Al Diavolo, io la posto. Ci ho pensato parecchio e, finalmente, ho deciso di postare questo piccolo esperimento. Non so quando riaggornerò, ho scritto solo un quarto del prossimo capitolo, ma le idee ci sono. Vorrei sapere cosa ne pensate e se vale la pena continuarla. Quindi... ditemi voi cosa ne pensate. Il capitolo non è betato perché la mia beta buh è sparita.
So... aspetto le vostre recensioni.
“Ti prego aiutami!”
Rachel Barbra Berry si
sollevò di scatto dalla sua sedia, su cui era comodamente seduta, facendola
stridere in modo brusco.
Aggrottò le sopracciglia e
guardò alla sua destra ed alla sua sinistra.
L'aveva sentito solo lei?
“Rachel?” Domandò una voce,
riportandola alla realtà.
Rachel diresse il suo sguardo
su quello del suo professore di storia, Mr. Shuester.
L'uomo si avvicinò
preoccupato, fino a presentarsi di fronte a lei scrutandola curioso.
“Va tutto bene?” Chiese
l'uomo con aria confusa.
Rachel gettò ancora una volta
lo sguardo per la classe. Notò un paio di sguardi che erano rivolti verso di
lei. Alcuni erano preoccupati, come quello del professore e della sua migliore
amica, altri erano derisori, come quelli della maggior parte della sua classe.
La ragazza si schiarì la gola
annuendo. Sorrise stancamente e si risedette.
“Certo Mr. Shue. E' solo che
Brittany mi ha tirato un pizzico al fianco, mi spiace se le ho fatto
interrompere la lezione.” Disse rivolgendo a Brittany uno sguardo di scuse.
Brittany incrociò il suo
sguardo ed annuì prontamente.
“Mi scuso anch'io Mr. Shue.”
Disse la biondina esibendo la sua miglior puppy face.
Mr. Shuester parve accettare
la scusa.
“Va bene, ma evitate queste
bambinate nella mia ora, chiaro? E ora riprendiamo” Iniziò l'uomo tornando alla
sua cattedra. “Allora, come vi stavo dicendo gli Stati Uniti hanno aderito alla
seconda guerra mondiale quando...”
La voce dell'uomo andò via
via dissolvendosi nella testa di Rachel, che cercava in tutti i modi di capire
da dove provenisse quella voce.
“Rach?” Domandò Brittany,
silenziosamente, attenta a non farsi sentire dal professore che continuava a
spiegare imperterrito le fasi della seconda guerra mondiale.
Rachel si raddrizzò sulla
sedia rivolgendosi a Brittany.
“Scusa se ti ho tirato in
ballo” Disse la bruna.
Brittany annuì.
“Che succede?” Domandò
curiosa la biondina.
Rachel la guardò sconcertata.
“Non hai sentito nulla?”
Brittany portò la matita alle
labbra mordicchiandola leggermente.
“No, che avrei dovuto
sentire?”
Rachel fissò la sua migliore amica credendola pazza.
“Mi vuoi dire che non hai
sentito nessuno urlare “aiutami”?” Chiese confusa.
Brittany scosse la testa.
“Rach da quanto non dormi?”
Le domandò di punto in bianco la ragazza.
Rachel la guardò perplessa
ancora una volta.
“Scusami?”
“Hai bisogno di una dormita,
perché non vai in infermeria? Ti stai immaginando le voci e no, non attaccare
col tuo solito discorso perché se tu sei psichica io sono un unicorno.” Rispose
la biondina sorridendo. “Anche se... io sono davvero un unicorno.” Continuò.
Rachel ridacchiò sentendo
l'ultima frase.
“Mah, probabilmente hai
ragione.” Sollevò la mano destra e portò una ciocca di capelli dietro
l'orecchio. “Ho davvero bisogno di farmi una buona dormita.” Sussurrò.
