Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |      
Autore: WritersForADream    23/08/2014    8 recensioni
Tre ragazze. Una più timida dell'altra, ma ognuna con un sogno, determinate nel realizzarlo.
La loro amicizia dura da anni, dai tempi del liceo. Si erano conosciute su un sito internet e poi nel corso degli anni, si erano tenute in contatto anche con delle lettere.
Adesso diventate adulte, hanno deciso di prendere insieme un appartamento a Holmes Chapel e di impegnarsi per realizzare quei sogni che colorano la loro vita.
Ma la vita non sarà facile e la strada da seguire sarà dura e difficile. Ma loro unite, come delle vere sorelle, riusciranno ad avere il coraggio per continuare a lottare per i loro sogni.
Dalla storia:
"Ragazze, voi non sapete chi ci sono in città! Oddio, sono così emozionata!"- urlò Roxy quella sera.
"Oddio hai una faccia Roxy! Hai visto per caso uno zombie?"- scherzò Cris, vedendo la nostra amica in quelle condizioni.
"No, no, no! Che dici Cris, non è questo!"- rispose agitata Roxy.
"Di che si tratta allora Roxy?"- chiesi.
"Sono così agitata, non ci crederete mai!"- disse per poi mettersi a saltare sul letto, peggio di una bambina. Julie la guardava stranita e divertita.
"Cris, Lottie, tenetevi forti."
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dare to Dream

"A hero is not one who has never fallen, but one that,

when has fallen,has the courage to stand again."

"L'eroe non è colui che non cade mai, ma colui che,

una volta caduto, trova il coraggio di rialzarsi."

Jim Morrison

Chapter 1: "What a wonderful story is life"

Lottie’s POV

“Ragazze, ragazze, ragazzeee!! Ho un’idea un po’ stranaaa” scrissi in quella chat di whatsapp, quel giorno all’età di quattordici anni.

“Dilla!” rispose Cris.

“Dicci” rispose a sua volta Roxy. Entrambe avevano sedici anni, anzi per la precisione Roxy li avrebbe compiuti qualche giorno dopo.

“Se ci scrivessimo delle lettere tutte e tre e ci raccontassimo quello che è successo, tipo ogni mese?” scrissi eccitata da quell’idea.

Tutto iniziò quel giorno, per la precisione il 29 giugno di quattro anni fa. Da quel giorno quelle due ragazze diventarono per me come delle sorelle maggiori.

Io, Cris e Roxy, iniziammo a mandarci delle lettere ogni mese, finché un giorno non mi diedero la bellissima notizia che avevano preso un appartamento a Holmes Chapel.

“Ehi Lottie, abbiamo una notiziona per te! Abbiamo deciso di trasferirci in Inghilterra perché come ben sai, è il nostro sogno. Abbiamo provato a vedere gli appartamenti a Londra, ma sono abbastanza cari e quindi abbiamo deciso di affittarne uno a Holmes Chapel, che essendo più lontana rispetto al centro, gli affitti costano di meno. ” scriveva in una delle sue lettere Roxy.

“Così potresti vivere con noi, visto che sappiamo che è anche il tuo sogno e magari  potresti lavorare per procurarti dei soldi per iscriverti all’università. Ci dispiace molto che tu non abbia avuto la borsa di studio e sapendo quando tu ci tenessi, abbiamo pensato con Roxy  a questa soluzione, sempre se per te andrebbe bene.” aggiungeva Cris nella sua lettera.

Con quelle poche righe mi avevano resa davvero felice. Si erano impegnate per aiutarmi. Erano le migliori sorelle “adottive” che potessi mai desiderare.

Quell’estate si trasferirono davvero in quella cittadina inglese.

 Nell’ultima lettera che mi arrivò dopo qualche giorno, mi avevano scritto che il trasloco e lasciare le loro famiglie, non era stato affatto facile. Mi fecero anche ridere, perché mi raccontarono del bizzarro incontro con il padrone di casa. Era un tipo strano, sembrava uno di quei gnomi da giardino, mi aveva scritto Cris. Aveva un accento strano, possibilmente era un irlandese che si era trasferito a Holmes Chapel per lavoro, scrisse Roxy esprimendo i suoi pensieri nella sua lettera. 

