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Autore: helena_angel95    23/08/2014    0 recensioni
Baimora è sempre esistito, anche se noi non ce siamo mai accorti. Vive proprio sotto i nostri occhi, i suoi abitanti rappresentano le basi del nostro mondo perchè il compito di Baimora non è quello di decidere le sorti degli umani. Baimora deve mantenere stabile il suo equilibrio con la Terra per far si che essa non si lasci tentare dal male. Si dice che in origine vi era solo un abitante, una donna che reggeva e controllava tutto. Poi, un giorno, s’innamorò di un essere umano e con lui procreò quattro figli: Malattia, Dolore, Fame e Morte. Questi procreando diffusero sulla terra su richiesta del loro padre malvagio malattie, carestie, distruzione e morte. La regina disperata, per evitare che gli umani si dimezzassero o sparissero del tutto, divise il suo mondo in due: la parte bianca da lei gestita e quella nera controllata dalle forze maligne. Entrambe sarebbero servite per portare ordine sulla Terra, grazie alla nascita di due bambini, una femmina e un maschio, la cui unione avrebbe riunito i due popoli. Tuttavia la parte nera non rispettò la decisione della regina e il buio calò su Baimora.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Christian si guarda intorno ed è lieto di essere solo. Si trova in quel luogo da soli cinque minuti e già lo infastidisce parecchio. Si appoggia al muro e si butta a terra a peso morto, lasciandosi cadere la testa di lato, sulla spalla. Nel vicolo stretto e buio in cui si trova c’è odore di fumo, sesso e sangue. “Tipico”, pensa. Si trova in una grande città d’altronde. Non ne conosce il nome e nemmeno se n’è informato prima di partire. Non gli interessava, lui è lì per uno scopo preciso e solo questo è importante. Alza il braccio e controlla l’orologio: mezzanotte passata, ancora troppo presto per cercarla. Si strofina gli occhi con una mano e sospira: non ha per niente l’intenzione di  rimanere lì a poltrire ad aspettare il giorno accanto ad un bidone della spazzatura.                                                                                                                   
Si alza lentamente, barcollando come un ubriaco, e si unisce alla folla fuori dal vicolo lasciandosi trainare da essa, a volte seguendo l’odore di qualcuno per curiosità, altre lasciandosi guidare dalle risate o le grida o le suppliche della gente. Quando decide di fermarsi si ritrova all’entrata di una piazza immensa che per il buio sembra non finire mai. Christian sgrana gli occhi e cerca di trovare il fondo. Vuole percorrerla, ma un improvviso senso di stanchezza lo blocca sul ciglio della piazza. Il suo corpo non si ‘è ancora ripreso dal viaggio “Debole”, quella voce gli risuona nella testa. La scuote cercando di cacciarla e per un attimo sembra esserci riuscito. “Debole”                               
<< Dannazione >> sibila a denti stretti. Poi si siede rassegnato sul marciapiede freddo e si accende  l’ultima sigaretta che gli è rimasta.
<< Dannazione >> ripete. Lascia uscire il fumo dalla bocca che si disperde lentamente nell’aria. Lo segue con gli occhi. In fondo c’è una sagoma che si avvicina  velocemente diventando sempre più nitida. Christian aspetta. Il suo sguardo è indecifrabile. Non ha paura, anzi. E’ stato preparato a tutto del resto. Quando la sagoma è abbastanza vicina, Christian capisce che è un uomo. Lo guarda dritto negli occhi e con un gesto della testa lo saluta, indifferente. L’uomo non contraccambia la cortesia e prima di aprir bocca gira la testa di lato per sputare della saliva in eccesso.                                << Era ora che arrivassi >> sospira infine. Christian lo guarda, confuso, ma non risponde.             
<< Non ti hanno detto chi sono? >>                                                                                                             
<< Evidentemente no >>.  L’uomo scuote la testa infastidito e porgendo una sigaretta ordina con gli occhi a Christian di accendergliela.             
<< E’ da tanto che sei qui? >> chiede. Il ragazzo fa cenno di no con la testa.                                            
 << Bene, bene, bene >>                                                                                                                      
L’aria inizia a farsi più fredda e pungente, mentre la piazza viene investita da un enorme mantello di nebbia. << Alzati e vedi di seguirmi. Camminerò velocemente, quindi cerca di non rimanere indietro >> gli ordina tirandolo su con un solo braccio. Christian ubbidisce, senza nemmeno chiedersi come facesse a sapere chi fosse e come mai si trovasse lì. Se lo immagina. Lo avevano sicuramente mandato loro.                                                                                                                 
 Nessuno dei due aveva detto niente durante il percorso e Christian ne era lieto. Non è un tipo che ama parlare, soprattutto di se. Si fermano davanti un enorme portone di legno che sovrasta la sua testa per qualche metro almeno. E’ suddiviso in riquadri, dentro ai quali  vi sono incisi dei volti che non poteva non ricordare. Un brivido gli percorre la schiena.                                                                
<< Non avrai paura? Loro non mandano mai fifoni qua giù. Non dirmi che proprio tu…>>  si blocca nel mezzo della frase vedendo che Christian non gli dava retta. E’ ancora lì, che fissa il portone. In particolare uno dei riquadri. << Sai chi è? >> chiede l’uomo. Christian si gira, i suoi occhi sono di ghiaccio. Ma non dice nulla. L’uomo capisce che è meglio sorvolare l’argomento.                               
Bussa tre volte, poi si allontana e lascia che il portone si apra lentamente stridendo sul pavimento freddo. << Ehi, chi non muore si rivedoso! >> urla una voce che proviene dall’interno. Tra i due battenti esce una testa pelata, lucida come il marmo. La testa si alza e Christian non può fare a meno di soffocare una risata. E’ un omino basso e tozzo, con le braccia lunghe e le gambe corte. Il naso piccolo si nascondeva dietro i grandi occhi sporgenti e due lunghi baffi bianchi.                           
<< Buonasera anche a te, Jos >>  risponde l’uomo con un sorriso beffardo.
<< Ho portato un ospite speciale>>                                                                                                                                
 Jos saltella verso sinistra, lontano dalle gambe dell’uomo e si sporge per osservare Christian. Si gratta il piccolo naso e poi sorride. << E’ lui? >> chiede guardandolo più accuratamente e borbottando qualcosa di indecifrabile. << E’ già passato così tanto temposo? >>                                  
<< A quanto pare si, vecchio mio >>                                                                                                      
<< Incredibiloso! >> esclama. L’uomo ridacchia e abbassandosi verso Jos gli mette una mano sulla piccola spalla. << Non per essere scortese, ma vorrei entrare. Sai com’è, qui c’è un freddo pazzesco e non vorrei che il ragazzo qui presente morisse prima del previsto >>                                        << Certo, immediatamentoso! >>  urla sobbalzando. Con una forza eccessiva, spalanca il portone e dirigendosi verso Christian, lo prende per una mano e lo trascina dentro. << Incredibiloso! >>
 
