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Autore: _Alien_    24/08/2014    4 recensioni
[Spoiler di tutto TID e TMI, compresi possibili spoiler di COHF]
Sono passati sette anni dalla fine della Guerra Oscura e gli Shadowhunters newyorkesi sono in fibrillazione per il matrimonio fra Alec e Magnus. Per questo lieto evento, vengono invitati anche Tessa Gray e Jem Carstairs, che possono finalmente conoscere una nuova storia di Lightwood, Herondale e Fairchild. Ma qualcosa è destinato a turbare l'equilibrio dell'Istituto: i confini spazio-temporali si stanno lentamente incrinando e Alec, Isabelle, Jace e Clary si ritroveranno inspiegabilmente catapultati nella Londra vittoriana. Riusciranno a tornare indietro, nel presente?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Idris, 2014
Niente. Era questo ciò che Isabelle e Simon sentivano di poter fare per i loro amici dispersi. Niente. Era questo ciò che Magnus era riuscito a trovare per riportarli indietro. Niente. Erano queste le informazioni che tutti avevano di loro, a quanto pare il quarzo micrato aveva funzionato una volta sola. Per quante volte cercassero di chiamare Clary, Jace e Alec, la risposta che ricevevano era sempre la stessa: niente. Come se fossero stati spazzati via dalla faccia della Terra.
Magnus, Isabelle e Simon erano insieme, in quel momento, seduti sul pontile. Davanti a loro, il lago Lynn risplendeva dei giochi di luce del sole al tramonto. Era uno spettacolo bellissimo, perché l’acqua si tingeva di mille colori irreali, che si mischiavano seguendo il flusso della corrente. La meraviglia di quella magia naturale cozzava terribilmente con le emozioni assolutamente negative dei tre spettatori. Izzy, seduta in mezzo ai due ragazzi, aveva la testa posata sulla spalla di Simon, le dita intrecciate, ma  non poteva fare a meno di lanciare occhiate allo stregone, che fissava l’orizzonte davanti a sé. Era vero, lei aveva perso i suoi fratelli e un’amica speciale, ma almeno aveva Simon al suo fianco, a sostenerla. Invece Magnus si sentiva completamente perso senza Alec. La ragazza si immaginò al posto dello stregone: in procinto di sposarsi, con un fidanzato inghiottito da un Portale, senza alcun rimedio per rintracciarlo. Si sentì stringere il cuore, non avrebbe sopportato tutta quell’angoscia. Tuttavia, sapeva che loro tre non potevano restare ad osservare il lago per sempre. Tutt’altro. Si sarebbero dovuti alzare, prima o poi, e avrebbero dovuto fare qualcosa, qualsiasi cosa. Anche soltanto discutere sul da farsi era sempre meglio di niente. Così si raddrizzò e si alzò in piedi un unico movimento aggraziato. Simon la guardò interrogativo, Magnus non reagì in alcun modo.
- Dovremmo organizzare una riunione straordinaria del Consiglio per decidere cosa fare. Non ci sono in ballo soltanto le vite di Alec, Jace e Clary. C’è anche la questione dei demoni.
- C’è sempre la questione dei demoni, Izzy. – puntualizzò Simon – Sai com’è, noi li cacciamo…
- Intendo i demoni che vogliono infiltrarsi nel Regno delle Fate. Niente  esclude che le due cose siano collegate. Dobbiamo indagare. – concluse la giovane. Simon si alzò in piedi, affiancandosi a lei.
- Magnus. – lo chiamò dolcemente Isabelle – Magnus, andiamo.
Lo stregone non rispose. Da parte sua non c’era nessun tipo di reazione, come se il suo cervello si fosse spento. La ragazza si chinò nuovamente con un sospiro e gli posò la mano sulla spalla.
- Anche io sto soffrendo. Alec è mio fratello maggiore, il mio punto di riferimento, la persona su cui posso sempre contare. Lui ha sempre protetto sia me che Jace. E non vorrebbe che tu ti arrendessi così.
- Tu non capisci. – mormorò Magnus, senza distogliere lo sguardo dal lago.
- Aiutami a capire, allora. Cos’è che ti turba tanto?
- Tu non capisci. Non puoi, non… - la sua voce si spezzò. Si portò il viso tra le mani e scoppiò in singhiozzi scomposti, senza che i due Shadowhunters potessero fare niente per consolarlo.
