Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: xitsgabs    22/08/2014    4 recensioni
{Storia classificatasi prima al primo turno del Contest a Turni: "Il nuovo esame" indetto da _Aras_}
«Cosa sta succedendo?» domandò, la voce ancora impastata dal sonno mista alla perplessità. Asteria lo guardò confusa, pensando che fosse ovvio ciò che stava accadendo. Aprì bocca per rispondere, ma Scorpius la precedette mentre correva, felice e saltellante, verso il padre e si aggrappava ai suoi pantaloni. Draco non lo prese in braccio, non essendo abituato allo stimolo di coccolare suo figlio.
«Stiamo andando dai nonni! Ma la mamma dice che non puoi venire, perché non puoi venire?» domandò il bambino biondo, la voce triste nell’ultima domanda. Draco lo guardò, poi riposò gli occhi su Asteria. Già, perché non poteva venire?
«Tuo padre deve lavorare, Scorpius.»

●OS!Draco/Asteria.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Storia partecipante al contest:
Il nuovo esame

Indetto da:

_Aras_

Profumo d’inchiostro

L’immagine di Asteria Greengrass in Malfoy che si spazzolava i lunghi capelli scuri era riflessa nel maestoso specchio della sua camera da letto matrimoniale, in quel momento vuota e silenziosa. Ci aveva fatto l’abitudine, alla fine: ogni sera, suo marito Draco tornava a casa dopo una lunga giornata di lavoro, mangiava insieme alla famiglia, poi si alzava dal tavolo dopo nemmeno dieci minuti e dava un bacio alla moglie e al figlio prima di rintanarsi nel suo ufficio, con l’unica compagnia delle pergamene sporche d’inchiostro, e riprendere a lavorare fino a tardi, quando ormai il sonno aveva già avuto la meglio sulla moglie.

Praticamente, i due non si vedevano più se non la mattina presto, la sera tardi e, forse, la domenica. Il che era davvero sconveniente per una coppia sposata da poco più di cinque anni che non aveva neanche avuto la possibilità di litigare fino al prendere, momentaneamente, in considerazione il divorzio, tant’erano rare le volte che riuscivano a vedersi per più di un quarto d’ora.

Asteria non aveva immaginato così la sua vita matrimoniale quando aveva scelto di sposare Draco Malfoy. Si era innamorata di lui in un pomeriggio invernale, quando il Natale era quasi alle porte, fra le pergamene sporche d’inchiostro e i libri di Pozioni, presi dagli scaffali antichi della biblioteca. I compiti che aveva assegnato il professor Piton erano estenuanti e difficili, tanto che Asteria si era negata di alzare lo sguardo fino alla fine della stesura del tema. Quando, dopo quelle che parvero ore, finì lo scritto, sollevò il capo, l’espressione trionfante in volto, e gli occhi color ghiaccio di Draco, seduto a qualche tavolo più avanti, furono la prima cosa che vide. A quel punto, innamorarsi di lui fu così spontaneo e automatico che Asteria neppure se ne accorse.

Ma non c’era niente di romantico; non c’era niente di romantico nel modo in cui Asteria aveva scelto di rovinarsi la vita, né tanto meno nel modo in cui avevano deciso di convolare a nozze – una lurida firma scritta solo per mettere al mondo altra prole caratterizzata dal sangue puro – e, ancor meno, nella loro vita coniugale.

Quando si erano sposati, Draco stava ancora cercando un lavoro nobile che gli permettesse di dare da mangiare alla sua famiglia senza il sostenimento dei genitori e dell’eredità, cosa che aveva portato Asteria a sospirare sognante, colpita dall’inseguimento morboso del marito verso l’indipendenza, che si rivelò il suo più grande desiderio.

Poi aveva finalmente trovato lavoro – campo della Magisprudenza – e questo aveva segnato l’inizio dell’inferno per la donna.

