虹 – Niji
(Arcobaleno)
Il
bianco non è mai stato il mio colore preferito.
In
un ipotetico ordine di preferenza, prima di esso, potrei annoverare
molti altri colori.
Il
rosa, ad esempio. Il colore dei miei capelli che, dolcemente,
solleticano la mia schiena.
Il
verde... i miei occhi. Crudeli approfittatori della mia
ingenuità.
Hanno sempre rivelato - meschini - ciò che provavo. Guardano
il mio riflesso allo specchio, ancora increduli.
Il
rosso. Le rose a stelo lungo che, intrecciate con le spighe di grano
e qualche ramoscello di mughetto, mi guardano dal letto, in attesa di
un mio cenno.
Il
giallo. Mi ha sempre messo allegria, forse perché lo associo
ai capelli eternamente spettinati di Naruto, che da sempre ha
illuminato la mia strada, anche nei momenti più bui. Come
l'azzurro... Il colore dei suoi occhi, sinceri e brillanti. Capaci di
far passare ogni amarezza e infondermi coraggio.
Ma,
in assoluto, il colore che amo di più è il nero.
Penserete
che io sia pazza.
Chi mai adorerebbe un colore del genere?
La
logica comune associa il nero alla negatività. La religione
al
lutto. La superstizione alla sventura.
Per
me è il colore dei capelli che gli incorniciano il viso.
Sottili fili di ebano che disordinatamente si intersecano tra
loro.
Dei suoi occhi. Opali splendenti. Capaci di uccidere e di
accarezzarti l'anima con la stessa facilità.
È il
colore delle fiamme con cui abbatte i nemici e quello
dell'oscurità
che lo ha avvolto.
Era il colore del cielo di Konoha, la notte che
è andato via.
Sotto lo stesso cielo, privo di stelle, poi
fece ritorno, al nostro fianco, mentre una luna sinistra illuminava
il campo di battaglia.
Il
bianco é l' antitesi del nero... non può piacermi
in
alcun modo .
Inoltre
negli ultimi sei mesi ho scoperto qualcosa che mi ha decisamente
fatto ricredere sul famoso detto " o è bianco o è
nero".
È una cazzata!
Il
bianco annovera almeno dieci sfumature nella scala cromatica
ufficiale, tra cui alcune che mi hanno lasciata esterrefatta, tipo il
bianco anti-flash. Ma che razza di colore è il bianco
anti-flash?
Forse il termine è stato coniato per le sposine
estremamente romantiche per rassicurarle prima del grande passo.
Qualcosa del tipo " Stia tranquilla signorina, con questo bianco
anti-flash, potrà essere sicura di non perdersi nei suoi
film
mentali durante la funzione" ... oppure il bianco fantasma -
risuona ancora nelle mie orecchie la sonora risata di Ino che aveva
considerato più che opportuna quella sfumatura, associandola
al colore della sua pelle.
Il
bianco, quindi, è un colore so-prav-va-lu-ta-to!
Il
nero è il nero. Non c'è alcuna variante o
sfumatura.
È
usanza comune utilizzare associazioni come " nero opale" o
"nero ebano".
Beh,
è SCORRETTO!
È
l'opale a essere nero, così come l'ebano.
Tuttavia, sono
conscia del fatto che il colore delle tenebre, o lo si ama o lo si
odia.
Nel mio caso è alquanto paradossale che io lo ami.
È
stato causa di indicibili sofferenze e... di un abbonamento
settimanale dallo psicologo.
Riuscire ad apprezzare ciò che
ti ha condotto quasi alla follia, è un cammino lungo e
tortuoso. Dietro ogni curva c'è l'insidia di quel passato
che
non puoi e non vuoi dimenticare e dopo ogni discesa, quando riesci a
riprendere fiato, si erge davanti a te una salita ancora più
ripida.
Ma se sono arrivata fin qui, ora come ora, dovrei essere
giunta a una superstrada. Troverò forse qualche coda,
qualche
rallentamento, ma la strada, ormai, dovrebbe essere dritta.
Conoscendolo,
tuttavia, non mi stupirei se una voragine spontanea risucchiasse
l'asfalto.
Forse
sono solo un po' nervosa, ecco perché il mio cervello sta
elaborando simili sciocchezze.
Se riuscisse ad ascoltare i miei
pensieri, " noiosa " sarebbe l'aggettivo più carino
che riuscirebbe ad affibbiarmi.
