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Autore: _only_ hope_    23/08/2014    2 recensioni
Nota del 26.01.2018
È una vita che non aggiorno più questa FanFiction. Ho passato momenti in cui avrei voluto riscriverla daccapo, altri in cui semplicemente avrei voluto continuarla, ma le parole sfuggivano. Il fatto è che adoro questa storia, e la sento ancora mia. Ma non sento più mio lo stile, non del tutto, e ci sono anche alcune cose che fanno parte della trama che vorrei cambiare.
Probabilmente la ripubblicherò entro l'anno. Voglio riprenderla, riscriverla, finirla. Questa resterà qui, perché è parte di me.
[STORIA IN PAUSA ED IN REVISIONE]
Questa storia parte da qualche mese dopo la conclusione della mia precedente FanFiction, "Per tutta la vita".
Jo é guarita, ma nuovi arrivi rischiano di minare la felicità nella ex "casa di Meredith".
Buona letttura!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Karev, Altri, Jo Wilson, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo 2


"Stravolgeranno la nostra routine: lo sai questo, vero?" comincia Alex alcune ore dopo, mentre si infila il pigiama in camera da letto: finalmente è da solo con Jo. Jo che, sdraiata a pancia in giù in orizzontale sul letto, lo ascolta sfogarsi. Ok, forse lo sta anche guardando sognante, ma questa è un'altra storia...
"Bagni sempre occupati, frigo sempre vuoto, vestiti e persone sempre in mezzo,..." elenca: sembra quasi volerla convicere del fatto che è assolutamente necessario cacciare Aaron e Amber da quella casa
"Non era lo stesso quando c'era la Yang? Non è lo stesso quando ospitiamo mezzo ospedale? Dai, Alex, sono i tuoi fratelli!" cerca di ribattere Jo, facendo sospirare Alex:
"Non ho un buon rapporto con loro, ok? Anzi, non ho proprio un rapporto..." dice, mentre si infila sotto le coperte, alzando il busto della sua ragazza e appoggiandolo sul suo petto. Lei si gira e si accoccola contro di lui:
"È una buona occasione per costruirlo, no? Alex, hai una famiglia: lo sai quanto darei io per averne una?!" lui, soprappensiero, le toglie la bandana e le passa una mano tra i corti capelli, che stanno crescendo scuri e ricci. Non sa che cosa rispondere, ma quel silenzio dice più di mille parole:
"Odio la compassione, lo sai, quindi piantala!" protesta, infatti, lei, poco dopo.
"Compassione?!"
"Te lo si legge in faccia" constata, per poi cambiare volutamente argomento: "Katie dorme?"
Alex si rianima: "Tre storie mi ha fatto inventare, tre!" esclama, facendo ridere Jo:
"Dai, mi fai il solletico!" protesta lui.
"Potremmo adottarla" dice invece lei, improvvisamente seria.
"Katie? Ha i nonni, ti ricordo..."
"Potremmo chiedere l'affidamento, proporglielo. Si fidano di noi due, sai? Soprattutto di te. E poi Caitlin sarebbe spesso da loro -quando lavoriamo, soprattutto- ma avrebbe dei genitori più giovani, più attivi, più al passo con i tempi"
"E se i nonni dicono di no?" obietta lui, immerso nei suoi pensieri.
"Non lo faranno, Alex!"
"Metti che succeda, Jo: ci allontanerebbero da lei, lo sai"
"Non lo farebbero, sei troppo importante per Katie. Ti vogliono come super papà. E anche Katie ne sarà entusiasta. Sono convinta che ce lo avrebbero chiesto loro, se non mi fossi ammalata"
"Quindi rischiamo?" chiede infine Karev, dopo lungi minuti di silenzio, dopo un lungo sospiro. Jo annuisce sorridendo, poi lo bacia.
"Dovremmo sposarci per farlo, lo sai, vero, supermamma?"
Lei lo guarda negli occhi, luccicano: "Lo avevo messo in conto: voglio farlo"
Alex sorride radioso a quell'affermazione e si china a baciarla.
"Devo comprarti un anello" afferma poi.
"Non serve: basta la fede. Devi comprare la barca, ricordi?" ribatte lei, tirandosi a sedere.
"Non mi interessa nulla della barca: tu sei la mia priorità?" obietta lui, per poi buttarsi su di lei e baciarla. Jo ride felice, contagiandolo.
"Dio, se mi hai reso felice!" esclama il pediatra, tra un bacio e l'altro.
Non occorre risposta: i gesti, i baci, le carezze e la dolce unione che seguono dicono più di mille parole.

