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Autore: timeaftertime    22/08/2014    1 recensioni
America, 1850. Nel piccolo paesino di Mayford le quattro sorelle White, rimaste orfane, cercano di andare avanti in un mondo dove il denaro conta più delle persone. Una storia che parla di amore in tutte le sue diverse e meravigliose forme, di famiglia, di amicizia e di donne che superano ogni difficoltà con le loro forze. E che scoprono che l'amore non è come lo si immagina...ma spesso è molto meglio.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Eccomi qua! Sono tornata ad aggiornare questa storia (cosa che magari non interessava a nessuno, ma vabbé xD). Perdonatemi la lunga assenza, cercherò di essere più presente...beh, che dire, ringrazio chiunque sia stato tanto paziente da arrivare fin qui e vi auguro di divertirvi almeno un pochino con la storia di queste quattro sorelle. Se avete voglia, lasciate pure una recensioncina (mi rendereste, come sempre, mooolto felice). A presto! -timeaftertime

Quando i coniugi White erano ancora in vita, la loro casa era sempre piena di ospiti. Julia, che aveva vissuto tredici anni in quell’ambiente, era quella che più di ogni altra sorella soffriva per le privazioni che doveva sopportare. Non lo faceva mai notare, ma quante volte si guardava allo specchio e sospirava notando quanto fossero lisi i suoi vestiti! E dover lavorare ogni giorno, per quanto amasse Clara, era una grande fatica se sommata alle preoccupazioni relative alla casa e alle sorelle. Tutti questi pensieri erano spesso nella sua mente, ma non ne aveva mai fatto parola con le altre. Era il suo dovere, e non voleva che Sarah, Hannah e Lily si sentissero in colpa per una situazione che non dipendeva dal loro volere. L’unico a conoscenza delle lacrime della sorella maggiore era il suo cuscino, testimone di tante notti insonni e momenti difficili. Come quella volta in cui un debito le aveva lasciate quasi senza cibo per due settimane, o quando la piccola Clara aveva rischiato di morire di scarlattina. Quella volta era stata la peggiore: piangeva per la bambina, ma anche per se stessa…se fosse stata contagiata, se fosse morta anche lei, che ne sarebbe stato delle White minori? Chi si sarebbe preso cura di loro, se anche lei fosse andata in Cielo come mamma e papà? In quei momenti la preghiera le ristorava l’anima, e quando passavano si sentiva in colpa. Quella era la sua vita, il suo posto nel mondo. Amava le sue sorelle e non rimpiangeva nessuno dei sacrifici che sopportava per loro. Tutti la vedevano come la “madre”, la sorella maggiore che si prende cura di ogni cosa, che resiste ad ogni cosa, la roccia su cui fare affidamento. E nessuno le aveva mai chiesto se era felice.

Ecco perché le parole di Matthew Kraus le rimbombavano in testa da giorni. Perché le aveva fatto quella domanda?  Voleva forse dire che gli importava qualcosa di lei?

Persa in questi pensieri, Julia spolverava i mobili del salotto.

BUM!

Dal sottoscala si sentì uno scoppio, seguito dalla fuga di Rod fuori dal cancello.
“Che diamine, Lily!” disse Sarah correndo giù per le scale e catapultandosi fuori, seguita a ruota da Julia.
Hannah nel frattempo aiutava una Lily a tirarsi su da sotto il tavolo del laboratorio, dove si era nascosta quando la reazione aveva cominciato a sfrigolare.
 
