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Autore: Blueorchid31    22/08/2014    9 recensioni
Sakura è rinchiusa nella sua camera da letto in attesa di un messaggero, è terrorizzata a tal punto da scappare dalla realtà, rinchiudendosi in un mondo che in qualche modo la rassicura.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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虹 – Niji

(Arcobaleno)


 

 

 


Il bianco non è mai stato il mio colore preferito.


In un ipotetico ordine di preferenza, prima di esso, potrei annoverare molti altri colori.


Il rosa, ad esempio. Il colore dei miei capelli che, dolcemente, solleticano la mia schiena.


Il verde... i miei occhi. Crudeli approfittatori della mia ingenuità. Hanno sempre rivelato - meschini - ciò che provavo. Guardano il mio riflesso allo specchio, ancora increduli.


Il rosso. Le rose a stelo lungo che, intrecciate con le spighe di grano e qualche ramoscello di mughetto, mi guardano dal letto, in attesa di un mio cenno.


Il giallo. Mi ha sempre messo allegria, forse perché lo associo ai capelli eternamente spettinati di Naruto, che da sempre ha illuminato la mia strada, anche nei momenti più bui. Come l'azzurro... Il colore dei suoi occhi, sinceri e brillanti. Capaci di far passare ogni amarezza e infondermi coraggio.

 

Ma, in assoluto, il colore che amo di più è il nero.
 


Penserete che io sia pazza.
Chi mai adorerebbe un colore del genere?


La logica comune associa il nero alla negatività. La religione al lutto. La superstizione alla sventura.


Per me è il colore dei capelli che gli incorniciano il viso. Sottili fili di ebano che disordinatamente si intersecano tra loro.
Dei suoi occhi. Opali splendenti. Capaci di uccidere e di accarezzarti l'anima con la stessa facilità.
È il colore delle fiamme con cui abbatte i nemici e quello dell'oscurità che lo ha avvolto.
Era il colore del cielo di Konoha, la notte che è andato via.
Sotto lo stesso cielo, privo di stelle, poi fece ritorno, al nostro fianco, mentre una luna sinistra illuminava il campo di battaglia.

 

 

Il bianco é l' antitesi del nero... non può piacermi in alcun modo .

 


Inoltre negli ultimi sei mesi ho scoperto qualcosa che mi ha decisamente fatto ricredere sul famoso detto " o è bianco o è nero".


 

È una cazzata!




Il bianco annovera almeno dieci sfumature nella scala cromatica ufficiale, tra cui alcune che mi hanno lasciata esterrefatta, tipo il bianco anti-flash. Ma che razza di colore è il bianco anti-flash?
Forse il termine è stato coniato per le sposine estremamente romantiche per rassicurarle prima del grande passo. Qualcosa del tipo " Stia tranquilla signorina, con questo bianco anti-flash, potrà essere sicura di non perdersi nei suoi film mentali durante la funzione" ... oppure il bianco fantasma - risuona ancora nelle mie orecchie la sonora risata di Ino che aveva considerato più che opportuna quella sfumatura, associandola al colore della sua pelle.


Il bianco, quindi, è un colore so-prav-va-lu-ta-to!


Il nero è il nero. Non c'è alcuna variante o sfumatura.
È usanza comune utilizzare associazioni come " nero opale" o "nero ebano".


Beh, è SCORRETTO!


È l'opale a essere nero, così come l'ebano.
Tuttavia, sono conscia del fatto che il colore delle tenebre, o lo si ama o lo si odia.
Nel mio caso è alquanto paradossale che io lo ami.
È stato causa di indicibili sofferenze e... di un abbonamento settimanale dallo psicologo.
Riuscire ad apprezzare ciò che ti ha condotto quasi alla follia, è un cammino lungo e tortuoso. Dietro ogni curva c'è l'insidia di quel passato che non puoi e non vuoi dimenticare e dopo ogni discesa, quando riesci a riprendere fiato, si erge davanti a te una salita ancora più ripida.
Ma se sono arrivata fin qui, ora come ora, dovrei essere giunta a una superstrada. Troverò forse qualche coda, qualche rallentamento, ma la strada, ormai, dovrebbe essere dritta.


Conoscendolo, tuttavia, non mi stupirei se una voragine spontanea risucchiasse l'asfalto.


