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Autore: ChibiRoby    22/08/2014    7 recensioni
E se dopo la morte di Maria, German non fosse scappato dal passato?
Violetta vive in una gabbia dorata finché non le si presenta l'occasione di fuggire, grazie al suo amore per la musica e a un paio di occhi verdi troverà il suo posto nel mondo.
Pablo e Angie sono una coppia sposata alle prese con un arrivo speciale che rivoluzionerà la loro vita.
Diego e Camilla da sempre migliori amici si ritroveranno alle prese con un nuovo sentimento mai provato prima.
E German dopo anni di paure scoprirà che si può sempre tornare ad amare.
Tratto del capitolo 11
[...] -Non credevo che provassi quello che provo io. – ammise abbassando lo sguardo imbarazzata.
-Invece è così, mi piaci da impazzire Violetta, fin dalla prima volta che ti ho vista, mi sei entrata dentro e non riesco a smettere di pensare a te. – le rivelò alzandole il mento con due dita per guardarla negli occhi.
-Tu non mi piaci Leon, io ti amo! – rivelò con un’audacia che neanche lei sapeva di avere, annullò nuovamente la distanza tra i loro volti e lo baciò. [...]
Leonetta, Pangie, Fedemilla, Camiego accenni Naxi, Marcesca, Andresx?, Larax?, Brodwayx?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla, Diego, Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 – Podemos
 
Dall’altra parte della sala, Ludmilla li osservava senza perdersi neanche una delle loro mosse.
-No, proprio non ci siamo. – pensò scuotendo il capo mentre li osservava ballare sulle note di una canzone da discoteca. –Con un sottofondo simile non accadrà mai nulla di romantico! – rifletté indignata, odiava quando le cose non andavano come voleva lei, per questo doveva assolutamente fare qualcosa! Si guardò intorno in cerca di un idea finché non individuò Andres intento a fare il DJ sul palco –Tranquilli ci pensa Ludmilla a crearvi l’atmosfera adatta. – pensò dirigendosi a passo di marcia verso la postazione del Dj. 
-Andres metti un lento per favore. – disse fermandosi accanto a lui, sembrava una richiesta ma in realtà era un ordine non troppo velato.
-Un lento? Ok appena finisce la canzone. – rispose svogliatamente, era troppo ingenuo per accorgersi del ordine implicito impartitogli dalla bionda.
-No subito! – ribatte Ludmilla voltandolo bruscamente verso di lei. Andres deglutì spaventato dallo sguardo infuocato che si ritrovò improvvisamente davanti.
-Si signore, volevo dire signora! – esclamò facendo immediatamente partire un lento sotto lo sguardo soddisfatto della Ferro che gli rivolse un cenno del capo, prima di affrettandosi a raggiungere il fidanzato. Ora che aveva creato l’atmosfera perfetta era un vero peccato non approfittarne. 
 
***
 
Leon e Violetta ballavano in mezzo alla pista, quando la musica cambiò si fermarono di colpo, come avevano fatto anche tutti gli altri, e si guardarono confusi appena la musica ripartì ad un ritmo più lento e romantico.0
Leon fu il primo a riprendersi e colse al volo l’occasione -Mi concederesti questo ballo? – le domandò porgendole elegantemente la mano.
Sorrise e fece per prenderla ma si bloccò a metà strada, come se all’improvviso si fosse ricordata di qualcosa di molto importante che le impediva di accettare l’invito.
-Vilù, qualcosa non va? – le domandò Leon preoccupandosi nel vederla abbassare lo sguardo.
-Non so ballare i lenti. – ammise con un filo di voce. Li aveva sempre considerati inutili e noiosi, da vecchi. Per questo si era sempre rifiutata di imparare a ballarli e adesso se ne pentiva amaramente.
-Ecco adesso Leon sta ridendo di me! – pensò amareggiata, sentendo la risata del messicano. Avrebbe voluto che il pavimento sotto di lei si aprisse per inghiottirla!
-Tutto qui il problema? – domandò divertito – Ti insegno io. – continuò prendendole delicatamente la mano. L’attirò a sé facendole fare un’elegante giravolta che terminò con un leggero scontro tra i loro petti.
-Metti l’altra mano sulla mia spalla. – sussurrò appoggiando la mano sinistra sul fianco della Castillo che arrossì ma non si ritrasse da quel tocco così piacevole e fece quello che le era stato detto – E ora segui quello che faccio io. – le consiglio iniziando a muoversi seguendo il ritmo della musica.
 