Dieci minuti prima che ciò accadesse in casa White, Matt Kraus si era incontrato per strada con Tom Everhart, accompagnato dall’amico scrittore. I tre giovanotti si erano messi a chiacchierare e i due amici avevano scoperto che la compagnia del futuro dottore era assai gradevole.
“Verrete al compleanno di mia cugina, signor Everhart?” disse Matt.
“Solo a patto che mi chiamiate Tom, come fanno tutti…il signor Everhart è mio padre!”
“Va bene Tom, allora chiamami Matt!”
“Se l’invito è valido anche per me, pregherei il dottor Kraus di chiamarmi John” disse allora lo scrittore con un sorriso.
E fu così che nacque una bella e duratura amicizia tra i tre giovani uomini.
“Ma a proposito della festa, sapete se le White sono state invitate?” riprese a parlare Tom.
“Certo, ho riferito personalmente l’invito alla signorina Julia White” disse Matt.
“Verranno dunque tutte le sorelle?” disse John cercando di apparire disinteressato.
“Credo di sì. Personalmente ritengo che la piccola Lily sia un giovane intelletto assolutamente promettente!” disse Matt memore dell’incontro con la più giovane delle White.
“Concordo, anche se rischia la vita ogni giorno con quegli esperimenti chimici nel sottoscala…” disse Tom con una risata. All’occhiata interrogativa dei suoi compagni si affrettò a spiegare della passione di Lily e del laboratorio.
“E le sue sorelle cosa ne pensano di tutto questo?” disse Matt, sorpreso.
“Julia si preoccupa continuamente per la sua salute, e per l’incolumità della casa. Ma in fondo tutte loro sono orgogliose di lei. Le White hanno in comune la convinzione che una donna abbia aspirazioni più grandi che il semplice dedicarsi alla casa e alla famiglia. E allo stesso tempo, non ho mai trovato delle donne tanto dedite ad ambedue”
“Sì, sono senza dubbio delle ragazze fuori dal comune” disse pensoso John.
“Specialmente Sarah, non è vero John?” disse con espressione malandrina Tom.
“Cosa vorresti insinuare con questo?” disse lo scrittore con aria altamente imbarazzata.
“Assolutamente nulla” rispose l’altro. Matt scoppiò a ridere.
“Avete dunque qualche interesse particolare nella seconda delle White?”
“Per carità! Quella donna è intrattabile. E per di più mi detesta sin dal nostro primo incontro”
“Ah, John, ma questo non vuol dire niente. Nessun uomo è più interessante per il genere femminile di qualcuno in grado di destare forti sentimenti, che siano di odio o d’amore!”
John avrebbe voluto ribattere che quest’affermazione era molto strana, e che Tom non era esattamente un esperto in fatto di relazioni amorose, ma non fece in tempo. Una enorme massa nera infatti si precipitò giù per la strada andando a finire proprio addosso a lui.

“ROD! Oh mio Dio!” disse una voce che conosceva.
Quando John aprì gli occhi si ritrovò due smeraldi puntati addosso ad una distanza molto ravvicinata. Sarah, che era chinata su di lui, si tirò indietro di scatto.
“Sono mortificata…davvero, abbiamo cercato di acciuffarlo prima ma era troppo veloce…” disse cercando di giustificarsi, ma John non capiva granché di quello che diceva. Si tirò a sedere e notò Julia che rimproverava il cagnolone, che stava seduto con le orecchie basse.
“Cattivo! Non si fa! Signor Weller, sono dispiaciutissima” disse verso di lui tenendo lo sguardo basso.
“Non c’è motivo di dispiacersi tanto, signorina White” disse Matt dolcemente avvicinandosi alla ragazza, come se non sopportasse vederla in quello stato.
John pensò che in effetti sarebbe spettato a lui dire se era o non era il caso di dispiacersi, dato che era stato buttato a terra da una specie di cavallo nero imbizzarrito, ma Sarah White era ancora a terra accanto a lui – troppo, troppo vicina -  e ogni pensiero irritato volò via scomparendo.
“Sì, non mi sono fatto niente” disse sollevandosi in piedi e sorridendo nel modo più rassicurante che poté verso Julia.
Anche Sarah si tirò su, tormentandosi le mani come se fosse in grande imbarazzo. Forse si era appena resa conto del tempo in cui era stata in mezzo alla strada a quella brevissima distanza da lui.
“Beh…perché non venite da noi a prendere un tè?” propose Julia, disperatamente alla ricerca di modi per porre rimedio al guaio che Rod aveva combinato.
Tutti e tre accettarono più che volentieri, e si diressero verso casa White. Non appena varcarono il cancello, Lily corse fuori dalla casa.
“L’avete trovato? E dire che ormai dovrebbe essere abituato a quei rumori!”
Julia guardò torva la sorella minore.
“Nessuno sano di mente si potrebbe mai abituare a quei rumori, signorina! E Rod, correndo, ha travolto il signor Weller!”
I tre ragazzi si guardavano l’un l’altro, divertiti dalla scenetta.
Lily aveva nel frattempo intercettato il dottor Kraus.
“Oh, dottor Kraus! Devo assolutamente farle vedere una cosa, lei ha studiato chimica, non è vero?”
Matthew rispose di sì, e la piccola lo trascinò in casa.
In breve tutti e sei si ritrovarono nel salotto di casa a sorseggiare del tè.
Matthew si era seduto accanto Julia, che lo osservava di nascosto mentre discuteva con Lily del perché le sue soluzioni fossero tanto esplosive. Tom aveva chiesto subito dove fosse Cherry, e alla notizia che non era in casa s’era fatto pensieroso. Hannah non usciva quasi mai senza le sorelle. Ultimamente c’era qualcosa di strano…che avesse a che fare con il nuovo spasimante?
John Weller aveva invece intrapreso una conversazione con Sarah sul voto alle donne.
“E’ ridicolo anche solo doverne discuterne” stava dicendo lei.
“Su questo non posso che essere d’accordo” disse lui, che effettivamente aveva sempre ritenuto ovvio che le donne dovessero votare.
“Perché non dovremmo dopotutto? Dobbiamo seguire la legge, facciamo parte della comunità. Semmai conosco degli uomini a cui dovrebbe essere revocato il diritto di voto, tanto sono stupidi!”
John rise ancora una volta come gli capitava tanto raramente di fare. Gli faceva sempre quell’effetto, Sarah White. Quel suo modo aggressivo e deciso di discutere, quella forza interiore che era in grado di comunicare con ogni parola e gesto, tutto questo lo rendeva allegro come raramente riusciva ad essere nel corso delle sue giornate.

