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Autore: solonely182    21/08/2014    3 recensioni
La storia è ambientata a Poway, California, nel 1991. La sedicenne Josie, citata dai Blink in una loro canzone, è appena tornata in città pronta per un nuovo inizio e per il liceo, dove conoscerà successivamente Mark e Tom, amici da sempre.
Ho cercato di rendere la ff quanto più reale possibile (origini dei Blink, canzoni per data e altri avvenimenti). Tratta anche tematiche piuttosto delicate che fanno parte dell'adolescenza sia dei protagonisti che in generale.
Per il resto è la mia prima ff (siate davvero clementi) e spero vi piaccia!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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-La dovete smettere!- urla Lux ricoperta di farina.
Scoppiamo a ridere, ha l’aria davvero arrabbiata.
E’ iniziato tutto con l’idea di cucinare un bel dolce ma è finita con una battaglia all’ultimo sangue.
-E’ polvere bianca, polvere bianca!- ripete Rick sparpagliandone altra come se fosse un angelo.
-E tu, basta con la cioccolata!- sbraita Lux a Tom.
-Gne gne- le fa il verso lui.
-Avanti facciamo questa stupida torta- sbiascico pulendo alcuni ripiani.
-Che idea di merda- commenta Lux.
Nel momento in cui prendo le uova, suona il campanello.
Mi precipito alla porta facendo una scivolata.
Mark mi osserva un po’ accigliato.
-Disturbo?-
-No no, stavamo… cucinando-
Fa un sorriso luminoso.
-C’è Tom?-
-Sì, è in salotto-
Corre nell’ampia sala gridando come un pazzo.
Tutti lo fissano come se fosse un alieno appena caduto dal cielo.
-HANNO PRESO L’EP!-
Tom si mette le mani nei capelli e si alza dal divano come se fosse stato punto da una medusa immaginaria.
-Cazzo, cazzo, cazzo!-
Si abbracciano.
Lux batte le mani come una bambina mentre Rick prende alcune birre.
-Com’è stato possibile?-
-Cazzo ne so, ma ehi.. ce l’abbiamo fatta!-
Resto a fissare la loro gioia che esplode con una qualsiasi affermazione.
Tom mi lancia un’occhiata.
-Prendo la macchina fotografica- dico provando a sembrare entusiasta.
Salgo le scale e per un istante mi sento mancare l’aria.
Scuoto la testa con un gesto automatico e vado in camera, la cerco ovunque ma non la trovo.
Mi accovaccio sotto il letto, potrebbe essere caduta, ci rimango e non so il perché.
Ho un enorme vuoto interiore. Dovrei essere felice per loro eppure mi sento uno schifo.
Mi rannicchio contro il muro fino a quando non vedo le scarpe di Tom comparire nella stanza.
-Josie?-
Non rispondo, farei la figura dell’idiota se mi facessi trovare qui.
Si china.
Troppo tardi.
-Cosa ci fai qua sotto?-
-Cercavo la polaroid-
-E’ sul letto, non l’hai vista?-
-Uhm… credo di no- rispondo imbarazzata.
Mi scruta in una maniera strana e poi si stende.
-Cazzo… è davvero stretto-
Tira una gomitata per entrare meglio.
Siamo a pochi centimetri sotto il mio letto che è anche pieno di polvere.
-Ci sarà una nostra esibizione sabato prossimo e vorrei che la mia ragazza fosse presente, senza nascondersi sotto il palco- dice ironico.
Scoppio a ridere.
-Sì, scusa hai ragione-
-Tutto okay?- domanda quel punto.
-Penso di sì-
Mi tende una mano.
-Questa sera ti porto in un posto per festeggiare-
-Non sei obbligato-
-Infatti ti obbligo io- ribatte.
 Sorrido e afferro la sua mano.
 
‘’EL SOMBRERO’’
L’enorme insegna ci ripara dalla pioggia, o meglio, da un diluvio universale.
-E’ chiuso-
Osservo il cielo nero sopra di noi.
-Che facciamo ora?- chiedo.
-Te la senti di fare una gara?-
Per un momento esito, non ho idea di cosa abbia in mente ma la sua faccia idiota mi fa capire che dev’essere una delle sue stronzate, tipo questa di andare a cena con una tempesta.
-Di che tipo?-
-Una gara di corsa, chi arriva per primo a quel ponte vince- ammicca.
-Quel ponte?- sottolineo indicandolo, disterà almeno cinquecento metri.
-Hai paura di perdere, eh?-
-Coglione-
Lego un’estremità della maglia che mi sta troppo larga.
-Okay, al mio via. Pronti…-
Mi piego in avanti, sarà un’ammazzata.
-Partenza… Via!-
Nel preciso istante in cui grida ‘’via’’ lo spingo di lato e comincio a correre.
-Ehi! Non è valido!-
-E’ il vantaggio per le ragazze!-
Sento che farfuglia qualcosa ma la pioggia è talmente fitta che non riesco a percepirlo.
Faccio dei respiri regolari per non perdere fiato.
Mi volto e vedo che mi sta raggiungendo, scoppio a ridere nell’intravedere la sua espressione palesemente affaticata.
Dopo qualche minuto fa un gesto con la mano e poi si butta a terra.
-Okay okay, hai vinto!-
Rallento e torno indietro.
Ha il fiatone.
Mi stendo vicino a lui, proprio come aveva fatto tre ore prima sotto il letto.
Aspetto che si riprenda.
Gli s’illumina il volto.
-Oh cazzo, l’hai visto?-
-Cosa?- continuo a fissarlo.
-Un cazzo di fulmine, è caduto a…-
Lo bacio.
La pioggia continua a scendere e s’insinua nelle nostre bocche.
Resta un po’ sorpreso dal mio gesto, tanto che ho addirittura il tempo di alzarmi mentre lui continua ad osservarmi dal basso.
-Mi farai impazzire-
Sorrido.
-Dai, andiamo-
Si solleva e ci incamminiamo sotto il ponte.
Il suo braccio destro mi stringe le spalle.
-Mi devi una cena da ‘’El Sombrero’’-
-Diventerai obeso- commento.
-Se mi ami, mi accetterai anche quando svaccherò- replica come avesse appena detto una citazione famosa.
Scoppio a ridere e poggio la testa sulla sua spalla.
 
 
 
Salve, come al solito il capitolo è un po’ banale ahaha spero comunque che vi sia piaciuto!
Un forte abbraccio e al prossimo capitolo!
  
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