Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: arangirl    21/08/2014    1 recensioni
*ATTENZIONE SPOILER per chi non ha letto "La Danza dei Draghi"*
Un AU/What if? in cui Arya Stark ha passato la sua adolescenza allenandosi nelle arti dell'assassinio nella Casa del Bianco e del Nero, diventando una delle migliori assassine in tutta Essos. Ormai la ragazza è diventata una spietata macchina da guerra, senza sentimenti e con pochi ricordi del doloroso passato e della sua famiglia. Ma all'improvviso un nuovo e inaspettato incarico sconvolge il suo mondo, catapultandola di nuovo in un universo che aveva a lungo dimenticato, facendo nascere nel suo cuore di nuovo dei sentimenti, facendole desiderare di tornare indietro.
Premetto che questo è il mio primo tentativo di ff, perciò non so cosa ne uscirà. La storia mi ronza in testa da un po', e prevedo che ci saranno parecchi capitoli! Consigli e commenti sono assolutamente bene accetti!
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Arya Stark, Brienne di Tarth, Daenerys Targaryen, Jaime Lannister
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si trovava nel parco degli dei, senza sapere come. Il grande albero dalle foglie rosse sotto il quale pregava suo padre si stagliava maestoso davanti a lei, in tutto il suo splendore. Si sentiva stranamente leggera, come se si librasse sul suolo piuttosto che camminare ora che si era liberata dell'armatura. Si avvicinò all'albero, cercando di capire se stava sognando o meno. Sentì una risata provenire dai rami più alti e alzò lo sguardo, rimanendo per un momento accecata dal sole che filtrava tra le foglie rosse, per quello non credette subito a quello che vide. Una seconda occhiata le servì però a confermare i suoi sospetti. Sull'albero si trovava un bambino, ma non un bambino qualsiasi: era suo fratello Bran. "Bran?" chiamò Arya con sospetto; nel suo cuore sapeva che non poteva essere lui, quello era il Bran felice e spensierato che Arya ricordava nei giorni precedenti alla sua caduta, il bambino allegro che correva veloce come il vento sui tetti di Grande Inverno. Il ragazzino si calò giù con una destrezza impressionante, atterrando con una capriola ai piedi di Arya. Non appena fu in piedi il bambino si aggrappà alle sue gambe in un abbraccio che avrebbe fatto sciogliere Arya in lacrime non fosse stato per la sensazione di irrealtà che la circondava. Il bambino alzò lo sguardo e Arya si ritrovò a fissare gli occhi intelligenti di suo fratello "Bentornata a casa, sorella." 



"Bran... Sono così felice di vederti." Arya si chinò in ginocchio per abbracciare il fratello con tutte le forze che aveva "Arya, non abbiamo molto tempo. Ci sono delle cose che devi vedere." "Ma dove siamo? E' un sogno?" "Nulla di così semplice. Non posso spiegarti ora, se gli dei ti assistono, forse un giorno potrai capire." Bran la prese per mano, la manina piccola e soffice che era solita stringere quando lui era ancora piccolo e lo portava a passeggiare nel cortile. Il mondo intorno a loro cominciò a roteare e Arya perse completamente l'orientamento mentre le sembrava di volare aggrapata al fratello minore. Improvvisamente si fermarono, i contorni del paesaggio che tornavano nitidi mentre Bran non lasciava la sua mano, un espressione seria sul volto "Qualsiasi cosa succeda sorella mia, non lasciare la mia mano." Erano in una grande stanza lussuosa, ricoperta di seta ed oro in ogni parte, una grande scrivania al centro, piena di fogli e mappe. Ad Arya sembrava tutto troppo famigliare, e un sentore di inevitabile tragedia le si insediò dentro. "Dove..." non riuscì a finire la domanda perché la grande porta di legno si aprì davanti a loro, lasciando entrare Daenerys. Il cuore di Arya accellerò in modo disumano mentre i suoi occhi incrociavano quelli di lei, scatenandole nel cuore una sofferenza e una gioia che non aveva mai provato prima. Aveva cercato di chiudere in un angolo della sua mente tutti i ricordi che la riguardavano, girandoci cautamente intorno ogni volta che il suo pensiero ci arrivava troppo vicino; ma vederla lì, davanti a lei in carne e d'ossa aveva ridotto in cenere ogni barriera creata, rendendola vulnerabile a tutto il rimpianto che si era tenuta dentro in quei mesi. 