Alla fine anche io, dopo essermi diplomata in lingue, mi trasferii da loro. Convincere i miei non era stato facile, ma dovevo provare a realizzare i miei sogni. Avevo in programma di lavorare e mettere da parte dei soldi per l’università. Avrei realizzato il mio sogno, con sudore e lavorando duramente, ma ce l’avrei fatta. Era questo che pensavo avrei fatto, una volta arrivata là.

Ma si sa, quando tutto si mette contro di te e il tuo sogno, si deve avere molto coraggio per non arrendersi.

 

Erano le otto di mattina e come mia abitudine, sarei arrivata in ritardo per lavoro. Per fortuna il signor Simon non si arrabbiava mai, era davvero un grande quell’uomo. Capiva che svegliarmi presto per me era un trauma. Lo era davvero, visto che dovevo occuparmi di una bambina ogni volta che tornavo da lavoro.

Per fortuna Roxy e Cris, mi aiutavano tantissimo.

“Zia Lottie, stai andando a lavoro?” mi chiese la piccola Julie, mentre trafficavo per prepararmi.

“Sì, piccola. Dà un bacio alla zia.” le dissi. Ogni giorno che passava assomigliava sempre di più a sua madre.

“Mi manca da morire la mia migliore amica. Vedere questa somiglianza, è un colpo al cuore ogni volta.”  pensai per poi cacciare via quei pensieri e concentrarmi sul presente.

“Cris sta ancora dormendo?” chiesi prima di buttare il telefonino dentro la borsa.

“Sì. Ieri sera è tornata tardi.”  mi rispose mentre correvo in bagno a lavarmi i denti.

“La porfa lei a Jfulie all’asflilo, vero?”  chiesi con il dentifricio ancora in bocca, sputandolo poi sull’ultima parola.

“Certo, stai tranquilla.”  mi rispose Roxy, cercando di trattenere le risate, cosa che le riuscì solo per pochi secondi.

“Uffa, Roxy! Non ti ci mettere anche tu! Sono già in ritardo!” dissi mentre la fulminavo con lo sguardo per la risata di prima. A volte di prima mattina non ero proprio gentile.

“Scusa Lottie. E’ solo che eri buffa!” si giustificò prima di scoppiare nuovamente in una fragorosa risata.

“Ok, ti perdono. Scappo a dopo tesoro.”  dissi chiudendomi la porta di casa alle spalle, senza ascoltare la risposta della mia coinquilina.

Dopo una mezz’oretta, cercando di non morire mentre attraversavo la strada, arrivai sana e salva alla panetteria del signor Simon.

“Scusi, scusi, scusi il ritardo! E’ solo che ieri la piccola ha voluto vedere Cenerentola e non è andata a dormire fin quando il principe non l’ha sposata.” spiegai del ritardo mentre mi infilavo il grembiule.

“Tranquilla cara. Almeno la bambina è rimasta contenta del cartone?” mi chiese. Non sapevo se stesse scherzando o no. Titubante risposi di sì.

***

“Io esco a fare delle consegne, cara. Di là c’è mia moglie con il nostro nipotino.”

“Ok, a dopo.” sorrisi cordiale.

Dopo pochi secondi che il signor Simon uscì dal negozio, sentii provenire un rumore dal ripostiglio, dove di solito i proprietari tenevano le scorte di farina, burro e altri vari ingredienti, i quali servivano alla realizzazione di quelle prelibatezze, che solo il signor Simon era in grado di fare.

Spaventata che fosse successo qualcosa alla moglie del mio datore di lavoro, mi precipitai nella stanza.

Entrando vidi il piccolo che se la rideva guardando qualcosa dietro di me.

“Ehi piccolo, stai bene? Ti sei fatto male? Cosa è successo? Dove è la nonna?” cominciai a fare domande a raffica, mentre il piccolo guardava ancora un punto indefinito dietro la mia spalla.

“La nonna è andata un attimo dalla vicina.” disse sorridendomi.

“E tu sei rimasto qui da solo?” chiesi stranita dalle informazioni che stavo ricevendo. Mi sembrava strano che la signora avesse lasciato il suo adorato nipotino da solo.