***
 
Camilla osservava con aria sognante le varie coppie danzati. Fino a qualche minuto prima si stava scatenando in mezzo alla pista insieme a Francesca e Nata. La musica era cambiata e le sue amiche era state invitate dai rispettivi fidanzati e lei era andata a sedersi sul palco.
-Sono davvero carini. – pensò guardando Leon e Violetta ballare stretti in un abbraccio che sembrava infinito.
Erano stati i primi a riprendere a danzare dopo l’improvviso cambio di musica e presto erano stati raggiunti dalle altre coppie dello studio: Francesca e Marco, Nata e Maxi, Federico e Ludmilla che stranamente erano stati gli ultimi a buttarsi nella mischia, non prima che la bionda indicasse Vargas e la sua dama al fidanzato sorridendo con l’aria di chi aveva appena vinto alla lotteria.
Si sarebbe preoccupata se non si fosse ricordata che fortunatamente l’italiano era l’unico in grado di bloccare le folli idee della sua ragazza prima ancora che le venissero in mente.
Tornò a guardarsi intorno cercando di individuare il resto dei suoi amici, quando un certo spagnolo le si parò davanti bloccandole la visuale.
-Che ci fai qui tutta sola? Dovresti essere in pista a ballare!
-Un lento da sola? Certo, perché non ci pensato prima? Le ragazze amano ballare i lenti da sole! – commentò ironica.
-Non da sola. – le sussurrò dolcemente – con me! – la prese per i fianchi e prima di rendersene conto si ritrovò stretta tra le sue braccia, il capo appoggiato al suo petto, sentendo il suo respiro caldo tra i capelli.
-Rilassati, non ti mangiò – scherzò allentando leggermente la presa. –È una parola! – penso con il cuore che le batteva forte come il suono di un tamburo – Calmati cuore mio altrimenti siamo spacciati.
  
***
  
-Fortuna che non sapevi ballare i lenti. – le mormorò in un orecchio con un pizzico di divertimento nella voce.
-Se ho imparato così in fretta è tutto merito del mio bravissimo insegnante, ma non diglielo altrimenti si monta la testa. – ammiccò divertita.
-Sarà il nostro piccolo segreto. – stette al gioco appoggiando la fronte su quella di lei. 
Rimasero a guardarsi negli occhi per un tempo che parve infinito e forse non avrebbero smesso di farlo se la dolce melodia che li aveva cullati sino a quel momento non fosse finita. Sostituita da una canzone rock dal ritmo veloce che fece scoppiare la bolla in cui si erano rinchiusi.
Si scambiarono un’occhiata perplessa e scoppiarono a ridere.
-Ti va di andare a bere qualcosa? – domandò indicandole il tavolo delle bibite con un cenno del capo.
-Certo. – accettò accorgendosi solo in quel istante di avere la gol secca, infondo era da più di mezz’ora che ballavano senza fermarsi. La prese per mano e stando attenti a non scontrarsi con qualche ballerino si avviarono verso il tavolo delle bevande.
-Ti stai divertendo? – le chiese porgendole un bicchiere di Coca cola mentre si concedeva qualche minuto per ammirarla da cima a fondo, stupendosi di vederla ogni giorno più bella.
-Non mi sono mai divertita tanto in vita mia! È tutto perfetto! - rise lasciando vagare lo sguardo per tutta la sala. La sua prima festa, ancora non riusciva a crederci, le sembrava di essere in un sogno, e se lo era allora non voleva più svegliarsi, voleva continuare a dormire e a sognare per sempre.
 - Violetta! – si voltò sentendosi chiamare da una voce che conosceva molto bene.
-Zia Angie. – la chiamò vedendola arrivare insieme allo zio e a Rafa Palmer. Un volta raggiunti i due ragazzi, la signora Galindo salutò Leon con un sorriso mentre Palmer si rivolse direttamente alla giovane Castillo.
-Violetta, tua zia mi ha detto che canti divinamente. Mi faresti sentire qualcosa? – le propose impaziente di sentire la voce angelica tanto decantata dalla bella Galindo.
-Sarebbe un onore ma quando?
-Come quando? Subito! – rispose la star mondiale come se fosse ovvio.
Sentendo quelle parole il sorriso sul volto della Castillo si spense – N…non po… posso… - balbettò indietreggiando spaventata. In meno di un secondo Leon e i suoi zii la circondarono, spaventati dalla sua reazione.
-Violetta che ti succede? Ti senti male? – le domandò Pablo allarmandosi nel vedere la nipote sbiancare.
-Si cioè no! – esclamò spostando lo sguardo dal palco ai ragazzi presenti in sala.
–Perdonatemi ma non ci riesco! – sussurrò prima di correre via.
-Violetta! – urlarono i coniugi Galindo pronti a seguirla ma vennero bloccati da un gesto di Leon – Ci penso io, so cosa le è preso. – li rassicurò prima di correrle dietro lasciando i tre adulti senza parole.
 