"Daenerys..." riuscì a dire come in un singhiozzo, ma quando lo sguardo di lei la raggiunse, la guardò come se fissasse il nulla "Non può vederci, non non siamo davvero qui." Un ondata di rabbia e frustrazione le montò dentro prima che potesse fermala; come poteva esserle così vicina eppure così lontana? Come poteva sopportare di averla davanti a lei senza poterla toccare, senza poterle parlare? Cercò di avvicinarsi, ma la mano di Bran la trattenne "E' inutile Arya. Faresti solo peggio." "Ma... ma mi manca così tanto. Perché mi hai portato qui se non posso fare nulla?" "Non sei mai stata molto paziente, nemmeno da bambina." Arya guardò il fratello con un occhiata torva, ma Bran sorrideva "Puoi sempre ascoltare. Aspetta." Rimase così a fissare Dany mentre sistemava distrattamente le carte della sua scrivania, gli occhi distratti. Arya si sforzo di fissarsi in mente ogni smorfia, ogni solco d'espressione del suo volto, bevendo con gli occhi la sua immagine, senza sapere quando e se avrebbe potuto rivederla ancora. Aveva addosso un aria malinconica che Arya non le riconosceva, ma manteneva intatta la regalità che aveva portato dal primo momento in cui l'aveva conosciuta. "Mia regina" una voce che Arya conosceva bene risuonò nell'aria, e lei e Dany si voltarono all'unisono per accogliere Ser Jorah e Melisandre, accompagnati da un servo. 



"Mia regina, gli uomini sono pronti, non ci resta che aspettare la fine delle riparazioni di alcune navi e poi potremo salpare. Un mese, al massimo due." Daenerys sbuffò leggermente "Troppo tempo, stiamo perdendo troppo tempo in questa dannata città. Passo le mie giornate a ricevere udienze su motivi più disparati mentre a Westeros si fanno piani su come sconfiggermi." Si girò lentamente, fissando le grandi mappe sulla scrivania "Dove sbarcare? A Dorne?" "Dorne sarebbe l'opzione più vicina mia signora, ma i nostri informatori ci hanno detto che tutti i porti sono controllati a vista. Se cercassimo di attraccare lì, saremmo morti ancora prima di toccare terra." "Dove dunque?" "Io suggerirei il Nord" fu il commento di Melisandre, e ad Arya non sfuggì il leggero tremito che scosse Dany "Anche le Terre dei Fiumi. Sarebbero molto più sicure. C'è una grande baia vicino all'Arcipelago delle Tre Sorelle" Mormont indicò un punto nella cartina "Vicino alle Torri Gemelle." "Torri Gemelle? Non è lì che..." "Si, si sono svolte lì le Nozze Rosse, il regicidio di Robb Stark. Ma se prendiamo Lord Frey alla sprovvista non dovremmo avere problemi." "Arriverò per prima, senza i draghi, sarebbero troppo vistosi. Una parte dell'esercito si muoverà con me, per prendere le Torri." "Pensate che sia prudente separarvi dai draghi mia regina?" "Le loro fiamme sono visibili a centinaia di leghe di distanza... se non vogliamo trovarci l'intero esercito Lannister ad aspettarci, sarà meglio così." "Come desiderate mia signora." 



