Film > Hercules
Segui la storia  |       
Autore: blackmiranda    22/08/2014    11 recensioni
Cinque mesi dopo la sonora sconfitta, Ade riesce finalmente ad uscire dal fiume infernale in cui Ercole l'ha scaraventato. Purtroppo per lui, i progetti di vendetta dovranno attendere: una nuova minaccia si profila all'orizzonte, preannunciata da una profezia delle Parche, unita a quella che ha tutta l'aria di essere una proposta di matrimonio...
“E' molto semplice, fiorellino. Vedi, sono in giro da un bel po', e, anche a seguito di recenti avvenimenti non molto piacevoli, mi sono ritrovato, come dire, un po' solo. E così ho pensato, ehi, perché non cercare moglie?”
Persefone rimase interdetta. La situazione si faceva sempre più surreale, minuto dopo minuto.
“Tu... vorresti sposarmi?” balbettò incredula.

Questa è la storia di Ade e Persefone, ovvero di un matrimonio complicato. Molto complicato.
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Ercole, Megara, Persefone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fallen Gods

 


Non poteva che essere Urano, Persefone lo sapeva, ma nonostante lo stesse osservando con i propri occhi, ancora non riusciva a crederci. Si accorse di stare tremando come un inerme coniglietto; una morsa ferrea le stringeva la gola e quasi non riusciva a respirare.

Non ce la faremo, pensò all'improvviso. Non ce la faremo mai.

Il volto nelle nuvole spalancò quella che doveva essere la sua bocca: una voragine scura, apparentemente senza fondo; un foro grottesco nel mezzo di quella manciata di spaventosi connotati.

La dea immaginò che volesse divorarli tutti, e un urlo le sfuggì dalle labbra, prontamente soffocato dalla grassoccia mano della madre. “Sshh, Kore”, la ammonì Demetra con voce tremante. “Tesoro mio...” sussurrò poi, abbracciandola. “Non guardare.”

Persefone obbedì, chiudendo gli occhi e desiderando solo che tutto svanisse nel nulla, che si trattasse solo di un brutto sogno.

I quel momento, Urano parlò, la sua voce profonda incredibilmente simile al rombo dei tuoni. Suo malgrado, Persefone aprì gli occhi, perché ascoltare quella voce terribilmente innaturale ad occhi chiusi la riempiva di un terrore senza nome.

Il dio – ma sembrava riduttivo chiamarlo così, erano loro gli dei, quegli esseri così minuscoli, così limitati in confronto a lui – parlava lentamente, come se avesse tutto il tempo del mondo a disposizione. La bocca, pur non muovendosi, riusciva a scandire lo stesso le parole portate dalla furia del tuono. Le orbite erano vuote, non c'era ombra di pupille in quelle cavità oscure, ma in qualche modo riuscivano a dare l'impressione di stare fissando loro.

INSIGNIFICANTI... VERMI...” fece il dio, con una violenza tale da minacciare di spazzarli via in un sol soffio. “VOI... MI AVETE IMPRIGIONATO... E ORA... VOI... MI LIBERATE...” Una roboante risata li investì, mentre la bocca si spalancava ancora un po'. Persefone era come ipnotizzata.

“Non faremo mai una cosa del genere!” urlò fieramente Zeus in risposta, brandendo un fulmine con la mano destra. Alle sue spalle, gli scarlatti cavalli di Ares scalpitarono.

Un'altra risata, più forte e lunga della prima. “LO AVETE... GIÀ... FATTO...” dichiarò Urano. “E ADESSO... TORNATE... A STRISCIARE... VERMI...”

Zeus si erse in tutta la sua altezza, che era comunque notevole, anche paragonata all'immenso essere che li sovrastava. “Questo lo vedremo!” fece in tono di sfida, scagliando la saetta proprio nel mezzo delle due vuote orbite oculari. Una scarica di luce percorse le nubi di cui era composto Urano, mentre tutti gli dei sull'Olimpo trattenevano il respiro.

Urano emise una sorta di grugnito, dopodiché si avvicinò minacciosamente, quasi crollando su sé stesso nel mentre.