Brittany annuì. “Però prima
di andare a dormire devi accompagnarmi al centro commerciale. Ho visto un nuovo
paio di stivali bellissimi e mamma mi ha già dato i soldi.” Disse.
“Va bene va bene.” Assentì la
bruna. “Alla fine delle lezioni ci andiamo.” Concluse.
Brittany approvò felicemente
prendendo dall'astuccio un pastello nero ed iniziando a disegnare dei baffi esageratamente
grossi alla figura di John Fitzgerald Kennedy che occupava un'intera pagina di
storia in tutta la sua fierezza.
Quarantacinque minuti dopo,
la campanella rimbombò per l'intero istituto.
“Bene ragazzi, per il test
della prossima settimana vi consiglio di studiare dal capitolo trentanove al
capitolo quarantadue.” Disse Mr. Shuester prendendo il suo libro e riponendo
tutto nella cartellina di pelle marrone che si portava sempre dietro.
“Ci vediamo la prossima
settimana” Aggiunse, rivolgendo a tutti un saluto sincero prima di dileguarsi.
Rachel si stiracchiò sulla
sedia gemendo quando sentì i muscoli delle sue gambe tirare così
meravigliosamente. Odiava rimanere seduta per così tanto tempo di fila e
sentire Mr. Shue parlare per due ore della seconda guerra mondiale aveva dato
il colpo di grazia ai suoi nervi.
“Sono distrutta.” Esclamò
risedendosi.
Brittany annuì sconsolata e
si alzò in piedi.
“Andiamo a mensa? Oggi c'è il
tortino di frutta come dolce.” Disse felicemente.
Rachel sorrise e si alzò a sua
volta.
Insieme si diressero a mensa
chiacchierando del più e del meno.
Oltrepassarono la porta
mentre ancora chiacchieravano quando Brittany dovette fermarsi inorridita.
“Allora Berry? Hai parlato ancora con uno dei tuoi fantasmi? O magari gli
unicorni di questa fessacchiotta ti hanno portato a schizzolandia?” Esclamò un
ragazzo enorme.
“Per tua informazione, David,
io non parlo con gli spiriti. Sento delle voci e no, oggi gli unicorni di
Brittany non si sono fatti vedere. Magari stanno vomitando arcobaleni nei
pressi della tua cameretta che, da quanto so è alquanto gaya.” Disse Rachel
tirandosi via qualche spaghetto al sugo dalla maglia e guardandolo schifata.
“Come ti permetti!?” Disse il
ragazzo avvicinandola e sovrastandola. “Non sai con chi hai a che fare! Potrei
distruggerti con un solo dito.”
“Oh fa pure.” Concesse
Rachel. “Solo che poi andrai a finire in un bellissimo riformatorio dove, per
sopravvivere, sarai costretto a concederti a tutti. Ma questo non è
necessariamente un male per te, vero David?”
David si guardò attorno
deglutendo sonoramente. Guardò la ragazza più bassa e con un gesto
stizzito dovette allontanarsi.
“Non è finita qui Berry.”
Disse mentre andava a sedersi nel tavolo dei giocatori di football.
“Perché gli permetti di
trattarti così?” Chiese Brittany una volta che, dopo essersi ripulita alla bene e meglio in bagno, Rachel si sedette al
suo fianco.
Rachel addentò una foglia di
insalata.
“Lo conosco da una vita, so
bene che non mi farebbe mai del male. Ha bisogno di rimarcare il suo essere un
duro ma in realtà lui è... lo sai tenere un segreto Britt?” Domandò
avvicinandosi al suo orecchio.
Gli occhi di Brittany
scintillarono e la bionda annuì furiosamente. “Lui è un unicorno proprio come
te.” Disse gustandosi lo sguardo di Brittany che da calmo divenne sorpreso e
poi stranito.
“Davvero?” Domandò la bionda.
Rachel si limitò a mordere un
pomodoro e ad annuire.
Il pranzo passò velocemente e
con lui anche le lezioni pomeridiane.