Il corridoio è enorme. Le pareti sono altissime e il pavimento è decorato con dei particolarissimi mosaici raffiguranti scene della storia del suo paese. Christian le osserva senza parlare.  A destra ci sono dei grandi finestroni coperti da tende rosso sangue con figure floreali e cordoni d’oro.  A sinistra, invece, c’è una serie di ritratti. Tutti quei volti gli sono familiari, ma nonostante ciò non gli viene niente in mente se non quella voce: “ debole”. Christian si porta le mani sulla testa coprendo le orecchie. << No, no, no >> sibila tra se e sé. “Debole”                                                                  
 Una mano lo fa trasalire. Si volta. << Tutto ok? >> gli chiede l’uomo mentre Jos lo guarda preoccupato nascosto dietro le sue gambe.
<< Si, tutto ok >>                                                        
<< D’accordo. Proseguiamo Jos? >>                                                                                                   
<< Si, signoroso >>                                                                                                                                           
 I due si allontanano. Christian li segue lanciando ogni tanto occhiate ai ritratti.  “Non arriveremo mai”, pensa. E all’improvviso si ferma di scatto. Sgrana gli occhi e rimane immobile a fissare l’ultimo dei quadri appesi alla parete, mentre i due si allontanano sempre di più. Al centro del dipinto c’è una bambina tra i cinque e i sette anni dai capelli rossi, gli occhi verdi e la carnagione incredibilmente chiara. Stregato da quella tela così ben lavorata, si avvicina quasi inconsapevolmente e con una mano accarezza la guancia della bambina raffigurata. Un insieme di parole spingevano sulla lingua. << E’… bellissima >> Poi chiude la bocca e raggiunge gli altri.
L’ometto lo guarda preoccupato da sotto le sue ginocchia. << Sto bene >> gli replica per convincerlo una volta per tutte. Alza lo sguardo e osserva l’uomo eseguire dei segni con la mano sulla porta che si apre qualche minuto dopo.                                                                            <> grida.  Christian lo raggiunge ed entra per primo. Tutt’attorno nella stanza si muovevano seguendo il ritmo del brano musicale in sottofondo gli oggetti della stanza. Il loro movimento è simile ad una danza, regolare all’inizio, più frenetico durante e lento alla fine. E’ qualcosa che non aveva mai visto prima di allora.                                                                                     
<< Siamo qui >> urla l’uomo che sembrava conoscerlo, che lo aveva raccolto dalla strada e che lo aveva condotto fino a lì rivolgendosi ad una poltrona poco più avanti che da loro le spalle.                               
<< Benvenuti >> sogghigna una voce in fondo.
 
 
 
  **** Ciao a tutti e piacere! *si inchina* Sono nuova qui e questa è la prima volta in assoluto che pubblico una storia. E' emozionante, si, si. Beh, spero vi piaccia questo primo capitolo. Accetto critiche e commenti di tutti i tipi. Yup. Pace e amore.
   
 
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