In quel momento la porta di casa si aprì.
“Sono a casa!” disse Hannah dall’ingresso, entrando poi nel salotto.
“Julia, guarda cosa mi ha dato…” cominciò a dire tenendo in mano una rosa . Rossa, anche questa, ma dopotutto non aveva avuto modo di dire a Francis che le voleva bianche. Si fermò sulla porta quando notò gli ospiti.
“Salve, signorina White” disse John sorridendo composto verso una delle poche ragazze che apprezzava in quella città.
“E’ un piacere rivederla, signorina” disse Matthew sorridendo cordialmente.
“Oh, salve signor Weller…signor Kraus…Tom” disse Hannah un po’ incerta verso la fine, dato che il suo amico d’infanzia non l’aveva ancora salutata e fissava la rosa che teneva tra le mani.
“Ciao Cherry…sai John, penso che si sia fatto tardi, dobbiamo andare” disse rivolto verso l’amico, che gli rimandò un’occhiata altamente interrogativa. Tom non aveva mai espresso il desiderio di tornare a casa presto.
“Sì, beh, allora sarà meglio togliere il disturbo” disse assecondandolo e alzandosi in piedi. Anche se nel profondo del cuore provava un senso di fastidio nel non poter continuare la discussione sul voto delle donne. Era un argomento importante, no? Il suo interesse era puramente relativo all’argomento.
Anche Matthew Kraus si alzò in piedi, affrettandosi a seguire gli amici per non sembrare scortese verso le padrone di casa. Ringraziò lungamente ognuna delle sorelle per l’ospitalità, poi baciò la mano di Julia.
“A domani dunque, miss White” disse con un sorriso riferendosi alla festa.
“Ma certo” rispose lei, arrossendo come un pomodoro. Sarah lanciò un’occhiata inquisitoria al giovane dottore e poi alla sorella, appuntandosi in mente di fare un bel discorsetto a Julia non appena gli ospiti fossero usciti dal cancello.
Il primo ad uscire fu Tom, che salutò Hannah con un sorriso che per la prima volta in sedici anni di vita le sembrò forzato.
L’ultimo fu invece John Weller, che non trovando nulla di non compromettente da dire salutò tutte e quattro le sorelle verbalmente, senza alcun baciamano galante. 
  
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