- Ragazzi.
I due giovani si voltarono verso la voce. Tessa era in piedi, con indosso un vestito beige di un’altra epoca, i capelli raccolti in un’acconciatura semplice ma sofisticata.
- Ragazzi. – ripeté con voce gentile, ma al tempo stesso ferma – Lasciateci soli, per favore. Andate a convocare la riunione del Consiglio, mi sembra un’idea più che ottima.
Isabelle e Simon si scambiarono un’occhiata e poi annuirono. Mentre si allontanavano dal pontile con passo spedito, Isabelle lanciò un ultimo sguardo allo stregone. Le dispiaceva davvero per lui, ma le sue parole e il suo pianto l’avevano lasciata interdetta. Cosa lei, una Cacciatrice che aveva combattuto in ben due guerre consecutive, non avrebbe dovuto capire sulla perdita delle persone care?
 
- Ehi.
Non senza difficoltà per via del vestito, la strega si lasciò cadere sul pontile accanto all’amico. Cominciò ad accarezzargli la schiena, con gesti delicati, come aveva fatto in passato con James e Lucie, e come di recente aveva ripreso a fare con il piccolo William. Aveva affidato il figlio suo e di Jem alle cure dell’Istituto di Londra, entrambi avevano ritenuto non fosse il caso portare un bambino di cinque anni in giro per Portali. Non avrebbe mai pensato di aver fatto la scelta più saggia.
- Dimmi cosa ti affligge, Magnus. Vedrai, poi ti sentirai meglio.
Magnus pianse ancora un po’, poi i singhiozzi cessarono. Si asciugò scompostamente le lacrime, sbavandosi il trucco. Tessa attese che lui parlasse, le mani poggiate in grembo. E infine successe.
- Ho fallito. – sussurrò appena Magnus – Ho fallito, Tessa. Lui ha affrontato l’Edom e mio padre per salvarmi, era disposto a morire con me. E io non riesco nemmeno a trovarlo. L’ho perso per sempre!
- L’hai perso se smetti di cercarlo. – la mezza Cacciatrice intrecciò le dita con quella di Magnus, mentre l’altra mano gli sollevava il mento – Magnus Bane, Sommo Stregone di Brooklyn. Non dimenticarti chi sei. Non dimenticarti di chi si è innamorato Alexander.
- Ma i miei poteri, le mie conoscenze… non mi servono a nulla se non riesco a trovarlo. Ho provato di tutto, anche l’incantesimo dell’ultima volta. Non hanno alcun effetto.
- E il quarzo micrato? Catarina ha detto che con Alexander ha funzionato, una volta.
- Ci ho riprovato. Lui non risponde. Probabilmente non mi sente neanche.
- O forse ti sente e non riesce a risponderti…
- Forse. Sta di fatto che non abbiamo assolutamente idea di dove siano lui o Jace o Clary.
Tessa fissò intensamente l’amico e sciolse l’intreccio delle loro dita, tormentandosi le mani in grembo. Non sapeva se la sua deduzione fosse corretta, ma un tentativo andava fatto.
- Magnus… io credo che la domanda da porci non sia soltanto dove, ma anche quando.
Lui la guardò interdetto, non aveva mai pensato a quell’ipotesi.
- Tu credi che ci sia stata una frattura spazio-temporale?
- Più o meno. Sarebbe il motivo per cui è quasi impossibile mettersi in contatto con loro. Anche se fossero su un’isola deserta dall’altra parte del mondo, riusciremmo a contattarli in modo relativamente facile. Invece sono come scomparsi nel nulla. Quindi magari è vero, sono scomparsi e sono finiti in un’altra dimensione temporale. Nel Labirinto a Spirale c’erano dei racconti specifici… se vuoi, posso verificare.
- Quindi mi stai dicendo che Alexander potrebbe essere ovunque, nel passato o nel futuro?
- Credo proprio di sì.