Alle tre precise Rachel trovò
Brittany fuori dalla sua classe.
Le sorrise e insieme si
diressero verso la macchina di Rachel. Una Ford Fiesta.
“Quando ti deciderai a
cambiare questo rottame?” Le domandò Brittany sorridendo.
“Rottame eh? E tu invece? Hai
di meglio da offrire?” Rispose ridacchiando Rachel.
“Fregata. Andiamo su che gli
stivali mi stanno chiamando. Non senti? 'Briiiittt, Briiiittt...'” Disse la
bionda abbassando volutamente il tono della voce, dandole l'idea di un eco.
“'Siamo quiiii, compraciiiii.
Siamo tutti tuooooi.'” Concluse la bionda ridacchiando.
Rachel scosse la testa.
“Quanto sei idiota Pierce!” Disse azionando il quadrante della sua auto e
mettendo in moto.
Dopo una piccola sosta a
Burger King Rachel e Brittany riuscirono a giungere nel centro commerciale.
“Hai scelto il paio vero?
Dimmi che non rimarremo qui per un'altra ora come il mese scorso, ti prego
promettimelo.” Sospirò Rachel, vedendo come gli occhi di Brittany si stessero
man mano illuminando per ogni passo che le avvicinava al negozio designato.
“Beh magari ho alzato il
prezzo degli stivali a mamma, in modo da avere più soldi da spendere per una
maglia...” Disse la bionda evasiva.
Rachel si pizzicò il naso
sbuffando sconsolata. “Dovevo immaginarlo.” Sibilò lasciandosi trascinare da
una Brittany quanto meno esagitata.
Come preannunciato, la scelta
delle scarpe fu abbastanza rapida ed indolore. Il vero problema arrivò quando
la bionda decise di spendere i suoi restanti trentaquattro dollari per una
maglia.
Rachel era ormai coperta di
magliette che Brittany le passava dal camerino dicendole solo “Uhm forse questa
potrebbe andare” per poi scartarla non appena i suoi occhi si posassero su
qualcosa di più carino.
La bruna sbuffò per
l'ennesima volta nel giro di venticinque minuti e... ventisei minuti.
“L'ho trovata Rach. Questa è
perfetta.” Disse Brittany sorridendo e mostrando a Rachel una maglia verde con
tanti pesciolini. “Ho deciso prendo que-” La bionda si fermò e Rachel sbuffò
ancora. “Anzi aspetta, provo questa e vediamo.” Disse lasciando l'ennesima
maglia a Rachel e rinchiudendosi nel camerino.
“E lo sapevo.” Disse la bruna
rassegnata.
“Aiutami ti prego!”
Rachel sgranò gli occhi e si
guardò intorno. Nessuno. Non c'era assolutamente nessuno nell'anticamera dei
camerini.
“C'è nessuno?” Chiese facendo
un giro su se stessa.
“Rach che succede?” Domandò
Brittany aprendo la tenda del camerino apparendo con il solo reggiseno alla
bruna.
“Britt rivestiti sei mezza
nuda.” Le fece notare Rachel. Brittany sorrise e tirò la tenda.
Rachel si appoggiò al muro e
chiuse gli occhi e fu li che lo vide.
Una serie di immagini nella
sua mente si susseguirono velocemente. Vide le spalle di un ragazzo. Lo vide
correre, scivolare e girarsi terrorizzato. Non riuscì a vedere il suo viso
perché l'immagine si spostò verso una creatura informe e nera.
“Cosa diavolo?” Si domandò
sottovoce non osando aprire gli occhi.
“Se c'è qualcuno che mi sente
ti prego. Aiutami.”
Rachel sentì ancora una volta
la voce. Come se fosse stata dotata di vita propria la ragazza fece scivolare
tutte le maglie a terra e iniziò a correre.
Corse a perdifiato senza
sapere nemmeno dove si stesse dirigendo.
Ritornò in sé quando, uscita
dal centro commerciale vide dinanzi a se un bosco.