Jo è in riva al mare con Alex, il vento che le solletica piacevolmente i capelli, e assieme, abbracciati, respirano a pieni polmoni l'aria salmastra che li circonda. Si guardano negli occhi, si sorridono, poi la testa di lei si poggia sul forte petto di lui. Mentre si rilassa una manina, che è decisamente troppo piccola per poter appartenere a Karev, le batte sulla testa. La scena si fa via via più confusa, finché Jo non si ritrova ad occhi aperti nel suo letto, con la piccola Katie che si è accoccolata contro di lei. Sente il suo petto leggermente umido e le si stringe il cuore: libera le braccia da sotto il corpo della bambina, la stringe forte e lei si stringe ancora più forte a lei.
"Tu stai qui, vero? Non vai via?"
"Sono qui, tesoro, non vado da nessuna nessuna parte" le risponde, anche se non comprende il perché di quella strana domanda.
"Ho sognato che la mamma e il papà mi salutavano e se ne andavano e mi lasciavano da sola a casa. Poi li guardavo dalla finestra e in macchina c'erano anche i nonni. E tu e Alex. E sono rimasta da sola"
L'abbandono. Oh, Josephine Wilson sa perfettamente cosa si prova a sentirsi abbandonati. Ad esserlo. È stata data via dalla madre quando era appena nata, poi è stata sballottata tra una casa e l'altra fino ai sedici anni, quando ci ha messo la parola "Basta" ed è andata a vivere in un'automobile. Da sola, sempre da sola. Con la signora Smith come unica alleata contro il Mondo.
Non sa cosa abbia spinto la madre ad abbandonarla, ma lei la vedrà sempre come una codarda, come quella che non ha voluto accettare una sfida, come quella da cui non vuole assolutamente imparare. Mai. Per anni si è sentita inadeguata, sempre imperfetta, a causa dell'abbandono. Ha sempre cercato di essere la migliore. Solo per far vedere che è degna di questo mondo. E per far vedere che esiste.
E ora anche la piccola Caitlin sta provando quello che nessun bambino dovrebbe mai provare.
La stringe ancora più forte, poi la spinge a guardarla negli occhi, per quanto lo permetta il buio che invade quasi totalmente la stanza:
"I tuoi nonni ti vogliono bene, non ti lasceranno mai. E nemmeno io, Alex e gli altri dottori dell'ospedale. Ricordalo bene, ok?" la piccola annuisce con forza, mentre una lacrima solitaria scivola silenziosa sul suo volto, senza sapere se è di tristezza o di felicità: "E ricordati anche questo Katie: tu sei perfetta così come sei, noi ti vogliamo bene così come sei" a queste parole la bambina annuisce con forza, mentre un enorme sorriso si fa strada sul suo volto e le braccine si buttano al collo di Jo: è così bello che qualcuno la capisca così bene!
Dopo un po' la donna butta l'occhio verso l'orologio, che con le sue cifre digitali illuminate e lampeggianti le dice: 5.45. Presto, troppo presto per essere già sveglie. Ma sa anche molto bene che Caitlin non si addormenterà tanto facilmente.
"Vuoi tornare a dormire?" le chiede, e in risposta sente la sua testa scuotersi con energia contro il suo petto.
"Faccio di nuovo un incubo"
"No, io sto vicino e lo caccio via"
I capelli si muovono di nuovo di qua e di là. Niente. Eppure lo sa benissimo anche lei che ormai sono sveglie e che il sonno è ormai un lontano ricordo.
"Andiamo a mettere qualcosa nello stomaco, su!" esclama, poi fa un respiro profondo e a malincuore fa leva sulle braccia e si tira a sedere, facendo ben attenzione a non andare addosso ad Alex, che sta ancora dormendo beatamente. Gli lascia un lieve bacio sulla fronte e lo vede sorridere nel sonno, poi prende in braccio una Katie che si stropiccia gli occhietti e si avvia con lei al piano di sotto, sbandando leggermente di qua e di là causa lieve sonnolenza e facendo così ridere la piccola.