Non aveva mai preteso niente da suo marito: non aveva mai cercato un amore che sapeva che Draco non poteva provare nei suoi confronti, né aveva fatto storie per intraprendere la gravidanza, non lo aveva mai pressato mentre cercava come guadagnarsi da vivere e non gli aveva mai impedito di andare allo stadio a vedere la finale della Coppa del Mondo di Quidditch. Non aveva mai chiesto nulla, ma adesso era così meschino e ingiusto se richiedeva, finalmente, un marito? Uno di quelli con cui uscire il pomeriggio, da baciare davvero – non solo per dare un saluto – e con cui crescere il loro unico figlio? Con cui magari farne anche altri, di figli?

Era così orribile?

***

L’odore d’inchiostro si era sparso per tutta la stanza, mentre Draco Malfoy non faceva altro che bagnare la piuma e scrivere sulle pergamene – per poi, la maggior parte delle volte, buttarle – perdendo la cognizione del tempo. Mentre scriveva, nella sua mente c’erano solo parole sconnesse che avevano comunque un importante significato nella sua vita: lavoro, leggi, lavoro, leggi.

Doveva continuare a lavorare e doveva completare tutti i compiti che gli erano stati assegnati quella mattina, perché da quello dipendeva tutto ciò che era importante nella sua vita. Non che i soldi gli mancassero: poteva benissimo evitare di sforzarsi così tanto, dato che era molto potente economicamente, ma doveva mostrare a se stesso che poteva essere un uomo indipendente. Doveva essere un uomo indipendente. Non poteva essere sempre mantenuto dai suoi genitori. Doveva passare le notti in bianco a scrivere, a memorizzare, a capire, fregandosene del sonno. Ma aveva talmente tanta voglia di dormire.

Lavoro, leggi, lavoro, leggi.

Finì di scrivere l’appunto e tornò con gli occhi, la cui vista cominciava ad offuscare, a cercare un altro articolo dove poteva trovare qualcosa riguardo alla Costituzione Magica. Essi erano messi in ordine crescente dal più antico al più recente. Draco si chiese, mentalmente, che giorno fosse, senza riuscire a darsi una risposta. Che giorno era?

Lavoro, leggi, lavoro, leggi.

Lasciò perdere la data e prese una rivista a caso, cominciando a sfogliarla. Trovò un articolo che risaliva all’estate fra il suo quarto e quinto anno, parlava di San Potter. Tutti i cittadini oltre il III Anno alla Scuola di Magia e Stregoneria nella quale sono ammessi possono essere imputabili. Ricordava quell’anno, dopo la morte di Cedric Diggory. Potter non aveva passato un periodo difficile. Ma cosa successe? Perché Potter era stato imputato? Non ricordava.

Lavoro, leggi, lavoro, leggi.

Ricordava di Potter, che si era sposato con la piccola Weasley. Avevano avuto dei figli, uno della stessa età di Scorpius, suo figlio. Suo figlio. Era nato dall’amore con sua moglie, Asteria.

Lavoro, leggi, lavoro, leggi, Asteria!

Era talmente tanto tempo che la sua mente non sfiorava il suo nome che quest’ultimo risultava sconosciuto al suo cervello. L’aveva appena vista, ma era un ricordo talmente distante ...

Asteria, Asteria, Asteria, Asteria.

I suoi pensieri furono interrotti bruscamente dall’apertura della porta. Asteria era davanti a lui, lo sguardo duro e le braccia che scendevano rigide sui fianchi. «Dobbiamo parlare» sussurrò con decisione. Che ore erano? Scorpius dormiva già? Era notte fonda, forse? Per questo era attenta al tono di voce?

***

Successivamente, Draco avrebbe scoperto che erano le due di notte e si sarebbe seduto sulla sedia davanti al tavolo che si trovava in cucina, davanti a sua moglie Asteria che aveva le mani unite e gli occhi fissi su di lui. Draco pensò che non veniva guardato così a lungo da lei da tanto, troppo tempo.

«Di cosa mi volevi parlare?» la incitò. Lei abbassò per un attimo gli occhi, poi tornò a guardarlo.