 
Si chiuse la porta alle spalle e si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania dello zio, su cui in mezzo alle tante carte dello Studio spiccava una doppia cornice in argento con dentro due foto: la prima raffigurava i suoi zii, bellissimi e felicissimi nel loro giorno, quello del matrimonio. L’altra invece era stata scattata diversi anni prima nel giardino di casa sua il giorno in cui Pablo e Angie si erano diplomati allo Studio, era in braccio a Galindo, aveva sette o otto anni.
Senti la porta aprirsi e si voltò di scatto pensando di trovarsi davanti i volti preoccupati degli zii.
-Ecco dove ti eri nascosta. – sussurrò Leon entrando nella stanza. – ci hai fatto preoccupare. – aggiunse appoggiandosi sulle ginocchia per arrivare all’altezza del volto della ragazza.
-Mi dispiace. – mormoro abbassando lo sguardo per non rischiare di incrociare gli occhi del altro.
Leon le mise una mano sotto il mento e le fece alzare la testa per poterla guardare dritto negli occhi –Hai paura del palcoscenico?
-No, si, non lo so! – esclamò confusa - Quando mi ha proposto di cantare ero felicissima! Poi mi sono vista su quel palco da sola con tutti gli occhi puntati su di me e mi è preso il panico! – confessò alzandosi in piedi, non riusciva più a reggere il suo sguardo – Non ho mai cantato su un vero palco davanti a tanta gente. – singhiozzò, si sentiva come se scappando avesse deluso tutti. Fece per scusarsi nuovamente ma non ne ebbe il tempo. Improvvisamente si ritrovo seduta in braccio a Leon con la testa appoggiata al suo petto, la stringeva forte a se e contemporaneamente le accarezzava la schiena.
Ricambiò la stretta accoccolandosi istintivamente dentro quel caldo abbraccio che aveva il poter di scacciare ogni paura o brutto pensiero, non si era mai sentita così felice e protetta, neanche tra le braccia del padre.
-Stai tranquilla, la tua è solo ansia da palcoscenico, ti prometto che appena salirai su quel palco e inizierai a cantare tutte le tue paure svaniranno. – la rassicurò dandole un bacio tra i capelli.
-Leon, non voglio salire su quel palco da sola. – ammise alzando lentamente il capo per guardarlo negli occhi – Canteresti con me?
 
***
 
Eccola lì, su un palco per la prima volta ad esibirsi per un mucchio d’estranei. Quante volte aveva sognato questo momento? Tante e spesso il sogno si tramutava in un incubo, ma stavolta non era sola. Leon era al suo fianco pronto a sostenerla e avrebbero cantato la canzone che avevano scritto insieme.
Le prime notte iniziarono a diffondersi mentre si girava verso il messicano, rimanendo colpita dalla sicurezza con cui suonava la testiera.
 
No soy ave para volar,
Y en un cuadro no se pintar
No soy poeta escultor.
Tan solo soy lo que soy.
 
Leon cantò la prima strofa guardandola dritta negli occhi, sperando di riuscire a trasmetterle la calma di cui aveva bisogno. Era certo che le servisse solo un po’ di calma e poi avrebbe brillato.
 
Las estrellas no se leer,
Y la luna no bajare.
No soy el cielo, ni el sol…
Tan solo soy.
 
Iniziò a cantare a sua volta, prima lentamente, poi scambiò uno sguardo con Leon e si voltò verso il pubblico mentre indietreggiava fino ad arrivare accanto al compagno.
 
Pero hay cosas que si sé,
Ven aquí y te mostraré.
En tu ojos puedo ver….
Lo puedes lograr, prueba imaginar.

 
Podemos pintar, colores al alma,
 Podemos gritar iee eê
Podemos volar, sin tener alas…
Ser la letra en mi canción,
Y tallarme en tu voz.

 
L’unione delle loro voci era qualcosa di unico, quasi magico. Sembrava che quelle voci fossero nate per cantare insieme.
 
No soy el sol que se pone en el mar,
No se nada que este por pasar.
No soy un príncipe azul…Tan solo soy.

 
Pero hay cosas que si sé,
Ven aquí y te mostraré.
En tu ojos puedo ver….
Lo puedes lograr, (lo puedes lograr…)
Prueba imaginar.

 
Podemos pintar, colores al alma,
Podemos gritar iee eê
Podemos volar, sin tener alas…
Ser la letra en mi canción…

 
No es el destino,
Ni la suerte que vino por mi.
Lo imaginamos…
Y la magia te trajo hasta aquí…

 
Podemos pintar, colores al alma,
Podemos gritar iee eê
Podemos volar, si tener alas…
Ser la letra en mi canción…



Podemos pintar, colores al alma,
Podemos gritar iee eê
Podemos volar, si tener alas…
Ser la letra en mi canción…
Y tallarme en tu voz.

 
 
La canzone terminò e mentre il pubblico applaudiva Violetta sorrideva raggiante stretta tra le braccia di Leon – Grazie. – gli sussurrò.
Non si era mai sentita più viva e finalmente riusciva a comprendere a pieno il significato della frase preferita di sua madre: cantare fa parte di me.
 
 
Angolo autrice:
Ed eccovi il nuovo capitolo, che dite si commenta da solo. Quasi esclusivamente Leonettoso più una scena Camiego, amo scrive dal punto di vista di Cami, mi viene naturale. Ora vi lascio, fatemi sapere che ne pensate, un bacio. 
   
 
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