Da quando c'era un bosco lì?
“Non ce la faccio più!”
Non riuscì a trovare una
risposta perché la voce le rimbombò ancora nella testa.
Riprese a correre e fu lì che
lo vide. Un gatto marrone era steso a terra svenuto.
Lo prese in braccio ed il
gatto si avvicinò a lei posandole sulla mano un piccolo anellino prima di
svenire.
“Rachel?” Rachel si girò
verso Brittany.
Era poco fuori il centro
commerciale ed il bosco era... sparito.
-Cosa diavolo?- Si disse la
bruna confusa. Era certa di essere stata in un bosco appena trenta secondi
prima.
“Rachel che succede? Ti senti
male?” Le chiese la bionda.
Rachel si ritrovò ad
assentire.
“Scusa Britt. avevo bisogno
d'aria e sono uscita. Poi ho trovato lui.” Disse mostrandole il gatto e
nascondendo il piccolo anellino.
“Oh mio dio. E' ferito? Sta
bene?” Domandò Brittany. “Vieni andiamo a casa tua. Dobbiamo curarlo” Disse prendendolo
in braccio e dirigendosi verso l'auto di Rachel. “Allora Rachel ti muovi?”
Rachel annuì disorientata. Nascose
l'anello nella tasca della gonna e accese l'auto mettendosi alla guida.
Dieci minuti dopo, nella
stanza di Rachel, Brittany si accingeva a stringere l'ultima benda sulla
zampetta sinistra del gatto.
“Va tutto bene, non è ferito.
E' solo molto stanco ed ha qualche graffio. Probabilmente ha fatto a botte con
gli altri gatti del quartiere.” Disse Brittany sedendosi sul letto di Rachel
dopo aver adagiato con cura il micino su un asciugamano ai piedi della
scrivania di Rachel.
“Un paio di giorni e dovrebbe
guarire.” Disse e Rachel annuì ancora scossa.
Sapeva che in materia di
gatti Brittany avrebbe potuto tenere comizi di ore.
“Lo tieni tu vero Rach? Io
non posso portare altri gatti in casa. Lord T potrebbe prenderla a male e
ricomincerebbe a fumare di nascosto.”
Rachel assentì. “Devo
chiedere ai miei papà ma non credo ci siano problemi.”
Brittany sorrise e si
stiracchiò stendendosi sul letto.
“Benissimo. Tra poco devo
andare via. E' quasi ora di cena e se faccio ancora ritardo mia madre mi
ucciderà.” Disse.
Rachel sorrise e si accomodò
vicino a Brittany chiudendo gli occhi.
“Grazie.” Sentì nella sua
mente.
“Prego.” Sussurrò in
silenzio.
“Mmh?” Domandò Brittany
girandosi su un fianco. “Che hai detto?” Chiese.
“Io non ho fiatato. Giuro.”
Rispose Rachel sorridendo.
Brittany scosse la testa. “Tu
non me la racconti giusta.” Le disse sollevandosi e prendendo il proprio
cappotto. “Ora vado. Ci vediamo domani ok?” Disse.
Rachel annuì, accompagnò la
sua amica alla porta di casa e decise di cenare.
I suoi genitori sarebbero
arrivati tardi quel mercoledì a causa di una cena di lavoro di suo padre Hiram
e lei aveva voglia di dormire.
Sgranocchiò un panino
velocemente e si infilò nel suo letto gemendo quando la sua testa incrociò il
cuscino.
Si addormentò all’istante.
La mattina successiva giunse
rapidamente per Rachel, la quale si ritrovò accecata da un raggio di sole che
le colpiva completamente l'occhio destro. Lo chiuse gemendo infastidita e si
rannicchiò sotto le coperte.
La sveglia del suo telefonino
suonò neanche
qualche minuto più tardi costringendola
a sollevarsi dal letto.
La prima cosa che attirò la
sua attenzione fu lo sguardo di un gatto da sopra la sua scrivania.
