Film > Ralph Spaccatutto
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Autore: Malanova    22/08/2014    1 recensioni
Sequel di 1982. E' passato un pò di tempo da quando Ralph e Felix hanno conosciuto Vanellope e Calhoun. Ora i due fanno una vita felice: Ralph è ben voluto dai Belpostiani ed è l'amico inseparabile della piccola presidentessa di Sugar Rush mentre Felix convolerà presto a nozze con la sua "Dinamite Pura". Ma l'apertura di un nuovo portale capulterà i nostri amici in una avventura che li porterà fuori dalla lora amata Arcade e una nuova minaccia sarà in agguato. Vi auguro una buona lettura.
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Re Candito/Turbo, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il signor Litwak era seduto sullo sgabello del minibar. Stava ripensando a ciò che gli aveva detto l’elettricista un paio di ore fa …

“Lei non è il primo che mi chiama per questo genere di problema, sa? Questa mattina ho visitato otto sale giochi che presentavano lo stesso, identico, guasto ed a tutti i proprietari ho dato lo stesso responso: non c’e niente da fare, dovete chiudere i battenti” “Non può chiedere di fare una cosa del genere a mio padre” aveva protestato Michael “Questa sala giochi è tutto per lui … è aperta da più di trent’anni …” “Ed ha fatto la sua storia, ragazzo” aveva ribattuto l’uomo “In questi tempi i giovani preferiscono le console; che hanno una miglior qualità grafica ed un bassissimo livello di bug …” “E che cosa mi dice dell’anima del gioco? Hanno anche quella?” domandò allora il giovane. L’elettricista l’aveva guardato come se fosse ammattito di colpo, aveva scosso la testa e si rivolse a Litwak “Questa è una ditta che sta comprando appalti nella zona … Potrebbe tornarle utile …”. Il proprietario aveva guardato il biglietto da visita per qualche secondo, poi glielo aveva ridato scuotendo la testa e detto “La ringrazio ma sono d’accordo con mio figlio: terrò la mia sala giochi e cercherò un altro modo per riparare le mie macchine”. “Faccia quello che vuole, signor Litwak …” aveva ribattuto l’altro, scocciato “Comunque le lascio il biglietto, nel caso cambiasse idea …” “Allora non ha capito” aveva detto il ragazzo stringendo i pugni “Noi terremo la nostra Arcade e quel biglietto se lo può infilare nel …”.

Michael arrivò in momento, portando con sé un paio di birre fresche. Era molto imbarazzato per come si era comportato prima; ma il padre gli diede una pacca sulla spalla e lo rassicurò con queste parole “Così risponde un vero Litwak!”.


“Perché non si apre? Cazzo …”. Erano queste le principali parole che pronunciava l’NCP di fronte alla porta sigillata della Cartella Crepuscolo, il luogo in cui era custodito il LAZZARUS. Era riuscito a sconvolgere l’equilibrio del Computer, era riuscito ad invadere la Rete Elettrica dei giocatori mandando in tilt altre sale giochi ma questa insignificante porticina blu non riusciva a smuoverla nemmeno di un centimetro. Diede un pugno sulla superficie liscia e imprecò un’altra volta. Era così vicino dal diventare il padrone della realtà virtuale e l’unica cosa che gli avrebbe concesso la vittoria finale era dietro a questa porta. Stava per tirare un altro pugno quando un’idea gli sconvolse la mente. Sorrise e sussurrò “Un virus …”.