“Caricaaa!” strepitò Ares sguainando la sua lunga spada fiammeggiante. Gli altri dei muniti di carro da guerra lo seguirono, lanciandosi con foga contro il gigantesco dio.

Zeus lo bombardò di fulmini mentre Poseidone richiamava a sé una spumeggiante onda marina. Persefone vide Ade incendiarsi e indirizzare una colonna di fuoco dritta tra le fauci del dio. Un possente rombo sconquassò l'Olimpo, rischiando di farla cadere a gambe all'aria. Ricordò il giorno in cui il terremoto provocato da Ade aveva aperto una voragine a Nysa. Non le sembrava possibile che fosse accaduto solo una manciata di mesi prima.

Urano parve arrestarsi sotto la gragnuola di colpi. Ares, Atena, Apollo, Artemide e gli altri lo avevano circondato nel tentativo di contenerlo, mentre i tre fratelli lo fronteggiavano, alternandosi nel colpirlo. Lampi bianchi, gialli, blu e rossi solcavano il volto del dio, volto che si contorse fino ad assomigliare ad una maschera da teatro.

Atena urlò qualcosa, ma le sue parole si persero nel vento, levatosi all'improvviso, che fece vorticare le vesti e i capelli di Persefone e delle dee che erano vicino a lei. Zeus levò un grido di rabbia: aveva scagliato una manciata di saette, che però erano state deviate dal vento e avevano rischiato di colpire Apollo e sua sorella.

“Saldi! Mantenete le vostre posizioni!” berciò Ares, cercando in tutti i modi di non venire sbalzato via dal vento.

“È di nuovo la battaglia contro i Titani...” gemette Hermes avvinghiandosi ad una colonna.

Tutto si era fatto più buio, si accorse la dea: il sole era definitivamente scomparso e nubi bluastre erano tutte intorno a loro...

“Dobbiamo scappare!” esclamò Demetra, terrorizzata.

“Non abbandonerò mio marito!” gridò in risposta Hera, cercando disperatamente di tenersi la corona sul capo.

“Hera, ti prego-” iniziò Demetra, quando una folata di vento più forte delle precedenti le mandò tutte a volare una ventina di metri più avanti. Persefone vide Hermes sballottato di qua e di là, in balia delle correnti, mentre sua madre rotolava lontano da lei, urlando a squarciagola. Lei stessa fu sollevata di nuovo e catapultata verso il cuore dello scontro. Non capiva più dove fosse il basso e dove l'alto: tutto quello che vedeva erano le nuvole e il cielo oscurato, soffocante. Sapeva di stare gridando a sua volta, e piangendo, e singhiozzando tutto insieme, mentre la testa le girava, e il mondo girava insieme a lei.

Improvvisamente andò addosso a qualcosa, ad una velocità che le tolse il fiato. Crollò bocconi per terra, tremante, ma non ebbe il tempo di rendersi conto dove fosse finita: avvertì subito un'altra furibonda folata ghermirla con le sue dita invisibili e cercare di strapparla via da quell'attimo di quiete.

N-no, nooo!” urlò, disperata, tentando con tutte le sue forze di aggrapparsi a qualcosa.

Qualcuno le strinse il polso con forza, facendole non poco male, ma in quel momento non le importò. Impiegò qualche secondo per rendersi conto che quel qualcuno era Ade.

Boccheggiò, non sapendo cosa dire. Le fischiavano le orecchie e aveva gli occhi offuscati dalle lacrime. Il dio era ancora rosso a causa delle fiamme e aveva un'espressione di puro odio dipinta sul volto. Le disse qualcosa, ma le sue parole furono coperte dal terribile rombo del vento.

Persefone scosse con foga la testa. “Ci sta risucchiando! Ci sta risucchiando!! Fa' qualcosa!!” sbraitò agitandosi. Avvertì la stretta di lui allentarsi e un'ondata di panico minacciò di soffocarla. “NON LASCIARMI! NON LASCIARMI! TI GIURO CHE SE MI LASCI ANDAREEEE...”

