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Autore: zinzuleddha    22/08/2014    2 recensioni
"Finirei i miei giorni se ciò potrebbe farti stare meglio"
- Sequel di 'Demolition Lovers' http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2754213&i=1
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno non mi sarei presentato al lavoro, avrei portato Frank in piscina, nella speranza che, nuotando, sarebbe riuscito a sciogliere i movimenti. 
Per tutto il viaggio restò in silenzio, immaginai fosse in ansia per ciò che lo aspettava; sapevo che non era un grande amante dell'acqua, tanto che, ogni volta che gli facevo il bagno, finiva puntualmente in lacrime.
Da quando aveva perso la vista, era diventato terribilmente ansioso e, nella maggior parte dei casi anche ipocondriaco: persi il conto di quante volte finì in lacrime per un semplice dolore al dito, era tormentato dall'idea di morire, ciò lo faceva star male e, di conseguenza, faceva star male anche me. Detestavo vederlo in quello stato, detestavo vederlo soffrire, soprattutto perché sapevo che se soffriva, gran parte della colpa era mia. Sapevo che se oggi era in queste condizioni gran parte della colpa era mia e, ciò mi distruggeva.
Mi distolsi dai miei pensieri non appena mi resi conto di essere difronte il grande capannone, perciò parcheggiai, aiutando poi Frank, che non aveva ancora aperto bocca, a scendere dall'auto.
Una volta arrivati in piscina, lo aiutai a sedersi sul bordo, per poi tuffarmi e aiutarlo a fare lo stesso. Sobbalzò non appena lo tirai in acqua, aggrappandosi poi al mio collo, "E' f-fredda" si lamentò, scosso, stringendo la presa. "V-voglio uscire" continuò, il suo respiro pesante.
"Rilassati, Frank" gli sussurrai, accarezzandogli la schiena. Risi non appena gli venne la pelle d'oca, spostandomi alle sue spalle e tenendolo dai fianchi mentre continuava ad agitarsi.
"Dai, Frank, muovi gambe e braccia" Annuì, cominciando ad agitarsi ulteriormente, "No, muovile lentamente, o finirai per annegare. Devi rilassarti. Tranquillo, ci sono io qui" Annuì nuovamente, facendo come gli avevo detto. Continuai a tenerlo per altri cinque minuti e, vedendo che riusciva a stare galla da solo e che, finalmente, si era rilassato, lo mollai, osservandolo orgoglioso. 
"Visto, stai nuotando da solo!" esclamai entusiasta, "Non ti sto tenendo!" continuai, persi un battito non appena, alla mia affermazione, cominciò ad agitarsi nuovamente, finendo sott'acqua.
Prontamente lo tirai su, portandolo in braccio fuori dall'acqua, dove cominciò a tossire violentemente.
Prese poi aria, affannato, nascondendo il viso nell'incavo del mio collo.
Assalito nuovamente dai sensi di colpa lo accarezzai, "Per oggi basta" gli sussurrai, lasciandogli un bacio sul collo, prima di aiutarlo a mettersi in piedi e dirigerci verso le docce, laddove, dopo una giornata di silenzi, aprì bocca, dando inizio ad un lungo discorso che non mi sarei mai aspettato di fare.
"Gerard" sussurrò con un filo di voce, mentre gli insaponavo i capelli.
"Si?" sorrisi, amavo il modo in cui pronunciava il mio nome.
"I-ieri, mi hai detto" fece una pausa, prendendo un lungo respiro "c-che, h-hai m-molte cose d-da raccontarmi.."
Annuii, aspettando che terminasse la frase.
"R-raccontami" 
Sospirai, annuendo e mettendomi seduto per terra, aiutandolo poi a fare lo stesso. Lasciai il getto dell'acqua aperto in modo che nessuno potesse sentirci, assicurandomi poi che la porta fosse chiusa a chiave.
"Bene, da dove posso cominciare.." dissi tra me e me.
Alzò le spalle, rivolgendomi un sorriso e accucciandosi poi sulle mie gambe, abbracciandomi per i fianchi. Il silenzio calò nella stanza, sorrisi, accarezzandolo.
Un'altra cosa che amavo di noi era che, quando calava il silenzio, nessuno dei due si sentiva in imbarazzo.
Cominciai, dopo quelli che sembrarono anni, a raccontargli, infondo.. aveva il diritto di sapere.
"Sai, Frank, il giorno prima del grande colpo fui assalito da una strana sensazione mai provata prima. Sentivo come se qualcosa sarebbe andato storto, perciò decisi di raccontare tutto a Bob, il mio fratellastro ed ex capo della banda che, per uscir vivo da quel maledetto giro si finse morto per anni. Solo io sapevo che in realtà era vivo, dall'altro lato della città ma.. tralasciamo. Gli raccontai ciò che stavamo per fare e come mi sentivo, disse che era il mio sesto senso e che era molto preoccupato, perciò, il giorno del grande colpo, a mia insaputa ci seguì. Fu con noi tutto il tempo, persino quando svoltai contro quell'albero, distruggendoci." Feci una pausa, abbassando lo sguardo, Frank annuì, sembrava triste.
