Chapter 4
Mary si affacciò alla cucina, assistendo a una scena abbastanza bizzarra. Reiji e Laito stavano discutendo vivacemente, il primo irritato e il secondo con l’aria da innocente.
- Laito, NO. Non userai questa cucina. L’ultima volta che tu e gli altri due avete tentato di cucinare è successo un disastro… e indovina chi ha dovuto provvedere alle riparazioni e ai relativi costi!?
Mary si avvicinò molto lentamente, mentre Laito, sbuffando su quanto l’altro fosse noioso, giocava la sua carta vincente.
- E se ci pensasse Mic~chan? – esclamò gioioso, spostandosi dietro di lei e spingendola in avanti come ad incoraggiare una bambina timida.
Micchan?, pensò la ragazza in questione, mentre il vampiro si sistemava gli occhiali lungo il dorso del naso e la osservava attentamente, pensieroso.
- … Va bene, dopotutto una delle condizioni era poter usare la cucina… Ricordati, però, di pulire e mettere a posto quando avrai terminato – raccomandò freddamente, uscendo e lasciando i due soli.
Dov’è finito il suo tono gentile e disponibile di ieri? Non era sicuramente caloroso, però…, pensò ancora Mary, lievemente confusa dal suo atteggiamento; si sentì poi essere tirata per il polso e venir stretta in un abbraccio. Laito si era adagiato affettuoso contro la sua schiena (si domandò se non fosse una messa in scena questo suo lato “fluffoso”), supplicandola di preparargli i macaron. La strega sospirò:
- Subito, Laito-kun, appena mi lasci andare – il vampiro si staccò immediatamente e la orientò nella stanza, indicandole dove fossero i vari ingredienti e gli strumenti per cucinare.
Mary si dedicò alla preparazione dell’impasto con concentrazione e solerzia, osservata a bocca aperta dal giovane che aveva occhi solo per la sua figura, dai capelli che spostava dietro l’orecchio mentre montava gli albumi, alle dita che picchiettavano il tavolo in attesa che i dolci cuocessero, all’occhio attento alla quantità di farcitura da distribuire; dopo due orette gli venne servito davanti un piatto di coloratissimi macaron.
Con gli occhi luminosi e la bocca ancora aperta in una smorfia di contemplazione, sollevò controluce uno di quei vivaci dolci, esaminandolo con entusiasmo. Chiuse gli occhi, lo assaggiò e gemette di felicità, gustandosi il sapore zuccheroso che gli invadeva la bocca; ne mangiò un’altra decina in questo modo, facendo incurvare le labbra alla ragazza, divertita. Si fermò, riaprì gli occhi (aveva appena perso l’occasione di vederla sorridente per la prima volta!) e fissò Mary con un sorriso a trentadue denti, prima di fiondarsi su di lei, travolgendola, e atterrarono entrambi a terra. Alzò il viso per ringraziarla e proporle finalmente qualcosa di sconcio, ma nel vederla rossa come un papavero si limitò a ridacchiare e a sussurrarle nell’orecchio con voce mielosa.
- Micchan~, arigatou… ma sai, dopo così tanti dolci, viene sete.
La fissò negli occhi intensamente; Mary deglutì silenziosamente, ricambiando con lo sguardo più indifferente possibile. Laito percepì il suo sforzo e con un ghigno quasi intenerito avvicinò le labbra al suo orecchio, facendole venire i brividi al suo mormorio:
- Non preoccuparti, il dolore diventerà presto piacevole grazie al mio amore, fufu~
E si avventò sul collo di lei, trafiggendone la pelle con i canini.
Mary sentì gli occhi lacrimare, ma li rimproverò duramente; doveva essere forte. Con tutto quello che aveva passato, questo era niente in confronto. Per distrarsi rifletté sulle ultime parole di Laito.
Amore? Come? Non lo conosci neanche, in verità, Laito-kun, pensò tristemente, mentre sobbalzava e chiudeva un occhio nel ricevere un secondo morso su un altro punto del collo, dopo un rapido bacio sul mento.
Davvero, volevo piangere.
Ma non poteva permetterselo.
Dieci minuti dopo era svenuta, tra lo stare sdraiata sul pavimento gelido e il venir privata di un po’ di sangue tramite diversi morsi sparsi sulla pelle. Laito si sollevò soddisfatto, pulendo con la mano il rivolo di sangue che scendeva dalle sue labbra sogghignanti, Le accarezzò il viso, prima di prenderla tra le braccia e, ignorando i commenti di Ayato e Kanato che nel frattempo li avevano raggiunti in cucina, la portò nella sua camera. Ricordò, durante il percorso, il suo sangue: fluido, caldo, dolce e aromatico; un’aroma mai gustato prima, prezioso e accattivante.
Dopo averla distesa sul suo letto, le baciò la fronte.
- Sogni d’oro, Mic-chan~…
E si trattenne dall’azzannarla in altre parti del corpo.