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Autore: Rage The Soldier    21/08/2014    1 recensioni
In un futuro non troppo lontano, l'esercito ha preso il controllo della Terra, attraverso l'uso di soldati molto speciali, in grado di trasformarsi in ibridi fra umani e animali diversi. Sono senza pietà e piuttosto bellicosi, molto difficili da sconfiggere. Questa è la loro storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Era ormai passato un mese da quando le due allieve di Rage avevano scoperto il suo triste passato, ma nulla sembrava cambiato, anzi, solo una cosa: Evelyn e Misaki erano migliorate nella lotta e nelle capacità di intrufolarsi ovunque, doti indispensabili per qualunque spia; Rage si era auto complimentata per la ventata di ottimismo che aveva portato in loro, dote che per quanto a lei estranea non le dispiaceva affatto in quei momenti. Ma di quanto avessero appreso dalla sua maestra probabilmente se ne accorse solo una mattina, nel momento in cui meno se lo aspettava e volesse aspettarselo…
 
Campo base, sala delle armi, ore 6.05
 
Silenziosamente, una figura cercava di avvicinarsi all’uscita sul retro della grande sala, senza far rumore e rimanendo opportunatamente nascosta nell'ombra della pallida aurora non ancora completamente sorta. La donna aveva ormai stretto il palmo curato della sua mano sulla maniglia antipanico e si accingeva a premerla delicatamente per non amplificare il rumore dell’apertura di essa, quando un movimento fulmineo alle sue spalle la pietrificò impedendole di compiere il movimento, e in un attimo una mano le aveva bloccato la spalla.
Quasi come in conseguenza del gesto, una  delle luci si accese.
La ragazza che le tratteneva la spalla la osservò bene più e più volte, sperando di essersi sbagliata, ma alla fine scoppiò in una grossa risata resasi conto di CHI aveva beccato in fallo.
"Ra... Rage!? Pfff... HAHAHA! Oddio, oddio, un maschiaccio come te..." la canzonò Misaki riferendosi a ciò che indossava.
La caporeparto stava infatti sfoggiando un vestitino da ufficio nero, i capelli raccolti con un mollettone dorato e le scarpe nere col tacco. Le due medagliette, nascoste sotto l’elegante divisa, erano state sostituite da un sottile nastro di raso nero che le avvolgeva morbidamente il collo. Un piccolo tocco di trucco completava l'opera.
Rage impallidì di colpo, per poi diventare rosso fuoco, tale qual era il rossetto che le illuminava le labbra.
"È... È una copertura! Fa tutto parte di una missione! Smettila di fissarmi così solo perché ho un po'di trucco e un completo da ufficio!" sbraitò attirando l'attenzione delle altre due figure che si erano intrufolate nella sala scivolando nell'ombra come due fantasmi. Era circondata, quasi fosse un incubo, da Shinoda, Evelyn e Misaki.
Le due ragazze trattenevano a stento le risate, mentre un imbarazzato Shinoda, rosso come un peperone, fissava sua sorella come se ella fosse un alieno.
"Un vestito? NON TI AVEVO MAI VISTA CON UN VESTITO SISTA!" sghignazzò forzatamente.
"Non è un ve... Un veee... È un completo da ufficio per la mia missione! Ora smettetela e fatemi prendere le armi. Ho fatto rapporto l'altro giorno ai piani alti dell'esercito e mi hanno detto che posso procedere!"
"Quale missione?!" chiese Evelyn con una punta di ironia.
"Mpf... Quella... Dove... Beh... Io... Ecco... SONO INFORMAZIONI RISERVATE! Ma se volete, venite e fatemi da palo."
"Ok, miss vestito elegante!" ridacchiò Misaki.
 
Periferia di Lidos, luogo segreto, ore 7.10
 
"Bene, siamo arrivati. Lavoro qui da mesi ormai. Faccio la classica segretaria del pezzo grosso. Qui dentro c'è una persona che devo uccidere..."
"Chi?" chiese Shinoda.
"Chi se non il capo! Ma devo scoprire prima chi sia. Infatti quel pezzo grosso non è al vertice, ma sappiamo che sa chi sia il suo superiore e dove si trovi... Beh, se volete, fatemi da pali: vestiti così siete troppo... Ehm... Come dire... Vistosi!?"
"Umpf... Ok..." sbuffarono i tre incrociando le braccia e guardandosi fra di loro come per comunicare il da farsi senza dirlo a "miss eleganza".
Rage entrò senza voltarsi, incespicando sui tacchi, per poi riprendere con passo svelto, come se sui tacchi ci avesse sempre camminato.
Si stava aggirando per i tortuosi corridoi con aria furtiva, ma sentiva che qualcosa, anzi, qualcuno la stava seguendo. Senza darci troppo peso, proseguì per la sua strada, tenendo d'occhio ogni minimo particolare.
"Mai abbassare la guardia." si suggerì nella mente.
Dopo qualche passo, si voltò di scatto: sì, ne era certa. Un'ombra era scivolata dietro l'angolo. Corse, ma superato l'incrocio di corridoi, non c'era nessuno.
"Qualcosa non vaaa..." ringhiò felice e piena di adrenalina.
Si voltò dopo aver sentito degli spari provenienti dal corridoio parallelo a quello in cui si trovava prima; si precipitò  in quella direzione trasformandosi in ibrido, ma stando attenta a non farsi beccare dalle telecamere. Ma constatato ormai il disastro, tornò umana lasciando sempre pronti all’occorrenza i denti acuminati e le unghie leggermente affilate.
"Ma bene, caro collega... Beh, tanto ti detestavo..." ridacchiò lei, fissando un corpo dalla testa squarciata dall'esplosione del colpo.
Mentre osservava compiaciuta quella fine opera come se fosse stata lei stessa a crearla, sentì qualcosa di freddo toccarle la nuca, ma infondo se l'aspettava: gelida come l'azoto liquido sorrise e sbuffò leggermente.
La sua mano si era contratta di poco, mentre il braccio opposto era teso verso la coscia, dove teneva nascosta una lama.
"Hihihi... Credi di aver vinto, stupido idiota della feccia? Guarda il tuo petto..." ridacchiò Rage riferendosi alla lama puntata al cuore del suo aggressore.
"Io... Un membro della feccia!? Un idiota? Uno stupido?" tuonò di risposta dopo aver completamente ribaltato la presa puntando, non si sa come, la lama sui polmoni della ragazza-vampiro dalla parte posteriore del corpo.
"Mi pare di capire che tu sia uno come me... Muhahaha! Bene, allora possiamo metterci d'accordo." sogghignò Rage dopo che l’uomo ebbe mollato la presa.
"C'è una telecamera. Ti sta fissando, razza di sprovveduta!" continuò la figura puntando il dito verso un angolo. Non si vedeva nulla, ma poi, con un colpo preciso, questi lanciò la sua arma verso il soffitto, beccando in pieno qualcosa. Ci fu in quella zona come un'interferenza, poi un piccolo oggettino delle dimensioni di un bottone cadde a terra.
"Eccola." mormorò mantenendo costantemente uno sguardo gelido e privo di scrupoli, tenendo gli occhi fissi su quella segretaria di dubbie intenzioni che nel frattempo fece ritornare normali fauci e unghie.
Successivamente, quest’ultima si voltò, riprese l'arma e iniziò a giocherellarci, come suo solito, facendo dei complicati trick.
"Sono Rage Smith. Tu devi essere Ellery Harper, o, per meglio dire, Were. Mi hanno informato della tua presenza."
"Rage... Smith?! Sei per caso sorella di Ruby?"
"Ma ovvio. Peeerò..." disse prendendo un grosso respiro e prendendo in mano le sue due piastrine. Il suo tono si fece fra il serissimo e il sarcastico: "Tu sai troppo sul mio conto, e io troppo poco sul tuo... Ma suppongo che, per una volta, un genio del male come me possa fare un'eccezione per UN AMICO..."
"Un... Amico!? Dio, tu stai delirando..." disse lui fissandola stranito.
Rage fece lo stesso, ma con sguardo cupo e attento. Era un ragazzo sui 25 anni, dai capelli lunghi, lisci e neri. Sul braccio destro aveva un tatuaggio raffigurante un'aquila che vola di fronte alla luna piena. Gli occhi castani e lo sguardo di ghiaccio erano accentuati da un taglio cicatrizzato sotto l'occhio sinistro di una forma particolare: un taglio orizzontale ricurvo con la conca verso il basso dalla quale escono tre tagli verticali più piccoli come a fare dei denti.
Portava una giacca di pelle nera, senza maniche, lunga fino alle caviglie e aperta dietro, jeans e maglietta senza maniche della stessa tonalità di blu molto scuro. Indossava scarpe sportive nere e portava al collo una piastrina d'acciaio con incisa un'aquila.
"Beh, di certo non conviene a nessuno dei due avere l'altro come nemico, indi per cui ti consiglio di comportarti da bravo ibrido e di collaborare." disse Rage ad un certo punto.
"Frena cosetta, tu così a me non parli." sentenziò lui, stendendo la mano e il braccio in segno di ammonizione.
"Non sei nelle condizioni materiali per comandare: conosco ogni singolo anfratto di questo posto, dove ci sono delle telecamere e dove non passare. Quindi sta zitto e buono."
"Poco fa non mi sembrava che ti ricordassi di quella…" ribatté accennando alla telecamera formicolante di scintille ancora sul terreno; infine concluse: "Non mi sottometto a 'miss eleganza' solo perché pensa di essere avvantaggiata qui."
Emettendo un ringhio, Rage divenne ibrido per puro istinto, facendo comparire l'equipaggiamento vampirico e i soliti occhi dalle iridi leggermente arrossate.
"Tsé, giochetti da bimbi. Vediamo... Vampyrum spectrum, a giudicare dalle caratteristiche della tua forma ibrida."
Si trasformò a sua volta: nella sua forma ibrida, Ellery aveva un pelo color argento, tendente al grigio su mani e piedi. Il viso si era allungato leggermente, le orecchie erano cresciute a punta e affioravano dai capelli per permettere un aumento dei sensi uditivi e olfattivi. Le unghie erano diventate artigli affilati e una coda di media lunghezza per mantenere l'equilibrio ad alte velocità spuntava dall'apertura del cappotto.
D'improvviso la donna pipistrello si bloccò sul posto e cominciò a balbettare incredula.
"OOOH... MIO... DIOOO! SÌÌÌ! SEI UN LUPO, VERO? MA CERTO CHE SÌ! UN LUPO! UN LUPO! UN LUUUPOOO!" strillò Rage tornando normale e avvinghiandosi al collo di Ellery, il quale, incredulo, si era stupito della reazione bambinesca della ragazza, capendo, poi, grazie alla sua intelligenza di gran lunga fuori dal comune, che quell'atto era dovuto ad un collegamento affettivo con la sorella: anch'ella condivideva i geni di un canide, il cane lupo cecoslovacco, molto simile peraltro al lupo...
"FARÒ TUUUTTO QUELLO CHE VUOI!" disse con una bavetta alla bocca e gli occhi lucidi per la commozione. "Ma torna normale e ti uccido."
Ellery non ci pensò neanche lontanamente ad accontentarla e tornò normale, con grande rabbia della ragazza, la quale gli strillò con uno dei suoi famosi scream: "Torna ibrido, pezzo di un canide!"
Ellery, divertito, lo rifece.
"Canide... Figoso... Luuupo... Ruuuby..."
Tornò normale di nuovo, e Rage ritornò immediatamente iraconda.
"Perdo il controllo quando sono in forma ibrida... Del resto anche tu, no? Hai i sintomi di una mal-"
"Non c'è bisogno che lo sbandieri a destra e a manca, sì, anche io perdo il controllo. Ma ora... CHI SE NE FREGA SE PERDI LA SANITÀ MENTALE! TORNA IBRIDO E FARÒ TUTTO QUELLO CHE VUOI!"
"Tutto tutto?" sogghignò il ragazzo.
"Tutto tutto."
"Bene, proviamo: fai un giro su te stessa."
"MA ANCHE NO!"
Ellery si trasformò in ibrido.
"Sììì!" esclamò Rage girando come una trottola.
"Mi puoi tornare molto utile..." sogghignò Ellery tornando nomale.
"Mh!? Che cosa!? Tu... NON CI PROVARE!"
"Umpf, vedrò di trattenere la mia indole da malefico genio del male... Prima di tutto andiamo nella sala delle registrazioni: ci stanno controllando lo stesso secondo me... E poi voglio prendere una copia delle riprese delle mie torture alla feccia, mi rilassa vedere le mie vittime implorare la morte..."
"A chi lo dici... Vieni, ti ci porto io. So la strada più breve e più sicura."
 