«Da quanto siamo sposati, Draco?» domandò a sua volta la donna.

La domanda insolita portò il biondo a sgranare leggermente gli occhi. «Scusami?»

«Rispondimi.» ribatté lei.

«Che domanda stupida!» commentò lui.

«Rispondimi!»

Il tono di voce così alto e duro provocò lo sconvolgimento sul volto di Malfoy che subito dopo strinse le mani in pugni, come a trattenersi dal perdere la pazienza. «Cinque.»

«Avevo paura lo avessi dimenticato.»

«Non potrei.»

«Sai quand’è il nostro anniversario? Sai quand’è il compleanno di Scorpius?»

Draco si alzò istantaneamente dal tavolo, scocciato da quella situazione. Asteria, invece, rimase seduta, gli occhi chiusi e il capo sorretto dalle mani sotto al mento. La pazienza che scivolava via dal suo volto era ben visibile, mentre lui si passava le mani fra i capelli. «Tutto questo è ridicolo, Asteria!» sbraitò.

«Non lo sai! Non lo sai, capisci? Ricordi tutte le leggi, ma non sai niente riguardo alla tua famiglia. Siamo noi la tua famiglia, Draco.» ribatté lei, la voce calma e piena di delusione. Draco voleva controbattere, ma scelse di rimanere zitto in attesa che lei aggiungesse qualcosa. «Sono anni che sopporto, Draco. Sono anni che non faccio che ripetermi: “Domani sarà diverso” ma ogni giorno è nuovo e c’è un altro domani. Quel domani diverso, Draco, quel domani diverso non c’è. Non arriva.»

Draco la guardò con attenzione, aspettandosi di udire una voce rotta in compagnia delle lacrime ma, con sua sorpresa, Asteria non sembrava essere intenzionata a piangere. Non era la tipa che scoppiava in lacrime, non lo era mai stata. Era una delle cose che aveva portato Draco ad innamorarsi di lei: non era semplice essere sposata con un componente della famiglia conosciuta per la sua codardia, per essere stata dalla parte di Lord Voldemort e di aver permesso tanti, troppi omicidi. Quando Asteria era ancora una Greengrass veniva rispettata e voluta bene da tutti, ma dal giorno delle nozze la sua vita era stata caratterizzata unicamente da umiliazioni e disprezzi. Ci stava male, ovviamente, ma non l’aveva mai fatto pesare a Draco. E lui sapeva di dover renderla felice. Lui voleva renderla felice, eppure ne era totalmente incapace.

«Mi dispiace, Asteria.» sussurrò l’uomo con sincerità, la voce spezzata.

«Non ho mai preteso d’essere amata da te, Draco.» cominciò Asteria, la voce tranquilla. Il fatto che non urlasse, che non scoppiasse per l’ira, non faceva che far salire i sensi di colpa di Draco che, zitto, ascoltava le sue parole. Davvero credeva di non essere amata? Okay, Draco non glielo diceva mai, ma solo perché non ne aveva mai il tempo con tutto quel lavoro da fare. Lavoro. «Ma almeno, potresti fingere.» concluse. Draco si avvicinò a lei, aprendo la bocca per parlare ma la donna lo zittì con un cenno della mano. Si alzò dalla sedia. «Vado a dormire.» annunciò.

«Non posso smettere di lavorare, Asteria.» disse. «Sei mia moglie e ti amo, ma questo lavoro è l’unica cosa che non mi fa sembrare feccia agli occhi degli altri maghi. Questo lavoro è tutto ciò che mi resta.»

Asteria rise con amarezza, senza voltarsi verso di lui. «Hai ragione.» disse, prima di andarsene.

Lui non disse nulla, mentre la osservava tornare in camera da letto. Si passò le mani fra i capelli, sospirando leggermente, prima che il suo sguardo venisse rapito da un luccichio sul tavolo. Si avvicinò all’oggetto e lo prese fra le dita, il fiato gli si mozzò: la fede nuziale.