"Quei bastardi, credendoci morti fuggirono, lasciandoci a terra e, non appena furono abbastanza lontani, Bob accorse a salvarci, portando te, che eri in condizioni più gravi, nell'ospedale più vicino, raccontando agli infermieri di essersi trovato in strada quando una macchina ti colpì in pieno, per poi sfrecciare via, lasciandoti a terra in fin di vita. Poi invece portò me, in un ospedale dall'altro lato della città, raccontando agli infermieri che mi ero ridotto in quel modo cadendo da una moto.
Fui in coma tre settimane, subì ventitré interventi chirurgici prima di raggiungere il mio aspetto attuale" continuai, prendendogli una mano e poggiandomela sul viso, Frank annuì. 
"E-e, G-Gerard. C'è U-una cosa che v-volevo chiederti d-da molto tempo" fece nuovamente una pausa, sospirando, "C-come h-hai fatto ad entrare n-nella banda?"
Sospirai, sforzando un sorriso. 
"Tutto cominciò quando avevo sedici anni. I miei genitori morirono in un incidente stradale e io e mio fratello avevamo bisogno di soldi per continuare gli studi, perciò mi misi alla ricerca di un lavoro.
Ero all'esterno di un bar quando un uomo mi si avvicinò, cominciando a squadrarmi dalla testa ai piedi e, fui il ragazzo più felice del mondo non appena mi offrì un lavoro. Scoprì solo dopo che il lavoro che mi era stato offerto consisteva nel fare il Drag Queen, intrattenendo ogni sera i clienti nel locale dell'uomo ma, non mi tirai indietro. Avevo bisogno di soldi.
Per i primi due mesi il lavoro andò alla grande, finchè, un giorno, l'uomo del locale cominciò a farmi delle avances. Essendo fin troppo ingenuo, capii le sue intenzioni solo quando arrivò a mettermi le mani addosso, e, ovviamente, mi rifiutai di stare al suo gioco, rifiutandolo a malo modo.
Tutto sembrò tornare alla normalità quando, una notte, finito lo show uscì dalla porta posteriore del locale, trovando al di fuori due uomini che, nel giro di un secondo, mi ritrovai addosso. Persi il conto di quanti calci in faccia ricevetti quella notte. 
Mi violentarono e, la cosa si ripetè per settimane. Arrivarono persino a stuprarmi quando, un giorno, scoppiai, raccontando tutto a mio fratello, l'unica persona che sapevo mi avrebbe potuto aiutare.
In preda alla furia, chiese aiuto a Bert, il suo migliore amico, un assassino professionista con alle spalle centinaia di omicidi e, nel giro di tre giorni fecero fuori i miei stupratori ma non Marky Monroe, era lui l'uomo del locale.. non riuscirono a trovarlo. 
Bert andò in preda alla collera non appena scoprì che io ero a conoscenza di ciò che avevano fatto e, contro la mia volontà fui obbligato ad entrare nella società."
Frank si mise nuovamente seduto, sorpreso. Ridacchiai alla sua espressione, abbassando lo sguardo e passandomi una mano tra i capelli fradici. 
Col cuore in gola, continuai, "Bert non ti odiava, Frank. Odiava me, non te. Ecco perché ti faceva del male" sospirai, "Bert ti faceva del male perché sapeva che vederti soffrire mi distruggeva e, il suo obbiettivo era appunto distruggermi. Mi odiava perchè sosteneva che se Bob era morto fosse solo colpa mia e, lui voleva molto bene a Bob"
Lo accarezzai nuovamente, mi strinse poi fra le braccia, scompigliandomi i capelli.  Era magnifico come ogni volta riusciva a rimettermi di buon umore, facendomi tornare il sorriso.
"Sai, Frank.. Bob ha fatto fuori Jordison e i tizi che ci inseguivano con le auto, adesso abbiamo definitivamente compiuto la nostra missione. Adesso siamo definitivamente liberi" mi si contorse lo stomaco.
Eravamo liberi. Liberi di vivere come persone normali, liberi di amarci.
Mi misi in piedi, aiutandolo a fare lo stesso.
Ci abbracciammo come mai prima d'ora, sentii una lacrima scivolarmi sul viso: una lacrima di gioia.
Mi lasciò un dolce bacio sulla guancia prima di incominciare a giocherellare col mio naso, facendomi scoppiare a ridere, non sopportavo il solletico.
Entrambi sussultammo non appena qualcuno bussò alla porta, capimmo allora che forse sarebbe stato meglio uscire.
Mano nella mano uscimmo dalla stanza e, mentre l'uomo che aveva bussato alla porta sbraitava, ci dirigemmo verso la macchina, ridendo.
Era già la seconda persona che facevamo incazzare in una settimana: stavamo facendo progressi.




- Ed ecco il secondo capitolo! Che ve ne pare?
Vi aspetto tra le recensioni! -

A presto
-Danny x
   
 
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