“Non sono da solo.” a quell’affermazione, mi sentii stordita.

Mentre il mio cervello analizzava velocemente le informazioni appena ricevute, sentii un rumore assordante dietro le mie spalle, che mi fece girare di scatto verso esso.

La porta del ripostiglio, adesso era semichiusa e a terra c’era un sacco di farina sparso per tutto il pavimento grigio.

Sentendo delle imprecazioni, alzai di scatto la testa, che fino a quel momento era rimasta insieme allo sguardo a fissare la farina sul pavimento avendo timore di quell’ombra che la lampadina proiettava vicino ad essa. Stranamente però mi ritrovai ad avere gli occhi chiusi, sicuramente dovuti alla paura che si stava facendo spazio dentro di me.

Prendendo chissà dove un po’ di coraggio, aprii gli occhi e mi ritrovai un ragazzo riccio ricoperto di farina dalla testa ai piedi.

Mi sorpresi a pensare che era buffo e ridicolo.

La paura vedendo quella figura conciata in quel modo, se ne andò via, lasciandomi perplessa in un primo momento, ma subito dopo mi resi conto che non era passata per lo spettacolo divertente che i miei occhi avevano davanti, ma per quei occhi color smeraldo che si erano incatenati nei miei.

Cris’s POV

“Zia Cri, zia Crii” mi svegliai sentendomi tirare delicatamente il braccio. Julie era venuta a svegliarmi, come ogni mattina, seguita a ruota da Roxy.

“Buongiorno tesoro, dormito bene?” mi chiese Roxy buttandosi sul letto.

“Mmh abbastanza” risposi ancora assonnata.

“Zia, mi accompagni tu all’asilo vero?” mi chiese la piccolina con i suoi occhioni scuri e la bocca a cuoricino: Come facevo a dirle di no?!

“Certo tesoro” le risposi, stampandole un bacino sul nasino.

Già, tutti i giorni pensavo a quanto velocemente fosse cambiata la mia vita. Tutto iniziò quel 29 di Giugno di quattro anni fa. Un messaggio sulla chat di whatsapp di Lottie, fu l’idea migliore che avrebbe potuto avere, già, perché da lì iniziò una lunghissima corrispondenza tra me, Roxy e Lottie. Ci conoscemmo per caso, su un sito di scrittura, loro recensirono la mia storia, e fin dalla prima recensione capii che fossero speciali. Facemmo amicizia, e in poco tempo iniziammo la corrispondenza. Fu tutto un caso, non avremmo mai pensato che tre anni dopo avremmo diviso una casetta insieme, con una bambina per di più. Quando finii gli studi diplomandomi in estetica, decisi insieme alle altre di trasferirci qui, ad Holmes Chapel per trovare un lavoro migliore, costruirci la nostra vita ed inseguire i nostri sogni. Ovviamente realizzare un sogno non era una cosa da poco, bisognava lavorare duro per raggiungere i propri obbiettivi, ma ciò che avevo imparato da mia madre e mio padre era che non bisognava mai scoraggiarsi.

Lavoravo in un pub per mantenermi e facendo degli orari serali, la paga era superiore e riuscivo a contribuire alle spese, pagare la mia parte, e ovviamente provvedere a me stessa.

Roxy e Lottie erano le sorelle che non avevo mai avuto. Avevamo sempre condiviso le gioie e i dolori. Eravamo sempre pronte ad ascoltarci l’una con l’altra e ad aiutarci. Così fu anche due anni fa, quando improvvisamente Lottie fu chiamata dall’ospedale: la sua migliore amica che aspettava una bambina aveva partorito, ma lei non ce l’aveva fatta. Le aveva lasciato un dono, una bambina: Julie. La sua migliore amica affidò la piccola a Lottie che dopo poco tempo si trasferì da noi, ad Holmes Chapel. Crescere una bambina non fu facile, eravamo alle prime armi, Lottie era distrutta per la perdita della sua migliore amica, e io e Roxy ci corciammo le maniche per aiutarla. Non fu facile, ma ci riuscimmo. La bambina aveva tre anni e anche tre zie che le facevano da mamma. Era una bambina speciale, a volte il modo in cui somigliava a sua madre era impressionante: i movimenti, l’espressione, il carattere reincarnavano alla perfezione la madre.