Una decina di minuti dopo, sebbene le due non stiano facendo il bencheminimo rumore, Amber si è svegliata e sta andando in cucina sbadigliando e stiracchiandosi. Sulla porta vede la figurina seduta sulla sedia e la donna ai fornelli e rimane lì immobile per un attimo, le braccia che cadono lungo il busto: non se la aspettava, pensava di essere l'unica sveglia.
"Oh, Amber, ti abbiamo svegliata?" chiede Jo sottovoce, appena la vede. A quelle parole anche Katie si accorge della sua presenza e si gira facendo "ciao ciao" con la manina sporca di farina. Le prime luci dell'alba si riflettono rosate sul bancone.
La sorella di Alex scuote la testa sorridendo: "No, non ti preoccupare: soffro solo di insonnia. Mi sono addormentata tipo quattro ore fa e mi sono già svegliata"
"So cosa si prova: quando sono arrivata a Seattle ho sofferto di insonnia per un anno, finché non ho cominciato a dormire con Alex"
"Io mi sveglio per gli incubi" interviene Caitlin, facendo sorridere le altre due donne teneramente.
"Beh, vado in bagno: potresti aggiungere un po' d'acqua a quello che stavate facendo, tè o camomilla che sia?" a queste parole la bimba si alza di scatto e precede Jo in quel piccolo gesto di condivisione.
Poco dopo, mentre le due stanno finendo di preparare l'impasto dei pancake Jo ha un'idea:
"Katie, ti faccio vedere una cosa: aspettami un attimo qui" la bimba annuisce con noncuranza, mentre l'altra si dirige velocemente in soggiorno. Poco dopo, mentre sta raccogliendo la coperta dal divano, su cui era distesa, la Wilson sente due braccine infarinate stringerle le gambe:
"Ehi, non ti avevo detto di stare di là?" le chiede dolcemente.
La bimba annuisce, ma ribatte:
"Ma mi avevi promesso che non mi lasciavi sola"
Jo sospira, vorrebbe dirle che era a soli dieci metri da lei, ma capisce che è ancora scossa dopo l'incubo e lascia perdere. Invece la avvolge nella coperta e la prende nuovamente in braccio.
"Cosa fai? Non ho freddo"
"Ti fidi di me?" la piccola annuisce e si fa trasportare al piano di sopra, sul balcone di quella che è la sua cameretta e che una volta era la stanza di Cristina. La donna e la bambina si siedono con le gambe a penzoloni a guardare lo spettacolo del Sole che sorge, uno spettacolo che Katie non aveva mai visto e che allora guarda a bocca spalancata, uno spettacolo che, invece, Jo ha visto milioni di volte e che, però, la fa sempre stare bene. E stanno abbracciate a lungo, con occhi incantati, pensando anche a che persona fantastica hanno accanto. Così, come madre e figlia.

 
 
 
Angoletto di Hope-barra-Gio:
Ok, per prima cosa chiedo umilmente perdono, visto che è passato un mese dall’ultima pubblicazione... Ho avuto un piccolo blocco, che per il momento è passato. Ma, visto che non ho nulla di pronto, nulla vieta che in futuro i blocchi possano ripresentarsi.
Forse qualche recensione potrebbe spingermi a scrivere ;) no, davvero, mi farebbe molto piacere sapere che cosa ne pensate della storia, tanto per sapere che non sto scrivendo solo per me stessa! E per sapere se posso migliorare qualche cosa.
Detto ciò, io e la piccola Katie vi salutiamo e vi diamo appuntamento al prossimo capitolo!
  
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