Forse sono solo un po' nervosa, ecco perché il mio cervello sta elaborando simili sciocchezze.
Se riuscisse ad ascoltare i miei pensieri, " noiosa " sarebbe l'aggettivo più carino che riuscirebbe ad affibbiarmi.


Ma non voglio pensarci... le gambe mi tremano e picchietto nervosamente le dita sulla petineuse della mia stanza.
Da piccola, passavo intere giornate davanti a questo specchio, pettinando i capelli fino allo sfinimento, per renderli lucidi e setosi. Ino mi aveva detto che a lui piacevano lunghi e che per ottenere dei buoni risultati servivano almeno cento colpi di spazzola.
A me ne aveva consigliati duecento, anche due e cinquanta per sicurezza - diceva.
E io, come un soldatino, eseguivo l'ordine ogni mattina, prima di andare in accademia.
Peccato che lui si accorse dei miei capelli solo nel momento in cui me li tagliai. Ma non per la loro bellezza - lì per lì erano davvero orrendi - ma per l' estemporaneità con cui erano mutati. Un momento prima erano lunghi, quello dopo... corti.

Purtroppo era svenuto quando la mia mano, mettendo in atto il primo gesto eroico della mia esistenza, aveva mutilato venti centimetri del mio orgoglio.
E al risveglio, era troppo preso dalla sua follia omicida da accorgersi delle ciocche che svolazzavano tra gli alberi.
In quell' occasione notai una falla in quell'essere perfetto che era , ed è: la negazione per i particolari.
Aveva la consuetudine di vedere le cose nell'insieme, tralasciando le sfaccettature, a suo dire insignificanti, che invece a me piacevano tanto.


Per fare un esempio: mi è sempre piaciuto il suo kimono blu, quello con il ventaglio ricamato sulla schiena. Una sera gli feci notare che gli donava molto più del solito kimono grigio che indossava.
" È un kimono" fu la sua risposta lapidaria.
Ok. La stoffa sarà la stessa, anche le cuciture e il ventaglio, ma il colore è diverso!


È proprio vero che "
Gli uomini vedono le cose in una scatola. Invece le donne le vedono in una stanza rotonda."1


Da quanto tempo sono rinchiusa qui dentro?
Impossibilitata a muovermi, stringo le ginocchia per fermare le gambe che non smettono di tremare.
Sarà davvero difficile mettermi in piedi, quando sarà il momento.


Le dita riprendono a picchiettare sul legno d'acero, ma non con nervosismo. Sembra quasi che stiano pigiando i tasti di un immaginario pianoforte.
Inizia un altro viaggio mentale.

 

 

Qualcuno venga a salvarmi dalla follia!


Quasi mi pento di non aver scelto il bianco anti-flash.

 


Il movimento delle dita suggerisce al mio cervello - ormai in tilt - di chiedersi quale musica sarebbe adatta a quel momento.
La figura allo specchio sorride appena, per poi scoppiare in una sonora risata.

 

 

Sono combattuta tra la sinfonia numero 5 e la 9 di Beethoven.
 


"Ta ta ta Dan! Ta ta ta Dan!" canticchio a bassa voce, mentre le mie mani si staccano dal pianale per volteggiare nell'aria come quelle di un direttore d'orchestra.
Non mi azzardo ad andare oltre, i movimenti successivi sono troppo ardui da riprodurre a voce.
È lei, è quella la sinfonia che più si addice.


 

"Il destino che bussa alla porta".2
 


Il significato di quelle poche note iniziali rappresenta quello che desidero, ovvero, che qualcuno venga a bussare a quella dannata porta e mi faccia uscire da qui per condurmi al mio destino... qualunque esso sia.
Chiudo gli occhi, mentre le note continuano a risuonare nella mente e le mie mani continuano a dirigere l' orchestra immaginaria.


 

"L'incessante lotta che conduce alla meta" 3

 


In questo ambito sono molto ferrata. Laurea ad honoris causa, azzarderei dire.
In pratica tutta la mia vita è stata una battaglia. Ho corso talmente tanto per raggiungere la mia meta, da non avere più fiato in corpo. Ho versato sangue e lacrime, tanto da provocarmi un' irreversibile anemia e un continuo senso di disidratazione.


Ma "
il trionfo"4 , l'ultimo movimento, sarà una dolce musica per le mie orecchie.
La meta è a pochi passi da me... circa un centinaio di scalini, tra quelli di casa e quelli del tempio.