Base segreta nemica, sala registrazioni, ore 10.10
 
Dopo qualche minuto di smanettamento sulle varie memorie digitali, ogni traccia della presenza del lupo grigio e di ogni orrore verificatosi al suo passaggio venne condensata in un unico piccolo hard disk e cancellata dalla memoria globale della scheda madre. Le mani precise e scattanti dell'agente dell'Intelligence volavano sulla tastiera come se stessero compiendo una danza leggiadra con l'abilità di un vero esperto.
"Eccolo. Il video è questo: toh, eccoti un doppio, così impari a torturare..." disse Ellery porgendo una copia di una pratica mini chiavetta su cui era stato salvato il file.
"Frena lupetto, non pensare di avere di fianco una santarella... Non ho né cuore né anima... E non provo pietà. Perciò abbassa la cresta e fammi lavorare. Distruggiamo il dvd, forza."
"Aspetta solo un attimo..." lo frenò lui con ancora gli occhi incollati allo schermo "eccola, la mia parte preferita! Osserva la sua espressione... Piena di terrore della morte..."
Rage tornò a guardare la registrazione dovendo ammettere di star assistendo ad un vero e proprio spettacolo: "Woh, non credevo esistessero torture tanto brutali…" sussurrò asciugandosi una leggera bavetta e fissando il monitor, sconcertata di aver trovato qualcuno che le desse parecchio filo da torcere in ambito di torture, nelle quali era reputata maestra.
Una persona a terra con le dita e gli arti distrutti dagli spari e dagli attacchi del ragazzo-lupo implorava la morte in lacrime che scendendo si mischiavano col sangue e i liquidi fuoriusciti dagli organi maciullati.
"Bello, eh?"
"Ha sofferto troppo poco." ringhiò Rage schietta e con una punta di rabbia che cercava a stento di trattenere. "Quelli della feccia devono morire tutti. Tutti, nessuno escluso. E fra le più atroci sofferenze. Devono patire il dolore di quando mi hanno tolto Ruby."
Il suo tono era diventato freddo e basso, come quelle voci che augurano la morte nei film horror.
"Questo è lo spirito che un soldier deve avere..." bofonchiò lui mantenendo un tono gelido quanto il suo sguardo.
"Ora muoviti, abbiamo un pezzo grosso da far parlare." tuonò alla fine, sempre con tono freddo e distaccato.
 