***

L’orologio nell’ufficio di Draco segnava le tre del mattino e l’alta pila di pergamene e libri era la sua unica compagnia, mentre si preoccupava di finire di leggere gli ultimi articoli.

Sulla scrivania, vicino all’inchiostro, c’era l’anello di Asteria. L’avrà poggiato lì e se ne sarà dimenticata aveva pensato l’uomo dopo averlo trovato. Di sicuro, la donna non voleva il divorzio. Era impensabile.

L’ultimo testo da leggere parlava dei diritti e doveri matrimoniali, della spartizione dei beni dopo il divorzio e delle varie conseguenze. Draco le lesse con attenzione, mentre appuntava il tutto su una pergamena con l’aiuto di una mappa concettuale. Doveva conoscere bene quelle leggi se voleva sfondare nel campo della Magisprudenza, diventare un avvocato grandioso e, magari, trovare poi lavoro come giudice. Certo, era un po’ difficile, con la presenza del Marchio Nero. Suo padre, Lucius, gli aveva consigliato di utilizzare la solita scusa che recitava, testuali parole: “Ero sotto una Maledizione Senza Perdono: Imperius” ma lui non voleva mentire, né fare il codardo. Anni prima, quando ancora studiava ad Hogwarts, l’avrebbe fatto tranquillamente: avrebbe mentito, avrebbe corrotto, sarebbe diventato un grande uomo, ma ormai non poteva più. Non con una famiglia a cui badare, non con la morte di tante persone sulla sua coscienza – non aveva ucciso nessuno personalmente, ma aveva contribuito diventando Mangiamorte –, non con un figlio piccolo che meritava di portare il cognome nobile che era sempre appartenuto ai suoi antenati.

Ricordò quando, una volta, Scorpius aveva fatto amicizia con un bambino: era una domenica, lui non lavorava, e stava osservando il figlio giocare con un bimbo per mezz’ora, prima che i genitori di quest’ultimo intervenissero e dicessero: “Non puoi giocare con certa gente, tesoro. Non sono brave persone.”. Draco aveva subito guardato Asteria, che sul volto aveva una visibile fitta di dolore che subito tramutò in un sorriso falso, mentre si alzava e andava a prendere Scorpius fra le braccia. Era l’unico ricordo che l’uomo aveva riguardo al suo unico figlio.

Sospirò, pensando che un giorno l’avrebbe fatta pagare a quella gente e che un giorno sarebbero ritornati ad ammirare la famiglia Malfoy, così Draco riportò gli occhi sulla pergamena. Doveva lavorare. Doveva tornare ad essere un uomo d’onore.

***

Quando Draco si svegliò non potevano che essere le otto e un quarto, forse ancora più presto. L’odore d’inchiostro gli penetrò nelle narici e sbadigliò, mentre si alzava e prendeva tutte le pergamene, pronto per uscire.

Quando uscì dalla porta del suo ufficio, però, i suoi pensieri sui progetti lavorativi furono bruscamente interrotti dalla scena che aveva davanti: la servitù stava sollevando delle valige e Asteria e Scorpius erano davanti a loro, come se stessero andando via. Stavano andando via.

«Cosa sta succedendo?» domandò, la voce ancora impastata dal sonno mista alla perplessità. Asteria lo guardò confusa, pensando che fosse ovvio ciò che stava accadendo. Aprì bocca per rispondere, ma Scorpius la precedette mentre correva, felice e saltellante, verso il padre e si aggrappava ai suoi pantaloni. Draco non lo prese in braccio, non essendo abituato allo stimolo di coccolare suo figlio.

«Stiamo andando dai nonni! Ma la mamma dice che non puoi venire, perché non puoi venire?» domandò il bambino biondo, la voce triste nell’ultima domanda. Draco lo guardò, poi riposò gli occhi su Asteria. Già, perché non poteva venire?

«Tuo padre deve lavorare, Scorpius.» rispose Asteria, prima di andare a riprendere il figlio e prenderlo fra le braccia.