Non l'aveva poggiato ai piedi
della suddetta?
Non ci pensò quando vide che
il gatto si era rannicchiato all'interno dell'asciugamano e la guardava
sospettoso.
Rachel si sollevò, prese
l'anello e lo appoggiò proprio vicino al gatto che, in tutta risposta sgranò
gli occhi.
“L'hai preso tu, meno male.”
Disse il gatto.
Rachel guardò il gatto e poi
diresse lo sguardo verso la sua immagine riflessa allo specchio.
Osservò ancora una volta il
gatto.
“Sto impazzendo” Si disse,
prima di ridere sguaiatamente.
“Sto decisamente impazzendo
se sento un gatto parlare.”
Poggiò le sue mani sulla
scrivania passandosi poi la mano sinistra a tirarsi la guancia. No, decisamente
non stava sognando.
“Non sei pazza. Io non sono
un normale gatto.” Disse il gatto.
“Sono pazza sì. Non c'è altra
spiegazione.” Rispose Rachel.
Il gatto sbuffò, scese dalla
scrivania barcollando e si fermò davanti allo specchio osservando la propria
figura con sguardo critico.
“Mio dio, che schifo di
colore ho.” Esclamò il gatto leccandosi
leggermente la zampina destra prima di passarla sul muso a ravvivare quello che
sembrava essere un ciuffo.
“Molto meglio.” Disse
voltandosi verso Rachel.
“Ciao. Io sono Kurt e sono un
mago.” Si presentò, allungando la
zampetta che si era appena leccato.
Rachel si sedette sul letto
sconcertata.
“O-ok... io mi chiamo
Rachel.” Rispose allungando la mano.
Kurt, il gatto, la prese tra
le sue zampe e la strinse prima di tornare sul suo asciugamano.
“Ti spiace se approfitto
della tua gentilezza e dormo un po'? Sono distrutto. Non ci vorrà molto, solo
cinque o sei giorni al massimo e poi toglierò il disturbo. Devo solo recuperare
un po' del mio potere magico per viaggiare nel mio mondo.” Disse il micino
accoccolandosi.
Rachel si ritrovò ad annuire.
“O-ok... hai bisogno di
qualcosa? Cibo per gatti? Altre coperte? Medicine?” Domandò confusa.
“No grazie. Ho solo bisogno
di riposo. Sono distrutto.” Rispose il gatto sbadigliando, poco prima di
addormentarsi.
Rachel, ancora confusa, si
vestì e passò da Brittany come ogni mattina e la accompagnò a scuola.
Le lezioni si susseguirono lentamente senza avvenimenti
particolari.
Giunta all'ora di pranzo
Rachel prese la sua auto e tornò a casa dopo essersi scusata con Brittany ed
averle detto di sentirsi poco bene.
Arrivata a casa, la ragazza
corse nella sua stanza dove vide Kurt, quel simpatico micino, stare davanti
allo specchio ad aggiustarsi il pelo con la lingua.
Chiuse la porta e si schiarì
la voce per attirare l'attenzione e, grazie al cielo, ci riuscì.
“C-ciao Kurt.” Disse Rachel
spaventata.
Kurt si voltò verso di lei e
si avvicinò saltandole in grembo.
“Ciao Rachel.” Disse
accoccolandosi al petto della mora.
“Allora... ti serve
qualcosa?” Chiese la bruna. “Come ti senti?”
“Sto già meglio. Però avrei
una certa fame.” Rispose il gatto.
Rachel annuì e con Kurt in
braccio prese a scendere le scale.
“Già a casa Rach?” Rachel
sobbalzò nel sentire la voce di suo padre LeRoy alle sue spalle.
“Papà!” Esclamò.
“Wow che bel gattino.” Disse
LeRoy prendendo in braccio Kurt, il quale soffiò un paio di volte verso l'uomo.
-Di a tuo padre di lasciarmi.
Ora.- Rachel sentì nella sua mente.
