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Autore: Tsuki 96    20/08/2014    3 recensioni
Appena nata, e in compagnia, già era considerata particolare. Confusione.
Nove anni dopo salvava un'amica, e gli altri cominciavano a guardarla con occhi diversi. Solitudine.
Tre anni dopo, una che mai avrebbe immaginato diventare sua amica cambiava le opinioni degli altri nei suoi confronti. Speranza.
Cinque anni dopo, un'altra tragedia le frantumava il mondo nei suoi occhi e abbandonava tutto. Sconforto.
Un anno dopo, infine, accetta una proposta offerta da un vampiro, ma è ancora lontana dal trovare un posto a cui sentire di appartenere.
Curiosa, riflessiva, imprevedibile e piena di rimorsi; non è umana, né una vampira.
[...] Io giudico in base ai miei sensi e alle mie osservazioni [...]
[...] Mary Flyer improvvisava la maggior parte delle volte, o così pareva a primo impatto con la sua persona. Infatti, solo dopo si potevano scorgere i nessi tra le sue azioni.
[...]Mary si ricompose rapidamente, emettendo un forte sospiro di esasperazione, quasi non avesse mai voluto arrivare a quel punto [...]
[...]Grazie, imbecille, pensò Mary [...]
[NdA: Attenzione, presenza di personaggi ed eventi più ispirati al videogioco che all'anime; con ciò intendo far riferimento anche al videogioco sequel: Diabolik Lovers More Blood)
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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Chapter 3

 

Mary si guardò allo specchio della propria camera, dalle pareti dipinte di blu con motivi floreali bianchi; aver dormito ventiquattro ore di seguito l’aveva aiutata a riassumere un colorito più roseo: non era stato così semplice il suo viaggio per arrivare alla villa dei fratelli Sakamaki, nonostante ci avesse impiegato poco tempo.

Si domandò come mai nessuno l’avesse assalita nel sonno, quasi stupendosene, mentre si toglieva il pigiama nero costituito da un paio di pantaloncini e una camicetta con i bordi merlettati. Indossò velocemente i suoi collant neri coprenti e i pantaloncini di jeans; stava per abbottonarsi la camicia azzurra senza maniche, fermandosi nell’udire un fischiettio provenire dal balcone della sua stanza. Si voltò a scatti, lanciando un’occhiata di disapprovazione a Laito, che alla sua smorfia scoppiò a ridere, appoggiandosi contro le tende violette che coprivano le porte vetrate. Dov’era finito quel vampiro diventato improvvisamente silenzioso di due sere prima?

- Laito-kun, buonasera. Spero che tu sia comparso solo ora – proferì con calma, accelerando nel finire di chiudere l’indumento; era arrivata all’altezza dello sterno, la canottiera ancora in vista che le copriva ciò che voleva nascondere, quando il vampiro si trovò d’un tratto alle sue spalle, poggiandovi le mani con, ehm, troppa disinvoltura.

- Bitch-chan~ mi sei mancata così tanto ieri che sono venuto a farti visita… - e qui le soffiò nell’orecchio, procurandole un brivido – dopotutto sarò io il primo ad assaggiarti – miagolò, toccandole il collo con il mento mentre le stringeva la vita con le braccia, la coda dell’occhio che a tratti si spostava più in giù rispetto al suo viso… tranquillo, seppur avesse le labbra strette tra loro come se stesse pensando profondamente. Laito non manifestò apertamente la sua perplessità a quell’inaspettata reazione: la strega gli trasmetteva una strana sensazione.

- Laito-kun, per favore lasciami, non sono abituata a queste confiden… tu ieri cosa? – chiese tutto d’un fiato, questa volta con una faccia confusa, esprimendo finalmente qualcosa di più interessante a Laito, che osservò curioso le sue labbra arricciarsi. Carina~, pensò sogghignando.

- Come stavo dicendo, mi sei mancata così tanto che sono venuto a farti visita. Volevo anche azzannarti – la voce si fece più roca, suscitando in lei un senso di disagio – ma eri così sfiancata che ho deciso di rimandare, fufu~.

Mary inarcò un sopracciglio, ponderando bene le parole con cui rispondergli. Parole che non trovò.

- Oh~? Che c’è, Bitch-chan~, il gatto ti ha morso la lingua? Dai, su~ adoro il modo in cui parli – le soffiò sulla pelle, aspettando. Ricevette solo un’occhiata impassibile dalla diretta interessata e a quel punto si allontanò bruscamente da lei, nascondendo il volto sorridente con la visiera del cappello. Quando lo tirò su, il suo ghigno malizioso era sparito, sostituito da una smorfia fredda e cupa.

- Non mi sto divertendo – disse, la voce tagliente come una lama di ghiaccio – non ribellarti, altrimenti ti farai molto male… - sibilò, afferrandole i polsi con aggressività e trascinandola contro il muro. Mary, non aspettandosi che la forza fisica di un vampiro fosse così intensa, gemette dal dolore: non era stato molto delicato e la schiena era anche uno dei suoi punti più deboli.

Laito la fissò gelido negli occhi, prima di avventarsi sul suo collo… ma si fermò, colto di sorpresa da un continuo rumore di vetri rotti. Si voltò lentamente verso il balcone: i vetri delle porte giacevano a terra in mille, minuscoli pezzi. Ritornò sul viso di Mary, calmo. Eppure percepiva sotto il suo tatto le braccia di lei tremanti.

- Laito-kun, per favore. Ti chiedo solo un po’ di moderazione, niente di più. Puoi farlo, ne sono sicura… - mormorò con un filo di voce: i suoi occhi sembravano scavargli in fondo all’anima.

Rimase perplesso per qualche secondo, prima di scoppiare in una risata sempre più vigorosa; poggiò la fronte su una spalla di lei.

- Cosa ne sai, tu… - bisbigliò, per poi alzare di scatto il volto, guardandola di nuovo con il suo sorrisetto caratteristico.

- Fufu~ Bitch-chan, sai fare i macaron?

Mary aggrottò le sopracciglia, meravigliata. Chi si aspettava una domanda del genere, così semplice, così innocente, dopo la scena che si era verificata?

- Eh?... S-Sì… Agh, Laito-kun! – esclamò, mentre il vampiro le stringeva una mano e la trascinava seco verso la porta per uscire dalla stanza, ridendo allegramente.

L’istinto gli diceva che, presto, qualcosa li avrebbe cambiati, sconvolgendo le loro solite, noiose vicende quotidiane.

 

  
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