Odiavo la sveglia alle sette del mattino. La odiavo soprattutto in giorni come questi, dove la pioggia incessante ti consiglia di restare a letto sotto le coperte piuttosto che affrontare un’estenuante giornata di lavoro.
“Oggi è il grande giorno, Ashley. Alzati da questo dannato letto e spacca il mondo.” Nella mia mente cercavo di incoraggiarmi, come ogni mattina d’altronde. E devo dire che la cosa funzionava. Misi i piedi a terra, mi stropicciai gli occhi e a sgranchirmi le braccia e le gambe mentre andavo verso la cucina per fare colazione. Pancakes con un po’ di cioccolato, giusto quello che ci voleva per iniziare una giornata così impegnativa, nella quale avrei iniziato a lavorare per una delle riviste musicali piú importanti del Regno Unito. Io, Ashley Mitchell, una ragazzina di appena diciotto anni, ero riuscita a coronare uno, se non il piú grande dei miei sogni, non si vede tutti i giorni. Perciò, dopo aver perso circa tre quarti d’ora (se non di piú) a decidere cosa indossare per fare bella figura davanti a tutte quelle persone importanti, mi misi le cuffiette e mi incamminai verso la fermata del bus che mi avrebbe portato in redazione. Arrivata a destinazione, tutto mi sembrava così improvvisamente grande e maestoso. Non potevo fare a meno di camminare con la faccia di  una bambina di cinque anni in una vasca piena di palline. Ero emozionatissima. Cercai la stanza del direttore della rivista, Mr. Phillips, per parlare del mio primo incarico.
Dopo tutti i saluti e le presentazioni di rito, arrivò al punto. “Voglio metterti subito alla prova. Ho visto cosa sai fare, e so per certo che non mi deluderai. Una giovane band australiana sta avendo successo oltreoceano e presto verranno qui in Inghilterra per suonare alla Roundhouse di Londra per il famoso iTunes Festival. Il tuo compito sarà quello di dedicargli una bella intervista, di quelle che sai fare tu, che sarà il titolo in prima pagina. Mi raccomando, io credo in te.” Mi ero fermata a “Roundhouse”.  Io, una ragazzina al suo primo giorno di lavoro, avrebbe varcato la soglia di uno dei tempi della musica più importanti del mondo. Non potevo crederci. A mala pena riuscivo a parlare, ma trovai il coraggio di fare qualche domanda. “N-non la deluderò, signore. Come si chiama questa band? Devo fare le mie ricerche prima di intervistarli.”
“Giusta osservazione, signorina Mitchell. Sono i 5 Seconds of Summer. Ora vada a fare le sue ricerche e si metta subito al lavoro, domani la Roundhouse la aspetta!”
Ancora incredula, ringraziai il signor Phillips e uscii dal suo ufficio pensando a quanto lavoro avrei dovuto fare. Non sapevo assolutamente niente di loro!
Passai tutta la giornata ad ascoltare tutte le loro canzoni e a cercare di imparare i loro nomi per evitare di fare figuracce durante le interviste. “Luke è il batterista… Ah, diamine. Quello è Ashton. Ma Calum è il chitarr…Il bassista!”
Più scrivevo, più dimenticavo le cose. Ma tutto sommato, sembravano proprio dei ragazzi simpatici. “Speriamo che tutto andrà bene.” Il solo pensiero dell’intervista del giorno dopo mi dava i brividi, ma nel frattempo mi riempiva di adrenalina in corpo, una sensazione che ormai non provavo da un bel po’.
Andai a letto stremata, ma con i pensieri e le preoccupazioni che affollavano la mia testa riuscii difficilmente a prendere sonno.
 
Il fatidico giorno arrivò…