Cinquanta, forse sessanta passi ancora e... il mio trionfo!


Riapro gli occhi e una scintilla si riflette nello specchio.


 

Sto perdendo totalmente il lume della ragione.
 


Metto le mani davanti al viso per la vergogna, stando attenta a non toccare gli occhi.


"Si, si, do, re, re, do, si, la, sol, sol, la, si, la, la, la... "
Riprendo a canticchiare. Questa volta è la nona.


Ricordo le note a memoria. Me le insegnò l'insegnante di flauto dolce che i miei genitori ingaggiarono per farmi imparare a suonare uno strumento.
Mi piaceva suonare il flauto.
Era uno strumento delicato e le mie dita sottili da bambina adoravano scorrere sui fori.
Mi ricordo quanto fosse difficile i primi tempi coordinare i movimenti. Chiudere la portaottava e modulare i respiri sembravano missioni impossibili.
Ho continuato a suonarlo fino ai tredici anni. Dopo l'incontro con la flautista demoniaca, Tayuya, il mio rapporto con quello strumento non fu più lo stesso.


Senza accorgermene, mi ero alzata e avevo cominciato a piroettare per la stanza come una ballerina impazzita in un enorme carillon.
La gonna del mio shiromuku prese a gonfiarsi, mentre le pareti della mia stanza giravano vorticosamente.


 

Toc Toc”

 


"Ta ta ta dan"

 

 


Mi blocco e guardo la porta.
È giunto il momento.


"Sakura-Chan ci stanno aspettando"



Il messaggero5 è giunto.

 


Il mio corpo, in trance, si muove verso le rose. Le gambe ricominciano a tremare e la gonna dello shiromuku6 sembra più stretta.


Ilsecondo movimento della quinta ricomincia a risuonare prepotentemente nella testa, scacciando via la nona.


 

Ha vinto.

 


Afferro le rose. Non ricordavo fossero così pesanti.


Sollevo lo Tsunokakushi7 a coprirmi il capo.
Quel gesto mi regala, inspiegabilmente, la sicurezza che mi serve per dirigermi verso la porta e abbassare la maniglia.


"Sei bellissima" dice Naruto con il sorriso più dolce del mondo.


È commosso anche se cerca di nasconderlo.


Mi porge il suo braccio e io lo afferro con forza. Una muta richiesta di aiuto, perché i suoi occhi lucidi hanno contagiato i miei e non posso piangere, rovinerei il trucco.


Percorriamo il corridoio, le cui pareti sono tappezzate di foto che ripercorrono in ordine cronologico la mia intera esistenza, dalla nascita, fino a quel giorno.
Gli scalini sembrano raddoppiati e la porta di casa sembra essersi rimpicciolita.
Stringo il braccio di Naruto e lui si ferma.
" Andrà tutto bene" mi dice poggiando la mano sulla mia.
Annuisco.
Ho la gola secca e quasi rimpiango la prigionia di poco prima. Era cosi rassicurante stare seduta di fronte allo specchio della mia petineuse, persa nei miei scleri mentali.
Una luce abbagliante illumina il genken8 e sono costretta a socchiudere gli occhi. Intravedo delle immagini sfocate, dei visi...


 

Ino... Il viola le dona davvero.

 


Alza inspiegabilmente una mano e temo che possa fare qualcuna delle sue pazzie.
La fa ricadere con violenza fermandola a mezz'aria e dal pugno chiuso svetta il pollice, alzato verso l'alto, mentre mi fa l'occhiolino.
È il suo modo di farmi sapere che non sono da buttar via.


Anche le scale del tempio sembrano più numerose di quanto ricordassi.
Salgo il primo scalino e il ginocchio ha come un cedimento.
"Tradizioni del cavolo" impreco tra me e me, salendo il gradino successivo.
Quando arriviamo in cima ho il fiatone e un attacco di panico in fase di countdown.
Mi sento accaldata, ma non c'è sudore sulla mia pelle.


Proseguiamo lungo il sando9 di lanterne di marmo e bonsai. Devo ammettere che il posto è molto suggestivo e che, in fondo, non è stata una cattiva scelta.
Dieci scalini... ancora.
Questa volta li ho contati da lontano. Non posso sbagliarmi.
Attraversiamo il torii10, che segna il confine che divide il mondo terreno da quello spirituale e la mia anima sembra davvero abbandonare il mio corpo. Inizio a sentirmi più leggera e i mie passi diventano più decisi.