Non riuscì a finire la frase. Girò su se stessa un paio di volte, scorse appena la bocca spalancata di Urano di fronte a sé, chiuse gli occhi e all'improvviso tutto finì.

 

***

 

Sono morta. Devo essere morta.

Non riusciva a muoversi, non vedeva nulla né sentiva alcunché. Era tutto così pesante, e la testa le pulsava dolorosamente, come mai prima di allora.

Rimase così per un tempo che le parve infinito, finché le tornò in mente come aprire gli occhi. Lo fece, e il buio si dissipò. Il suo cuore aumentò i battiti. Forse non era morta, dopotutto. Non c'era luce nell'Oltretomba, nessuno lo sapeva meglio di lei.

La luce le ferì gli occhi, ma non le importava. Cercò di muovere le braccia: una fatica inaudita, ma dopo un po' ci riuscì. A poco a poco, i sensi si risvegliarono: iniziò a udire delle voci, anche se attutite, e l'odore dell'erba e della terra bagnata la investì, riempiendola di un senso di familiarità e di pace. Respirò a pieni polmoni.

Cara, ce la fai ad alzarti?” Una voce ovattata la raggiunse, mentre qualcuno le toccò delicatamente un braccio.

Persefone mugugnò, mentre un'altra fitta alla testa le fece socchiudere gli occhi.

“Dove sono?” mormorò, sputacchiando un po' di terra.

La fecero girare sulla schiena. Il cielo era tornato azzurro come per magia.

“Tesoro, come ti senti?” le chiese la voce di sua madre, apprensiva. Girò piano la testa e la vide, inginocchiata alla sua destra.

“Mamma?” fece sgranando gli occhi. “Cosa ti è successo?” Le guance di Demetra erano scavate, i suoi capelli spettinati e le sue vesti sbrindellate, ma non erano questi particolari a sconvolgerla, quanto il fatto che la pelle di sua madre non era più verde, ma rosa, e aveva perso la luce divina che la avvolgeva sempre. Anche i suoi occhi avevano perso la loro usuale brillantezza.

“Oh, tesoro...non so davvero come dirtelo, io...”

Persefone si portò una mano alla fronte e non ci mise molto ad accorgersi che anche la sua, di pelle, era rosa. Non rosa come quando non era ancora finita tra le grinfie di Ade: un rosa più tenue, quasi tendente al giallo pallido...

Si alzò a sedere, ignorando il mal di testa meglio che poteva. Si trovavano in una pianura verdeggiante, ai piedi del monte Olimpo, la cui cima era avvolta dalle nuvole e inaccessibile alla vista. Attorno a sé riconobbe gli altri dei che erano insieme a lei e a sua madre quando Urano li aveva attaccati: erano tutti ugualmente scarmigliati e macilenti. Vide quella che sembrava Afrodite strapparsi i capelli, di un biondo slavato, in preda a una crisi isterica; Hermes – lo riconobbe dalla statura – camminava avanti e indietro borbottando tra sé e sé, lo sguardo fisso a terra; Hestia singhiozzava nascondendosi il viso tra le mani.

Zeus e Hera stavano abbracciati al centro di quel caos di divinità, lui che sembrava essersi rattrappito e lei fragile come una foglia rinsecchita.

E tutti erano rosa, e tutti erano spenti, e tutti erano umani.

Disgustosamente, irrimediabilmente umani.

Ares, alle sue spalle, imprecava a voce alta, inveendo contro Urano e contro il mondo intero. Efesto si unì a lui, ancora più claudicante del solito.

Era tutto troppo assurdo per essere vero. Si sentiva troppo esausta persino per scoppiare in lacrime o per unirsi al coro di improperi alle sue spalle.

“Oh, che fato crudele, crudele, crudele...” singhiozzò sua madre. “Povera, povera Kore, non avrei mai voluto vederti così...”

“Già, scommetto che ora come ora essere la regina dell'Oltretomba non è poi così male, in confronto a essere mortale.” intervenne Ade avvicinandosi. Persefone si girò di scatto a guardarlo e dovette ammettere che forse nessuno era messo male quanto lui: più che umano, sembrava un cadavere che avesse improvvisamente preso vita, cereo com'era. La sua lunga e fumosa veste grigia si era tramutata in un cumulo di stracci altrettanto grigi, e inoltre era completamente calvo.

