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Autore: Lumos and Nox    23/08/2014    2 recensioni
Un piccolo cambiamento: Belle e Tremotino non si sono semplicemente baciati quella sera.
A causa di ciò, esattamente nove mesi dalla sua cacciata dal Castello Oscuro, Belle partorisce una bambina, Etol.
Tredici anni dopo, Belle è ormai scomparsa alla ricerca di un'avventura e Etol è una ragazzina sola, che oltre ad aver perso la madre non conosce l'identità del padre. A causa dei debiti e delle tasse (e forse anche per lo zampino di una Regina a noi già nota) si ritrova a dover vendere dei fiammiferi per sopravvivere, viaggiando di villaggio in villaggio.
Ma si sa, le bufere di neve (specie quelle provocate dalla magia) sono sempre in agguato, come anche un certo Oscuro Signore nel proprio castello..
NOT MARY-SUE!
[Edit del luglio 2015: storia interrotta, probabilmente per sempre]
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Nuovo personaggio, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo sette

Il Ghiaccio


Con il passare dei giorni, le cose sembravano essere migliorate. Era stato difficile, per Etol, accettare che..che suo padre non sarebbe mai venuto a prenderla.
Era stato come se qualcuno le avesse stappato qualcosa dal petto, come se le avessero tolto il cuore. Quando l'aveva detto a Tremotino-ormai le veniva quasi naturale dirglielo, voleva dirglielo- lui aveva ridacchiato come se lo stappare i cuori fosse una battutina ironica, un qualcosa da niente.
Poi però aveva iniziato ad aumentare le uscite, con la scusa del sole sempre più frequente. In questo modo, il Castellano era riuscito a creare un clima abbastanza piacevole, in cui entrambi riuscivano ad essere spesso di buon umore.
Carros aveva fatto progressi, come anche lei nella magia, ed era riuscito anche a ritornare in pochi giorni a Flower's Borough per consegnare gli ultimissimi spiccioli a Shenna e una lettera sull'accaduto-anche se Etol non credeva che la vecchia sarta si fosse poi tanto preoccupata di una sua eventuale morte. Forse a malapena dei debiti..
Con il ritorno di Carros dal suo villaggio, Etol aveva iniziato a pensare con ansia al suo ritorno: i debiti la aspettavano appena fuori dalle mura, e anche se ora conosceva la magia, come avrebbe fatto a estinguerli e a mantenersi senza i suoi fiammiferi?
A dire il vero si era accorta, con crescente orrore, di essersi talmente abituata alla vita al Castello Oscuro da far quasi fatica ad immaginare quello che sarebbe accaduto dopo, fuori da quella sua nuova realtà. Forse... forse semplicemente non voleva pensarci. Forse... forse ritornando libera, si sarebbe finalmente riappropriata della propria vita e avrebbe ricominciato a lavorare senza problemi, ma... ma si rendeva conto di stare bene lì nel castello.
E questo la spaventava, perché capiva che con il passare del tempo lei rischiava sempre di più di "perdere" la sua vita di piccola fiammiferaia, con Shenna, Gudfinn e i debiti, certo, ma con anche Kay, Gerda e sua madre. Si stava adattando sempre di più alla vita con Tremotino.
Ma... ma da un certo punto di vista questo effetto la affascinava, perché... perché si sentiva come parte di un altro mondo, un mondo nuovo, con un castello, la magia, Tremotino.
Tremotino, che, più spesso che mai in quei giorni, era il padre che Etol voleva, la figura paterna di cui aveva bisogno, nonostante sapesse che non fosse possibile e che il Castellano fosse folle.
Doveva sbrigarsi ad imparare tutto sulla magia, così da potersene andare, ma... allo stesso tempo voleva restare, gustarsi a pieno i giorni in quel castello.
«Sei ancora in questo mondo, cara?» le chiese Tremotino, facendola ritornare bruscamente alla realtà.
Era nel giardino, precisamente nella sua piazzetta preferita, accanto ad una delle siepi di rose magiche del Castellano.Quest'ultimo era come sempre seduto sul bordo della fontana decorata con i corvi.
Etol sbattè più volte le palpebre, cercando di capire cosa le avesse detto. «C-come?» farfugliò infine.