Base segreta nemica, porta dell'ufficio principale, ore 10.45
 
"Ecco, è questa la porta. Lascia il lavoro agli esperti, lupetto!" affermò seccata la 'segretaria' davanti ad un grande portone chiuso da varie serrature che solo gli addetti speciali potevano aprire. Infatti, prima di stendere entrambe le guardie senza far esalare loro neanche l'ultimo respiro, Rage aveva avuto la cura di farsi aprire la porta per poter consegnare dei documenti al suo caaaaro boss.
"Esperti dici? Come hai potuto vedere dal video, me la cavo molto meglio di te, per cui, fatti da parte sanguisuga." disse lui in tono ironico.
"Non paragonarmi a una banalissima sanguisuga!" sbraitò lei furibonda "Io sono un-"
"Un Vampyrum Spectrum, lo so bene. E se cedi così a una banale provocazione non vedo come reggeresti un interrogatorio senza ucciderlo prima di farlo parlare."
"Ok, capito. Entra, irromperò quando mi darai il segnale."
Ellery bussò alla porta e con tono "cordiale" chiese di entrare.
"Ma certo Diana, ti ho sentita dai rumori delle serrature… entra!" rispose un vocione da dietro la porta.
Rage ringhiò per un millisecondo quasi impercettibile... Ma QUALCUNO dalla indole sadica dietro di lei l'aveva sentita forte e chiaro...
"Bene... Diana? Molto bene." pensò.
"Non osare ripeterlo." bisbigliò lei senza farsi notare troppo.
"Senta Signor Niveo, Diana non c'è stasera, la sostituisco io: Ellery... Avrei alcune cose importanti di cui discutere con lei, se non la disturbo…" disse il ragazzo-lupo entrando e appoggiandosi sulla scrivania.
"Sì, dimmi pure." rispose egli, fattosi più accigliato a causa di un brutto presentimento.
"Beh, ho qualche domandina facile facile per lei... O meglio..." Ellery fece una pausa, chiuse gli occhi per qualche secondo, poi, alzandosi e mettendosi davanti al pezzo grosso, sfoderò un sorriso munito di fauci affilate. Aprì gli occhi i quali, volutamente, erano diventati talmente freddi fa far venire i brividi solo a guardarli. Nel vederlo così mutato in viso l'uomo comprese ogni cosa all'istante e scosse leggermente il capo incredulo ed atterrito.
Ellery aprì la mano. Le sue unghie erano lunghe e somigliavano sempre di più alle lame di una falce.
Alzò l'indice e gridò: "Primo... Io sono Ellery Harper e sono il tuo peggior incubo."
Alzò anche il medio: "Secondo: non sei il mio capo, sono fedele solo all'Intelligence, di cui faccio fieramente parte."
"E terzo..." fece una pausa, poi fece comparire il muso da lupo grigio, antenato di tutti i canidi, nonché suo fiero animale ibrido. I suoi occhi erano vuoti e quasi completamente gialli, ma di un giallo stranamente freddo. L'equipaggiamento cagnesco si fece più animalesco e le fauci erano grandi e minacciose.
A questo punto si avvicinò al 'capo' di Rage e diede il segnale di entrare alla ragazza-vampiro, la quale gridò a pieni polmoni: "IO... MI CHIAMO... RAAAGEEE!"
Gli ultrasuoni fecero fare all'arredamento e alle finestre una brutta fine.
"Diana è morta..." continuava a ripetere, avvicinandosi a lenti passi verso Niveo, il quale pur avendo una carnagione estremamente chiara potette sbiancare dal terrore di non uscire vivo da quella stanza.
Ellery si godeva lo spettacolo, anche se pensava che quel demone rosso avrebbe dato di più con maggiore controllo sul suo ibrido.
Rage prese per il collo della camicia il boss, lo alzò da terra e sorrise. Aprì la mano e la ficcò dentro l'addome della sua vittima, facendone scaturire sangue a grandi schizzi, i quali andarono a finire dappertutto. Rage si leccò via il sangue dagli artigli estratti dalla carne, poi, sbattendo a terra il corpo esanime, si chinò e lo guardò in faccia, tornando umana, ma mantenendo solo le ali.
Stava per perdere il controllo, ma non voleva darlo a vedere.
Ellery, avendo intuito lo stato della 'collega' e non volendo perdersi tutto il divertimento, la bloccò e iniziò a giocare con la preda che si contorceva dal dolore, e che non poteva neanche immaginare quanto ne avrebbe ricevuto in seguito.
"Vediamo... Prima che tu perda conoscenza, dicci le generalità del tuo capo."
"Non le so." rispose l'interessato.
"Menti spudoratamente." sogghignò Ellery.
"Lascia fare a me. Dammi la pistola e sta zitto." sussurrò Rage, facendo scomparire anche le ali e prendendo l'arma.
"Allooora... Roulette russa: c'è dentro un solo colpo qui. Sparerò ogni volta che menti. Se non vuoi diventare donna, immagino che tu capisca dove mirerò, ti conviene rispondere a questo ragazzo qui." disse scandendo leggermente le ultime tre parole, indicando Ellery con la pistola.
"No, LÌ no!" urlò la povera preda.
"Oh, sì, ne sono capace..." sogghignò come se avesse detto la cosa più normale al mondo.
"Dai, così vai oltre..." disse Ellery mettendo il broncio, che subito si trasformò in un ghigno malefico  "Scherzavo, dai... Se lo merita! Beeene... Quiz time! Dacci le generalità del tuo capo." continuò dopo aver sbuffato.
"Mai."
"Quindi le sai, eh?"
"No!"
Rage caricò l'arma e premette il grilletto, ma non partì il colpo. "Tsk... Tutta fortuna, bastardo."
"Avanti, parla." disse Ellery freddo come il ghiaccio.
"V... Va bene... È... È nella mia testa! Ho un chip di memoria proprio qui! Le sue generalità sono qui dentro e io non le ho mai viste, lo giuro!" singhiozzò in risposta l'interrogato, mettendosi le mani davanti per proteggere capo e ferite.
Ellery si avvicinò e chiedendo indicazioni di dove il fantomatico chip si trovasse, fece spuntare uno dei suoi artigli da lupo e con una precisione chirurgica estrasse il chip. Parte della carne pendeva dalla testa sanguinolenta, ma con uno strattone energico si strappò del tutto.
"Altro? Possiamo procedere, vero? Vero? VERO?" esclamò Rage guardando il compagno negli occhi.
"Mi pare ovvio. Oh, a proposito... Non mi unirò mai alla tua combriccola che qui fuori sta sistemando la sicurezza insieme al mio compagno X... Siete troppo deboli per noi dell'Intelligence."
"Intelligence? Uh, potrebbe tornare utile. Sicuro di non voler..." domandò Rage, per poi essere interrotta da un secco "No!" del ragazzo.
"Uff... Dai, su, falla finita e uccidilo." borbottò lei dopo poco in tono annoiato, facendo con la mano dei circoli.
"Non serve che mi dici ciò che devo fare, so fare il mio lavoro…" si fermò un momento, per poi esclamare con un tono rude e un ghigno malefico spaventoso stampato in volto: "Con estremo piacere!" poi, gli prese la faccia e gli cavò gli occhi con estrema violenza. Niveo giaceva ora nelle loro mani, senza neanche più la forza di ribellarsi. Soffriva e gridava, anzi, guaiva.
"Umpf, fagli ingoiare le graffette, così non urla!" suggerì Rage.
"Perché? Che divertimento c'è se non urla?"
"Puoi vedere la sua faccia implorare la morte e supplicare pietà... E con maggiore pathos!"
"No... conosco torture ben peggiori…" sentenziò aprendogli la bocca e infilandoci i suoi artigli, i quali, giunti alla gola, presero con la forza le corde vocali e, tirando energicamente, le strapparono e tirarono fuori dall'orifizio orale.
"Eddai, entri nel nostro gruppo?" riprovò a chiedere Rage, con tono fra il falso supplichevole e il lusinghiero.
"La mia risposta rimarrà sempre la stessa: un duro e secco no!"
"Umpf... Cattivo..." la faccia della ragazza era diventata come quella di una bambina capricciosa a cui vengono tolti i biscotti. Sì, certo, i biscotti! A chi non piacciono i biscotti?
"E se ti dicessi che abbiamo i biscotti?"
"Quali? Questi?" rispose Ellery estraendo dalla tasca e agitando due pacchetti dei deliziosi dolcetti, di quelli che solo Rage dava ai suoi allievi.
"Li hai rubati a Dark Rose e Kitsune, vero?" ridacchiò stranamente molto felice e compiaciuta.
"Chi? Le due ragazzine? Sì, a loro. Mi hanno chiesto loro la prima volta di unirmi a voi, ma come ho detto, non ci penso nemmeno."
"Allora sappi che hai preso i pacchi sbagliati: contengono una piiiccola sorpresa..." sghignazzò Rage facendo quasi combaciare pollice e indice e socchiudendo gli occhi, rendendoli delle fessure grigio fumo.
"Che cosa contengono?"
"Fai fuori il soggetto che hai davanti, dammi quei pacchetti, lascia la base e scappa. Una volta fatto vedrai."
Sorrisero entrambi. Qualcosa frullava dentro le loro menti, qualcosa ricco di odio e di malvagità, quella sete di sangue che solo una competizione fra sadici poteva regalare.
Ellery osservò il volto contratto dal dolore della sua vittima. Sorrise di nuovo.
"Avanti, smiiile!" lo incitò ad un certo punto, e facendosi prestare la lama da Rage, gli ritagliò un lembo di faccia per ogni parte, trasformando il taglio in un sorriso profondo che divideva la faccia da orecchio a orecchio.
"Oh, molto meglio. Sorridere fa molto bene, sai? E tu, lupetto, non è che mi leggi nel pensiero? Non dirmi che adesso vuoi..."
"TAGLIARGLI LA LINGUA E POI LE DITA DI MANI E PIEDI!?" dissero in coro ridendo della complicità altrui.
A sentire ciò, pieno di sangue e liquidi interni di ogni tipo, l'uomo perse conoscenza e poi la stessa vita.
"Umpf, quanta poca resistenza..." sbuffò Ellery.
"Tsk, la feccia, che M-E-R-D-A! Mi volevo divertire ancora un po', cavolo!" si lamentò Rage.
 Portandosi le mani dietro la testa e sedendosi teatralmente sulla sedia girevole  tenendo i pacchetti lontani dalla portata della 'ex segretaria' Ellery sbuffò: "Comunque sia, non ti azzardare mai più a intrometterti nei miei interrogatori, so benissimo fare il mio lavoro da solo, non a caso sono tra i migliori agenti della intelligence, se non il migliore."
"Sì, certo, e io dovrei lasciare a un secchione tutto il divertimento. MAI!" ribatté Rage prendendo la sedia e facendola girare su sé stessa per afferrare i pacchetti.
"Peccato che, come hai potuto notare anche tu, il secchione è di gran lunga più bravo di te in ogni ambito!" Ellery si alzò subito allontanandoli dalla sua presa.
"Vabbè, ora dammi quei pacchetti e fammi lavorare. Tu esci." bofonchiò Rage stendendo una mano verso di lui, senza muoversi e con la promessa di non attaccare.
"Umpf... E se volessi restare?"
"Moriresti! Anche se ciò non darebbe gravi perdite... A meno che tu non voglia entrar nel gruppo..."
"TI HO GIÀ DETTO DI NO!"
"Ok, allora scappa o crepa." disse lei con una calma e naturalezza disumani, accentuati da un sorriso smagliante e da uno sguardo furbo e malvagio allo stesso tempo.
Dopo che Ellery uscì, Rage si assicurò che ciò che era contenuto nei pacchetti fosse posizionato nei punti prestabiliti dalla stessa ragazza.
Canticchiando una canzoncina allegra per passare il tempo, girava per i corridoi graffiando la parte metallica del muro con l'indice destro, munito di un artiglio degno del miglior equipaggiamento ibrido.
 