"Melisandre... avete visto qualcosa nelle fiamme?" Daenerys non si arrischiava spesso a chiedere consiglio alla donna rossa, sapeva quanto pericoloso poteva essere sapere il proprio destino "Le fiamme sono incerte mia regina." L'affermazione strappò uno sbuffo a Mormont e Melisandre lo ricambiò con un occhiataccia "Ma di una cosa sono certa. Ho visto un lupo camminare sulle Torri dei Frey." Daenerys rimase in silenzio per un attimo, per poi voltarsi verso l'angolo in cui Arya e Bran ascoltavano in silenzio la conversazione; per un secondo, Arya fu quasi certa che la potesse vedere. "Un lupo... che sia un presagio di cattivo auspicio?" "Nessuno può saperlo con certezza." "Che sia... che sia lei?" nel dirlo, la voce di Daenerys si era fatta tremante e Arya provò un colpo al cuore nel vedere quanto la facesse soffrire il solo pensiero di lei; come aveva potuto infliggerle una tale pena? La mano di Dany si alzò a stringere la catenina che portava al collo, e Arya fece appena in tempo a riconoscere il medaglione che le aveva donato, prima che la stanza ricominciasse a vorticare intorno a lei "No!" urlò con disperazione, ma Bran la guardò con un misto di risolutezza e compassione "Mi dispiace, dobbiamo andare. Devo mostrarti un'altra cosa prima che tu possa tornare a casa."




Arya ci mise qualche secondo a riconoscere il nuovo ambiente che la circondava, però fu certa fin da subito di averlo già visto. Era la stanza che una volta era appartenuta a suo padre, lo studio del Primo Cavaliere del Re. Un uomo grasso stava parlando con una donna bionda, circondati da uomini in uniforme. Arya e Bran si avvicinarono lentamente, e Arya riconobbe la donna al primo sguardo: la regina Cersei. Nonostante fossero passati tanti anni, l'avrebbe riconosciuta ovunque. Il suo viso bello e glaciale si era fatto più vecchio, la lunga chioma bionda aveva perso la sua brillantezza e la schiena era più curva sotto il peso degli anni, ma la regina manteneva intatto il suo fascino. Bran la fissò per un momento con un espressione indecifrabile, come se cercasse di trattenere un odio di cui non andava fiero ma che non poteva fare a meno di provare. "Ti ricordi il servo che aveva accompagnato Melisandre e Jorah dalla regina?" Arya annuì distratta, anche se in quei momenti la sua attenzione era tutta per Daenerys "E' una spia. Il Concilio ristretto del re sta discutendo proprio ora di quello che l'uomo ha riferito loro." 



"Daenerys pensa di essere più furba di noi, le faremo vedere!" Il grasso uomo battè il pugno sul tavolo, facendo scrollare il doppio mento sudato. Cersei non tentò nemmeno di nascondere il disgusto nel suo sguardo, ma parlò con voce neutra "E' un occasione che non possiamo perdere. Se Daenerys arriva senza i suoi draghi sarà molto più facile eliminarla una volta per tutte. Morta lei, il suo esercito si sgretolerà come polvere! Non possiamo muovere un grande numero di uomini, anche la madre dei draghi ha le sue spie... Ma se mandiamo un corvo a Lord Frey, ci penserà lui. I suoi uomini sono vicini al luogo dello sbarco, se riuscirà ad uccidere quella bambina insolente lo ricoprirò d'oro." Gli uomini intorno a lei annuirono, ma uno si avvicinò alla tavola "E per il nord mia signora? Voci dicono che Arya Stark abbia riconquistato Grande Inverno." "Cercate di mettervi in contatto con Bolton, e mandate un messaggio a Lord Baelish... se unirà le forze con i Frey dovrebbe bloccare un eserito ababstanza a lungo per permetterci di riunire i nostri uomini." "E Dorne mia signora? Sono mesi che non riceviamo notizie dalla Principessa Arianne." "E' ora che Dorne decida da che parte stare. Scriverò a mia figlia Myrcella, parlerà lei con i Martell, si assicurerà i loro uomini nello scontro imminente. Siamo assediati da due fronti, ma ricordatevi che abbiamo l'esercito più numeroso e potente che Westeros abbia mai visto. Non ci faremo intimorire dallo spettro di un'antica dinastia, e meno che meno da una ragazzina che parla con i lupi. Il Trono di Spade appartiene a re Tommen, e così sarà anche alla fine di questa guerra!" Gli uomini riuniti batterono i pugni sul tavolo, e Arya capì ancora una volta quanto quella donna da sola fosse molto più pericolosa dell'intero esercito che si vantava di possedere; poteva essere una serpe, ma sapeva essere astuta e macchinatrice come nessun altro. 