Mi alzai ed andai in bagno a farmi una doccia. Dopo mezz’ora ero pronta. Scesi al piano di sotto dove trovai Julie che mi aspettava con lo zainetto in spalla e Roxy che mi porgeva prontamente una tazzina di espresso.

“Grazie mille Roxy, sei un tesoro” le dissi stampandole un bacio sulla guancia destra.

“Di niente Cris, ah stamattina io ho il turno quindi quando torni probabilmente non mi troverai” mi disse apprensiva.

“Ok Roxy, buon lavoro… Amore hai dato un bacino alla zia?” chiesi alla piccola che prontamente corse verso Roxy stampandole un bacio sulla guancia.

 

Ci incamminammo e dopo 15 minuti arrivammo di fronte all’asilo. Entrai e mi fermai nell’atrio appoggiandomi sulle ginocchia mantenendo la stessa altezza della bambina.

“Mi raccomando, fai la brava tesoro” le dissi baciandole il nasino. Lei in risposta mi strinse forte in un abbraccio, con tutta la forza che una bimba di tre anni potesse avere.

Mi salutò con la manina ed entrò nell’aula assieme alla maestra. Percorsi il piccolo vialetto costeggiato da un’aiuola e mi incamminai verso il bar in cui andavo la maggior parte delle volte.

“Buongiorno Cris” mi disse Margaret, la barista, non appena entrai.

“Buongiorno Margaret, mi fai il solito?” le chiesi subito dopo.

“Certo arriva subito.” mi disse sorridendo. Ormai ero una cliente abituale e sapeva a memoria i miei gusti: un caffè lungo con molta schiuma.

“Ma hai saputo l’ultima notizia?” mi disse euforica porgendomi la tazzina.

“No, che notizia?” chiesi curiosa.

“Signorina, mi fa tre caffe?” chiese un signore bloccandola.

“Sì subito” rispose cordialmente, dimenticandosi di cosa mi stesse per raccontare.

Non gli diedi tanto peso. Margaret era una di quelle ragazze che conoscevano gli scoop e le notizie più scottanti di tutta la citta, perciò pensai fosse una di quelle sue notiziole.

Pagai il mio caffè e uscii dal bar.

Decisi di farmi una passeggiata.

Camminavo guardandomi attorno e non potevo fare a meno di notare il brulichio di persone che c’era. Percepivo una certa agitazione e attesa nella gente per strada, ma non riuscivo a capirne il motivo. Sembrava quasi che stessero allestendo la città per una festa, ma la festa di paese c’era stata esattamente due settimane prima, perciò esclusi l’idea. Pensai che probabilmente ciò che volesse dirmi Margaret aveva a che fare con ciò che stava succedendo in città.

Mi diressi verso il mio posto preferito. Un piccolo campo che in primavera si vestiva di viola per la nascita di fiori di lavanda. Adoravo quel posto. Il profumo dei fiori, mi trasmetteva tranquillità per questo ci andavo sempre quando avevo bisogno di rilassarmi o pensare.

Il tempo volò in fretta e andai a prendere Julie all’asilo, per poi andare da Lottie in panetteria.

Percorremmo i pochi metri tra l’asilo e la panetteria.

“Ziaa Lottiee” disse felice Julie correndo verso Lottie, non appena varcò la porta della panetteria.

Ma la scena che mi ritrovai davanti fu tanto esilarante quanto stramba.

Lottie fissava un ragazzo dai capelli ricci, infarinato dalla testa ai piedi, che a sua volta fissava Lottie. Scoppiai a ridere non riuscendo a contenermi e finalmente i due si voltarono verso di me. Il ragazzo era quasi spaventato mentre Lottie era in uno stato tra l’incoscienza e l’innamoramento.