Tremotino si finse offeso, portandosi una mano al petto. «Evidentemente non mi ritieni più degno delle tue attenzioni. Oh, temo che questo influerà sulla decisione che avevo appena preso, diminuire la tua presenza qui, visti i tuoi progressi, in modo anche da non averti sempre tra i piedi».
«Davvero?!» chiese trepidante Etol, sporgendosi verso il Castellano.
Quest'ultimo ridacchiò folle. «Quanta ingenuità in una sola ragazzina!»
Etol strinse le labbra. «E comunque» ribatté pungente mentre ritornava ad osservare le rose, «siete stato voi ad obbligarmi a stare qui, quindi se vi do tanto fastidio non è altro che colpa vostra».
«Sei tu che mi hai chiesto di ospitarti, cara» le ricordò lui. «E sei sempre tu che non sei in grado di cogliere l'ironia».
«Oh, perché voi siete anche maestro in questo, ovviamente».
«Così ovvio da risultare quasi scontato, mia cara».
«Dato che "non so cogliere l'ironia", almeno posso cogliere una vostra rosa? Sono certa che sarebbe un'ottima... lettiera per Carros».
Si aspettava una risposta quantomeno piccata del Castellano, perciò si sorprese quando udì soltanto il gorgoglio della fontana. Forse si era già arreso?
Impossibile.
Mordicchiandosi le labbra e con una stretta pressante allo stomaco, si voltò per osservare la piazza.
Vuota.
Etol sentì ritornare l'ormai consueta stretta allo stomaco, l'ansia che cresceva come un piccolo fuoco.
«S-signore?» si affrettò a dire. «Signore, s-stavo scherzando..n-non userei mai i vostri f-fiori in quel modo!»
Il silenzio del parco non le era mai parso così ostile.
«S-signore?» provò ancora, con voce tremante.
Tremotino si era così offeso da lasciarla da sola nel parco? Ma perché, dato che non si era mai fidato di lei? E..e se fosse stata una specie di..prova? Magari per vedere se avrebbe provato a scappare?
O forse non era nulla del genere. Forse si era dovuto semplicemente assentare per uno dei suoi accordi.. Insomma, lui la voleva con sé, non l'avrebbe abbandonata sul serio..
Doveva scappare, ora che ne aveva finalmente l'opportunità?
«S-signore?» chiese un'ultima volta.
Quasi cadde a terra per lo spavento, quando sentì chiaramente lo schiocco di un bastoncino spezzato alle sue spalle.
Si girò di scatto, cercando di resistere all'impulso di scoppiare in lacrime.
Le siepi del giardino sembravano del tutto normali, con le loro foglie verdi smeraldo e le rose profumatissime.
Probabilmente quel suono non era stato altro che la sua immaginazione, la sua solita paura..
I suoi pensieri furono interrotti da altri schiocchi sempre più insistenti, seguiti da strani fruscii.
Provenivano da un angolo della siepe, vicino alla stradina da cui lei e Tremotino giungevano alla piazzetta.
Le rose e le foglie iniziarono lentamente ad agitarsi e a scuotersi tra loro, quasi per attirare la sua attenzione.
Che diamine...?
Etol mosse un incerto passo avanti. La siepe sembrò avere una specie di sussulto, prima di ricominciare a sbatacchiare con rinnovato vigore.
Che fosse... una specie di... di scherzo di Tremotino?
Altro passo in avanti, con il cuore semplicemente in gola.
La siepe ebbe un altro sussulto e poi si bloccò, perdendo gran parte delle rose.
La piazza calò in un silenzio rilassato.
Etol non riuscì a trattenere un piccolo sospiro di sollievo: qualunque cosa ci fosse stata, a quanto pareva-e per fortuna!- se ne era andata.
Ora avrebbe dovuto soltanto trovare Tremotino. Che avesse incontrato uno dei suoi clienti?
Si voltò, dirigendosi verso la fontana. Era stata veramente stupida ad andare nel panico per una cosa così banale, dannazione!
Un fruscio ancora più forte dei precedenti la costrinse a voltarsi di scatto.
Davanti a lei, nel punto in cui prima si trovava la siepe agitata, si stava sollevando dal terreno una specie di testa dai tratti semi-umani, in cui le foglie e le rose formavano un groviglio indistinto di capelli e peli.