Esterno della base segreta nemica, spiazzo dell'entrata principale, ore 14.03
 
"Dio, che noia!" urlò Evelyn alzando le braccia.
"Già, combattiamo contro la sicurezza da ore! Mi sono rotto le scatoleee!" sbraitò Shinoda scaraventando un nemico dall'altra parte dopo averlo imbottito di bombe. Ne seguì una violenta esplosione.
"Toh, va chi arriva! Il cervellone!" sbuffò Misaki riferendosi ad Ellery, appena giunto sul campo di battaglia.
"Abbassa le ali, vulpes vulpes! Tu e la tua professoressa da strapazzo che lì dentro sta facendo chissà cosa, siete delle nullità in confronto a noi dell'Intelligence!" sbottò in risposta l'indignato ragazzo-lupo, prendendo per la spalla il suo compagno di squadra, un ragazzo dal nome in codice X, o, come preferiva essere chiamato, Red.
Era un ragazzo dagli occhi scuri, i capelli lunghi e rossi, i lineamenti del viso gli davano uno sguardo furbo e pieno di energia.
Indossava una maglia senza maniche azzurra, i pantaloni bianchi, le scarpe rosse con le stringhe nere.
"Ehy, smettila! Ho già promesso che appena avrò finito le varie missioni mi unirò a loro! Non valgono così poco, eh!" ci rise sopra lui mentre ammazzava un altro individuo senza neanche guardarlo in volto.
"Dimmi che stai scherzando..."
"Sì, scherzo! Hahaha! Sul serio, a fine missione ci penso."
"Ehy! Amichetti del cuore! MUOVETEVI-A-COMBATTERE!" sbottò qualcuno dal nulla.
Un'esplosione colpì il campo di battaglia mentre una figura camminava teatralmente a rallenty, sorridendo e guardando fisso in avanti, verso la feccia incredula di ciò che fosse successo.
"Rage! Ma che hai fatto!?" urlò uno Shinoda completamente sconvolto.
"Semplice: dentro i nostri biscotti c'erano degli esplosivi. Rage li ha attaccati in punti prestabiliti, così la base avrebbe fatto BUM BUM!" disse Evelyn prendendo con le gambe un uomo per il collo e sbattendolo a terra con una violenza tale da spaccargli la faccia contro il terreno. "Azione, reazione, punizione…" mentre ripeteva quelle parole nella sua testa, la ragazza eseguiva movimenti sciolti e sempre diversi, falciando le vite di chiunque le si trovasse davanti.
"SÌÌÌ! BUM BUM!" ripeté Misaki entusiasta dell'esplosione, rifilando una scarica di pugni sul ventre di un altro tizio, fracassandogli la cassa toracica.
"Credevi seriamente che ci saremmo fatti fregare così facilmente?" gridò Rage dopo aver ucciso l'ennesimo individuo senza nome e senza volto della feccia con un solo gesto.
"Lasciamo stare, va... Sei così strana che nemmeno io, con un QI di 480, ti capisco... Ehy, Shinoda! Lascia a me quella parte di sicurezza che sta alla tua destra!" urlò di risposta a Rage e in ordine velato a Shinoda, il quale, ironicamente, per mostrargli quanto gli dimostrasse fiducia, lanciò una granata nella direzione nella quale si sarebbe dovuto dirigere Ellery, gridando: "Oooh, scuuusa... Intendevi questa parte destra?"
Rideva, giocava, in una battaglia dove la presenza di sangue era pari, se non superiore, a quella dell’ossigeno. Non ci poteva fare niente, era nato così.
Ellery si portò la mano al volto, visibilmente incazzato, per poi borbottare: "Sì, quella parte destra... Dimmi la verità, ti sto altamente sul cazzo, vero?"
"Per l'esattezza, ti voglio come amico perché hai un buon potenziale, ma allo stesso tempo... Beh, sì, mi stai sul cazzo in maniera mostruosa per come tratti mia sorella e le sue allieve."
Shinoda prese la mitragliatrice che teneva a tracolla dietro la schiena e gliela puntò per un attimo addosso, per poi concludere: "Sono molto, molto, mooolto protettivo e geloso nei confronti di Rage, per cui sfruttala o rivolgiti a lei nel modo sbagliato e ti bucherello come un tiro a segno, parola di cecchino. Mia sorella non si tocca."
"We, brotha! Che succede?" chiese Rage spuntando dal nulla in mezzo ai due ragazzi. La sua testa era inclinata leggermente e una strana espressione incredula le si era stampata sul volto. Non poteva credere che fossero passati solo dieci secondi netti e il suo cuore di fiamme imbottito di esplosivo si era già accanito sul nuovo arrivato.
"Niente, niente... Stavo solo chiarendo che..."
Rage interruppe Shinoda, tappandogli delicatamente la bocca e sfoggiando un bel sorriso.
"Ho 25 anni, me la cavo da sola, brotha..."
"Ehy, allegra famigliola! Volete lasciare tutta la feccia a noi?" sbraitò Misaki ad un certo punto, colpendo un membro della feccia alla nuca con le sue due fidate pistole.
"Già!" affermò Evelyn, che con la sua falce mieteva vittime su vittime.
"Dove diavolo avete preso le armi!?" gridò Rage accortasene solo ora, ricevendo in risposta un racconto non molto preciso. I tre che erano rimasti fuori ad aspettarla, erano riusciti a tornare a casa, svagarsi un po', tornare e ammazzare metà della gente presente mentre lei era dentro con Ellery.
Incredula, strabuzzò gli occhi, poi un'idea le accese la lampadina immaginaria che volteggiava sulla sua testa.
"Shinoda! Chaos Theory, Ninth, Rock That Death!"
"Con immenso piacere Rage." sogghignò lui con un sorriso quasi insano.
Shinoda aprì la leggera giacca che portava, facendone uscire una montagna di esplosivi, poi ne tolse dalle tasche, dalla maglia e dalla punta delle scarpe, e la montagna quintuplicò di volume.
"Beeene..." dissero i presenti all'unisono, ciascuno con tono diverso: chi di incredulità, chi di approvazione, qualcun altro addirittura con un piccolo timore.
"Credi che bastino?"
"Mah... Secondo me sono troppo poche..." ridacchiò Rage sfidando il fratello. Sapeva che poteva fare di meglio.
Shinoda si tolse la maglia, facendo comparire alcuni dei suoi tatuaggi. Uno raffigurava una fenice e spiccava sulla spalla sinistra, mentre sulla destra era raffigurata una carpa. A partire dai polsi aveva tatuate delle fiamme lunghe fin quasi al gomito. Sulla schiena aveva due dragoni e la scritta "The Shinoda" in maiuscolo sotto di essi. Sul petto aveva una rosa nera.
Quella visione fece spuntare sulla bocca di Rage una leggera bavetta: quel groviglio di tatuaggi, contorto e armonioso allo stesso tempo, la  affascinava, anzi la ipnotizzava.
La montagna di esplosivi era magicamente diventata dieci volte più voluminosa.
"Beh?" le disse nell'orecchio dopo essersi rimesso la maglia.
"S... Sì, ottimo... Ottimo! Bombeee!" esultò Rage con lo stesso tono usato da Shinoda quando l'aveva sorpresa quella mattina col vestito elegante da ufficio. Si asciugò in fretta la bava e aiutò il fratello a spargere le bombe. Adorava collaborare con Shinoda nelle sue complicate mappe mentali di distruzione, soprattutto quando la gente attorno a loro non aveva la minima idea di quel che stessero architettando.
Evelyn e Misaki diedero una mano a loro volta, ammazzando nel frattempo a suon di proiettili e fendenti la feccia che le intralciava.
I due membri dell'Intelligence, guardandosi le spalle l'un l'altro, si divertivano a torturare in massa gli avversari. Red utilizzando i suoi fidati guanti con artigli in metallo, mentre Ellery brandendo qualsiasi arma bianca o da fuoco gli capitasse sotto mano. Quest'ultimo si dimostrò un maestro di altissimo rango nel maneggiare ogni tipo di arma, dalle pistole alle spade, dalle lance alle falci, dai coltelli ai bastoni, dagli archi alle cerbottane, sapeva utilizzare qualunque cosa come arma mortale, ma non c'era alcun dubbio sul fatto che la sua preferita fosse la spada, ma non una qualunque, una spada che era solito portare nascosta sotto la giacca, per la precisione una katana giapponese del tredicesimo secolo: quando brandiva quella lama, nessuno sembrava poterlo fermare.
