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Autore: Triz    22/08/2014    4 recensioni
Ezra Walker era il topo da biblioteca per eccellenza.
Duncan Morgan era stato l'ultimo, fragile legame con il mondo.

Quella dell'amicizia tra Ezra e Duncan è la storia dell'ultimo tentativo di legame con il mondo da parte del bibliotecario.
Partecipa al secondo turno del contest Il nuovo esame di _Aras_. Buona lettura.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Una maturità originale'
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L'ultimo legame
con il mondo

 
Ezra Walker era il topo da biblioteca per eccellenza.
Nella piccola cittadina di Bellwood, molti affermavano con estrema sicurezza che la definizione di "topo da biblioteca" fosse stata creata appositamente per lui, come un vestito confezionato su misura. Altri ritenevano che Ezra ci fosse addirittura nato nella biblioteca, tant'è che gli abitanti di Bellwood non riuscivano a immaginare la biblioteca senza Ezra o viceversa: sarebbe stato strano, dicevano, come vedere un ubriacone senza la bottiglia.
Ma nascere in una biblioteca era pressoché improbabile, salvo l'intromissione del caso. No, Ezra era nato in una comune casa in un comune giorno di febbraio: semplicemente, amava molto il suo lavoro di bibliotecario.
Diciamo che lo amava fin troppo.
Senza alcun timore di essere preso per pazzo, Ezra affermava che la biblioteca era diventata un po' come una moglie per lui. Una moglie da accudire, da amare come il primo giorno e per cui rinunciare a tutto non sarebbe stato doloroso.
Perché non si poteva dire che Ezra non avesse rinunciato a qualcuno per rimanere fedele alla biblioteca.
Aveva rinunciato a Edna, per esempio: non passava settimana che Ezra non pensasse un momento alla ragazza dai grandi occhi blu che aveva lasciato alla fine di quell'estate di trent'anni prima.
Un altro esempio erano i suoi fratelli: Joy e Albert si erano ormai arresi all'idea che Ezra non avrebbe conosciuto una vita ordinaria con una moglie e dei figli. Per questo gli avevano dato molti nipoti che però Ezra non vedeva mai.
Ce n'erano un'infinità, di esempi, ma Ezra preferiva non ricordarli tutti.
Aveva il suo lavoro e la sua biblioteca, diceva che potevano bastargli.

* * *

Duncan Morgan era stato l'ultimo, fragile legame con il mondo.
Duncan Morgan era capitato nella biblioteca per caso, a quindici anni, mentre aspettava i suoi amici teppistelli per cui dava tanta pena ai genitori. Entrando, Duncan aveva fissato Ezra per pochissimi secondi e aveva alzato il mento come cenno di saluto, poi era tornato ad aspettare gli amici, mentre Ezra riprendeva a pulire gli scaffali.
«Intanto può accomodarsi, se vuole» mormorò Ezra indicando le due poltrone, ma Duncan aveva rifiutato.
Pur di allontanarlo dai poco di buono che frequentava, i genitori di Duncan lo appiopparono a suo zio il sindaco in cerca di un lavoretto qualsiasi: a sua volta, pur di levarselo di torno, il sindaco scaricò il ragazzo alle cure di Ezra.
Il loro rapporto era cominciato con dei cordialissimi: «'Giorno» a cui seguivano: «Buongiorno, signor Morgan», che facevano sentire Duncan un vecchietto.
Successivamente, Ezra aveva cominciato a parlare con Duncan di qualsiasi cosa, visto che si era stufato di parlare da solo. Quando i suoi amici lo deridevano per quella faccenda della biblioteca, Duncan aveva cominciato a fare lo stesso.
A queste chiacchierate, in seguito, si aggiunse il tè.
A furia di chiacchierare davanti a un tè con Ezra, Duncan dimenticava spesso di avere una casa con dei genitori da cui tornare, con il risultato di far avviare dalla signora Morgan una caccia all'uomo per le vie di Bellwood. Il signor Morgan fu solo felice della piega insolita che stava prendendo la vita di suo figlio.