Ma
non voglio pensarci... le gambe mi tremano e picchietto nervosamente
le dita sulla petineuse della mia stanza.
Da piccola, passavo
intere giornate davanti a questo specchio, pettinando i capelli fino
allo sfinimento, per renderli lucidi e setosi. Ino mi aveva detto che
a lui piacevano lunghi e che per ottenere dei buoni risultati
servivano almeno cento colpi di spazzola.
A me ne aveva
consigliati duecento, anche due e cinquanta per sicurezza - diceva.
E
io, come un soldatino, eseguivo l'ordine ogni mattina, prima di
andare in accademia.
Peccato che lui si accorse dei miei capelli
solo nel momento in cui me li tagliai. Ma non per la loro bellezza -
lì per lì erano davvero orrendi - ma per l'
estemporaneità con cui erano mutati. Un momento prima erano
lunghi, quello dopo... corti.
Purtroppo
era svenuto quando la mia mano, mettendo in atto il primo gesto
eroico della mia esistenza, aveva mutilato venti centimetri del mio
orgoglio.
E al risveglio, era troppo preso dalla sua follia
omicida da accorgersi delle ciocche che svolazzavano tra gli
alberi.
In quell' occasione notai una falla in quell'essere
perfetto che era , ed è: la negazione per i particolari.
Aveva
la consuetudine di vedere le cose nell'insieme, tralasciando le
sfaccettature, a suo dire insignificanti, che invece a me piacevano
tanto.
Per
fare un esempio: mi è sempre piaciuto il suo kimono blu,
quello con il ventaglio ricamato sulla schiena. Una sera gli feci
notare che gli donava molto più del solito kimono grigio che
indossava.
" È un kimono" fu la sua risposta
lapidaria.
Ok. La stoffa sarà la stessa, anche le cuciture
e il ventaglio, ma il colore è diverso!
È
proprio vero che " Gli
uomini vedono le cose in una scatola. Invece le donne le vedono in
una stanza rotonda."1
Da
quanto tempo sono rinchiusa qui dentro?
Impossibilitata a
muovermi, stringo le ginocchia per fermare le gambe che non smettono
di tremare.
Sarà davvero difficile mettermi in piedi,
quando sarà il momento.
Le
dita riprendono a picchiettare sul legno d'acero, ma non con
nervosismo. Sembra quasi che stiano pigiando i tasti di un
immaginario pianoforte.
Inizia un altro viaggio mentale.
Qualcuno venga a salvarmi dalla follia!
Quasi
mi pento di non aver scelto il bianco anti-flash.
Il
movimento delle dita suggerisce al mio cervello - ormai in tilt - di
chiedersi quale musica sarebbe adatta a quel momento.
La figura
allo specchio sorride appena, per poi scoppiare in una sonora risata.
Sono
combattuta tra la sinfonia numero 5 e la 9 di Beethoven.
"Ta
ta ta Dan! Ta ta ta Dan!" canticchio a bassa voce, mentre le mie
mani si staccano dal pianale per volteggiare nell'aria come quelle di
un direttore d'orchestra.
Non mi azzardo ad andare oltre, i
movimenti successivi sono troppo ardui da riprodurre a voce.
È
lei, è quella la sinfonia che più si addice.
"Il
destino che bussa alla porta".2
Il
significato di quelle poche note iniziali rappresenta quello che
desidero, ovvero, che qualcuno venga a bussare a quella dannata porta
e mi faccia uscire da qui per condurmi al mio destino... qualunque
esso sia.
Chiudo gli occhi, mentre le note continuano a risuonare
nella mente e le mie mani continuano a dirigere l' orchestra
immaginaria.
"L'incessante
lotta che conduce alla meta" 3
In
questo ambito sono molto ferrata. Laurea ad honoris causa, azzarderei
dire.
In pratica tutta la mia vita è stata una battaglia.
Ho corso talmente tanto per raggiungere la mia meta, da non avere
più
fiato in corpo. Ho versato sangue e lacrime, tanto da provocarmi un'
irreversibile anemia e un continuo senso di disidratazione.
Ma
"il
trionfo"4
, l'ultimo movimento, sarà una dolce musica per le mie
orecchie.
La meta è a pochi passi da me... circa un
centinaio di scalini, tra quelli di casa e quelli del tempio.
Cinquanta,
forse sessanta passi ancora e... il mio trionfo!