A un certo punto, due della feccia spararono un proiettile ciascuno verso Ellery con le loro pistole. Il ragazzo-lupo rispose estraendo la sua katana e utilizzandone il bordo della lama per deviare al traiettoria dei proiettili e farli andare nel bel mezzo delle fronti dei due mittenti, poi rimise la spada nel fodero.
Alla vista di tale mossa, tutti i presenti rimasero allibiti da ciò che avevano appena guardato.
Rage iniziò a tartassare Were con domande come: "Dove hai preso quella spada? Di che epoca è? Posso vederla? La posso brandire?"
Il membro dell'Intelligence si voltò verso la ragazza-vampiro con uno sguardo così penetrante che questa smise subito con le domande e iniziò a temere un attacco da parte di Ellery. Quest'ultimò, però, si limitò semplicemente a rispondere alla 'compagna'.
"Nessuno, e dico NESSUNO, può osare anche solo sfiorare questa spada oltre a me, se non per morire. Sono stato chiaro?!"
"C-chiarissimo." disse Rage con tono dispiaciuto.
"Perfetto. E ora riprendete subito a far fuori la feccia!" concluse schietto il ragazzo-lupo. Nessuno avrebbe mai avuto la sua katana. Nessuno.
"Ecco fatto!" esordì Misaki ad un certo punto, per poi ricevere in risposta un "Qui tutto a posto!" allegro da parte di Evelyn, Shinoda e Rage.
Questi ultimi due, una volta trasformati in ibridi, si affrettarono a lanciarsi nella mischia per recuperare i compagni, piazzarli abbastanza lontano da non rientrare nel raggio d'azione dell'esplosione, ma non solo: tornati umani, salirono sulle moto e le portarono lontano. I presenti membri della feccia non compresero quel che stesse accadendo e diedero per scontato che si stessero ritirando, così smisero di combattere esultanti e ignari di tutto. Poveri illusi.
Il terreno scivolava  meravigliosamente sotto le gomme nere. "Non capirò mai come fai a nascondere tutta quella roba sotto i vestiti e a non esplodere..." ridacchiò Rage girandosi verso il fratello che le frecciava di fianco.
"Ognuno ha i suoi segreti! Hahaha! Vuoi accendere te la prima bomba?" chiese lui passandole un oggetto che aveva l'aria di essere la risposta a tale domanda.
"Mi concedi quest'onore su due piedi?!" disse prendendo incredula l’aggeggio, girandoselo e rigirandoselo fra le mani.
"Beh... Sì, mi sento buono... Per 'Miss Eleganza' questo ed altro! Pfff... Hahaha!" rispose Shinoda sarcastico, vedendosi puntualmente lanciare un'occhiataccia divertita dalla sorella.
Scesero dalla moto poco dopo aver inchiodato davanti al gruppetto di soldati che li stava aspettando, rischiando di investire Red e Ellery. Questi saltarono repentinamente per poi atterrare sul muso e sul retro della moto.
"Ehy, scendete subito dalla mia moto!" esclamò Rage con disappunto.
"Se non aveste provato ad investirci, ora non saremmo qui sopra…" disse Red scendendo dal retro del bolide.
"Sta a guardare." sogghignò Shinoda in risposta. Tutti si chiusero nel silenzio più assoluto.
Con un gesto delicato, un piccolo CLICK risuonò nell'aria.
Con fragore immenso, una nube di polvere generata dall'esplosione delle bombe travolse tutta la feccia presente, mentre un relativamente leggero venticello scompigliò i capelli dei soldati. La nuvola di morte si espanse verso l'alto a forma di fungo, quasi si fosse trattato di un'esplosione nucleare.
"Woooh! Figata!" esclamò sorpreso Red, tenendo la bocca aperta per lo stupore.
"Beh, è normale per un tipo come Shinoda fare un casino del genere con qualche bomba..." spiegò Misaki alzando l'indice destro ed indicando con questo il luogo da dove erano fuggiti. Normale, forse non era l'aggettivo giusto per descrivere nessuno di loro, anzi certamente non lo era, ma guardando il quadro della situazione Misaki poté affermare con decisione che la normalità era un concetto troppo relativo per essere universale. Si voltò verso Evy di fianco a lei, ma si accorse che il suo volto era leggermente contratto da un'emozione che non riusciva ad individuare. Prima che potesse anche solo domandarselo, però, la ragazza mutò in un sorriso timido e si rivolse ad Ellery ed X: "Siete sicuri di non voler restare con noi? Non vi va di rimanere?"
"No!" urlò altamente alterato Ellery, il quale non si era fatto commuovere dagli sbrilluccicosi occhi viola della ragazza.
"Beh, io appena finisco le mie missioni mi unisco! Faccio abbastanza fatica ad attaccar bottone con gli altri, ma con voi mi trovo molto bene!" sorrise Red, quasi interrompendo il compagno.
"Giusto, quelle 'missioni'... Che palle..." sospirò Ellery.
"Dateci una mano!" li invitò X sorridente.
Shinoda si fece avanti ed alzò le spalle, come se fosse costretto a dare quella risposta: "Ci sto."
"Anche noooi!" esclamarono in coro le ragazze, battendosi il cinque a vicenda. Misaki era curiosa: di che missione si trattava? Guardò ancora una volta la sua compagna ma non vide in lei nient'altro che la solita Evy di sempre. Strano.
"Di che si tratta?" domandò lei infine.
"Della solita noia-post-missione... Raccogliere dati sull'accaduto e registrare tutto." disse Ellery sbuffando visibilmente annoiato.
"…AH."
"Un verbale in poche parole, eh lupetto?" tagliò corto Rage.
"Smettila con quel nome idiota, Diana!" strillò senza pensarci.
Come presa da un tic nervoso Rage esplose senza alcun preavviso ringhiandogli in faccia e trasformandosi nuovamente in pipistrello: "Smettila! Diana è morta! È morta, capito? Io sono Rage! Rage! Ficcatelo in quella testaccia!"
Stava per tirargli un pugno dalla forza spaventosa e dalla velocità impressionante, ma lui, calcolandone la traiettoria come una calcolatrice scientifica, lo parò con la sua stessa mano, stringendo il pugno fino a provocarle un dolore lancinante che raggiunse nervi, tendini e legamenti di tutto l'arto, fin sopra la spalla.
Rage ringhiò come un cane rabbioso, ma Shinoda, Misaki ed Evelyn la bloccarono e la tranquillizzarono, temendo che perdesse completamente il controllo per futili motivi.
"Ok, ok, tutto a posto." sospirò tornando umana e chiedendo di essere lasciata andare, abbassando lo sguardo ormai sconfitta.
Quanto odiasse perdere solo Dio lo sapeva.
"Andiamo, forza." cambiò bruscamente discorso Red, tentando di riappacificare gli animi. Sia lui che l'amico erano rimasti impressionati da quanto poco controllo avesse la caporeparto sulla sua indole, e quanto fosse pericolosa la cosa soprattutto per lei stessa. Non osarono dire altro fino a che non si fu calmata, quando finalmente si riscosse e si avviò silenziosa verso la sua moto assieme a Shinoda. I due diedero un passaggio ai presenti portando spericolatamente due 'ospiti' per ciascuno.
Passarono ore prima che il verbale fosse completamente stilato.
"Avanti, torniamo a casa. Alla prossima." sbuffò Rage con ancora una punta di sconfitta infondo alla gola.
Si voltò frettolosamente e salì in sella al suo bolide, infilandosi il casco nero. Shinoda fece lo stesso, e così anche le allieve di sua sorella.
Le moto partirono come razzi.
 
