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Autore: Tefnuth    22/08/2014    1 recensioni
Nella Berlino del futuro,Tom è il figlio di uno scienziato che, nel suo laboratorio al centro della città, sta lavorando ad un progetto segreto cui il padre lo ha reso partecipe. Tuttavia,come il collega del padre, Tom non conosce tutta la verità di questo progetto e sarà dura proteggerlo da chi se ne vuole impossessare, ma con lui ci saranno i fidati amici Georg e Gustav.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~“Maledizione, eravamo così vicini all’obiettivo” “E invece adesso dovremo dire addio alla grana” “Vi avevo detto che dovevamo andarci con i piedi di piombo ma non mi avete dato ascolto perciò arrangiatevi” a parlare erano i tre uomini che erano entrati nel laboratorio di Tom e suo padre, dopo il loro fallimento erano stati convocanti dal loro mandante nello stesso luogo in cui avevano ricevuto l’incarico ossia un edificio costruito originariamente per ospitare uffici riconvertito poi ad un unico e gigantesco centro scientifico dallo stesso anonimo proprietario che aveva ingaggiato i tre. Loro non conoscevano affatto il loro mecenate, il suo volto era semplicemente quello di un ricco signore ma chi, come Keane, aveva già collaborato con lui non avrebbe fatto fatica a riconoscervi Raoul se vi si fosse trovato davanti. Dopo il licenziamento Raoul aveva cambiato la sua identità e aveva fatto fortuna vendendo i suoi servigi ai signori del mercato nero per poi diventare egli stesso un pezzo grosso, ma aveva ancora bisogno di una cosa per coronare la sua carriera e per questo aveva chiamato i mercenari, ma ne era rimasto alquanto deluso quando nel suo ufficio gli dissero che l’operazione non era andata a buon fine “Incredibile siete riusciti a fallire in una cosa così semplice” disse loro senza staccare gli occhi dai documenti che stava visionando “Non sarebbe successo se lei ci avesse detto dove e cosa cercare” disse il portavoce dei tre, il suo nomignolo era Fox “Non vi avrei ingaggiato se avessi saputo dove cercare, inoltre mi avete detto che dentro c’era una persona quindi avreste potuto farvelo dire da lui” “Quel moccioso non ne voleva sapere, nemmeno quando abbiamo aperto il fuoco” disse Shark uno dei due energumeni che erano rimasti in piedi, sentendo le sue parole Raoul sbattè violentemente i palmi delle sue mani sul tavolo “Siete degli incompetenti, vi avevo tassativamente vietato di aprire il fuoco. Vi vantate di essere i migliori sulla piazza ma la verità è che non sapete nemmeno cambiarvi le mutande sporche” “Abbassa la cresta, sei stato tu a chiamarci quindi sono affari tuoi. Non sai con chi hai a che fare” disse Rock il più spavaldo che era rimasto in piedi accanto a Shark, gli era stata requisita la pistola ma se ce ne fosse stato bisogno avrebbe volentieri preso a pugni in faccia quell’individuo odioso. La risposta che ne seguì fu del tutto diversa da quella che l’uomo muscoloso si aspettava, di solito quando faceva un’intimidazione del genere le persone ridimensionavano il loro tono mentre quello iniziò a ridere fragorosamente come se avesse sentito la battuta più divertente del mondo “Devo proprio essere disperato se mi sono rivolto a tipi del genere, siete voi che non sapete con chi avete a che fare  io non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno. Shadow” chiamò all’interfono e poco dopo comparì alla porta d’ingresso un giovane uomo alto con i capelli molto corti quasi rasati ed una serie di tatuaggi su entrambe le braccia, in verità non sembrava pericoloso ma il suo sguardo era freddo come il ghiaccio “Per favore, potresti scortare i signori fuori dal mio ufficio, li richiamerò a tempo debito” disse Raoul, i tre ebbero da ridire su questo “Dacci la grana, il nostro lavoro lo abbiamo fatto” disse Fox “Non avete fatto un bel niente invece, toglietevi dalla mia vista o chiamerò la polizia” ribatté ancora Raoul facendo cenno con la mano a Shadow il quale posò le mani  sulle spalle dei due uomini più muscolosi “Ehi ragazzino torna a giocare con la Lego e lascia parlare i grandi” disse Rock  scrollando le spalle per far si che quello lasciasse la presa, ma si ritrovò la spalla bloccata  “Smettila di giocare” disse l’altro provando invano a sua volta a liberarsi dalla stretta “Che diavolo vi prende?” disse il piccoletto rimasto seduto sulla poltrona “Non riusciamo a liberarci, questo ha delle mani d’acciaio” dissero Rock e Shark quasi all’unisono “Non prendetemi in giro, che c’è vi siete messi d’accordo con lui?” “No affatto, vedi il mio collega qui presente è molto più forte di quanto possa sembrare” disse Raoul che si stava godendo la scena dalla poltrona “Questo è tutto da vedere” dissero i due uomini muscolosi che provarono a colpire Shadow in faccia con un doppio diretto ma lui liberò velocemente le mani e altrettanto rapidamente bloccò le braccia di entrambi scagliandoli poi a terra con una contromossa di arti marziali per finirli con dei colpi di palmo sui loro setti nasali che si spaccarono facendo fuoriuscire sangue a fiotti “Scusi per il disordine capo” disse Shadow riferendosi al sangue sul pavimento di marmo bianco “Nessun problema caro, adesso per favore occupati dell’altro signore qua presente, è proprio il momento che vada via” disse Raoul. Per non sporcare oltre Shadow tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una pistola e fece fuoco.