Riapro
gli occhi e una scintilla si riflette nello specchio.
Sto
perdendo totalmente il lume della ragione.
Metto
le mani davanti al viso per la vergogna, stando attenta a non toccare
gli occhi.
"Si,
si, do, re, re, do, si, la, sol, sol, la, si, la, la, la...
"
Riprendo a canticchiare. Questa volta è la nona.
Ricordo
le note a memoria. Me le insegnò l'insegnante di flauto
dolce
che i miei genitori ingaggiarono per farmi imparare a suonare uno
strumento.
Mi piaceva suonare il flauto.
Era uno strumento
delicato e le mie dita sottili da bambina adoravano scorrere sui
fori.
Mi ricordo quanto fosse difficile i primi tempi coordinare i
movimenti. Chiudere la portaottava e modulare i respiri sembravano
missioni impossibili.
Ho continuato a suonarlo fino ai tredici
anni. Dopo l'incontro con la flautista demoniaca, Tayuya, il mio
rapporto con quello strumento non fu più lo stesso.
Senza
accorgermene, mi ero alzata e avevo cominciato a piroettare per la
stanza come una ballerina impazzita in un enorme carillon.
La
gonna del mio shiromuku prese a gonfiarsi, mentre le pareti della mia
stanza giravano vorticosamente.
“Toc Toc”
"Ta
ta ta dan"
Mi
blocco e guardo la porta.
È giunto il momento.
"Sakura-Chan
ci stanno aspettando"
Il
messaggero5
è giunto.
Il
mio corpo, in trance, si muove verso le rose. Le gambe ricominciano a
tremare e la gonna dello shiromuku6 sembra
più
stretta.
Ilsecondo
movimento della quinta ricomincia a risuonare prepotentemente nella
testa, scacciando via la nona.
Ha
vinto.
Afferro
le rose. Non ricordavo fossero così pesanti.
Sollevo
lo Tsunokakushi7 a coprirmi il capo.
Quel gesto mi
regala, inspiegabilmente, la sicurezza che mi serve per dirigermi
verso la porta e abbassare la maniglia.
"Sei
bellissima" dice Naruto con il sorriso più dolce del
mondo.
È
commosso anche se cerca di nasconderlo.
Mi
porge il suo braccio e io lo afferro con forza. Una muta richiesta di
aiuto, perché i suoi occhi lucidi hanno contagiato i miei e
non posso piangere, rovinerei il trucco.
Percorriamo
il corridoio, le cui pareti sono tappezzate di foto che ripercorrono
in ordine cronologico la mia intera esistenza, dalla nascita, fino a
quel giorno.
Gli scalini sembrano raddoppiati e la porta di casa
sembra essersi rimpicciolita.
Stringo il braccio di Naruto e lui
si ferma.
" Andrà tutto bene" mi dice poggiando
la mano sulla mia.
Annuisco.
Ho la gola secca e quasi rimpiango
la prigionia di poco prima. Era cosi rassicurante stare seduta di
fronte allo specchio della mia petineuse, persa nei miei scleri
mentali.
Una luce abbagliante illumina il genken8 e
sono costretta a socchiudere gli occhi. Intravedo delle immagini
sfocate, dei visi...
Ino...
Il viola le dona davvero.
Alza
inspiegabilmente una mano e temo che possa fare qualcuna delle sue
pazzie.
La fa ricadere con violenza fermandola a mezz'aria e dal
pugno chiuso svetta il pollice, alzato verso l'alto, mentre mi fa
l'occhiolino.
È il suo modo di farmi sapere che non sono da
buttar via.
Anche
le scale del tempio sembrano più numerose di quanto
ricordassi.
Salgo il primo scalino e il ginocchio ha come un
cedimento.
"Tradizioni del cavolo" impreco tra me e me,
salendo il gradino successivo.
Quando arriviamo in cima ho il
fiatone e un attacco di panico in fase di countdown.
Mi sento
accaldata, ma non c'è sudore sulla mia pelle.
Proseguiamo
lungo il sando9 di lanterne di marmo e bonsai.
Devo
ammettere che il posto è molto suggestivo e che, in fondo,
non
è stata una cattiva scelta.
Dieci scalini... ancora.
Questa
volta li ho contati da lontano. Non posso sbagliarmi.
Attraversiamo
il torii10, che segna il confine che divide il
mondo
terreno da quello spirituale e la mia anima sembra davvero
abbandonare il mio corpo. Inizio a sentirmi più leggera e i
mie passi diventano più decisi.