Non aveva dimenticato la fede sul tavolo. L’aveva lasciato. Come poteva averlo fatto? Dopo tutto ciò che stava facendo solo per renderla una signora, per rendere felice loro figlio. Come poteva lasciare un uomo così?

«Tutto questo è ridicolo» disse semplicemente, la voce tagliente.

«Tu credi? Io penso che sia più che giusto.»

«Vuoi buttare via cinque anni di matrimonio e un figlio, Asteria!»

«Che razza di matrimonio è questo?!» chiese la donna urlando, la rabbia repressa sfogata in quella domanda. «Un matrimonio basato su un amore non corrisposto, dove il lavoro è il mio rivale. Che razza di matrimonio è?»

«Non posso crederci» sospirò Draco, gli occhi sgranati. «Sei ossessionata da questa stupida idea che io non ti ami, ti rendi conto?»

«Allora dimostralo! Dimostra che ami me, dimostra che ami tuo figlio.» in tutta quella litigata, i domestici avevano ben pensato di andare via e far allontanare anche il piccolo Scorpius, che era leggermente spaventato da quelle urla.

Draco si passò le mani fra i capelli, prima di entrare nel suo ufficio. Asteria si domandò se dovesse o no seguirlo, poi scelse di farlo. Stavano litigando, lui non se ne sarebbe andato in quel momento. Era Draco Malfoy, è vero, ma ... oh, era Draco Malfoy. Certo che se ne sarebbe andato nel bel mezzo di un litigio.

Il matrimonio di Draco rovinato dal lavoro. Lui aveva lavorato così sodo per essere indipendente, per poter contare solo su se stesso e alla fine si era vincolato al proprio lavoro, ossessionato da un obiettivo che poteva rovinare tutto ciò che contava nella sua vita. Si passò le mani fra i capelli, prima di fissare rabbioso le pergamene con gli appunti sulle leggi che aveva dovuto studiare, capire, memorizzare. Con la coda dell’occhio fissò il camino al suo fianco e a quel punto tutto venne da sé: il profumo d’inchiostro che impreziosiva tutta la stanza fu mischiato all’odore di bruciato, a causa delle pergamene che Draco aveva appena buttato nel fuoco, incendiandole. La sua scrivania si ritrovò vuota degli appunti, dei giornali, degli articoli; le uniche cose che ancora la occupavano erano delle cornici vuote, senza fotografie. Si era ripromesso di mettere delle foto con sua moglie e suo figlio, ma aveva a malapena avuto il tempo di scattarle, figuriamoci di metterle là dentro.

Si voltò verso Asteria, sorpreso dal suo stesso gesto. Non aveva pensato a niente prima di fare ciò che aveva fatto, si era solo posto una domanda: “Asteria o il lavoro?” e aveva scelto sua moglie, in un modo un po’ barbaro forse, ma l’aveva pur sempre scelta. Lei fissò il fuoco bruciare quelle carte maligne che le avevano rovinato la vita coniugale, poi riguardò il marito.

Asteria sospirò, chiedendosi cosa fosse la cosa giusta da fare. Non si sarebbe mai aspettata una situazione del genere.

«Quindi, tu mi ami.» constatò, guardando ancora la tappezzeria dell’ufficio.

«Non capisco come potevi credere il contrario.»

«Non me lo dici mai.»

«Non spreco tempo ed energie per dire cose ovvie.» la voce di Draco era secca e a tratti tagliente, eppure Asteria non poté far altro che sorridere nel sentire quelle parole. In quel momento, il lavoro del mago – da sempre rivale in amore della donna – non era presente: c’erano solo lei, Draco e il profumo d’inchiostro misto alla puzza di bruciato che ancora conservava la sua bellezza. Un po’ come l’uomo della sua vita che, nonostante fosse sciupato dal “terzo incomodo”, era ancora il ragazzo istintivo, arrogante e con gli occhi più belli che avesse mai visto di cui si era innamorata.

«Bene, vado a disfare le valige.»

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: xitsgabs