Il jinja11 della dea Amaterasu ( chissà perché la scelta è ricaduta proprio su questo tempio) svetta imponente verso il cielo azzurro.
Nell'haiden12 spicca l'eboshi13 del kannushi14, anch'esso bianco.


Inizio a pensare che sia una persecuzione.


Nella mano destra stringe lo shaku15 e sulla sinistra, immobili come statue di marmo, ci sono due ragazzine scelte per svolgere il ruolo di moko16.
Mi accingo a compiere il temizu17, per purificarmi.
Lavo le mani e la bocca mentre con la coda dell'occhio cerco la mia meta.
 

 

Eccolo... il nero.

 


"Oh Kami!" esclamo silenziosamente, rendendomi conto di aver bestemmiato al cospetto degli Dei.
Lavo nuovamente la bocca che si è appena sporcata con quel mio gesto irriverente e le persone presenti mi guardano stupite.


Naruto fa lo stesso... ma una volta sola e così gli altri che ci hanno seguiti da casa.


Il mio cuore smette di battere una volta giunta dinanzi all'altare su cui sono posate delle ciotole che probabilmente contengono sakè, frutta, sale e riso. Le offerte alla Dea.


Essendo a conoscenza del passato dell'uomo che è al mio fianco, il sacerdote ha acconsentito a far partecipare anche gli amici, che siedono sulle panche poste dal suo lato, fungendo da parenti.
Dirimpetto siedono i miei, vivi e vegeti. Mio padre sta già piangendo. Strano a dirsi ma l'emotività è una caratteristica che ho ereditato da lui e non da mia madre che da quando ho memoria non ho mai visto versare lacrima.


Il
nero non mi guarda, tiene lo sguardo fisso sull'altare e sussulta quando il kannushi inizia a parlare, propinandoci un interminabile sermone sull'importanza di quel rito.


La mia mente si estranea nuovamente e la
quinta ricomincia a scandire i momenti che si susseguono veloci.

Le due moko posano le tre tazze di sakè davanti a me per adempiere al rito del San San Ku Do18.
Sorseggio la prima e il sapore dell'alcool ridesta i miei sensi.
La seconda, la terza e l'adrenalina inizia a scorrermi nelle vene.
Realizzo finalmente dove sono e dopo aver passato la tazza al
nero, trovo il coraggio per volgere lo sguardo verso di lui.


È terrorizzato quanto me, ma sembra che il mio gesto l'abbia in qualche modo rassicurato e mi sorride appena.
"Benedici, oh Dea, l'unione di questi due giovani. Che la prosperità li accompagni in questo nuovo cammino" conclude il sacerdote.


 

È fatta.
Ecco il trionfo. Il raggiungimento della meta.


 


Il nero sospira... è sollevato quanto me.
Prende la mia mano e la stringe con forza mentre le nostre labbra si uniscono per sancire l'inizio della nostra vita insieme. Una lacrima scende dai miei occhi e la mia mente è libera di pensare che l'ho sposato davvero, senza doversi rifugiare in mondi alternativi.
Finalmente sorridenti e rilassati usciamo di corsa dall'haiden e corriamo a perdifiato verso il Santuario, lasciando gli altri indietro.


 

Quello è il nostro momento e non vogliamo nessuno attorno.

 


Raccogliamo i ramoscelli decorati di Sakaki19 che sono stati preparati per noi e ci accingiamo a donarli, come offerte, ai Kami.


" Sakura. Il mio cuore e la mia anima ti apparterranno per sempre." mi dice avvolgendomi con il suo sguardo, mentre infila l'anello al mio anulare sinistro.
"Sasuke.Il mio cuore e la mia anima ti apparterranno per sempre." recito con voce strozzata, ripetendo il suo gesto.


Le lacrime ora scorrono libere e bagnano il vestito bianco.
Abbassa il Tsunokakushi, lasciando liberi i miei capelli che svolazzano al vento.
Al cospetto dei Kami sugelliamo la nostra unione con un altro bacio, meno casto del primo.



 

Siamo una cosa sola.

 


"Eh no! Così non vale!" urla Naruto con il fiatone, seguito a ruota dagli altri invitati.
Ci voltiamo verso di lui e in lontananza, sul Monte degli Hokage, vedo risplendere un luminoso arcobaleno.