“Da questa parte capitano!” gridò Loki. Lancaster lo seguì lungo una serie di vicoli bui e stretti, fino ad’arrivare davanti a una porta rossa incrostata di ruggine, che sembrava condurre all’interno un magazzino merci. La folla di bambini tentava di stargli dietro ma il peso delle asce li stavano rallentando parecchio, dando così il tempo ai due di entrare e di bloccare l’entrata con dei grossi e pesanti cassoni di legno che avevano trovato lì vicino. La piccola folla gridò, indignata, quando constatarono al loro arrivo che la porta era chiusa. L’ufficiale spaziale, appoggiandosi su una cassa, tirò un sospiro di sollievo, poi chiese “Quanto tempo ci metteranno ad’arrendersi secondo te?” “Arrendersi?” ripeté tetro l’altro per poi aggiungere “Faranno prima a sfondarci la porta …”. Infatti, dopo pochi secondi che passarono a bisbigliare tra di loro, i bambini iniziarono a colpire l’ingresso con le loro armi, ridacchiando. Lancaster deglutì, alzandosi e allontanandosi dalla grossa cassa, mentre Loki borbottò quasi tra sé “Non erano parole dette a caso … I gargouille cercavano di avvertirci!” “Ora come ora non mi sembra il momento di pensarci …” disse il capitano spaziale dando un’occhiata nervosa alla porta, dove delle viti si erano allentate dai cardini ed erano rotolate fino ai suoi piedi “Se non troviamo una via d’uscita il più presto possibile; saremo ammazzati da un branco di ragazzini psicopatici oppure costretti a …” “Allora non presti ascolto quando ti parlano!” gridò Loki “Non hai sentito cosa ha detto Stuart, il secondo gargouille? –Poveri abitanti del villaggio, il padrone fa di loro quello che vuole-: i bambini sono ipnotizzati come gli NCP della stazione! Non si rendono conto delle proprie azioni …”. In quel momento la porta perse altre viti dai cardini, riuscendo a farla inclinare ed aprendo uno spiraglio in alto, dove i primi bambini fecero passare le loro esili braccia. Lancaster girò il tamburo della sua pistola laser e la puntò contro l’ingresso. Vedendolo; il giovane mago si lanciò contro di lui e gridò, cercando di strappargli di mano l’arma “Fermo!” ma l’uomo gli diede una gomitata sullo stomaco, facendolo cadere all’indietro boccheggiante, e premette il grilletto. Il proiettile laser si conficcò nel ferro arrugginito dell’ingresso e, per un attimo, Loki pensò che con il suo intervento il capitano avesse sbagliato mira. Ma poi il proiettile iniziò a sfrigolare dal buco che aveva fatto e rilasciò una scarica elettrica che colpì tutti i bambini, facendoli cadere a terra, svenuti e storditi. Lancaster ripose l’arma nella fondina e borbottò fissando la porta “Abbiamo solo dieci minuti prima che svanisca l’effetto della scarica e si riprendano ... Cerchiamo un’altra porta che …”. Alzò lo sguardo verso il ragazzo, che lo stava fissando, e domandò “Be? Che ti prende?”. L’albino si grattò la testa e rispose, imbarazzato “Pensavo che … ecco … da come avevi parlato …” “IO non ho mai ucciso un NCP almeno che non fosse appartenente al mio gioco e che non fosse all’interno di esso …” sibilò Lancaster, leggermente irritato “E poi, anche se avessi sparato un proiettile vero, loro non sarebbero morti completamente: sono all’interno del loro gioco …”. L’altro chinò la testa e borbottò “Scusa”. L’uomo scosse le spalle e gli diede una pacca sulla spalla, poi disse “Chissà se Celeste e gli altri si trovano qui …” “Io penso di no …” ribatté Loki, pensieroso “Altrimenti li avremo già incontrati mentre correvamo per i vicoli …”. I suoi occhi grigio chiaro, mentre parlava, scrutarono l’area meticolosamente fino a soffermarsi in cima a una pila di scatoloni, dove c’era riposto su un oggetto scintillante “Che cos’è quello?” domandò infine. Senza aspettare una risposta e con agilità; si arrampicò sui scatoloni ed in pochi secondi raggiunse la cima. L’oggetto in questione era un guscio di una lumaca grande quanto una mela, fatto di ferro, dove dormiva al suo interno il mollusco dalle tonalità argento. Il ragazzo scese con l’animale stretto in mano e lo mostrò al capitano spaziale “Guarda che cosa ho trovato lassù!”. Lancaster guardò il guscio inarcando un sopracciglio e provò ad indovinare “La nostra ultima cena?” “Ma no!” esclamò l’altro ridendo “Questa è una e-mail!”. Vedendo che il capitano non cambiava espressione; il giovane si mise a spiegare “L’e-mail hanno le stesse funzioni di un telefono: permettono ad un NCP di comunicare con un altro senza dover uscire dal proprio gioco …”. Grattò leggermente il guscio metallico e aggiunse “Non abbiamo abbastanza tempo per fare una chat ma posso mandare alle altre chiocciole un messaggio vocale, così i nostri amici sapranno che fare …”.