"Dobbiamo andare" la voce di Bran le arrivò da lontano, come un sogno, e insieme tornarono vorticando nel parco degli dei di Grande Inverno. Arya rimase in silenzio per un attimo, scossa dagli ultimi avvenimenti, confusa e spaventata dalla realtà intorno a lei che sembrava sfaldarsi come creta. "Perché mi hai mostrato tutto questo Bran? Io... io non capisco." Bran la guardò con un sorriso triste, molto più maturo del suo volto da bambino "Non capisci sorella? Tu sei la chiave. Daenerys è in pericolo, e solo tu puoi salvarla." "Perché me? Perché non hai mostrato tutto questo direttamente a lei?" A questo punto Bran le rivolse un grande sorriso "Perché sei mia sorella, è voglio che tu sia felice, Arya. E perché Daenerys ha bisogno di te per adempiere al suo destino, solo insieme riuscirete a portare la pace a Westeros. Salva Daenerys, distruggi i Frey, vendica nostro fratello e nostra madre. Fallo anche per me sorella mia." I contorni di Bran, come quelli della realtà intorno a loro si facevano sempre più sfocati, e Arya capì che il loro tempo insieme era davvero finito. "Ti rivedrò mai Bran?" Bran la guardò dolcemente mentre lei si sentiva ritornare alla realtà, il dolore che si faceva sentire per la prima volta da quando si era svegliata. L'ultima cosa che vide prima di svegliarsi completamente fu Bran che la salutava con la mano, e cercò di serbare un immagine di lui così, felice e sorridente.




Quando aprì gli occhi rimase spiazzata da quello che vide. Era la sua stanza, Arya avrebbe riconosciuto quei muri tra mille. E se fosse stato tutto un sogno? Tutta la sua vita, ogni dolore e ogni sofferenza, solo un illusione? Se una volta alzata dal letto si fosse ritrovata nella sua vecchia Grande Inverno, con sua madre che la rimproverava per il suo disordine e il padre che la guardava con un sorriso nascosto? Ma non appena cercò di mettersi seduta capì che era stato tutto fin troppo reale mentre la testa le doleva in modo così forte da costringerla a ributtarsi a letto. Accanto a lei vide Brienne, addormentata su una sedia, e un sorriso stanco le spuntò sulle labbra. "Brienne!" chiamò dolcemente la donna, che si svegliò immediatamente con un salto "Mia regina, mi dispiace io.. penso di essermi addormentata." "Brienne, tranquilla, non dovevi restare qui a vegliare su di me." "Avete dormito per quasi due giorni, ero preoccupata da morire! Il cerusico ha detto che avete preso una bella botta in testa, e che potevate non svegliarvi più. "Avete preso Bolton?" "Roose stava cercando di scappare dopo la morte del figlio. Lo abbiamo catturato e messo in catene, attende il vostro giudizio." Arya annuì contenta, anche se dubitava di essere in grado di alzarsi tanto presto; era ancora intontita dalla ferita e dal sogno. "Brienne, ho bisogno di convocare il consiglio di guerra, dobbiamo muoverci velocemente, bisogna.." "Voi dovete solo riposare; a tutto il resto penseremo dopo. In più, avete una visita." Arya la guardò confusa, e Brienne andò ad aprire la porta, evidentemente chiamando qualcuno che era rimasto fuori tutto il tempo. Tornò indietro qualche secondo poco, accompagnata da un uomo. Arya rimase a fissarlo dal letto, incredula di fronte a quello aveva davanti a lei. L'uomo le sorrise, e Arya si ritrovò a fissare degli occhi identici ai suoi, illuminati da una gioia profonda "Jon!"
  
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