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Autore: Saralasse    17/09/2008    1 recensioni
La storia di Legolas e del suo amore per una fanciulla speciale
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Legolas perse completamente conoscenza, mentre Aragorn che aveva tentato di raggiungerlo veniva bloccato da altri due Uomini; quello che aveva tramortito l'Elfo non era altri che Rhudda, giunto per incontrare sua figlia.
Rhumine stai bene?”, chiese.
Si, padre”, disse la donna sorridendo malvagiamente. “Finalmente mi sono liberata di quella Valienna... e Legolas potrà essere solo mio”.
Rhumine!”, esclamò Aragorn. “Sei una vigliacca! Come hai potuto uccidere Helkamirië e tradire me, che ti ho accolta come una sorella? Come hai potuto?!”.
Vedi, Aragorn”, disse la donna avvicinandosi a lui. “In realtà credevo che il mio compito sarebbe stato più difficile, ma... pare che gli stupidi sentimenti che vi guidano mi abbiano facilitato di molto le cose; a Rhûn non sarei mai stata accolta solo per uno strano cambiamento. Voi vi lasciate trascinare dal cuore, e così avete provato subito pietà per una povera fanciulla pentita, costretta dalle circostanze ad agire in maniera crudele; non avreste potuto dimostrarvi più inetti”.
Aragorn digrignò i denti, tentando di divincolarsi, ma i suoi nemici gli legarono i polsi, trascinandolo con sé, mentre Legolas veniva trasportato a dorso di cavallo; si addentrarono nelle foreste d'Ithilien e a sera giunsero infine a una parete di pietra, la stessa che racchiudeva Henneth Annûn: la roccia era percorsa da una quantità di cunicoli e gallerie che i Mercenari di Rhûn avevano imparato a conoscere, sfruttandole a proprio vantaggio. Aragorn e Legolas vennero gettati dentro una piccola grotta, chiusa artificialmente da un'inferriata e sorvegliata a vista da gruppi di quattro sentinelle. L'Elfo non aveva ancora ripreso i sensi, ma continuava ad agitarsi e a chiamare il nome di Helkamirië.

Aragorn si avvicinò a Legolas, scuotendolo perchè si svegliasse; quando l'Elfo socchiuse gli occhi, lo aiutò a mettersi a sedere, facendolo appoggiare contro la parete di roccia.
Come stai Legolas?”.
Perchè me lo chiedi?”, sussurrò Legolas. “Ho il cuore spezzato, nulla può più toccarmi”.
Aragorn vide il dolore negli occhi dell'amico, un dolore sordo a ogni possibile sollievo; nemmeno quando credeva Helkamirië morta a Lothlorien lo aveva visto così sofferente. Ormai, lo spirito di Legolas era annientato, incapace di sollevarsi persino per amore dei figli, ma c'era dell'altro: l'Elfo desiderava vendicarsi, non avrebbe avuto pace fin quando Rhumine avesse avuto vita.
Presto calò la notte e i raggi della Luna penetrarono attraverso una fessura della roccia, inondando la prigione di luce argentea. Aragorn si era assopito, travolto dagli eventi di quella lunghissima giornata, ma Legolas continuava a rimanere immobile al suo posto. Appena il primo raggio lunare lo aveva illuminato, aveva avuto la sensazione di sentire una carezza sul viso, ma l'aveva subito scacciata: Helkamirië, la sua amata sposa era morta; inutile continuare a sperare. Nonostante cercasse di convincersene, però, quella strana impressione permaneva, fin quando l'Elfo non si trovò avvolto dalla soffice luce tipica dei sogni.
Un fortissimo bagliore gli giunse dall'esterno della sua prigione, dove si stagliava contro il buio della grotta una figura di donna.
Non farmi questo”, sussurrò Legolas distogliendo lo sguardo.
La donna si avvicinò a lui, costringendolo a posare nuovamente lo sguardo su di lei.
Helkamirië”, disse Legolas; avrebbe voluto stringerla a sé, ma temeva che svanisse fra le sue dita. Helkamirië lo tolse da ogni impaccio, abbracciandolo lei stessa.
Legolas”, disse. “Non pensare alla vendetta: ti consumerebbe. Amrod e Anië hanno bisogno di te e... io ho bisogno della purezza del tuo spirito”, disse staccandosi da lui.
Non andartene!”, la implorò Legolas. “Non tornare a Mandos!”.
Helkamirië scosse la testa, guardandolo tristemente; mentre una lacrima le solcava il viso quale un piccolo diamante, la sua figura si dissolse nell'aria, portando con sé ogni luce.
Legolas si riscosse, per nulla stupito di essersi addormentato, ancora incerto se quello che aveva visto fosse sogno o realtà; l'unica certezza era il profumo di Helkamirië che aleggiava nella cella.