Punto imprecisato dei sobborghi di Lidos, via per il ritorno, ore 22.30
 
Misaki toccò la spalla di Rage per comunicarle telepaticamente che qualcosa alle loro spalle si stava avvicinando velocemente e le stava raggiungendo.
La ragazza frenò di colpo, dicendo in tono freddo a Shinoda di proseguire. Il fratello eseguì l'ordine stranamente senza incazzarsi e sbuffare e si diresse di filato a casa.
"Probabilmente è stanco." pensò la ragazza-vampiro, poco prima di scomparire nell'ombra.
Un cespuglio si mosse e la faccia di Misaki cambiò repentinamente espressione. La bocca era spalancata e gli occhiali minacciavano di cadere dalla parte sinistra.
Un po'impaurita dalla massiccia figura che le si era stagliata davanti, fece un balzo indietro.
Un getto di aria le scompigliò i capelli, mentre due ali nere le sfiorarono il viso, andando a cascare sull'enorme ombra.
"Ziii! Luuupooo!" sussurrò con una vocetta stridula Rage, trasformatasi in ibrido poco prima di avvinghiarsi ad uno stranito Ellery, anch'esso in forma ibrida.
Naturalmente un secondo dopo Ellery perse il suo aspetto animalesco e Rage dovette decidersi di scollarsi di dosso imbronciata. Ma non lo fece.
"Rimanere lupo no, eh?" chiese in modo tutt'altro che garbato e gentile, con gli occhi ancora sbrilluccicosi dall'emozione.
"No, era solo per seguirvi. Non mi hai chiesto una cosa prima, Rage, sai?" disse il ragazzo prendendo la rossa per le spalle, staccandosela a fatica di dosso e piazzandosela accanto di peso.
"O-Ok... Io adesso me ne vado piaaano piaaano..." borbottò Misaki indietreggiando a passo felpato, senza distogliere lo sguardo dai due.
"Sta ferma lì! Sentiamo cos'ha da dirci questa volta il genietto." sogghignò la caporeparto.
"Come mai non mi hai chiesto per l'ennesima volta di entrare nella vostra combriccola?"
"Semplice, perché mi sembrava di aver capito che non voles-"
"E invece voglio." la interruppe con tono deciso, puntandole il dito contro.
"WHAT?" urlò incredula Misaki.
"Mah, non lo so nemmeno io. Vi manca qualcuno che abbia un minimo di sale in zucca! PRIMA STAVATE PER FARCI FUORI TUTTI!"
"E peccato che non l'abbiamo fatto..." comunicò telepaticamente Rage a Misaki tramite lo sfioramento della spalla, facendole trattenere a stento una risatina per la battuta.
"Se hai una battuta da dire, condividila anche con me invece di scambiarvi occhiatine furtive, almeno mi diverto pure io." Disse Ellery intuendo cosa si stavano nascondendo.
"Bah, chiudiamo qui la questione. Se vuoi entrare, combatti: sappi solo che detesto perdere."
"Ti ricordo che prima ti avrei potuto spaccare la mano se solo avessi voluto... A me sembra già una sconfitta..."
Rage lo squadrò un attimo, lo fissò per qualche istante, studiandolo a fondo, poi, alzando e abbassando ripetutamente lo sguardo, iniziò a puntare gli occhi del suo avversario, poi sorrise. La sua mano si protese in avanti, si strinse a pugno, poi alzò l'indice per indicare Ellery. Lo richiuse, aprì leggermente la mano, alzando il pollice. Sorrise di nuovo. Il tutto senza emettere il benché minimo rumore, anzi, sembrava quasi trattenesse il fiato.
"Battaglia di pollici, eh? Il qui presente Ellery Harper, nome in codice Were, agente scelto di rango S dell'Intelligence, non ha mai perso a questo gioco!"
"Un motivo in più per accettare la sfida, no?" intervenne Misaki.
"Ok, ok, accetto." disse stringendo il pugno all'avversaria, poi sorrise freddamente e continuò: "Un match liscio, niente sgarri, interferenze o trucchetti."
"Oh, uffa... Adoro le ingiustizie nei giochi come questo... Sono parte integrante del mio essere! Ammetti almeno la trasformazione in ibrido?"
"Ok!"
Il sorriso di Ellery si fece più freddo e più sadico.
Il match iniziò, facendo alzare un'incredibile massa di polvere, quasi stesse per alzarsi una tempesta di sabbia. I due non perdevano un colpo, e quasi contemporaneamente si trasformarono in ibridi.
"Oh, cazzo, no..." pensò Misaki, prevedendo ciò che di lì a poco la sua insegnante avrebbe fatto.
La sua previsione si avverò in un batter d'occhio: Rage, ancora una volta, saltò in braccio all'ibrido, il quale, tornando normale, sottolineò che la ragazza aveva mollato la presa nel salto.
"Ehy, avevi detto niente moine!" ruggì la capofazione.
"Infatti: niente moine. Hai detto che si poteva usare la forma ibrida e così ho fatto. Non vedo nulla di ingiusto, anzi, ho agito secondo giustizia!" sogghignò lui, rifacendo lo stesso sorriso di poco prima.
"Mpf... Dai, avanti, la moto è già pronta per partire."
"Ehy, ma siamo in tre!" sbuffò contrariata Misaki.
"Lo so, anche prima siamo andati in tre... Non vedo il problema!" rispose Rage.
"Sì, ma essendo notte, è meglio essere prudenti..."
"Ok Misaki, ok! Indossate il casco e salite in groppa al mio fedele destriero nero." sbuffò la ragazza in risposta.
"E tu come fai?" chiese Ellery.
"Non sei l'unico genio." sorrise Rage.
"Che intendi?"
"Vedi... Shinoda se la cava un pochino anche con la tecnologia, oltre che con la musica, con le armi e con l'insegnamento... Ha modificato i nostri due caschi in modo da permettere di guidare le nostre moto col pensiero tramite impulsi elettromagnetici dal cervello al casco... Come se la moto fosse una parte di me, insomma..."
"Ragazzi che roba... Faccio finta di aver capito." sorrise Misaki.
Tutto pronto: Rage in forma ibrida, Misaki dietro ed Ellery davanti, al posto di guida.
Dopo qualche ora di viaggio tornarono a casa sani e salvi, anche se Rage rimuginava e borbottava ancora sull'accaduto: "Così debole da saltare in braccio ad un ragazzo-lupo solo perché mi ricorda la forma ibrida di Ruby... Che roba... Sono troppo debole."
 
Campo di addestramento ibridi di Lidos, quattro giorni dopo l'arrivo di Ellery, ore 7.30
 
"Ellery, vieni qui subito e trasformati in ibrido." ordinò Rage.
"No."
"Avanti..." richiese la ragazza con tono da finta supplica.
"Non prendo ordini da nessuno, specialmente da un vampiro, muhahaha!" ridacchiò lui.
"E se ti dessi un biscotto?"
"Ne ho già due pacchetti dei miei!"
"E se ti dicessi che potrebbe servire anche a te come allenamento?"
"Continua..." disse in tono interessato Ellery.
"Were è il tuo nome in codice, giusto? Deriva da werewolf, licantropo. Quando sei in forma ibrida perdi il controllo e oltretutto..." Rage fece una pausa e con un sorriso demoniaco e felice al tempo stesso continuò: "Tu, col tuo QI così elevato, riesci a calcolare la traiettoria di tutti il colpi lanciati dall'avversario, questo anche quando ti trasformi. Ma, e c'è un enooorme ma, se sei in forma ibrida in mia presenza, io ti salto addosso, inizio a ricordarmi di mia sorella e tu non riesci a schivarmi perché il mio comportamento è privo di ogni strategia. Inzomen, cerfellen kontren inztinkten! Io ezere strizacerfellen! Ha-ha-haaa!" concluse con tono ironico come suo solito.
"E quindi dovremmo allenarci in modo tale che tu resista all'impulso di... Abbracciarmi!? E io... Sull'evitare mosse scrause da parte di idioti?"
"Sì! …EH, COSA!? NON SONO IDIOTA!" sbraitò Rage trattenendo la rabbia mista a risate.
"Uff... Non capisci il sottile umorismo tu..."
"Sì, sottile come un muro di cemento armato. Comunque, ci stai?" propose la ragazza tendendo la mano in avanti, per poi finire stretta nella morsa della mano del ragazzo.
"Ci sto." riprese lui dopo aver stritolato per bene la mano della compare-rivale.
Gli allenamenti per le prime settimane diedero pochi frutti, ma man mano che il tempo passava, i due riuscivano a controllare meglio la loro forma ibrida, il loro controllo sulle emozioni e sui riflessi.
 