La pelle del volto era di un marrone marcio, increspata come corteccia; il naso era un grugno che si protendeva verso una profonda cavità nera, che doveva essere la bocca. Gli occhi erano due buchi, talmente neri da sembrare senza fondo. L'odore tremendo dell'essere, di terra bagnata e piante morte, sembrò propagarsi per tutta la piazza, annientando l'aria.
Insieme alla testa, con uno strappo, emersero anche le braccia e le mani, con dita simili ad artigli che si incavavano nel terreno per aiutare il resto del corpo ad uscire.
La creatura puntò i suoi occhi verso di lei ed emise un sibilio strano, come una risata.
Etol, paralizzata dal terrore, riuscì in qualche modo a riprendersi. Urlò con quanto fiato aveva in gola e fece l'unica cosa sensata che le venne in mente: diede le spalle alla creatura e scappò.
Era da mesi che non correva in quel modo. Sentiva il respiro farsi sempre più pesante, mentre sbandava urtando le siepi. Il cuore le sembrava in procinto di scoppiare e continuava ad inciampare, l vista sempre più offuscata per le lacrime.
Le pareva quasi di sentire la risata annaspante della creatura dietro di lei, un suono continuo nelle sue orecchie. Fruscii su fruscii la avvertivano che il mostro la stava davvero seguendo, che prima o poi la avrebbe raggiunta, e lei sul serio, sul serio doveva trovare un'altra dannata entrata per il castello, dato che la solita ormai era dalla parte opposta del parco.
Il gemito della creatura iniziò a diventare ancora più vicino. Non riuscendo quasi a respirare per l'ansia, azzardò un'occhiata alle sue spalle.
Il mostro le si avvicinava, scivolando su quelle che sembravano radici e sfiorando con una mano le siepi accanto a lui.
Etol si accorse a malapena di aver gridato, mentre le altre piante di rosa cominciavano a scuotersi tra loro e ad alzarsi.
Tentò di scappare, ma scivolò su una radice e cadde riversa a terra, mentre la creatura sghignazzava, vomitando un liquido grumoso simile al sangue umano.
Etol cercò con poco successo di rialzarsi per scappare da quell'inferno, dal mostro che ormai sovrastava su di lei. Piangendo disperata, con le sue ultime forze, riuscì a indietreggiare leggermente.
Si aspettava di sbattere contro una siepe, o peggio, uno dei mostri, perciò sotto il puro terrore provò uno spasmo di sorpresa nell'urtare con la schiena un angolo rigido di una scatoletta.
Si voltò di scatto, l'alito rovente della creatura già sul volto.
La sua borsa dei fiammiferi marciva accanto a lei, rovinata dalle continue tempeste.
I fiammiferi.
Il fuoco!
Il fuoco bruciava il legno e le foglie.
Con la creatura che la stava afferando per le spalle, Etol affondò la mano nella borsa, prendendo una scatola di fiammiferi.
La creatura avvicinò il volto al suo viso ma Etol, prima che il mostro potesse fare altro, riuscì ad accendere un fiammifero.
La fiammata spaventò la creatura  che mollò la presa mentre le sue compagne, che l'avevano accerchiata, iniziarono a lanciare urlacchi striduli, sputacchiando qua e là altro sangue.
Etol sbattè dolorosamente a terra. Uno schizzo del liquido raggiunse il suo braccio, provocandole un dolore lancinante. Il tessuto della manica cominciò a corrodersi: quella specie di sangue aveva iniziato a mangiarle la pelle, ma fortunatamente la stoffa ne aveva assorbito gran parte.
Per la sorpresa e il dolore, il fiammifero le cadde di mano, spegnendosi.
Le creature sghignazzarono e ricominciarono ad avanzare, sempre più vicine.
Il mostro la afferrò di nuovo, con una presa così salda che quasi le mozzò il respiro.
Cercando di mantenere la lucidità, Etol accese un ultimo fiammifero, con cui diede fuoco all'intera scatola.
Con gli ultimi sforzi, la gettò contro il volto della creatura.
Il mostro incrociò per un attimo il suo sguardo, prima di emettere un urlo terribile, a metà tra il sibilio di un serpente e un grido umano.
