Primo Capitolo
“Curiosità”
“Mia cara come
mai quello sguardo così… vuoto?” Chiese una figura seduta sopra una sedia
elegantemente decorata, dell’XI secolo.
“Sai bene che tutti noi abbiamo uno sguardo vuoto”. Rispose una ragazza (dopo essersi
voltata fuori dal campo visivo dell’uomo) appoggiata alla vetrata centrale
della stanza, con le braccia incrociate sul petto e con lo sguardo rivolto
oltre la finestra verso una piazza soleggiata e semi affollata. L’uomo seduto
poco distante da lei rimase per circa cinque minuto nel più totale silenzio e
con gli occhi fissi sulla ragazza contemplandone i lunghi capelli castani
adagiati lungo la schiena e la vita sottile che faceva scivolare tutte le
persone che la circondavano in un’indomabile istinto di protezione verso una
creatura così delicata e fragile. Sebbene non ne avesse alcun bisogno.
“Ti domando
scusa per l’aggettivo inappropriato. Quello che cercavo di dire è che i tuoi
occhi o meglio… ciò che il tuo sguardo si sforza di celare a tutti noi, ci
preoccupa”. Disse l’uomo con un tono di voce calmo e soave.
“Credi che vi stia nascondendo qualcosa?”
Rispose la ragazza con un accenno d’ira.
“Si…” rispose
semplicemente l’uomo, ora avvicinatosi alla ragazza e posando le sue mani sulle
spalle di lei per farla voltare. La luce della stanza illuminò dei lineamenti
dolci e raffinati più simili alle fattezze di un angelo che di un essere umano,
labbra rosse tentatrici e in paio d’occhi color miele profondi ma malinconici.
“Non sopporto
vedere il tuo dolce sorriso sopraffatto dal tuo sguardo triste… ecco
l’aggettivo, triste. E’ decisamente troppo umano affinché io lo rammenti”.
Constatò l’uomo, sollevando appena il volto della ragazza così che i loro
sguardi potessero incrociarsi.
“Hai ragione e
mi dispiace tanto perché se non fosse stato per voi io non… non ho la minima
idea…” non riuscì a terminare la frase perché l’uomo posò un dito sopra le
labbra soffici e fredde.
“Non hai nulla
di cui rimproverarti, noi tutto ciò che abbiamo
fatto lo abbiamo fatto perché tu lo desideravi e per noi accontentarti è
stato un onore non ché un piacere sapendo oggi, cosa tu sia diventata per tutti
noi. Quindi non preoccuparti di ciò che è successo o che cosa sarebbe potuto
accadere ma pensa solo a divertirti visto che fra due giorni sarà il tuo
compleanno. E non mi sembra il caso che i nostri ospiti venuti da tutte le
parti del mondo, per porgerti i loro auguri, vedano l’angoscia che domina nella
mia bambina”. E detto ciò le diede un tenero bacia sulla guancia e poi sul
dorso della mano.
“Ti ringrazio,
Aro”. Disse la ragazza abbracciando Aro con affetto.
In quel momento
nella stanza entrò con una riverenza, una bellissima ragazzina piccina, con i
capelli corti, che indossava un vestitino rosa antico e un paio di scarpette da
ballerina.
“Signorie…”
Disse la ragazzina con una voce da bambina ma decisa.
“Sono arrivati…”
Finì la ragazza al fianco di Aro, riaprendo gli occhi che aveva chiuso quando
la bambina aveva parlato.
“Ah! In anticipo
manderò subito qualcuno affinché li scorti fini qui. Jane…” Disse Aro facendo
segno di andare.
“No aspetta! Vorrei
poter andare io. Se non ti dispiace…” Disse la ragazza guardando Aro con aria
suadente.
“Come potrebbe
dispiacermi se me lo domandi così. Solo sei sicura avevo compreso che fosse tua
intenzione far loro una sorpresa”.
“Certo. Infatti
indosserò la mantella e mi coprirò il volto ma sono ugualmente sorpresa di
rivederli, dopo tutti questi anni”. Rispose dopo aver voltato appena lo sguardo
verso i raggi del sole che illuminavano la piazza.