Roxy’s POV

Erano passati ormai dei mesi da quando io, Cris e Lottie ci eravamo trasferite ad Holmes Chapel. Quattro anni prima, quando ci eravamo conosciute su un sito di scrittura, sapevo che tra di noi sarebbe nata una profonda amicizia nonostante la distanza che ci divideva. Cominciammo a parlare conoscendoci meglio, poi un giorno di tre anni fa, il 29 Giugno, Lottie ci comunicò la sua idea: scriverci delle lettere ogni mese, raccontandoci tutto quello che fosse successo durante quei giorni. E gli anni passarono così, noi crescevamo e il legame diventava sempre più forte. Finii il liceo scientifico pronta per realizzare il mio sogno: andare a studiare in Inghilterra e volevo che accanto a me ci fossero anche le mie sorelle Cris e Lottie.

Ma si sa che nella vita per ottenere qualcosa bisogna lavorare duro.

Quando comunicai l’idea ai miei genitori inizialmente mi guardarono molto scettici, in realtà sapevo che non erano contrari alla mia decisione, ma solo in pensiero per me: la loro unica figlia lontana in un altro Paese li intristiva. Spiegai loro che non sarei stata sola, che con me sarebbero venute anche Lottie e Cris e furono molto più sollevati.

Contattammo degli zii che vivevano in un paese del Cheshire, Holmes Chapel, che furono molto contenti della mia idea e che ci aiutarono a trovare un appartamentino che andasse bene per noi tre, non molto lontano da casa loro. Quando lo comunicai la sera alle ragazze ne furono entusiasta.

Sarebbe iniziata una nuova vita per noi.

Io e Cris ci trasferimmo per prime in Inghilterra, Lottie ci raggiunse appena finì il liceo. Eravamo finalmente unite.

Lottie portò con sé una bambina, Julie, di ormai tre anni. La sua migliore amica non ce l’aveva fatta e appena aveva partorito le aveva lasciato questo dono. All’inizio non fu facile, eravamo inesperte e Lottie aveva perso la sua migliore amica, ma pian piano superammo tutto, trovammo dei lavori che ci avrebbero permesso di mantenerci e di pagare le spese e ci occupammo della bambina.

Era passato molto tempo da quei giorni eppure a volte non mi capacitavo di come fosse potuta cambiare la mia vita così velocemente.

La sveglia suonò molto presto quella mattina. Sarei rimasta comodamente nel mio letto ancora per un po’ se non fosse stato che dovevo correre al lavoro.

Con un gesto secco spensi l’aggeggio e mi alzai dal letto: un’altra giornata era appena cominciata.

Mi precipitai in bagno e feci una doccia veloce, e dopo poco ero già pronta e uscii dalla stanza.

“Cris sta ancora dormendo?” chiese Lottie impegnata a prepararsi per il lavoro, con lei c’era anche la piccola Julie.

“Sì. Ieri è tornata tardi” risposi mentre correva in bagno a lavarsi i denti.

“La porfa lei a Jfulie a scuola all’asfilo, vero? -, mi chiese con ancora il dentifricio in bocca.

“Certo, tranquilla” la rassicurai trattenendo le risate, cosa che mi riuscì solo per poco tempo.

“Uffa Roxy! Non ti ci mettere anche tu! Sono già in ritardo!” mi fulminò con lo sguardo per le mie risate e poi corse via.

Scossi la testa sorridendo, non si poteva certo dire che di prima mattina fosse di buon’umore.

“Allora piccola” mi abbassai alla sua altezza, aggiustandole il colletto della camicetta che indossava ”Andiamo a fare colazione?” le sorrisi. La piccola mi guardò con i suoi occhioni scuri e annuì, rivolgendomi un sorriso.

Le scompigliai i capelli e “vieni, preparo la colazione e poi andiamo a svegliare zia Cris” le dissi prima di prenderla tra le mie braccia.

Mi diede un bacio sulla guancia e si accoccolò sulla mia spalla. In cucina la feci sedere e cominciai a preparare la colazione. La scrutai attentamente mentre versavo del latte in un pentolino. Julie si portò una manina alla bocca e sbadigliò, poi si strofinò un occhio.

“Sei stanca tesoro?” le chiesi versando il latte non appena raggiunse la giusta temperatura, nella bottiglina. Julie annuì, la raggiunsi e “sei una dormigliona” le sorrisi pizzicandole una guancia.