La scaraventò di nuovo a terra, iniziando a correre in preda alla follia, con il fuoco giallo e arancione che le divorava le membra e il sangue nero, sfrigolando.
Il mostro cadde fra le sue compagne, non abbastanza svelte da spostarsi o troppo sbigottite per farlo. In un attimo, gran parte delle creature si ritrovò a rantolare in un vortice di fiamme, urla e sangue.
I mostri arrancavano da un lato all'altro della piazzetta, in preda alle convulsioni.
Il sangue ricopriva gran parte del terreno.
Piangendo per la paura e il sollievo, Etol riuscì al alzarsi e a afferrare la borsa, cercando di non sfiorare il liquido.
Le creature erano a terra, agonizzanti tra le fiamme. Dopo pochi secondi, di loro non rimase altro che mucchietti di cenere alternati a pozze di sangue.
Etol respirava affannosamente, pensieri confusi le affollavano la testa.
Doveva dirlo a Tremotino, dirgli che il suo giardino era infestato, doveva trovarlo e dirglielo...
Un improvviso schiocco alle sue spalle la fece sobbalzare.
Si voltò, la borsa stretta convulsamente tra le mani.
Tremotino era comparso dietro di lei, con un'espressione che non era nemmeno lontanamente paragonabile a quando era caduta dalla finestra.
Con gli occhi stretti e la bocca socchiusa in un ringhio, per la prima volta Etol lo vide... lo vide più simile ad una... bestia che ad un esser umano.
Seguì lo sguardo del Castellano. Per poco non cadde a terra quando scorse le alte fiamme.
Il fuoco si era propagato fino all'ala ovest del Castello Oscuro, che si intravedeva appena, così lambito dalle fiammate.
Tremotino, il viso deformato dalla rabbia, puntò una mano verso il castello, che fu investito da una potente cascata d'acqua.
Il fuoco non si spense. L'acqua iniziò a vorticargli intorno, come in una danza.
Il Castellano alzò entrambe le braccia, in un gesto grondante di potere, e l'acqua ricadde sul castello, avvolgendo il fuoco in una morsa di ghiaccio. Etol si ritrovò a avere le labbra socchiuse dalla meraviglia, nonostante stesse piangendo, terrorizzata. Perché Tremotino sembrava così furioso? Lei... lei aveva appena rischiato la vita!
«Che cosa stavi pensando di fare?» sibilò il Castellano, spostando il suo sguardo su di lei. La furia nelle sue parole era tale che Etol non poté non indietreggiare, rischiando di scivolare e facendo cadere con un tonfo la sua borsa a terra. «I-io... c'erano dei mo-stri... i-i vos-tri ces-pugli...»
Ma il Castellano non la stava ascoltando. Il suo sguardo era caduto a terra, sulla borsa, che richiamò a sé con un gesto secco dell'indice.
«P-posso s-spiegarvi...» tentò di nuovo Etol, mentre Tremotino osservava con una sorta di ringhio la borsa.
La fermò alzando di scatto la mano.
«Ma certo...» mormorò furibondo, avanzando verso di lei. «Come ho potuto non capirlo prima...! Avrei dovuto imparare dai miei errori...»
La fissò di nuovo, gli occhi folli sgranati.
«Tu lavori per lei» soffiò.
Etol si accigliò. C-cosa?
«Ha mandato te per ingannarmi!» gridò poi il Castellano, scaraventando a terra la borsa, che rovesciò ovunque scatole di fiammiferi.
Etol piangeva, più terrorizzata in quel momento che prima tra i mostri. «D-di c-che cosa s-state parlando?» singhiozzò.
«Ti ha mandato la Regina!» sputò livido Tremotino.
Ai piedi di Etol, sulla borsa, era evidente lo stemma della Regina, lo stesso che sfavillava sulla sua carrozza o sui decreti per le nuove tasse.
«N-no!..io... l-lei m-mi ha sol-tanto dato l-la b-borsa...»
«Tu lavori sul serio per lei! Lavori per lei!» ululò il Castellano.
Etol scivolò ancora a terra, tremando. Non... non capiva. Cosa stava succedendo? Perché.. perché Tremotino la... odiava?
«Oh, ma non ci riuscirà di nuovo, oh no..»
Tremotino arrivò davanti a lei, sovrastandola con disgusto dall'alto. Alzò entrambe le braccia, tendendo le mani su di lei come artigli di un'aquila sulla preda.