-Mi senti? Riusciamo a
comunicare così?- Domandò sperando di essere ricevuta.
-Si. Finché l'anello è nelle
tue vicinanze riesco a farmi sentire da te.- Rispose Kurt.
“Papà credo che non gli
piaccia essere preso così!” Esclamò Rachel riafferrando il povero Kurt che
soffiò ancora verso l'uomo.
“Comunque ha fame. Che posso
dargli?” Domandò al padre.
-Una bella bistecca al
sangue- Disse Kurt nella sua mente.
-Dio no che schifo! Io sono
vegana.- Rispose Rachel arricciando disgustata il naso.
“Perché per ora non provi con
qualche biscottino di sotto? Dopo potremmo andare a comprargli un po' di cibo
per gatti.” Rispose LeRoy.
Rachel annuì e scese le scale
diretta verso la cucina.
Prese un paio di scatole di
biscotti e le riversò in un piattino. Riempì un altro piatto con del latte e
offrì il tutto a Kurt il quale non si fece scrupoli ed iniziò a mangiare
contento.
-Allora...- Iniziò Rachel
vedendolo mangiare. -Mi spieghi che cosa è successo?- Chiese.
Kurt si fermò un secondo,
valutando se parlare o meno, ma alla fine cedette.
-Ascoltami bene.- Iniziò,
sedendosi compostamente sulle gambe di Rachel. -Io non sono di questo mondo.
Provengo dal mondo numero settantasette.-
-Mondo numero settantasette?-
Domandò confusa la ragazza.
-Non interrompermi. Comunque
si. Settantasette. Questo, se non erro è il mondo numero quarantadue.- Riprese
il micio mentre, imperterrito, si leccava una zampetta e tentava in tutti i
modi di ravvivare il suo ciuffetto.
-Comunque, dicevo. Non sono
di questo mondo ma sono finito qui a causa del diario di Mr Edward Kelley. E'
andato disperso e, dopo anni di studi, sono riuscito a ritrovare una fonte che
mi dice che tutte e cinquanta le pagine sono sparse per questo mondo.- Disse.
Rachel ascoltò rapita il
racconto.
-Ecco perché mi trovo qui.
Devo recuperare le pagine del diario e sigillarle nel loro mondo. Sono molto
pericolose.-
-Capisco...- Rachel iniziò ad
accarezzare distrattamente il micio. -Ti hanno ferito loro?- Domandò.
-Mi spiace Rachel. Questo non
posso dirtelo. Non voglio metterti in pericolo.- Rispose il micio.
Rachel annuì.
-Grazie per la
preoccupazione.- Rispose seriamente.
Rachel prese Kurt e lo portò
verso la sua cameretta.
Oltrepassò la stanza e lo
sentì irrigidirsi.
“C'è qualcosa che non va?”
Domandò non appena lo vide scendere e traballare ancora.
Kurt non rispose e si limitò
ad afferrare l'anello ed a fuggire di casa.
Sconvolta la bruna lo seguì
ritrovandolo, poco dopo, semi svenuto per strada.
“Kurt!” Urlò, accovacciandosi
su di lui.
“Prendi...” Il gatto iniziò a
tossire. “Prendi l'anello” Le disse.
Rachel annuì e fece come lui
aveva detto.
“Mettilo al dito e fa in
fretta, non abbiamo molto tempo.”
La ragazza eseguì ancora il
comando.
“Pensa ad un’arma.” Disse
Kurt.
Rachel pensò intensamente ad
un arco e questo, come per magia, spuntò nelle sue mani.
“Ho bisogno di un po' della
tua forza.” Riprese il gatto.
Rachel lo fissò intensamente
ma dovette distogliere lo sguardo quando davanti a sé comparve un enorme e
maestoso volatile nero.
“E' colpa del diario. Una
pagina l'ha contaminato facendolo diventare... questo.” Disse il gatto tentando
di alzarsi sulle sue zampe.
“Devi abbatterlo e sigillare
la pagina.”