“Dai Ralph, fai ancora uno sforzo …” disse Felix, tirando l’enorme braccio del collega affinché potesse salire sull’isolotto. Se l’era vista brutta quando aveva visto avanzare verso di lui due Rovine Striscianti ma, alla fine, egli era riuscito ad avere la meglio anche senza lo Spacca Tutto: urlando come una ragazzina isterica; le aveva calpestate fino a che non erano rimaste di loro due chiazze nere e puzzolenti. Dopo che le aveva sterminate; l’isolotto si era abbassato di quota, in modo che Ralph potesse raggiungerlo facendo un piccolo saltello. Ma le pietre di cui era composto si dimostrarono piuttosto scivolose ai lati così L’Aggiusta Tutto lo aveva afferrato per un braccio e lo stava aiutando a salire sulla superficie piatta. Quando fu su; l’energumeno lo guardò in silenzio ma dopo pochi secondi; scoppiò a ridere fragorosamente. Felix incrociò le braccia e sibilò “Non è divertente …” “Come no?!?” ribatté Ralph asciugandosi gli occhi “Hai fronteggiato il pericolo a testa alta, mantenendo lo stress sotto controllo e, soprattutto, una grande dignità … Ah, ah, ah!” “E’ fastidioso che tu insista a beffeggiarti di me in questa maniera” ribatté lui, offeso “Lo ammetto: il mio comportamento a tale situazione è stato poco virile ed sono stato colto dal panico; ma sono anche ferramente convinto che tu avresti agito in questa maniera se ti fossi ritrovato nei miei panni. E poi vorrei ricordarti che io soffro di una patologia chiamata Ofidi fobia che mi fa avere una paura irrazionale per gli animali che strisciano …” “Ok, ho capito l’antifona …” borbottò Ralph senza smettere di ridere “Quando il vecchio Felix ritorna a galla con la sua parlantina c’e da aver paura!” “Continui a prendermi in giro!”. L’altro ridacchiò ancora ma divenne serio quando vide strisciare sulla spalla dell’amico una lumaca bianca dal guscio simile alla pietra pomice. Era grossa, molto grossa, troppo per il suo amico. Cercò di avvisarlo ma Felix socchiuse gli occhi e mise una mano sulla spalla fino a che non si ritrovò con la lumaca in mano. Essa lo guardò allungando gli occhi e disse “Pronto?”. L’Aggiusta Tutto roteò gli occhi all’indietro e cadde a terra, svenuto.

“Spero che qualcuno mi stia ascoltando, anche perché non ho molto tempo a disposizione e non so se avrò un’altra occasione per mandare dei messaggi. Io ed il capitano Lancaster siamo in una situazione critica: gli NCP che vivono in questo gioco sono come impazziti … I bambini del villaggio in cui siamo, per esempio, hanno cercato di ucciderci in preda a una strana follia mentre altri ci hanno praticamente ignorato, come se non esistessimo! Al Computer sta succedendo qualcosa che non mi piace … Io penso che sia meglio per tutti proseguire la strada fino a che non arriverete alle gallerie che non vi riconducano alla Piazza Centrale ... Se quello che penso è giusto abbiamo …”.