“Bevi tutto ok?” le diedi la bottiglina e preparai la caffettiera.

“Zia ho finito” mi richiamò poco dopo Julie.

“Ma brava amore! E adesso andiamo a svegliare la zia” le afferrai delicatamente una manina.

“Zia Cri, zia Crii” la piccola Julie corse a svegliare Cris tirandole delicatamente il braccio.

“Buongiorno tesoro, dormito bene?” le chiesi buttandomi sul suo letto.

“Mmh abbastanza” mormorò Cris.

“Zia mi accompagni tu all’asilo, vero?” le chiese Julie.

“Certo tesoro” le rispose Cris stampandole un bacino sul naso.

Dopo poco uscimmo dalla sua stanza lasciandole il tempo per prepararsi.

Preparai lo zainetto per Julie e le misi il cappottino e lo zaino in spalla.

Dopo mezz’ora Cris era pronta. Le porsi la sua tazzina di espresso.

“Grazie mille Roxy, sei un tesoro” mi disse stampandomi un bacio sulla guancia destra.

“Di niente Cris, ah stamattina io ho il turno quindi quando torni probabilmente non mi troverai” le risposi apprensiva.

“Ok Roxy, buon lavoro… Amore hai dato un bacino alla zia?” si rivolse alla piccola Julie, che corse a darmi un bacio sulla guancia, poi uscirono di casa.

Preparai la mia borsa con l’occorrente. Poi indossai il cappotto e la sciarpa e uscii di casa.

L’aria fredda mi colpì in pieno viso facendomi rabbrividire, aggiustai meglio la sciarpa attorno al collo. Come ogni mattina mi recavo al lavoro, che non distava molta da casa a piedi.

Le strade brulicavano di gente e c’era abbastanza traffico per una piccola cittadina come Holmes Chapel. Mi guardai attorno stranita, fantasticando sull’arrivo, impossibile, di qualche celebrità.

Scacciai via il pensiero e proseguii dritta fino al lavoro.

“Buongiorno Crystal” rivolsi un sorriso alla mia collega prima di correre ad indossare il grembiule.

Mi misi subito all’opera sfoggiando sorrisi e chiedendo ai clienti cosa desiderassero ordinare. Lavorare in un fastfood non era il massimo, ma dovevo accontentarmi.

La giornata passò così velocemente che quasi non me ne accorsi.

Quando uscii dal locale mi ricordai di dover fare la spesa. Mi recai al supermarket più vicino e acquistai l’essenziale.

Alla cassa il mio sguardo era sulla strada: i clacson delle automobili risuonavano nelle mie orecchie.

“C’è molto traffico oggi” diedi voce ai miei pensieri.

“Si dice sia in arrivo un gruppo famoso” assorta ancora nei miei pensieri mi voltai a guardare l’anziana cassiera. Annuii distrattamente mentre sistemavo i prodotti in delle buste.

Un gruppo famoso? Tutto mi risultava così strano e poi in città non c’era nessun cartello pubblicitario che ne avvertisse l’arrivo. Che l’anziana signora si fosse sbagliata?

“Ecco a lei” sistemai il resto nel portafoglio e rivolsi un sorriso cordiale alla cassiera prima di uscire dal supermercato.

Angolo autrici:

Salve a tutti! <3
Dopo più di un mese di "work in progress",ecco a voi il primo capitolo della nostra storia! <3 Dunque, siamo tre ragazze( NinacrystinaLove00,ineedofthem) e abbiamo deciso di scrivere questa storia a 6 mani (?)
Ci firmeremo Cris, Lottie, Roxy, dipende da chi pubblica il capitolo!ahahaha :)
Nel prossimo capitolo inseriremo anche il banner, in modo tale che possiate vedere anche i vari personaggi. Speriamo che questa storia abbia un bel numero di visualizzazioni e che vi piaccia. Vi preghiamo di recensire con il cuore in mano, perchè è davvero davvero importante! <3
Ci sentiamo nel prossimo capitolo meraviglie!
Cris, Lottie and Roxy vi lasciano un enorme bacio! <3 <3

                                               

 

 

 

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: WritersForADream