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Autore: nafasa    18/09/2008    0 recensioni
Una piccola one shot angosciante ambientata, nella mia testa, tra le stradine di Myconos, in Grecia. E' la fuga continua di una ragazza con una bambina dal mondo dove si trova... Spero vi piaccia...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vieni Nina, vieni di qua, dobbiamo trovarlo, dobbiamo! Ho paura gli sia successo qualcosa di brutto. Guarda in quel vicolo, no, anzi, non guardare lì, guardo io, non avvicinarti ai vicoli mi raccomando eh piccola, resta al centro della strada, che ti possa vedere. Nei vicoli ci sono cose terribili, maschere mostruose, potrebbero mangiarti piccola mia, potrebbero, e io non voglio che sia così, già abbiamo perso lui, e tu tieni gli occhi ben aperti cucciola, noi due non ci dobbiamo perdere. Ecco, in questo vicolo non c’è, oh, fortuna che non ci hai guardato dentro, no, non avere l’aria così spaventata Nina mia, finché ci sono io qui non devi avere paura. Io ti proteggo eh piccola. Dammi la mano che andiamo un po’ più avanti, dai, andremo via presto di qui, ma dobbiamo cercarlo, dobbiamo trovarlo.

 

 

 

“Cercate questo?”

Una nera figura, alta e dalla veste stracciata e svolazzante fu davanti a loro, impedendo il cammino. I capelli ondeggiavano ad un vento inesistente e gli occhi rossi emettevano bagliori. Tra le lunghe bianche dita reggeva una cosa morta, tenendola per la coda, una coda color dl miele. Lo sguardo della ragazza scorse la pelliccia fino ad arrivare alla testa e, con un brivido di orrore, si accorse che non c’era. Al suo posto solo membra grondanti di sangue. La testa era stata staccata a coltellate da una bronzea lama. Si. La ragazza si accorse che era quello che cercavano.

“Come hai potuto?”

Un cupo sorriso incurvò le labbra sottili.

“Oh è capitato, ma ora che hai finito la tua ricerca puoi tornare da me.”

“No! Mai! Come potrei? Dio santo, madre! Hai ucciso! Mi fai paura! Non tornerò mai da te, andrò da papà, in Toscana. Sì, andrò da lui.”

“Oh no, invece tu non ci andrai.”

Disse la strega avvicinandosi. La ragazza nascose Nina dietro di lei. Non doveva essere vista, non doveva essere presa, doveva proteggerla.

“Tu tornerai a casa con me, non vedrai tuo padre.”

“Mai!” gridò “Tu sei capace di uccidere!”

“Anche tuo padre.”

“Non lo so e non mi interessa! Lui non ha ucciso niente che mi fosse così caro!”.

“Se è solo per questo…” e con una flessione del polso pregna di disgusto si liberò del cadavere “…posso trovartene altri uguali…” e prese da terra un cucciolo color latte e giada. “…non è certo questo l’importante!”

“Oddio! Mettilo giù! Non avrai intenzione di uccidere anche quello?!?!”

La donna l’afferrò per il braccio con forza.

“Tu vieni con me!”

“No!”

La ragazza si divincolò e prese a correre, correre veloce, con la bambina a fianco. Sfrecciarono perdendosi nel dedalo di viuzze lastricate, buganvillee e infissi azzurri. Scappavano stando attente a non inciampare sulle pietre sconnesse, senza sapere dove andare, solo per separarsi il più possibile dall’alta e nera figura.

 

 

 

Vai Ninetta mia, vai! Sulle tue scarpine rosa sfreccia! Ma tieni sempre la mia mano, non mollarla mai, altrimenti la strega ti prende! E non deve! Non farti ingannare da lei! Tu si importante, troppo, e io ti salverò piccola, corri, corri come l’aria. Anzi vola Ninetta, vola! Ecco come ci potremmo salvare! Io sapevo volare, sai? Ma non ci riesco più… Oh piccola mia, se sapessi ancora volare spiccherei un salto e ti porterei lassù con me, in alto, al sicuro. Forse solo i bambini ci riescono sai? Poi quando diventano grandi sono occupati a sognare altre cose e non volano più e piano piano si dimenticano come si fa…

 

 

 

Rosse e ansanti continuavano a correre per mano tra le stradine, forse si stavano perdendo, ma non aveva importanza. Tanto, comunque, il paesino era infinito, e non sapevano più se scappavano dai mostri, dal gatto senza testa, dalla strega o da cosa. Comunque non erano in grado di fermarsi, e l’unica salvezza sembrava essere quella continua corsa. Fino a che, d’un tratto, girato un angolo candido, si ritrovarono in una piazzetta tra le case, nella quale, al centro, sedeva maestosa un’enorme mongolfiera rossa.

 

 

 

Dentro la cesta, su da brava, io corro, ecco, una spinta, salta! Oh. Stiamo salendo. Stiamo salendo bella! Ce l’abbiamo fatta! Abbracciami piccola! Accoccoliamoci qua, vicine vicine, sul fondo della cesta. Oh, ma tremi tutta! Hai freddo? Paura? Oh, scusami bella, non volevo che ti succedesse tutto questo, sai? Ma ora siamo in salvo, e siamo ancora insieme. Lui? Beh, lui andrà in paradiso. È stato buono. Oh che fine triste. Ma ora shhh… sono io qui con te. Ti accarezzo un po’ i capelli e tu respiri a fondo, ecco, così, brava. Vuoi che ti canti qualcosa? No? Va bene. Ora siamo al sicuro. Ora puoi dormire. Chiudi gli occhi, da brava.  Veglio io su di te. Sei sotto la mia protezione. Non so proteggere me stessa ma posso proteggere te. Bacino.

Cos’è? Perché la cesta si muove? Vento? Alzati Ninetta, vediamo dove siamo. O. Mio. Dio. Ma non c’è niente. È tutto bianco! Siamo in una nuvola! Ma non c’erano nuvole prima! C’è solo il vuoto e il bianco… Oddio, dobbiamo scendere, qui c’è troppo vento, come si fa a far scendere questa cosa? Spegni il fuoco! Ma non si spegne! Oh no! Aiuto! Volo via! Non riesco più a tenere il bordo della cesta! Scivolo, scivolo sulla stoffa del pallone! Non ci sono appigli! Cado, cado! Nina, cadiamo! Aiuto! Aiuto!!!

 

 

 

 

…aiuto…aiuto…nina… nina… Nina? Dove sei? Non ci sei? Ti ho persa? Sono caduta? Stoffa? Lenzuola?

Oh no.

Ho rotto la promessa cucciola.

Ti ho persa.
  
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