La comunicazione si interruppe. Vanellope si chinò a terra e prese la piccola lumachina marroncino chiaro, sconvolta, continuando a dire “No! Lancaster! Mi senti? Sono io, Vanellope … Dove siete?!?”. Sir Daniel si riattaccò la testa al corpo e andò vicino al piedistallo, dove sopra c’erano riposte delle pagine ingiallite, tenute insieme con un vecchio spago, e iniziò a sfogliarle. La bambina si voltò verso di lui e gridò, con le lacrime ai occhi “Per tutti i lecca-lecca spaccati! Dopo quello che abbiamo sentito; come puoi stare così tranquillo?!?”. Si alzò dal pavimento e prese lo scheletro dal polso, glielo tirò ed esclamò “Dobbiamo correre in loro aiuto!”. Ma lui non si muoveva, troppo preso dal contenuto delle pagine. La pilota di kart gli tirò un calcio alla gamba e borbottò “Ammasso di zucchero cancerogeno … schiodati …”. Daniel fece un sospiro e diede una scrollata di spalle. Il braccio gli si staccò, facendo cadere la bimba per terra e lui continuò con la sua lettura. Quella calligrafia, le oscure magie che c’erano scritte sopra … Senza dubbio; aveva davanti a sé alcune pagine del libro di Zaròk. Ma cosa ci facevano li, dentro a una fabbrica di giocattoli? Le sfogliò ancora e notò che verso la metà dei manoscritti la calligrafia cambiava … Non c’era solo i testi del suo acerrimo nemico … “Non c’e mai Koudelka quando serve …”. Si voltò verso la bambina, che era ancora seduta a terra e lo stava fissando con odio. Poi scattò in piedi, stizzita, e gli lanciò contro il braccio “Tu sta pure qua dentro a leggere i romanzetti rosa; io vado a salvare Lancaster e Loki …”. Si voltò e stava per allontanarsi quando un ringhio sommerso la paralizzò sul posto. Daniel prese le pagine e le mise nel suo inventario. Poi tirò fuori la spada e mormorò “Non siamo soli …” “Che acume Nostradamus …”.

“Ehi, aspetta un minuto! Pronto? Ah, merda!!!” urlò Calhoun verso la chiocciola a forma di boccetta per l’inchiostro. Lei e Alice si trovavano in una stanza illuminata solo dai raggi di luna, dove tra le pareti di legno si potevano udire sussurri sinistri e parole sconnesse. La mora era di guardia davanti alla porta, a fare la guardia, con il macina-pepe stretto tra le braccia. Quando avevano visto l’animaletto strisciare verso di loro; le si erano illuminati gli occhi per un secondo, poi riprese il controllo e disse, tornando a guardare i corridoi “Qualcuno sta provando a contattarci …”. Ascoltarono il messaggio e … “Qui è il sergente di HERO’S DUTY Tamora Jane Calhoun che parla … Rispondete, passo!” iniziò a dire la bionda ma non ricevette nessuna risposta. Allora la donna stava per lanciare la chiocciola contro una parete ma l’altra la sgridò “Calmati! Quell’e-mail ci servirà in futuro!”. La soldatessa mise giù il braccio, facendo sospirare di sollievo il mollusco, poi disse più calma “E poi conosco Loki … Se ha chiuso la comunicazione e non risulta raggiungibile; significa che si trova veramente nella merda fino al collo” “E noi no?!?” ringhiò l’altra guardandola storto. Stette un po’ in silenzio e sibilò “Ti farò un piccolo riassunto: siamo rinchiuse in questa stanza da almeno due ore, con un orco incazzato come una iena ed altri mostri che ci stanno appiccicati al culo come le centinaia di topi al pifferaio magico …”. Dette un occhiata al suo fucile ed aggiunse con un borbottio “In più mi sono rimasti solo una decina di colpi nel caricatore …”. Alice si voltò verso lei ma, subito dopo, tornò a guardare fuori dalla porta e mormorò “Non preoccuparti … Ritroveremo presto il tuo nanetto da giardino …” “Non sono preoccupata per Felix …” iniziò a ringhiare l’altra “E’ un uomo e sono sicura che se la starà cavando benissimo! Potrai esserti fatta ingannare dal suo sguardo alla cucciolo di foca e tutti quei modi gentili alla donzelletta di campagna; ma lui sa come affrontare qualsiasi evenienza e tirare fuori le palle!”. Le due rimasero in silenzio per un po’, poi si Alice disse “Sul serio?” “Cazzo, no!” sbottò Calhoun mordendosi il labbro inferiore “Mio marito se la fa sotto anche quando vede dei piccoli vermicelli …”. In quel momento sentirono una cantilena, seguita da alcune risate. La soldatessa e la ragazza si scambiarono un gesto d’intesa e, in simultanea, si gettarono fuori dalla stanza con le armi spianate.