Dormitorio n.19, stanza di Ellery, ore 18.30
 
"Sei pronta? Proviamo per l'ultima volta. Avanti, ora mi trasformo!" disse Ellery in un tono meno teso e distaccato di qualche giorno addietro, prima di trasformarsi in ibrido.
Rage stette immobile. Non mosse nemmeno un dito, nemmeno gli occhi. Guardava fisso l'ibrido-lupo che davanti a lei si ergeva feroce e potente: nemmeno lui si muoveva, stava solo aspettando il momento in cui Rage si fosse trasformata e gli fosse saltata addosso, ma nulla.
Dopo qualche minuto di contemplazione, la ragazza si trasformò in ibrido e per provocarlo gli tirò un pugno che venne schivato con estrema velocità.
"Ma bene, il controllo sul tuo ibrido è aumentato, eh, Ellery?" affermò Rage con un'ombra leggera negli occhi. Non voleva perdere in controllo, non voleva che la furia rossa prendesse il sopravvento. Tornò normale quasi subito.
"Vorrei dire lo stesso su di te, ma a quanto vedo non sei migliorata più di tanto, mi spiace per te... Pensavi di potermi colpire con un pugnetto del genere? Devo comunque dire che controlli meglio i tuoi impulsi adesso." disse lui dispiaciuto.
"Uffa, riesci sempre a capire tutto te, non vale." rispose sbuffando la caporeparto.
"Ehivoooiii!" la voce di Shinoda fece sobbalzare i due, i quali si ritrovarono una in braccio all'altro, come in una scenetta comica.
"Abbiamo una sorpresa!" esclamò Evelyn aprendo la porta con un'energia fuori dal suo solito essere.
"Guardate chi ci è venuto a trovare oggi dopo tanto?" disse Misaki prendendo qualcuno per il braccio e portandolo di peso nella stanza.
"RED!" esclamarono Rage ed Ellery alla vista del loro amico.
"Bellaaa!" urlò in risposta, appoggiando il suo bagaglio sul pavimento con estrema delicatezza.
"Ho dei souvenir per voi! Prima di tutto: un chip che si collega a quello della nostra precedente missione per Ellery... E poi... Beh..."
Dal grosso bagaglio estrasse una scatola di cartone forata ai lati e sul coperchio. La scatola vibrò più e più volte e da essa provenivano rumori strani.
"Che diavolo c'è lì dentro!?" gridò un po'impaurita Misaki.
"Mi ha seguito per tutta la missione e non potevo lasciarlo da solo..." rispose prontamente rimuovendo il coperchio dalla scatola.
Un piccolo batuffolino nero con un nastrino rosso al collo e due occhietti viola guardava fisso verso Shinoda, Ellery e Rage, emettendo dei miagolii a dir poco teneri, ma nessuno dei tre sembrava sciogliersi a quella vista, quasi sapessero cosa li stesse per aspettare.
Il micetto saltò in braccio a Shinoda senza fatica, iniziò a soffiargli contro, a graffiarlo e morderlo, ma la sua dentatura da cucciolo non causava gravi danni al ragazzo-libellula, il quale, quasi d'istinto, lanciò il gatto ad Ellery, che lo schivò prontamente tornando umano, facendolo finire in faccia a Rage, che cadendo all'indietro, iniziò ad imprecare in lingue sconosciute perfino a lei.
I restanti soldati risero a questa strampalata vista, tranne una: Evelyn quel gattino se lo ricordava bene, ma non poteva essere lui, era troppo piccola e lui pure. Non poteva essere rimasto cucciolo dopo 18 anni... Non Chesire. No, non poteva essere Chesire.
Evelyn spalancò occhi e bocca e quasi per istinto si trasformò in ibrido. Miagolò qualcosa con voce tremante ma dolce e subito il micetto smise di mordicchiare il naso della caporeparto, si voltò verso Dark Rose e saltandole in braccio iniziò a leccarle la mano e a fare le fusa.
Tornata umana, un leggero "Chesire..." le uscì dalla bocca senza che lei volesse.
"Chiamalo come ti pare, ma secondo me è troppo KAWAIIII!" sbraitò esultante Misaki accarezzando il micetto dietro l'orecchio.
"Traduzione per comuni mortali ibridi?" chiese in tono un po'burbero Rage dopo aver frenato l'istinto omicida per la 'bestiaccia che aveva attentato al suo viso'.
"Tenero, carino, puccioso, puffoloso e bla bla bla..." intervenne Ellery trattenendo a stento i conati di vomito ogni volta che cambiava parola.
"Giuuusto... A giudicare dalla faccia di Kitsune..." disse Shinoda fissando la faccia dagli occhi verdi sbrilluccicanti dell'ormai persa Misaki, la quale non faceva altro che ripetere quella parola all'infinito come un disco rotto.
"Sapevo che vi sarebbe piaciuta!" esclamò Red mettendo a posto il disastro che si era creato.
La stanza in cui si trovavano, nonostante non fosse ancora completamente arredata, era diventata caotica e disordinata: i letti sfatti, la scrivania in legno in disordine, sopra di essa un computer portatile di ultima generazione.
Sul letto il bagaglio svuotato era stato sovrastato da vestiti, armi, cd, chiavette, microchip e qualsiasi cosa potesse servire ad un soldier dell'Intelligence.
Il pavimento non era da meno, ma con la grande gioia dei presenti, Misaki era una buona ristrutturatrice d'interni per via delle sue origini giapponesi che le garantivano un'estrema capacità di mettere tutto in perfetta armonia.
Nel giro di qualche istante la stanza apparì come nuova: i due letti erano posti uno sopra all'altro, a castello.
Un tappeto azzurro, dalle strane decorazioni astratte, divideva i letti dalla scrivania. Quest'ultima era parte di un grosso mobile che si snodava in diverse mensole adatte a contenere qualsiasi cosa.
Una finestra posta di fronte ai letti garantiva un'ottima luce anche senza accendere il lampadario.
Di fianco alla finestra, infine, un armadio di legno bianco arrivava fin quasi al soffitto e dava largo spazio, al suo interno, a divise e vestiti di ogni genere e colore.
"Bella, ma manca qualcosa." disse X estraendo uno strano aggeggio metallico dalla tasca dei pantaloni.
"Oooh! Sei un amico Red!" esultò Ellery prendendo quell'arnese e collegandolo di fianco all'interruttore della luce.
Premette il pulsante che si trovava sopra e la stanza si trasformò magicamente: il lampadario fu rimpiazzato da lampadine dalla luce fioca e sinistra, il letto da una macchina da torture dove alla vittima verrebbero tirate braccia e gambe con tale forza da spaccare muscoli ed ossa, fino al distaccamento degli arti o alla divisione in due del corpo.
Dall'armadio uscirono alcune di quelle tombe piene di punte di ferro che trafiggendo la vittima, la bucherellano come uno scolapasta; alle pareti numerose catene erano posizionate in modo da tenere ferme le persone legate ad esse, e, di fianco alle file di anelli d'acciaio, un lettino fatto da una lastra di ferro serviva per gli squartamenti e le torture più dure.
"Fiiigooo!" esultò Rage un po'invidiosa di vedere quella sala torture sbucare dal nulla.
"È il mio gioiellino. Dentro quel bottone sono custoditi dei chip e dei nanobot che trasformano qualsiasi ambiente in una camera delle torture per quanto tempo si vuole: basta collegarlo ad una presa elettrica o alla luce e il gioco è fatto." esclamò Ellery orgoglioso del suo relativamente piccolo lavoro.
"Allora non sono l'unico con la passione per la meccanica!" disse compiaciuto Shinoda, che non aveva ancora trovato qualcuno che condividesse tale hobby, e a quel punto si ricredette su Ellery: sarebbero potuti andare d'accordo in fondo... Avevano molto in comune, magari... Sì, magari avrebbero potuto costruire anche qualcosa insieme un giorno.
"Ma che ci trovate di così bello in tutte queste torture voi due!?" esclamò Misaki cercando di tranquillizzare il povero gattino ancora avvinghiato alle braccia di Evelyn,  il quale alla vista di quelle macchine si era spaventato e soffiava come un matto.
"Non sai cosa voglia dire trovare divertente torturare qualcuno..." borbottò Rage abbassando il capo. Di solito era orgogliosa del suo sadismo e della sua stronzaggine strepitosamente grande, ma quelle parole le risuonavano come un rimprovero e in un certo senso la ferirono, tanto da farla andare di filato a prendere dei biscotti dalla sua stanza.
"Ma che le è successo?" chiesero preoccupati i presenti a Shinoda.
"Non lo so. Non-lo-so!"
In quel momento Rage entrò nella stanza, dicendo di aver avuto fame e di essersi presa qualcosa da mangiare. Lo disse in un tono così sincero che nessuno ebbe il coraggio di controbattere.
"Se volete ve ne porto qualcuno..."
"No, grazie... Tanto adesso mangiamo... "
"Ok, va bene brotha..."
Rage sapeva che con Shinoda non avrebbe attaccato, perciò decise di esordire con un pensiero preso da un vecchio detto di circa un millennio fa: "Mercy is for the weak, we do not train to be merciful here. A man faces you, he is an enemy."(la frase è presa da un tweet di Mike. La tengo uguale anche se è grmmaticalmente scorretta.)
Fece un respiro, per poi ricevere la conclusione di tale detto dallo stesso Shinoda e da un Ellery interessato dal fatto di non essere l'unico a conoscenza di tale detto.
"Enemies deserve no mercy."
"Forza ragazzi, andiamo a mangiare!" esclamò euforica Misaki, la quale non toccava cibo da circa cinque minuti ed aveva già fame.
"Aaandiamooo!" rispose felice X, prendendo la rincorsa e fiondandosi fuori dalla porta a velocità supersonica. "Ehy, ma dov'è la mensa?"
 