“Che fine hanno fatto i tuoi capelli, marito caro?” non poté trattenersi dal chiedere.

“Umpf. Non credere di essere messa tanto meglio, fiorellino.”

Si alzò cautamente in piedi e si prese una ciocca di capelli tra le dita. Erano tornati biondi, anche se comunque tendenti al bianco. “Io almeno li ho ancora.” lo schernì con un mezzo sorriso. Era incredibile come vedere Ade messo peggio di lei le risollevasse il morale, nonostante la situazione disperata in cui si trovavano.

“Ehi, aspetta un momento...” le tornò in mente come era stata risucchiata nella bocca di Urano. “Maledetto, mi hai lasciata andare!” esclamò avvicinandosi a lui con fare accusatorio.

“Se non l'avessi fatto saremmo stati risucchiati entrambi.” si giustificò lui alzando le spalle.

“Ah sì? E invece cos'è successo?” lo incalzò lei.

“Siamo stati risucchiati, prima tu e poi io.”

“Che bel risultato.”

“Ehi, io almeno ho provato a combattere, anziché stare attaccato alle gonne della mamma.”

Demetra lo fulminò con lo sguardo. “È tua moglie, viscido verme che non sei altro. Avresti dovuto proteggerla!”

“SILENZIO!” tuonò Zeus di punto in bianco. Tutti si girarono a guardarlo. Aveva il fiatone e si appoggiava alla bell'e meglio alla moglie. “Urano...ci ha privati della nostra immortalità, per punirci. Lo abbiamo sfidato e abbiamo perso.” ammise, sconfitto. “Non potremmo mai sperare di riprenderci l'Olimpo in queste condizioni. Tuttavia, io vi condurrò alla salvezza, figli miei.”

Un mormorio di incredulità si diffuse tra gli ex-dei. Zeus sollevò una mano. “Mio figlio Ercole vive da mortale, ma egli è riuscito a tornare sull'Olimpo come dio, con le sue sole forze. È da lui che andremo.”

Nessuno fiatò. Forse erano tutti troppo stanchi e disperati per replicare, forse semplicemente nessuno aveva un'idea migliore.

“Lui non verrà.” fece all'improvviso Hera, indicando Ade. La voce le tremava per la rabbia.

“Ah, e immagino di non avere nessuna voce in capitolo?” disse lui, incrociando le braccia.

Hera fece un passo avanti. “Tu non meriti di venire. È solo colpa tua se siamo in questa situazione, mi hai sentito? Solo colpa tua!” Persefone non l'aveva mai vista così agitata in vita sua: sembrava quasi febbricitante.

Ade sbuffò. “Certo, diamo la colpa al dio dei morti...”

Hera fece per avventarglisi addosso, ma Zeus la agguantò. “Che cosa stai dicendo?” le chiese dolcemente.

“È stato lui a liberare i Titani. Liberandoli, ha innescato una catena di eventi a ritroso e ha reso possibile tutto questo! Lui ha liberato Urano, amore mio. È colpa sua!” Si girò a guardare il marito, quasi annaspando tra le sue braccia. “Ed è stato lui a rapire Ercole. È stato lui a renderlo mortale. Voleva ucciderlo! Non si merita nulla, Zeus, nulla. Non lo voglio vicino a nostro figlio. Non lo voglio vicino al nostro bambino!”

 






Uiiiii salve gente! 
Ce l'ho fatta ad aggiornare, alla fine. Allora, vi è piaciuto il capitolo? :D Io mi sono divertita un sacco, specialmente rido ogni volta che penso al povero Ade e a come l'ho conciato. XD Sono sicura che mi odia. *grin*
Vi ringrazio come sempre per le recensioni, che continuano ad aumentare. Siete carucce, siete. :3 Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e del fatto che ora i nostri eroi sono diventati umani. Io rido. :D
Un abbraccio a tutte voi!

 

   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Hercules / Vai alla pagina dell'autore: blackmiranda