* * *

«Ezra?».
«Dimmi, Duncan» disse Ezra versando nella tazza due cucchiaiate di zucchero.
«Ma tu non ti senti solo?».
«No, mai».
«Sul serio?».
«Quando ero giù di morale, forse» ammise il bibliotecario mescolando il tè e Duncan alzò le sopracciglia: «Ultimamente non capita molto spesso, deve essere la tua compagnia».
«Già, può darsi».
«Come va con i tuoi amici, Duncan?» domandò Ezra bevendo il tè. Duncan trovava spesso irritante la sua abitudine di cambiare argomento all'improvviso.
«Non ci parliamo da un po'».
«Sul serio?».
«Sul serio» Duncan sospirò e appoggiò la tazza piena a metà. Gli era passata la voglia di tè.
«C'entra qualcosa il livido sullo zigomo dell'altro giorno?».
«Può darsi» disse Duncan evasivo ed Ezra tacque: «Dud mi ha rinfacciato il fatto che con la storia della biblioteca sto abbandonando lui e gli altri e io gli ho detto che ciò che faccio in privato non è affar suo».
«Vi siete presi a pugni per questo?».
«Beh, lui ha detto, nel suo solito stile, che lo stronzo vecchiaccio secchione doveva farsi da parte» Duncan alzò le spalle: «E non ho molto gradito le sue parole».
Ezra rimase in silenzio e, guardandolo di sottecchi, Duncan vide che lo aveva colpito.

* * *

«Senti, Ezra, devo dirti una cosa».
Il bibliotecario non si voltò, ma disse semplicemente: «Andrai a studiare a Londra, lo so» e Duncan rimase di stucco.
«Ma come...?».
«Bellwood è un piccolo paese e inoltre il sindaco mi ha detto che devo cominciare a cercare qualcun altro per la biblioteca» aggiunse Ezra sempre dando le spalle a Duncan, che lo sentì borbottare: «Come se avessi voglia di farlo».
«Non servirà cercare qualcun altro, Ezra» disse Duncan: «Potrei tornare qui per le vacanze, se...».
«No, Duncan. Le tue vacanze saranno troppo brevi perché le sprechi in biblioteca con me».
«Ma Ezra...».
«A meno che tu non debba prendere un libro in prestito, non voglio che tu torni in biblioteca» disse Ezra tranquillamente voltandosi verso Duncan: «Puoi andare».
Con quelle parole, l'ultimo legame di Ezra con il mondo era stato appena spezzato.

* * *

Duncan scrisse a Ezra molto spesso, da Londra.
Gli scriveva un dettagliato resoconto della città, delle lezioni e della biblioteca dell'università. Gli raccontò dei suoi nuovi amici, delle due ragazze con cui aveva avuto una storia e di quanto gli mancassero le loro chiacchierate davanti al tè.
Ezra non rispose alle sue lettere e questo Duncan quasi se lo aspettava, ma ne rimase comunque deluso. Gli unici segni da Bellwood furono molte telefonate, i biglietti di Natale e di auguri per il compleanno, ma venivano da sua madre.
Nell'ultima lettera, Duncan scrisse:

Caro Ezra,
prima di tutto, come stai? Non ricevo tue notizie da un po', mentre io ti ho detto di me vita, morte e miracoli.
Come vanno le cose in biblioteca? Hai più sentito i tuoi nipoti? Tuo fratello e tua sorella? E la tua Edna si è rifatta più viva, con te? Come va la ricerca di quel libro per cui ti dannavi due anni fa?
Vedi? Da quando sono arrivato a Londra non so più niente di te, quindi occorre rimediare. Che ne diresti di rifare una delle nostre chiacchierate davanti a un tè? Il prossimo week end tornerò a Bellwood per una brevissima vacanza e passerò in biblioteca, che tu lo voglia o meno.
Con me ci sarà una persona molto speciale, il suo nome è Zara. Anche a lei piacciono le biblioteche e i libri, sicuramente andrete molto d'accordo.
Stammi bene,
Duncan


* * *

«Duncan, tesoro, come stai?».
Le lacrime di sua madre accolsero Duncan prima del suo abbraccio stritolatore e dei suoi baci schioccanti. Alla vista del fidanzato rosso come un peperone, Zara sorrise dolcemente.
«Ciao, Dun» salutò il signor Morgan.
«Mamma, papà» esordì Duncan non appena ebbe sciolto l'abbraccio di sua madre e cinse la vita della fidanzata: «Lei è Zara, ci siamo conosciuti a Londra».
E così anche Zara subì l'abbraccio caloroso della signora Morgan. Il pranzo si trasformò in un terzo grado su famiglia, amici, lavori e precedenti penali (inesistenti) della ragazza.
Ma fu quando Duncan disse: «Ciao mamma, vado da Ezra a presentargli Zara» che i sorrisi svanirono dai volti dei Morgan.
«Molly, non glielo hai detto?» mormorò il signor Morgan in tono accusatorio.
«Detto cosa?».