«Ti maledico, ragazzina» dichiarò, e la sua voce risuonò per tutta la piazza, incidendo quasi quelle parole sulla sua carne. «Possa la tua anima essere sempre stretta in una morsa di ghiaccio, come il mio castello».
Etol per un attimo non sentì nulla, se non la leggera brezza del vento. Poi si ritrovò a reprimere sussulti per il dolore.
Una forza invisibile le strattonava la gola, costringendola ad annaspare alla ricerca d'aria.
Un fumo invisibile si insinuò nei suoi polmoni, gelandole il corpo in un freddo simile a quello della tempesta. Un'intera bufera di neve imperversava dentro di lei, quasi squarciandole la carne.
Si sentì gridare, in preda alle convulsioni.
E si ritrovò, di nuovo, a sperare che tutto finisse, che sua madre la venisse a prendere e la portasse con lei lì nel cielo o nei suoi libri.
Non aveva mai provato un dolore simile. Le attanagliava le membra, come se stesse in punto di romperla a metà, di decidere cosa fare di lei.
Portami via, madre, portami via..!
Non sarebbe riuscita a resistere ancora, era... era impossibile anche solo pensarlo...
Voleva andarsene, voleva tornare da sua madre, da Belle, in qualunque posto si trovasse.
Portami via, madre, portami via..!
Poi, senza preavviso, tutto cessò.
Etol si ritrovò di nuovo a terra, tra la cenere e il sangue delle creature, con Tremotino in piedi che la fissava con disgusto malcelato ad odio.
Avrebbe potuto tentare di spiegargli cos'era successo, ma sarebbe servito a qualcosa? Tra le lacrime, incontrò lo sguardo del Castellano.
Perché non l'aveva uccisa se, all'improvviso, la detestava tanto?
Perché anche lui l'aveva abbandonata?
«La mia maledizione ti provocherà molti più dolori che una semplice morte» spiegò freddo Tremotino, così... diverso dal solito.
Etol non riuscì a reprimere i singulti del pianto, né i brividi di freddo che iniziarono a solcarle la schiena.
«Ora alzati» le ordinò.
Traballando impotente tra le lacrime, Etol cercò di rialzarsi. Il suo sguardo vagava in automatico verso il Castellano, sperando che lui si chinasse e l'aiutasse.
Dopotutto, doveva essere solo uno scherzo.
Dopotutto, lui le... voleva... bene?
«Vattene» sibilò il Castellano senza più degnarla di una sola occhiata. «Non ho nulla da spartire con te».
N-no.
L-lui... lui non poteva abbandonarla.
«Non mi hai sentito? Vattene».
Etol si piegò in due, incapace di poter sopportare quel dolore. Sentiva il viso bollente per le lacrime, il dolore dentro di sé come una morsa continua al petto.
Si strinse la pancia, cercando di farsi calore e coraggio, mentre singulti sempre più forti le minavano il respiro.
Arrancò verso il sentiero da cui era arrivata. Da lì avrebbe ritrovato l'entrata del Castello, per poi uscirne. Per sempre.
N-no. L-lui... la voleva con sè nel suo Castello,  l-l'aveva detto...
Azzardò un'occhiata.
Tremotino le dava le spalle, lo sguardo fisso sul suo Castello. E non aveva la minima intenzione di voltarsi e fermarla, o di credere a qualsiasi sua parola.
Etol singhiozzando proseguì il sentiero.
 ***
I saloni e i corridoi del Castello passarono e la lasciarono in un attimo. Ricordava a malapena i loro colori sbiaditi e il suono dei suoi passi sul pavimento di marmo.
Sembrava tutto così... irreale. Irreale e doloroso.
Non riusciva a focalizzare quanto fosse accaduto e che cosa stesse succedendo,
Non si rese nemmeno conto di come avesse fatto, quando si scoprì a lasciare alle sue spalle i portoni dell'ingresso, camminando all'aria aperta, fuori dal castello che avrebbe dovuto essere la sua prigione.
La fronte le pulsava e scottava, mentre il suo corpo era alternato da brividi freddi, che le facevano battere i denti, e da vampate di calore.
Trasalì quando Carros, comparso dal nulla, le si poggiò gracchiando sul braccio.
