon, prendendomi per il polso.
 
“Direi che anche questa notte ce la siamo fatta in bianco.” aggiunge sconsolato Tomo, “Cerchiamo di dormire quel che si può, anche perché credo che a quest’ora sia rimasto ben poco tempo per riposare come si deve.”
 
Mentre Vicki prende Tomo per mano, dirigendosi verso la camera da letto, Shannon mi stampa un bacio sulla guancia, sotto lo sguardo gelido di Jared che non ci stacca gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.
 
Dopo aver salutato entrambi i Leto, mi dirigo con passo incerto verso la mia stanza, quando Shannon mi augura nuovamente la buonanotte dirigendosi, poi, verso il suo sacco a pelo.
 
“Notte dolcezza, cerca di dormire.”
 
“Già Sophie, cerca di riposare, domani avrai bisogno di tutte le tue forze.”
 
Lancio un’ultima occhiata al cantante ed il sangue mi si gela nelle vene.
Jared mi sta fissando con un ghigno inquietante dipinto sul volto, accentuato dal flebile bagliore emanato dalla candela, mentre si passa il pollice intorno alla gola mimando un gesto che non credo abbia bisogno di ulteriori spiegazioni.
 
So creepy.






Angolo dell'autrice della peccatrice senza speranza

Oh God, here we are.
Okay, non so bene come cominciare questo tipo di discorsi perchè vorrei solo sotterrarmi. Sono passati qualcosa come otto mesi? Forse nove? Non ho scuse lo so, ma non è stato un bel periodo tra l'ultimo anno di specialistica (ebbene si, anche questa povera pazza a settembre sarà finalmente laureata), la preparazione della tesi ed il fatto che abbia avuto svariati problemi a casa, ha fatto finire l'aggiornamento in un angolino remoto. Badate bene però: non ho mai dimenticato questa storia, la mia adorata Sophie e, cosa più importante, tutti voi, i miei preziosissimi lettori. Vorrei tranquillizzare sia Jiada95 che Saffo91 sulla prosecuzione di questa FF: non mi fermerò mai, dovrete sopportarmi ancora per molto, molto tempo *risata malefica*. Tuttavia e stavolta mi rivolgo a Saffo91, se proprio vuoi andare a recuperare quei tre spiantati a L.A. e portarmeli per darmi maggiore ispirazione, fai pure, non mi lamenterò.
Spero con tutto il cuore che questo capitolo possa farmi riacquistare punti e perdono da parte di tutti voi; diciamo pure che c'è un po' di tutto ed è anche bello lunghetto (della serie che vi sanguineranno gli occhi) e ho buttato giù anche altre idee per i prossimi.
Che dire ancora se non esprimere delle scuse megagalattiche? Spero di farmi perdonare.
Mando un grosso bacio a chi già mi segue e avrà voglia di riprendere la lettura di questa storia e un forte abbraccio a chi, invece, mi scoprirà con quest'ultimo aggiornamento ed entrerà nel tunnel senza fine di questa FF creata dalla mia mente instabile.
Qualora vogliate lasciare pareri, opinioni e quant'altro, sapete benissimo che sono sempre bene accetti, anzi sono preziosissimi.
Una bacio e alla prossima.

P.S. Per quanto riguarda il monologo dell'Amleto, ho utilizzato il testo originale di Shakespeare, modificando alcuni termini con altri che si adattassero al contesto della FF. Possiate perdonarmi anche per questo scempio. :'D

 
  
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