D’un tratto; Turbo sentì una voce. Era molto insolente, canzonatoria, decisamente irritante. Si tolse le mani dal viso e si guardò intorno. Non c’era nessuno, a parte lui. La vasta, infinita, pianura di sabbia bianca era deserta, tranne per i bizzarri alberi spogli che accoglievano nei loro tronchi quei maledetti schermi. Volse il suo sguardo in alto e vide che il cielo era rimasto immutato: nero come il petrolio, senza stelle, e l’unica luce che emetteva proveniva da uno squarcio all’orizzonte, color arancio intenso. Tramonto inoltrato in ogni dove. Da quanto tempo era rimasto raggomitolato in quella posizione? La voce si fece risentire, più insistente di prima e con un tono allegro mentre il virus si mise in piedi e si scrollò la brina dalla corazza. Poi si guardò di nuovo intorno, acutizzando l’udito al massimo. Da dove viene quella voce? Qui ci sono altro che questi fottuti alberi … Ma aspetta … Uno si è mosso! Fece uscire le ali dalla schiena ed volò verso di esso. Quell’albero era diverso dai altri: aveva un solo schermo in mezzo mentre i nodi del tronco erano formati da altoparlanti. Sulle sue fronde c’erano dei microfoni, di ogni epoca, che, come a simulare le foglie e i frutti, ondeggiavano ad ogni spiffero di vento gelido. Turbo si avvicinò pian piano, atterrò a terra e con cautela si avvicinò alla pianta. Si mise a fissare lo schermo di vetro e lo sfiorò con la punta del dito vermiglio. Esso si accese così d’improvviso producendo rumori statici, facendolo saltare, e si riempì di pixel bianchi, grigi e neri. Dopo un paio di secondi, tra di essi, si intravide l’immagine statica di un NCP incappucciato. “Sei stato tu a chiamarmi?” domandò Turbo, sentendosi un idiota nel parlare con una pianta. L’NCP gli sorrise e rispose con voce distorta “Vedi altri oltre a me?”. Il virus fece una smorfia rabbiosa e sibilò “Chi sei?” “Io sono l’invasore del Computer, colui che ha sconvolto il suo ordine e lo ha trasformato nel paradiso di ogni NCP …” “Se questa è la tua idea di paradiso …” commentò sarcastico l’ex-pilota allargando le braccia. La sagoma si mise a ridere “Ah, ah, ah! No … Tu sei in un luogo remoto che ho creato apposta per tutti coloro che oseranno disobbedirmi o ribellarsi, intralciando così i miei piani …”. Stette un po’ in silenzio e domandò “Bestiale; non è vero?” “Mah …” fece l’altro con nonchalance “Decorata con qualche fiore e con la temperatura che superi i zero gradi sarebbe un bel posto dove passare le vacanze estive …”. Poi afferrò il tronco con entrambe le mani e gracchiò “Tirami fuori di qui prima che mi incazzi sul serio”. L’invasore rise ancora “Sei così divertente … Ma credo molto nell’aiuto reciproco …”. Diventò un po’ serio e disse “Turbo, so tutto di te … I miei alberi mi hanno fatto vedere i tuoi ricordi e ti capisco profondamente: messo da parte nel ’85 per colpa di ROAD BLASTERS che in poco tempo ti ha rubato la gloria, il primo posto sul podio, l’amore dei giocatori ed il tuo tesoro più prezioso … e quando …”. Lo sguardo di Turbo divenne gelido e ringhiò “Sei fissato con la mia biografia? Datti una mossa e dimmi che cosa vuoi da me …” “Voglio che tu apra una porta per me” rispose l’altro assecondandolo. Stettero in silenzio per qualche secondo poi il virus borbottò “Servo già dei tuoi amichetti per fare l’usciere in questa patetica storia …” “Ah, si? In cambio che cosa hai ottenuto?” domandò la sagoma irritata “Quante promesse hanno mantenuto il vecchio Pi e la sua piccola banda? Ti hanno fatto uscire dalla Quarantena? Certo, ma cosa ti fa pensare che al tuo ritorno non ti rinchiudano di nuovo? Ti hanno promesso un gioco in cui potrai governare indisturbato? Naturalmente ma da che Land è Land gli NCP non costruiscono cabinati, lo fanno i vecchi giocatori! E tua moglie … nessuno può riparare una memoria danneggiata tranne l’NCP stesso che l’ha persa …”. Il virus lo fulminò con lo sguardo e gridò “Vorresti dirmi che mi hanno ingannato?”. L’altro si limitò a elargire un sorrisetto sarcastico ed a fare un lieve cenno d’assenso. “NO!!!!!!” urlò Turbo, sfogando la sua rabbia contro gli alberi più vicini “La pagheranno cara per questo affronto! Distruggerò ogni luogo del Computer e dell’Arcade pur di trovarli quei bastardi …” “Ottimo! Ma non adesso …” disse l’invasore con allegria “Tu apri quella porta per me, diventiamo i padroni dell’universo virtuale e poi potrai vendicarti su tutti gli NCP che vorrai …”. Turbo si calmò, ansante, e sorrise malignamente “Padroni dell’universo virtuale … Mi piace …”.