Lo salutò annuendo appena, continuando a camminare. Lo sbandare di quando era nervosa si stava trasformando in un vero e proprio arrancare tra continue cadute.
Non seppe dire per quanto avesse camminato. Le torri del Castello Oscuro erano ancora visibili alle sue spalle, quando iniziò a faticare per mettere a fuoco ciò che la circondava.
Macchie biancastre le ballavano davanti agli occhi, rendendo difficile perfino riconoscere il sentiero.
I rumori le arrivavano attutiti, come se si trovasse dentro una bolla. Ogni tanto il gracchiare forte di Carros le regalava pochi secondi di lucidità, prima che sprofondasse nuovamente in quella specie di apnea.
Le gambe le diventarono sempre più rigide.
Si voltò, cercando di capire quanto fosse distante dal castello, ma ormai faticava anche solo a distinguere il contorno degli oggetti.
Macchie verdi si alternavano a chiazze blu, in un vortice continuo e mutante.
Il suo sguardo vagò a terra, dove le sembrò di intravedere una grossa scia bianca, come... come composta da piccoli puntini.
Assottigliando gli occhi per cercare di metterla meglio a fuoco, si accucciò a terra, con gli strilli di Carros che le arrivavano distanti.
Provò a toccare la scia, ma le forze la abbandonarono.
Cadde di lato, chiudendo definitivamente gli occhi.
Portami via, madre, portami via..!



N.d.A (terra senza nome di Nox)
Buonsalve!
Scuse, scusissime, scusississime per il ritardo! Cavolo, è più di un mese! Avrei migliaia di validi motivi con cui tentare di giustificarmi, ma data l'ora (uhm, mezzanotte e venti!) mi limito a dirvi che c'è un campo scout di mezzo.
E... basta. Capitolo molto intenso, che chiude una parte della storia.
Spero vi sia piaciuto, abbiamo avuto la visione di un Tremotino-bastardo-fino-all'ultimo. Crede che sia stata Regina a mandare Etol, e stavolta (al contrario di ciò che è successo con Belle) ne ha la certezza vedendo lo stemma sulla borsa della ragazzina. Ho cercato di renderlo un poco...cattivo fino al midollo, considerando che lui ancora risente di ciò che è accaduto con Belle e Baelfire. Però ho paura che sia un po' OOC :(
However, abbiamo avuto una Etol piuttosto...chiusa e impacciata nei confronti del nostro Signore Oscuro, ma tenete conto che è stata praticamente aggredita da quella che ormai lei considerava la sua figura paterna. Si è sentita di nuovo, ancora, abbandonata. Ed è stato devastante.
Vabbuono, chiudo qui :)
Spero vi sia piaciuto, un Sortilegio Oscuro a tutti coloro che legeranno. Con doppia panna a chi recensirà.
Baci
Nox


Edit del luglio 2015:
Salve a tutti.
Si, sono ancora viva, e sono qui per scusarmi con tutti coloro che hanno recensito i capitoli precedenti, messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite o con chi anche ha soltanto letto i capitoli.
Purtroppo la storia non proseguirà probabilmente mai più: Etol non è un personaggio a tutto tondo e la storia che l'avrebbe collegata al resto dei personaggi di OUAT non sta quasi più in piedi, ora che hanno continuato la produzione di episodi e di intere serie che ho gradualmente smesso di guardare. Inoltre il mio stile è cambiato profondamente, in qualche modo forse è anche maturato. E per quanto tenga ed Etol, non mi convince più totalmente.
Avevo già pubblicato questo avviso ieri, ma per complicazioni varie si era cancellato... comunque, terrò la storia principalmente per valore affettivo, dato che è stata la mia prima long...
E quindi niente, l'avventura si conclude qua.
Un grazie particolare va ad horo che ha recensito tutti i capitoli, e alla mia vecchia beta BlackLestrange4ever, dovunque lei sia.
Mi scuso ancora con coloro che forse aspettavano un altro capitolo, se nel caso desideraste sapere come si sarebbe evoluto il tutto (anche se non credo ahah), non esitate a contattarmi in privato.
Buona giornata a tutti e grazie per l'attenzione, ma, soprattutto, per tutto.
Baci,
Nox
  
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