* * *

Nella sua corsa, Duncan rischiò di travolgere qualcuno, ma non gliene importava nulla.
«Ezra!».
Arrivò al portone della biblioteca, aprì e corse dentro. Non voleva crederci.
«Ezra!».
Cercò freneticamente tra gli scaffali, sotto i tavoli, nel ripostiglio dove tenevano i libri che occupavano troppo spazio, nell'armadietto delle scope. Ovunque.
«Ezra!».
"Magari è nel suo ufficio" pensò e corse fino a lì. Trovò il fornelletto con l'occorrente per fare il té, la scrivania ordinata di Ezra, la pila di buste aperte che avevano contenuto le lettere di Duncan per lui. Una busta con la grafia sottile di Ezra era sul tavolo dove Duncan aveva lavorato, indirizzata a lui.
«Ezra, sono io, Duncan!».
Ma il bibliotecario non avrebbe mai più risposto alla sua voce.

* * *

«Dun».
Zara era entrata con passi leggeri e aveva trovato il fidanzato su una poltrona. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e si rigirava in mano la lettera di Ezra.
«Dun, mi dispiace per il tuo amico».
Duncan si voltò verso di lei e vide che aveva gli occhi lucidi: sapeva che era sincera e l'amava proprio per questo.
«Almeno è morto facendo quello che gli piaceva» disse il ragazzo, decidendo se quello che piaceva a Ezra fosse fare il bibliotecario o stare da solo.
"Magari entrambe" pensò amareggiato.
«Se vuoi restare ancora un po', va bene» mormorò Zara con un sospiro: «Ti aspetto fuori, ok?».
Duncan annuì e sprofondò di più nella poltrona. Udì i passi di Zara che si allontanavano e il portone della biblioteca che si chiudeva dopo il suo passaggio e aprì il foglietto.

Caro Duncan,
grazie per tutte le lettere che mi hai inviato, per la descrizione di Londra e dei posti in cui sei stato. Più in generale, ti ringrazio per aver cercato di tenere vivo questo legame, anche se da me hai trovato una porta sprangata.
Ho perso i contatti dal mondo da tanto di quel tempo che ho dimenticato come si creano e si mantengono. Puoi mai perdonare un vecchio solitario come me?
Il prossimo week end potrò vederti, naturalmente.


Non aveva perso il suo vizio di cambiare argomento all'improvviso: Duncan lo notò subito e un accenno di sorriso comparve sul volto.

Il prossimo week end potrò vederti, naturalmente. Vedervi, perché da quanto ho letto nella tua lettera, porterai questa signorina Zara con te. Oltre alle biblioteche e ai libri, sai se le piace anche il tè?
Non vedo l'ora di incontrarti, Dun, e di' a tua madre che non tornerai per cena perché probabilmente starai qui con me per qualche ora o giù di lì, d'accordo?
Stammi bene,
Ezra


Duncan sentì le lacrime salate premere per uscire, respirò e cercò di trattenersi. Con la lettera di Ezra stretta in pugno si alzò dalla poltrona e si diede un'occhiata intorno.
La biblioteca era sostanzialmente pulita, anche se un lieve strato di polvere faceva sentire l'assenza del bibliotecario. Ezra aveva accudito bene alla sua biblioteca, dopotutto.
Duncan uscì lentamente dalla biblioteca senza voltarsi. Esitò di fronte all'ufficio di Ezra e poi riprese a camminare verso il portone.
Nella biblioteca di Bellwood, Duncan non ci tornò più.

Fine



Note dell'Autrice
Iniziamo dal luogo in cui si svolge la storia: Bellwood non esiste, è di mia invenzione.
Il lavoro che ho scelto per il protagonista non sarà originale, visto il tema, ma è l'unico che mi sia venuto in mente. Non ho molto approfondito dei passaggi della storia per non andare troppo fuori tema, ma il finale dove Ezra ha cercato di riallacciarsi a Duncan prima di morire è una scena a cui tenevo molto e che ho voluto inserire a tutti i costi nella storia, al di là della sua aderenza o meno alla traccia.
Giusto a titolo di curiosità, ho anche due possibili prestavolti per i protagonisti: nella mia testa Ezra (quanto è bello 'sto nome *^*) è interpretato da Michael Emerson, mentre Duncan ha il volto di Brendan Hines.
Ringrazio _Aras_ per aver indetto il contest e soprattutto ringrazio chi leggerà e recensirà questa storia.
Alla prossima,
Triz
  
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