Il
jinja11 della dea Amaterasu ( chissà
perché
la scelta è ricaduta proprio su questo tempio) svetta
imponente verso il cielo azzurro.
Nell'haiden12 spicca
l'eboshi13 del kannushi14,
anch'esso bianco.
Inizio
a pensare che sia una persecuzione.
Nella
mano destra stringe lo shaku15 e sulla sinistra,
immobili
come statue di marmo, ci sono due ragazzine scelte per svolgere il
ruolo di moko16.
Mi accingo a compiere il temizu17,
per purificarmi.
Lavo le mani e la bocca mentre con la coda
dell'occhio cerco la mia meta.
Eccolo...
il nero.
"Oh
Kami!" esclamo silenziosamente, rendendomi conto di aver
bestemmiato al cospetto degli Dei.
Lavo nuovamente la bocca che si
è appena sporcata con quel mio gesto irriverente e le
persone
presenti mi guardano stupite.
Naruto
fa lo stesso... ma una volta sola e così gli altri che ci
hanno seguiti da casa.
Il
mio cuore smette di battere una volta giunta dinanzi all'altare su
cui sono posate delle ciotole che probabilmente contengono
sakè,
frutta, sale e riso. Le offerte alla Dea.
Essendo
a conoscenza del passato dell'uomo che è al mio fianco, il
sacerdote ha acconsentito a far partecipare anche gli amici, che
siedono sulle panche poste dal suo lato, fungendo da
parenti.
Dirimpetto siedono i miei, vivi e vegeti. Mio padre sta
già piangendo. Strano a dirsi ma l'emotività
è
una caratteristica che ho ereditato da lui e non da mia madre che da
quando ho memoria non ho mai visto versare lacrima.
Il
nero
non mi guarda, tiene lo sguardo fisso sull'altare e sussulta quando
il kannushi inizia a parlare, propinandoci un interminabile sermone
sull'importanza di quel rito.
La
mia mente si estranea nuovamente e la quinta
ricomincia a scandire i momenti che si susseguono veloci.
Le
due moko posano le tre tazze di sakè davanti a me per
adempiere al rito del San San Ku Do18.
Sorseggio
la prima e il sapore dell'alcool ridesta i miei sensi.
La seconda,
la terza e l'adrenalina inizia a scorrermi nelle vene.
Realizzo
finalmente dove sono e dopo aver passato la tazza al nero,
trovo il coraggio per volgere lo sguardo verso di lui.
È
terrorizzato quanto me, ma sembra che il mio gesto l'abbia in qualche
modo rassicurato e mi sorride appena.
"Benedici, oh Dea,
l'unione di questi due giovani. Che la prosperità li
accompagni in questo nuovo cammino" conclude il sacerdote.
È
fatta.
Ecco il trionfo. Il raggiungimento della meta.
Il
nero sospira... è sollevato quanto me.
Prende la mia mano e
la stringe con forza mentre le nostre labbra si uniscono per sancire
l'inizio della nostra vita insieme. Una lacrima scende dai miei occhi
e la mia mente è libera di pensare che l'ho sposato davvero,
senza doversi rifugiare in mondi alternativi.
Finalmente
sorridenti e rilassati usciamo di corsa dall'haiden e corriamo a
perdifiato verso il Santuario, lasciando gli altri indietro.
Quello
è il nostro momento e non vogliamo nessuno attorno.
Raccogliamo
i ramoscelli decorati di Sakaki19 che sono stati
preparati
per noi e ci accingiamo a donarli, come offerte, ai Kami.
"
Sakura. Il mio cuore e la mia anima ti apparterranno per sempre."
mi dice avvolgendomi con il suo sguardo, mentre infila l'anello al
mio anulare sinistro.
"Sasuke.Il mio cuore e la mia anima ti
apparterranno per sempre." recito con voce strozzata, ripetendo
il suo gesto.
Le
lacrime ora scorrono libere e bagnano il vestito bianco.
Abbassa
il Tsunokakushi, lasciando liberi i miei capelli che svolazzano al
vento.
Al cospetto dei Kami sugelliamo la nostra unione con un
altro bacio, meno casto del primo.
Siamo
una cosa sola.
"Eh
no! Così non vale!" urla Naruto con il fiatone, seguito a
ruota dagli altri invitati.