Per due giorni e due notti ancora rimasero chiusi in quella grotta, uno spazio così angusto che non consentiva loro nemmeno di passeggiare per risvegliare le membra intorpidite. Il terzo giorno una sentinella prese con sé Legolas che fu portato negli alloggi di Rhumine.
La donna sedeva su quello che sembrava un trono, finemente intagliato e intarsiato di gemme e pietre dure; aveva indossato nuovamente la tenuta che la identificava come parte della Gilda degli Assassini dell'Occhio di Fuoco, evidentemente decisa a non fare ritorno a Minas Tirith.
Legolas”, disse con voce che avrebbe voluto risultare suadente. “Vedo che stai meglio: temevo che mio padre avesse esagerato”.
Tuo padre mi ha impedito di salvare Helkamirië”, disse Legolas neutro.
Non avresti potuto far nulla”, disse Rhumine con un mezzo sorriso. “Anche se la ferita che le ho inferto non fosse stata mortale, in quelle condizioni non avrebbe resistito alla caduta”.
Sii grata alle catene che mi trattengono, Rhumine!”, esclamò Legolas. “Altrimenti il tuo spirito si sarebbe già librato al di là del Mare”.
Legolas, possibile che tu non capisca?”, disse Rhumine. “L'ho fatto solo per noi, per il nostro futuro. Io so che anche tu mi ami e adesso sei finalmente libero di mostrarlo alla luce del Sole, non sei più costretto in quella farsa che chiamavi matrimonio”.
Legolas era rimasto a bocca aperta per lo stupore e il ribrezzo: possibile che davvero Rhumine credesse a ciò che stava dicendo? Credeva che il suo amore per Helkamirië fosse una finzione?
Tu non sai cosa dici, Rhumine”.
E invece ne sono pienamente consapevole!”, esclamò la donna, mentre i suoi occhi assumevano uno sguardo vacuo e malato. “Giù al fiume non hai fatto nulla per impedirmi di prendere il tuo pugnale, e questo perchè in cuor tuo sapevi che era la decisione più giusta!”.
Non osare ripetere simili parole!”, gridò Legolas. “Non mi è stato possibile fermarti, perchè ero impegnato in uno scontro! Mai ti avrei lasciato uccidere la mia stessa vita!”.
Puro odio si leggeva adesso negli occhi di Rhumine, la quale colpì Legolas in pieno viso. “Sei uno stupido!”, esclamò. “Ti avevo offerto il mondo su un piatto d'argento e tu lo hai rifiutato. Cosa credi che ne sarà del Regno degli Uomini dopo che avremo ucciso Elessar? Cadrà in mano nostra e il popolo di Rhûn è guidato dalla Gilda: saresti stato il Dominatore della Terra di Mezzo, ma hai stupidamente rifiutato. Subirai lo stesso destino del tuo Re: domani notte, al sorgere della Luna, sarete giustiziati”. Rhumine guardò Legolas e stese una mano a carezzargli il volto, che lui scostò. “Portatelo via”, disse la donna alle sentinelle.

Legolas fu riportato indietro e gettato in malo modo nella cella; si rialzò scuotendosi la polvere dai vestiti e tenendo d'occhio le guardie. Non appena si furono allontanate, l'Elfo si avvicinò rapidamente ad Aragorn.
Devi trovare il modo di fuggire”, sussurrò.
Perchè?”, disse Aragorn. “E perchè solo io?”.
Rhumine vuole ucciderti”, disse Legolas. “Se dovesse riuscirci sarebbe la fine del Regno di Gondor”.
Legolas ti ho fatto un'altra domanda”.
Io devo rimanere”, disse Legolas. “Devo avere la mia vendetta”.
Helkamirië non approverebbe”, disse Aragorn. “Lei voleva la giustizia, ma non era crudele. Diceva spesso che la morte non sarebbe stata una punizione per Rhumine; credo che avrebbe preferito saperla nelle prigioni di Minas Tirith”.
Ma Helkamirië è morta”, disse Legolas. “Ed è morta proprio a causa di quella donna. No, Aragorn: non le lascerò ciò che lei ha tolto alla mia sposa”.
Aragorn non disse più nulla, turbato dal cambiamento subito da Legolas: possibile che il dolore per la perdita di Helkamirië lo avesse provato a tal punto? Sedevano entrambi con la schiena contro la parete rocciosa della cella, ma l'Uomo continuava ad arrovellarsi il cervello, alla ricerca di una soluzione che impedisse a Legolas di mettere in atto i suoi crudeli propositi.
Legolas”, disse. “Quando vorrebbe uccidermi Rhumine?”.
Vuole giustiziarci entrambi, domani notte, non appena la Luna sarà sorta”, disse l'Elfo.
Forse potremmo approfittarne per scappare”.
Non riusciremmo mai a fuggire tutti e due”, disse Legolas. “Però se io li trattenessi, tu avresti una possibilità di farcela”.
Legolas”, disse Aragorn. “Non puoi chiedermi di fuggire e lasciarti qui a morire, sei il mio migliore amico. E poi, pensa ai tuoi figli: hanno perso la loro madre, saresti egoista a privarli anche del padre per la tua vendetta”.
E' inutile che tenti di convincermi, Aragorn”, disse Legolas. “Io farò il possibile per scappare dopo di te, ma non prima di aver eliminato Rhumine”.
Aragorn chinò il capo, sospirando sconfitto: niente avrebbe distolto Legolas dai suoi intenti.

I prigionieri trascorsero tutta la notte e il giorno seguente nella cella, ognuno perso nei propri pensieri: ma se la mente di Aragorn andava alla sua amata Stella del Vespro, a tutto ciò che con lei condivideva e avrebbe perso, Legolas non faceva che rivedere la scena della morte di Helkamirië e alimentare il desiderio di vendetta. Quando il Sole fu tramontato, le guardie vennero a prelevarli, conducendoli ad una radura che si stendeva nei pressi di Henneth Annûn, dove li attendeva il boia. Rhumine si trovava al limitare degli alberi insieme a suo padre, apparentemente divertita all'idea dello spettacolo cui stava per assistere. Diede ordine di prendere per primo Aragorn e le guardie fecero per eseguire l'ordine, ma non lo toccarono neppure, rovinando al suolo uccisi da un nugolo di frecce. Stessa sorte toccò immediatamente dopo al carnefice che aveva tentato la fuga.
Chi siete?”, urlò isterica Rhumine. “Fatevi vedere codardi!”.
Delle risate risuonarono tra gli alberi, e decine di Elfi sbucarono dal folto degli alberi, andando a bloccare i mercenari superstiti, mentre due figure ammantate si portarono dietro Rhumine e Rhudda, puntando loro i pugnali alla gola.
  
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