Rachel afferrò Kurt e lo tirò a se scappando mentre l'uccello iniziava a
seguirli.
“COSA?” Urlò. “Come diavolo
faccio? Mi farà a pezzi.” Esclamò, schivando all'ultimo secondo un colpo.
“Hai bisogno di una
protezione. Immagina un abito, ti servono delle vesti
protettive.”
Rachel fece
ciò che il gatto le aveva chiesto e, senza accorgersene, si trovò vestita.
“Sul serio
ragazza? Ma il tuo senso della moda è così scadente?” Chiese il micio guardando
il completo della bruna.
Rachel era vestita con un
golfino verde pastello con sopra un gatto rosa. Una minigonna le copriva le
cosce e delle calze, bianche, le arrivavano ai piedi incorniciati da un paio di
mocassini marroni.
“Ti sembra il momento Kurt?”
Domandò stizzita.
“I miei poveri occhi...”
Riprese il gatto inorridito. “Va bene, per ora basteranno. Queste vesti sono
speciali, ti proteggeranno per ora.” Disse.
Rachel saltò un piccolissimo
ostacolo ritrovandosi nel parchetto dietro casa sua che, fortunatamente, al momento era completamente vuoto.
“Bene Rachel. Ripeti con me:
“Potere dell'anima della divina Sylvester vieni a me”.”
Rachel si nascose dietro un
albero ansimando e chiuse gli occhi concentrata.
“Potere dell'anima della
divina Sylvester vieni a me.” Ripeté convinta.
Un fascio di luce si innalzò
dall'anello e Rachel sgranò gli occhi.
“E ora?” Domandò con aria
confusa.
“Ora potrai usare l'arco e le
vesti.” Rispose il micio. “Immagina una freccia e cerca di mirare al cuore di
quell'essere.”
“Ma così lo ucciderò.” Disse.
“E poi non ho una buona mira.”
“Non preoccuparti, non morirà
e grazie all'aiuto della divina Sylvester la tua mira è migliorata.” Rispose il
gatto indispettito.
Rachel annuì convinta.
“Ok io ci provo”
Immaginò una freccia che
comparve nella sua mano destra. Tese l'arco e prese la mira.
“Ora!” Urlò lasciando andare
la corda tesa e scoccando la freccia, centrando l'animale proprio nel petto.
Rachel sentì l'animale urlare
e lo vide dissolversi completamente. Al suo posto rimase solo un foglio e un
piccolissimo passerotto.
“Non male, Rachel. Ora
sigilla la pagina!” Disse Kurt avvicinandosi al gatto.
“E-e come faccio?” Chiese
spaesata Rachel.
“Avvicina l'arco alla
pagina.”
Rachel eseguì gli ordini e
allungò l'arco alla pagina.
-Pagina dodici acquisizione
completa- Urlò l'arco.
Rachel sbuffò e si lasciò
cadere a terra.
“Mi spieghi cosa è successo?”
Domandò al gatto.
Kurt si scrollò di dosso un
po' di polvere prima di appoggiarsi a Rachel.
“Più tardi. Ora ho veramente
bisogno di dormire.” Disse lasciandosi andare.
Rachel sorrise, prese in
braccio Kurt e lo portò a casa sua appoggiandolo sul suo asciugamano.
“E' stato fighissimo!”
Esclamò ficcandosi in doccia.
Dato che siete buoni e che l'altra mia storia ha ricevuto ben 125 recensioni (non male per essere la prima pubblicata in questa sezione *si vanta* ) vi prego di dirmi cosa vi piace o meno.
*elemosina le recensioni*
In caso vi lascio anche il mio Ask >.< http://ask.fm/Takuzzola e niente....
Ah il prossimo capitolo è mezzo scritto ma... devo superare la sessione di esami universitari ç_ç sobbing
Ah solo un ultimissima cosa... mondo 42 eheheheheh dai chi la capisce lo stimo <3
Un saluto Hinata93