Ci voltiamo verso di lui e in
lontananza, sul Monte degli Hokage, vedo risplendere un luminoso
arcobaleno.
Da oggi anche lui ha un colore in più... il nero.
“ Il
mio cuore batte più forte quando intravvedo
un arcobaleno
nel cielo:
Così fu quando cominciò la mia vita;
Così
è ora che sono un uomo;
Così sia quando
invecchierò,
O lasciatemi morire!…
“
(William
Wordsworth, My Heart Leaps Up When I Behold The Rainbow)
ANGOLO AUTRICE
Penso
che io vi debba delle spiegazioni prima che qualcuno pensi che sono
impazzita completamente.
Questa OS è nata per caso. Ho
iniziato a scrivere senza un disegno preciso, né una trama
predefinita.
È il risultato di uno dei miei sbrocchi
mentali, ma alla fine il risultato mi è piaciuto e ho deciso
di pubblicarla.
Nella
mitologia greca, l'arcobaleno è un sentiero creato dalla
messaggera Iris tra terra e paradiso. Il sentiero che Sakura sta
intraprendendo sposando Sasuke. Ma si sa che l'arcobaleno è
composto da sette colori che vanno dal viola al rosso. Per Sakura da
questo momento in poi ne ha otto.
E' il colore del suo vestito, il bianco, a dare inizio a tutto. Odia il bianco perché opposto al nero e dietro a questo suo odio si cela, come sempre, la sua paura di essere inappropriata. Veste un colore in netta opposizione a quello che ha rappresentato e rappresenta tutto nella sua vita.
Rinchiusa
nella sua camera da letto in attesa del messaggero, è
terrorizzata a tal punto da scappare dalla realtà,
rinchiudendosi in un mondo che in qualche modo la rassicura. Pensa
alla sua infanzia e cerca di distrarsi nei modi più
disparati.
All'apice della follia, balla da sola sulle note di un' immaginaria
sinfonia n.9 di Beethoven (Inno alla gioia) di cui canticchia il
movimento iniziale.
(Le note per flauto sono davvero quelle. Le ho
imparate alle medie. Nda)
Ho inserito nel testo le interpretazioni della sinfonia n.5 ( Precisamente i punti 2,3,4) come fossero parole di Sakura perché rendono l'idea del percorso che ha fatto per arrivare alla sua meta. Il “destino” ha bussato alla sua porta il giorno che è stata assegnata al Team7. Ha dovuto combattere con le unghie e con i denti per affermarsi, non solo come kunoichi, ma anche come donna, ma alla fine ha ottenuto il suo “trionfo”.
Ho
passato molto tempo a studiare il matrimonio giapponese.
Nelle mie
fan precedenti ho sempre utilizzato il rito occidentale, un po' per
pigrizia e un po' perché il matrimonio capitava quasi sempre
nell'epilogo.
Questa volta mi sono dovuta armare di pazienza e ho studiato.
* si stringe metaforicamente la mano e si dice “brava” da sola *
Ho optato, alla fine, per un mix tra antico e moderno, scoprendo che durante l'ultima fase del rito, anche i giapponesi si scambiano gli anelli.
Vi prego di scusare questo mio papiro, sapete che solitamente non sono di molte parole, ma sentivo di dover semplificare la lettura di questa “cosa”.
Spero vi sia piaciuta e attendo con ansia( questa volta è tanta) le vostre recensioni.
Di seguito troverete un piccolo glossario dei termini e delle citazioni che ho utilizzato.
Un bacione
Sasuk8
1 Citazione tratta dal film “Elizabethtown”
2-3-4 Significati dei movimenti della sinfonia n.5 di Beethoven.
5 Il messaggero, nel rito nuziale giapponese, è colui che ha il compito di prelevare la sposa dalla sua casa paterna per condurla sul luogo della cerimonia.
6 Vestito da sposa tradizionale
7 Copricapo del vestito da sposa
8 Ingresso della casa
9 E' il camminamento che conduce al santuario.
10Porta d'ingresso del tempio Shintoista.
11 Tempio
12 Sala della preghiera
13 Copricapo tradizionale del sacerdote
14 Sacerdote
15 Scettro del sacerdote
16 Ancelle del sacerdote
17 Rito di purificazione da compiere ogni qual volta si accede al tempio.
18 Rito che si compie durante il matrimonio. Gli sposi bevono da tre tazze contenenti sakè.
19 Albero sacro che viene utilizzato per offerte e benedizioni