Koudelka e Celeste si scambiarono una rapida occhiata mentre si alzavano dalla soffice distesa erbosa dove avevano trovato la graziosa lumachina dal guscio dai colori arcobaleno. La medium si pulì la minigonna e mormorò “La porteremo con noi … Non si sa mai che qualcun altro voglia mettersi in contatto o che dovremmo essere noi a chiamare …” “Perché non proviamo a farlo adesso?” propose la principessa “Magari potrebbero rispondere gli altri del gruppo e dirci dove si trovano …” “Meglio di no … Non sappiamo in che situazione siano adesso e mandargli un messaggio non è la cosa più saggia da fare al momento”. Iniziò ad avviarsi e disse “Intanto facciamo come ha detto Loki: ispezioniamo questo gioco e vediamo se riusciamo a trovare delle informazioni che possano fare un po’ di luce su questa storia”. Vedendo la cerulea leggermente abbattuta; la ragazza le mise una mano sul braccio e disse “Non preoccuparti per il tuo capitano. Loki sarà anche un ragazzino ma è un mago davvero in gamba …” “Non sono in ansia per loro almeno non del tutto …” disse Celeste facendo un piccolo sorriso imbarazzato “Pensavo al virus che vi ha seguito per far si che le porte venissero aperte …” “Merda! Non ci avevo pensato!” esclamò Koudelka interrompendola. Incrociò le braccia e sospirò “Avremo ancora bisogno di lui fino a che tutto non si sarà risolto …” “Ma tu e quel ragazzo siete riusciti a teletrasportarci nei giochi grazie alla vostra magia … Non avete bisogno della chiave …” “Si invece” ribatté l’altra “Ci sono alcune porte che si aprono con dei codici che solo le chiavette hanno e, in quel caso, la nostra magia non funziona su di esse …” “Ma se adesso lo dovessimo ritrovare sarà ancora disposto ad aiutarci? Ora non c’e più Pi che lo tiene sotto controllo …” disse Celeste con un sussurrò. Koudelka stava per ribattere quando ella si accorse che, mentre loro due stavano discutendo, si erano addentrate nella foresta e che essa era cambiata: gli alberi erano molto più complessi, diventando più tetra, mentre il cielo era diventato scuro. Anche Celeste se ne accorse e domandò, con voce leggermente tremula “Sai dove ci troviamo?” “No …” rispose la castana con lo stesso tono “Però mi sembra di esserci già stata una volta …”. Tirarono fuori le pistole e si guardarono intorno. Gli occhi violetti di Celeste scrutarono l’area fino a che caddero sul tronco di un pino, dove impiantato nel mezzo c’era un pezzo di foglio bianco. Ella si avvicinò ad esso e lo prese. Disegnati su c’era una foresta dai alberi stilizzati ed in mezzo ad essa c’era la figura di un uomo. La principessa socchiuse gli occhi, cercando di capire, ma all’improvviso Koudelka si mise ad gridare a squarciagola. La cerulea si voltò e vide l’amica accasciarsi a terra tenendosi la testa fra le mani. Lei accorse in suo aiuto, si inginocchiò al suo fianco e disse “Koudelka! Che cos’hai?” “Sento … una presenza … una presenza oscura …”. I suoi occhi erano spalancati dalla paura e gridò ancora. Puntò il dito dietro alle spalle della principessa e strillò “Slenderman!”.

  
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