 
Londra, 1879
I rituali di evocazione demoniaca non erano tutti uguali. C’erano quelli semplici, per demoni minori, e quelli complessi, per i Demoni Superiori, che richiedevano la massima concentrazione. Magnus aveva molta esperienza nel settore, gli Shadowhunters lo contattavano continuamente per quel genere di cose. E inoltre lui si era cimentato nell’evocazione di uno dei nove principi dell’Inferno, Asmodeus, nonché suo padre. Non era stato un incontro padre-figlio piacevole, ma d’altronde non avrebbe potuto essere il contrario, dato che un demone non può essere certo considerato un papà modello. Finì di tracciare i simboli sul pavimento e, una volta completato il pentagramma, si apprestò a leggere la formula da L’antologia dell’evocazione: Guida pratica su come evocare un demone ed uscirne vivi. Tessa attendeva pazientemente in un angolo della stanza, tremando come una foglia. Conoscere il suo vero padre era stata una delle esperienze più inquietanti della sua vita e non avrebbe mai voluto incontrarlo di nuovo, ma doveva. Non poteva più sopportare la maledizione. Magnus si tolse la giacca con gesto teatrale e si piantò bene per terra, le gambe divaricate, rigorosamente fuori dal cerchio magico. Cominciò a mormorare delle litanie in quello che doveva essere latino e dalla mano che non reggeva il tomo, ma era dritta davanti a sé, scaturirono delle scintille azzurre. Le fiamme delle candele poste ai bordi del pentagramma crepitarono e si sollevarono verso il soffitto, cambiando colore dal rosso al blu intenso. Tessa si rannicchiò ancora di più nel suo angolino, le fiamme che si riflettevano nei suoi occhi grigi, e urlò quando un raggio nero esplose al centro del cerchio. Si materializzò dal nulla una figura, un uomo alto, ben vestito, con un elegante bastone da passeggio. Sollevò la testa e i suoi occhi rossi incrociarono quelli della strega.
- Theresa, mia cara. Sei pronta a seguirmi?
 
Londra, 2014
- Come sarebbe a dire che mia figlia è scomparsa? E soprattutto perché lo vengo a sapere solo ora? – Jocelyn non era mai stata più furiosa. La giovane Shadowhunter, di appena vent’anni, portò i palmi davanti al busto, come per proteggersi.
- Mi dispiace, signora Graymark. La comunicazione ci è appena arrivata da Alicante.
- Ma come è possibile? Come è successo?
- Non è ancora chiaro, non mi è stato possibile chiedere ulteriori informazioni, come ben sa ad Idris c’è un solo telefono…
- Oh, no. Questo non possono farlo. Io ho il diritto di sapere cosa diavolo è successo a Clarissa!
- Mi dispiace davvero, ma io non posso fare niente.
- Mamma? – una testolina rossa fece capolino dalla porta. Jocelyn si costrinse a rilassare il viso, non voleva che Amatis la vedesse spaventata, era ancora troppo piccola per capire.
Nonostante Clary si fosse offerta per prendersi cura di Amatis, Luke e Jocelyn avevano preferito portarla con loro a Londra, dove erano richiesti per risolvere delle incombenze diplomatiche tra il clan di vampiri della zona e quello di licantropi. Jocelyn era ormai convinta che, dopo Valentine e Sebastian, non ci sarebbero più stati scontri apocalittici o situazioni mortali, in cui ovviamente sarebbe stata coinvolta Clarissa. Ma a quanto pare si sbagliava.
- Tesoro mio, vieni qui. – stese le braccia verso la bambina. Lei sorrise e si slanciò verso la madre, abbracciandola stretta. Poi sollevò lo sguardo, i grandi occhi azzurri vivaci e curiosi.
- Mamma, tutto ok? Ho sentito che è successo qualcosa a Clary.
Jocelyn fece una smorfia.
- No, amore, è tutto a posto. Vai a chiamare papà, per favore.
- Va bene.
Amatis si staccò da Jocelyn e corse via per il corridoio, facendo svolazzare le treccine rosse. La donna sospirò inquieta.
- Scusami, Katherine. È solo che… ne abbiamo già passate, di disavventure. Soprattutto Clary, per via di suo padre e suo fratello. E non voglio che soffra ancora.
- Non si preoccupi, signora Graymark. – la ragazza si scostò la frangetta nera dagli occhi, rivelando due gemme verde smeraldo contornate di eye-liner scuro.
- Sai, non credevo che i Lovelace fossero rimasti a Londra.
- Infatti i miei genitori ora sono a Firenze, mamma è di quelle parti e io sono nata lì. Sono venuta a Londra solo di recente. Mi hanno detto che qui abita lo spirito di una mia antenata… Jessamine, se non ricordo male.