 

Da oggi anche lui ha un colore in più... il nero.


 

 

 

Il mio cuore batte più forte quando intravvedo
un arcobaleno nel cielo:
Così fu quando cominciò la mia vita;
Così è ora che sono un uomo;
Così sia quando invecchierò,
O lasciatemi morire!…

(
William Wordsworth, My Heart Leaps Up When I Behold The Rainbow)




 

ANGOLO AUTRICE


Penso che io vi debba delle spiegazioni prima che qualcuno pensi che sono impazzita completamente.
Questa OS è nata per caso. Ho iniziato a scrivere senza un disegno preciso, né una trama predefinita.
È il risultato di uno dei miei sbrocchi mentali, ma alla fine il risultato mi è piaciuto e ho deciso di pubblicarla.


Nella mitologia greca, l'arcobaleno è un sentiero creato dalla messaggera Iris tra terra e paradiso. Il sentiero che Sakura sta intraprendendo sposando Sasuke. Ma si sa che l'arcobaleno è composto da sette colori che vanno dal viola al rosso. Per Sakura da questo momento in poi ne ha otto.

E' il colore del suo vestito, il bianco, a dare inizio a tutto. Odia il bianco perché opposto al nero e dietro a questo suo odio si cela, come sempre, la sua paura di essere inappropriata. Veste un colore in netta opposizione a quello che ha rappresentato e rappresenta tutto nella sua vita.

Rinchiusa nella sua camera da letto in attesa del messaggero, è terrorizzata a tal punto da scappare dalla realtà, rinchiudendosi in un mondo che in qualche modo la rassicura. Pensa alla sua infanzia e cerca di distrarsi nei modi più disparati. All'apice della follia, balla da sola sulle note di un' immaginaria sinfonia n.9 di Beethoven (Inno alla gioia) di cui canticchia il movimento iniziale.
(Le note per flauto sono davvero quelle. Le ho imparate alle medie. Nda)

Ho inserito nel testo le interpretazioni della sinfonia n.5 ( Precisamente i punti 2,3,4) come fossero parole di Sakura perché rendono l'idea del percorso che ha fatto per arrivare alla sua meta. Il “destino” ha bussato alla sua porta il giorno che è stata assegnata al Team7. Ha dovuto combattere con le unghie e con i denti per affermarsi, non solo come kunoichi, ma anche come donna, ma alla fine ha ottenuto il suo “trionfo”.

Ho passato molto tempo a studiare il matrimonio giapponese.
Nelle mie fan precedenti ho sempre utilizzato il rito occidentale, un po' per pigrizia e un po' perché il matrimonio capitava quasi sempre nell'epilogo.

Questa volta mi sono dovuta armare di pazienza e ho studiato.

* si stringe metaforicamente la mano e si dice “brava” da sola *

Ho optato, alla fine, per un mix tra antico e moderno, scoprendo che durante l'ultima fase del rito, anche i giapponesi si scambiano gli anelli.

Vi prego di scusare questo mio papiro, sapete che solitamente non sono di molte parole, ma sentivo di dover semplificare la lettura di questa “cosa”.

Spero vi sia piaciuta e attendo con ansia( questa volta è tanta) le vostre recensioni.

Di seguito troverete un piccolo glossario dei termini e delle citazioni che ho utilizzato.

Un bacione

 

Sasuk8

 

 

 

 

 

 

1 Citazione tratta dal film “Elizabethtown”

2-3-4 Significati dei movimenti della sinfonia n.5 di Beethoven.

5 Il messaggero, nel rito nuziale giapponese, è colui che ha il compito di prelevare la sposa dalla sua casa paterna per condurla sul luogo della cerimonia.

6 Vestito da sposa tradizionale

7 Copricapo del vestito da sposa

8 Ingresso della casa

9 E' il camminamento che conduce al santuario.

10Porta d'ingresso del tempio Shintoista.

11 Tempio

12 Sala della preghiera

13 Copricapo tradizionale del sacerdote

14 Sacerdote

15 Scettro del sacerdote

16 Ancelle del sacerdote

17 Rito di purificazione da compiere ogni qual volta si accede al tempio.

18 Rito che si compie durante il matrimonio. Gli sposi bevono da tre tazze contenenti sakè.

19 Albero sacro che viene utilizzato per offerte e benedizioni


   
 
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