Mensa della base di Lidos, ore 20.30
 
Scherzi, risate, battute; la mensa era sempre stata luogo di incontri e discussioni: dappertutto tavoli tappezzavano il pavimento dell'immenso salone articolato addirittura su più piani per permettere agli ibridi alati di adattarsi facilmente. Uno dei tavoli, forse uno dei più insoliti visibili nella mensa, era da una parte lindo e immacolato e dall'altra pieno di tagli, graffi e qualche scarabocchio riconoscibilissimo nella forma e nell'autore. Attorno a suddetto tavolino stavano amabilmente, anche se amabilmente era una parola grossa, conversando sei persone, chi più chi meno composto; fra le battute e le discussioni serie, che si alternavano con estrema facilità, Misaki aveva più o meno compreso che Ellery aveva compreso quel che lei aveva compreso, ovvero aveva realizzato che il membro dell'Intelligence sapeva della sua capacità e ciò solo dal fatto che prima di sedersi l'aveva evitata accuratamente. Ci era rimasta un po'male all'inizio, ma in fondo che importava… Stava chiacchierando con la sua compagna di stanza senza un argomento preciso, quando vide i suoi occhi sempre calmi e rilassati come vortici abissali spalancarsi e le sue pupille violette restringersi quasi a dir terrorizzate. Si girò di scatto, e ebbe la certezza al suo dubbio ancestrale.
Un incazzato Memphis si avvicinava al tavolo dei sei amici a velocità impressionante.
"Ssentiamo, cosa avresssti fatto in questi ultimi tempi? Suppongo che tu non abbia fatto asssolutamente niente..." sibilò duro, acido e freddo una volta arrivato di fronte ad Evelyn, la quale alla sola vista del generale, si era pietrificata e fatta bianca come un lenzuolo.
"S-Signor Memphis... Posso spiegare..." balbettò ad un certo punto, quasi stesse subendo una tortura peggiore di quelle che aveva appena visto nella camera di Ellery e Red.
"Sssì, spiegami." ordinò lui.
"Beh, ecco io..."
"MEEEOW!"
Tutti i presenti sobbalzarono. Chesire aveva seguito la sua padrona anche in mensa, nonostante gli fosse stato raccomandato di rimanere in stanza fino al suo ritorno.
"Che cos'è ssstato? Sai che gli animali al di fuori di quelli usati per essstrarre il DNA sono banditi qui dentro!" gridò infuriato.
A quel punto Misaki si sentì in dovere di difendere la vita di quella povera palletta di pelo e intervenne miagolando forte per farsi sentire: "I-Infatti ero io, signor Memphis! Evy mi insegnava a miagolare come lei sola sa fare! Sentite! Miaaao!" e continuò a miagolare abbozzando un sorriso.
"Dark Rose, che ti hanno fatto..." disse lui facendo un facepalm che rimbombò per tutta la sala pranzo.
"Ecco, dicevo, sono stata in missione con questi due ragazzi dell'Intelligence... Puoi chiedere pure, se vuoi!"
"Ehilà vecchio doddo!" disse X prendendolo amabilmente per il culo, quasi volesse incoraggiare un po'la povera ragazza-gatto, che con uno sguardo ancora un po'impaurito ringraziava Red, ma allo stesso tempo chiedeva, anzi, pregava che Memphis, alias Mamba Morboso non sclerasse e mordesse qualcuno dei suoi amici, cosa che non accadde grazie ad Ellery.
Il ragazzo aveva capito di che pasta era fatto il generale, ne aveva anche sentito parlare in giro negli anni, ma mai l'aveva visto. Aveva capito che col giusto approccio l'avrebbe comprato, non sarebbe stato semplice ma sicuramente molto divertente, e così fece.
"Ehy mamba nero!" disse il ragazzo-lupo rivolgendosi al generale. Memphis ruotò la testa nella sua direzione e scrutò i suoi occhi con un'espressione da scanner, per poi chiedergli nel tono più cordiale possibile, o almeno quello concessogli dai suoi nervi: "Non ti ho mai vissto di qui, sei di un altro distretto? Che cosssa ci fai qui?"
"Sono Ellery Harper, nome in codice: Were, agente scelto di rango S della Intelligence. Ho sentito parlare di lei nel corso della mia carriera e finalmente ho il piacere di vederla di persona. Il motivo della mia intromissione nel dialogo è il fatto che ho una proposta da farle." riprese.
Il generale corrucciò le sopracciglia, ma sembrò anche che accennasse ad un lieve sorriso divertito: "Ssentiamo, sssono curioso!"
"A quanto ho potuto riscontrare, lei era il vecchio maestro di Dark Rose. Le propongo una sfida, un combattimento. Il vincitore sceglierà chi potrà essere il nuovo supervisore di Evelyn. Ciò comprende anche l'eliminazione del turno di Rage, ovvio!"
"C-cosa?!" sussurrò la diretta interessata allibita. Un'altra volta? Ma inaspettatamente, e forse quasi sorprendendosi di ciò, la ragazza si ritrovò a desiderare che il suo vecchio Maestro non accettasse.
 "Accetto molto volentieri. Per me sarà uno ssscherzetto battere un ssecchione come te." rispose invece Memphis alzando le spalle. Evy non aveva parole.
"Questo lo vedremo domani alle 15.00 nella sala delle armi! Comunque ho anche un paio di cose da riferirle…"
"Dimmi tutto."
Dopo neanche cinque minuti, Memphis si congedò dicendo che aveva ricevuto le informazioni che gli servivano dal ragazzo-lupo, che lui sarebbe un buon soldato e bla bla bla... La maggior parte degli insulti e delle digressioni andò perduta nel vento, come non fosse mai stata detta: Evelyn aveva imparato a percepire solo le cose essenziali, il succo, anzi, il veleno delle parole ricche di fiele che Memphis le diceva.
La cena proseguì ricca di chiacchiere e risate per circa tre ore, poi tutti andarono nelle proprie stanze a prepararsi per la notte.
 
Dormitorio n.8, ore 23.30
 
"Sai, penso che qualche giorno inviterò Ellery e Red a lavorare con me." bisbigliò Shinoda, ricevendo in risposta un cuscino in faccia dalla sorella.
"E dormi per una buona volta..." borbottò Rage tirandosi le coperte sul viso.
"Uff, ma se sei sempre tu quella che parla fino a tarda notte con il sottoscritto, il quale si deve sorbire tutto!" si lamentò lui.
"Non ho voglia di... Yawn... Parlare questa sera..."
"Ok, Diana, ok..."
"Uh?" rispose lei senza darci troppo peso.
"Ehm, Rage, scusa."
"Aaah..." biascicò lei con un suono simile a quelli che parlano mentre dormono.
"Notte sista." sorrise lui abbandonandosi al sonno.
 
Dormitorio n.19, ore 00.00
 
"Ancora sveglio, eh?" domandò Red affacciandosi fuori dalla sua postazione dal letto inferiore. Attese qualche secondo, prima di ricevere risposta da una testa sbucata dal letto superiore: "Sì. Stavo pensando a come possa reggere un legame affettivo relativamente forte fra un predatore e una preda. Sai a chi mi riferisco, no?"
"All'allegra famigliola?"
"Sì. Il pipistrello è un predatore, la libellula una preda. Mi domandavo perché fra loro due coesistesse un rapporto familiare nonostante ciò, e nonostante non siano consanguinei..."
"Anche noi due siamo amici infondo, no? Beh, io sono una lince, ovvero un felino, e te un lupo, un canide. Felini e canidi non vanno d'accordissimo... E anche le due amichette, Evelyn e Misaki, anche loro sono un felino e un canide, ma vanno d'accordo. Per una volta le tue teorie hanno una falla! Hahaha! Questa è da segnare!" ridacchiò X.
"Allora... Le teorie empiriche, come al solito, falliscono. Vorrà dire che un relativamente cervellone e un impulsivo petardo umano possono andare d'accordo come fratello e sorella?"
"A quanto pare... Ora dormi, dai. Notte collega!" lo salutò Red ficcando la testa sotto il cuscino.
"Buona notte Red." Disse Ellery pensieroso come pochi.
 
Dormitorio n.9, ore 23.55
 
"Mamma mia, oggi hai rischiato con Memphis, eh?" sussurrò Misaki, raggomitolata sotto la calda coperta del suo bel giaciglio orientale. Per qualche secondo la compagna di stanza non rispose, ma ad un suo sbuffo prolungato sembrò come ridestarsi.
"E-Eh già... Fortuna che è intervenuto Ellery... Altrimenti questo frugoletto sarebbe stato cacciato fuori di qui... Sì, che fortuna…"
Misaki la guardò di traverso, molto di traverso. Aveva trascorso abbastanza tempo accanto a lei per capire che se c'era qualcosa che la preoccupava non lo dava a vedere, ma stavolta pareva davvero turbata.
"Beh? Non speri anche tu che vinca il lupetto domani?" chiese spezzando il silenzio che si era riformato attorno a loro.
Ancora una volta Evy si riscosse, stavolta trasognata e leggermente spaventata: "Ah… S-Sì certo che sì…"
Ma le sue parole volevano dire ben altro. Perché si era sorpresa a voler rimanere sotto la protezione di quella serpe? Perché tremava al solo pensiero… Forse temeva più di essere scoperta che di convivere sotto la sua protezione?
"MEEEOW!" miagolò ad un certo punto il piccolo Chesire abbandonando la sua cuccetta fatta di  vecchie lenzuola e dalla scatola con cui era stato portato lì dentro, balzando sul suo letto e distraendola dai suoi interminabili viaggi mentali.
"Ooof! piano cucciolo…" protestò lei mettendosi a sedere, ma non poté sgridare quel dolce batuffolo nero dai celestiali occhietti viola…
"Ooow..." dissero insieme vedendo cotal pucciosità davanti a loro.
"Forza andiamo a dormire, mi sembri un po'troppo strana stasera…" bofonchiò Misaki prima di ficcarsi la testa sotto le coperte, e piombare direttamente tra le braccia di Morfeo.
Evy sorrise tristemente, ma prima di abbandonare la testa sul cuscino rivolse un ultimo sguardo al suo amico ritrovato.
"E così, sei stato abbastanza matto da ritornare…" bisbigliò al micio. Questo la guardava intensamente negli occhi, violetto su violetto, e nello scontro di colori Evy ebbe la sensazione di udire un urlo. Un grido di aiuto.
"Ma che…"
   
 
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