La casa di Tom era dall’altra parte della città, molto lontano dalla casa in cui aveva vissuto assieme ai genitori che avevano da poco iniziato le pratiche per il divorzio. La sua vecchia abitazione gli piaceva ma da anni ormai non sopportava più la vista dei loro litigi  così se ne andò, in cuor suo era contento che avessero deciso di separarsi, anche se molto probabilmente era troppo tardi. La sua nuova abitazione era un appartamento in un quartiere residenziale, a differenza del condominio in cui abitava Georg l’edificio era di recente costruzione e già dalla facciata si poteva notare lo stile moderno che vi aleggiava anche dentro. Il garage dell’edificio si estendeva dal piano terra fin in un piano sotterraneo che si trovava sotto la strada in modo da non mettere a rischio la stabilità dell’intero impianto, c’erano così tante auto da far pensare che il posto non sarebbe bastato per tutti, tuttavia per ogni condomino dotato di un qualsiasi mezzo motorizzato era stato assegnato un posto specifico, inoltre ogni postazione aveva uno speciale sensore che leggeva la targa e se non corrispondeva a quella registrata si sarebbe innalzata una barriera che avrebbe impedito al mezzo di sostare in quel luogo “Eccolo qua, 620” disse Tom riferendosi al numero del suo parcheggio situato al piano in superficie. L’aria fresca dell’enorme garage entrò nell’auto non appena Tom aprì la porta del passeggero facendo venire la pelle d’oca a Bill che uscì dall’auto con un po’ di riluttanza, non volendo lasciare l’abitacolo riscaldato “Ce la fai a camminare?” gli chiese Tom, per tutta risposta lui si appoggiò per fargli capire di aver bisogno di una mano dato aveva già visto cosa lo aspettasse dopo che ebbe dato un’occhiata veloce alle scale “Purtroppo non possiamo usare subito l’ascensore, ma la strada da fare è poca” aggiunse il ragazzo  “Per me sarà sempre troppa” pensò Bill, era il primo vero pensiero che faceva da quando aveva aperto gli occhi.
Fortunatamente per Bill il percorso per arrivare all’ascensore fu più breve rispetto a quello che aveva dovuto fare prima a casa di Georg e quando fu davanti alla porta le sue gambe non protestavano molto. Quando si aprì i due ragazzi si ritrovarono nel piccolo ingresso dove alla parete era attaccato un appendiabiti in legno, ricordo dei nonni, con a fianco il citofono mentre a terra c’era il portaombrelli in acciaio “Benvenuto a casa” disse Tom a Bill che già aveva superato l’ingresso per osservare la grande sala, separata solo in parte da un muro bianco che nascondeva la cucina a chi entrava facendo sì che in bella vista restasse unicamente il tavolo trasparente adatto per ospitare non più di quattro persone sulle sue sedie nere; le pareti erano bianche ma su quella portante era stata appesa un grande pannello con l’ immagine del ponte di Brooklyn che aveva anche dei punti luminosi “Oltre quella porta c’è la mia camera, anche tu dormirai lì. C’è anche una finestra che dà su un terrazzo” disse Tom indicando con il dito una porta scorrevole a scomparsa nera “L’altra porta invece è quella del bagno ” indicò ancora con il dito mentre Bill osservava tutto con grande interesse “Mi piace” pensò il ragazzo. Appena si fu tolto la giacca Tom si diresse nella parte della sala occupata dalla cucina, in acciaio con i fornelli ad induzione “Siediti al tavolo” disse dall’altra parte del muro, Bill obbedì ma quando sentì il rumore di stoviglie la curiosità lo vinse e andò a vedere cosa stesse facendo Tom . Su uno dei fornelli c’era un pentolino con all’interno del latte mentre sull’altro la caffettiera che stava già fumando “Cosa fa?” si chiese il ragazzo e Tom gli rispose come se gli avesse letto nel pensiero “La colazione, ormai sono quasi le dieci e io ho fame. Qui dentro c’è il latte per te mentre qua il caffè per me, altrimenti mi addormento sul tavolo” prese una tazza da una delle credenze sopra ai fornelli, dall’altra invece prese un pacchetto di frollini.
Non appena fu tutto pronto Tom ripeté a Bill di sedersi e gli mise di fronte una tazza di latte e un paio di biscotti, voleva vedere come se la cavava a mangiare “Latte e biscotti” disse il ragazzo indicando l’uno e l’altro con l’indice della mano destra; l’espressione interrogativa di Bill gli fece intuire che non aveva capito a cosa alludesse “La colazione, ti faccio vedere come si fa” continuò poi gli dimostrò come fare, sorseggiando dalla tazza il caffè che aveva preparato per se e dando un paio di morsi ad un biscotto stando attento a non sbriciolare troppo. Bill provò ad imitarlo, ebbe successo con il latte che scese in gola senza problemi ma le briciole del biscotto gli rimasero in gola, un paio di colpi di tosse lo aiutarono a liberarsi “Non è nulla, con calma si fa tutto. Sei andato bene per essere la prima volta” disse Tom tuttavia, dall’espressione sul suo volto,  si vedeva che Bill non era della stessa opinione.

 
  
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