- Oh, interessante.
- Mamma!
Amatis stringeva forte la mano del suo papà, che la guardava con affetto. Luke la prese in braccio e la fece volteggiare, mentre la piccola rideva divertita. Dietro di loro c’era un altro bambino: era magro, alto per la sua età, con i capelli castani e lisci come seta e gli occhi neri e dalla forma lievemente allungata. Il bambino si affiancò a Katherine mentre la famiglia Graymark si riuniva.
- Hai saputo? – bisbigliò Jocelyn al marito, in modo da non farsi sentire da Amatis. Luke scosse la testa.
- Clary è scomparsa.
Ci volle un grande sforzo di volontà da parte di Luke per evitare di perdere la presa su Amatis.
- In che senso?
- Non lo so. Katherine non ha potuto chiedere ulteriori spiegazioni.
- Katy? – la voce del bambino attirò l’attenzione della Nephilim.
- Dimmi, Will.
- I miei genitori hanno già chiamato? Mi avevano detto che stavano a New York per un po’ e poi mi sarebbero venuti a prendere per il matrimonio di Magnus Bane. – spiegò Will – Non è che si sono dimenticati di me?
- Oh, no, Will. Non potrebbero mai dimenticarsi di te. – gli accarezzò i capelli la ragazza – Sta’ tranquillo, andrà tutto bene.
- Katherine… - cominciò Jocelyn, ma venne interrotta dalla diretta interessata.
- Oh, la prego, mi chiami Katy.
- Va bene. Katy, c’è un modo che non sia il Portale per arrivare ad Idris?
Katy storse le labbra e scosse la testa.
- Non credo. Però dovreste parlare con il Sommo Stregone di Londra. Si chiama Stefani Geminy, è piuttosto potente.
- Non è la strega che ha preso il posto di Ragnor Fell? – chiese incuriosito Luke.
- È lei, sì. Fell l’ha praticamente cresciuta.
- Ok, allora…
- Aspettate. – Katy fischiò forte, portandosi due dita alle labbra. Will ridacchiò divertito e aspettò di vedere la reazione che si aspettava la giovane. Due ragazzi alti e muscolosi si precipitarono lungo la rampa di scale e saltarono agilmente gli ultimi gradini. Si muovevano all’unisono e avevano gli stessi lineamenti delicati del viso e gli stessi occhi color castano chiaro, per cui dovevano essere gemelli. Uno aveva i capelli lunghi e biondi, con vari piercing alle orecchie, al naso, al labbro inferiore e al sopracciglio; l’altro portava i capelli raccolti in numerose treccine nere tenute dietro le spalle da una fascia che gli copriva la fronte.
- Jocelyn, Lucian, Amatis e William – annunciò Katy con tono solenne – Loro sono Bill e Tom Lightwood.
- Piacere di conoscervi. – sorrise il biondo – Venite da New York, non è vero? Lì abitano i nostri cugini Alec e Isabelle, è da anni che non ci vediamo.
- Ci hanno invitato al matrimonio di Alec. – affermò il moro – Ma Katy, come mai ci hai chiamati? Ci stavamo allenando.
- Dovreste accompagnare i Greymark da Lady Geminy.
- Lady Geminy? Quella è pazza! – esclamò il moro – Bill, dì qualcosa, per favore.
- È il nostro dovere, Tom. – si strinse nelle spalle Bill – Andiamo, è un incarico come un altro…
Tom sbuffò sonoramente, ma sapeva di non potersi sottrarre.
- D’accordo. Quando dobbiamo andare da Lady Svitata?
- Ora, se possibile. – intervenne Jocelyn – La questione è piuttosto urgente.
Tom sospirò pesantemente. Bill sorrise agli ospiti e diede un paio di pacche sulla spalla al fratello per incoraggiarlo.
- Allora andiamo!
- Andiamo...

NdA: Salve a tutti! Ok, ok, lo so, sono una pazza furiosa ossessionata dai Tokio Hotel, ma così tanto da far diventare i gemelli Kaulitz dei Lightwood..... mein Engel! Comuuunque spero che questo sclero non vi dispiaccia. E' solo che in CoHF Alec nomina dei presunti cugini Lightwood che non vede da molto tempo e quindi... ok, vi lascio!
A presto,
_Alien_
  
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